Bonsai suiseki magazine Nº1 Janeiro 2010
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Bonsai& Suiseki
magazine
Bonsai&Suisekim
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Per raggiungere lautentica realt, per distinguere il bene dal male ed il vero dallap-parente, necessario calmare lattivit mentale e raggiungere una consapevolezzasenza oggetto: leggevo che chi potesse vivere cento anni non saggiamente e senza
controllo, meglio un sol giorno di vita di saggezza e di meditazione (Dhammapada). E
certamente questa riessione era sollecitata dal clima oramai passato del periodo festi-vo, primo fra tutti il Natale, rigorosa occasione per i cristiani, il nuovo anno, occasione
scaramantica per scacciare il vecchio anno e sperare sempre nel nuovo pi propositivo
ed inne lEpifania, altra ricorrenza di matrice cristiana.
E
ditorialedi Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri
Ad esattamente un anno di distanza dal lancio ufciale di questa nuova realt, conmia grande soddisfazione mi trovo a dover scrivere un editoriale che celebra il primoe procuo traguardo della nostra rivista. Perch se vero che Bonsai & Suiseki Magazi-
ne nasce dallidea di tre amici vero anche che lambizione era quella di estenderne la
collaborazione a tutti coloro che ci avrebbero creduto, ed stato cos. Anzi, se dovessimo
rendicontare il tutto e fare un bilancio, sicuramente il risultato cos come appare oggi,
supera abbondantemente le ambizioni e le aspettative iniziali. La rivista cresciuta, si
estesa, ha visto lunione di professionisti ed addirittura tradotta in un non ben preciso
numero di lingue in tutto il mondo. Tutti questi cambiamenti non hanno per distolto lo
sguardo dagli obiettivi e dalla morale che ha contraddistinto la sua nascita: la completa
gratuit, la dedizione disinteressata della redazione e la condotta professionale che
guida i vari numeri lhanno resa la prima rivista in assoluto di questo genere. Come ogni
cosa, non stata priva di intoppi, non sono mancate infatti le invidie e le bassezze, ed
per questo che il detto Nec Recisa Recedit si addice perfettamente allorganizzazione
della nostra rivista. Il bonsai, per me anche un momento di crescita ma soprattutto di
serena aggregazione ed per questo che ringrazio di cuore tutti, da coloro che ci colla-
borano a tutti coloro che la leggono, siano essi vicini o lontani, perch con il loro apportohanno materializzato un piccolo sogno di pochi che poi diventato di molti.
Luca Bragazzi
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Tutto ci ci ha portato a bilanci, a buoni propositi (poi messi in atto?), comunque ad un
clima pi rilassato e pi tollerante. I bilanci, per noi che lavoriamo al Magazine sono si-
curamente molto positivi. I fatti ed i consensi parlano per tutti. La rivista attualmente
letta in 24 Paesi del mondo e questo dato ci basta.
I propositi, ora che siamo allinizio del 2010 sono la cosa pi importante e perch riguar-
dano il futuro del Magazine che patrimonio dei nostri lettori. Continueremo quindi conla linea editoriale tracciata dal primo numero:
Assoluta e attenta professionalit
Corretta informazione
Aperta collaborazione a tutti e con tutti nellinteresse esclusivo di una migliore diffusio-
ne del bonsai e del suiseki.
Auguriamo a tutti gli amici, a quelli che ci vogliono bene e soprattutto a quelli che ci vor-
rebbero male, un sereno, radioso e felice 2010 e lo facciamo di vero cuore tendendo
un ramoscello (o un bonsai!) di olivo, segno di pace e di fratellanza perch di questo
particolarmente che la societ doggi ha bisogno. I consensi per quanto facciamo e per
quello che andiamo a fare anche questanno sono il nostro motore, la collaborazione ilfulcro di questo motore, i lettori e quanti ci seguono, ci sostengono e ci approvano sono
la forza trainante: senza tutto ci non starei qui a scrivere questo editoriale assieme ad
i miei amici.
Antonio Ricchiari
Quando esattamente un anno fa lanciammo sul web il primo numero di Bonsai&Suisekimagazine, non avremmo mai creduto che questa nostra idea potesse raggiungeretraguardi cos importanti in un lasso di tempo cos ristretto. La crescita di questo open-magazine sicuramente da imputare alla professionalit con la quale tutti i collaboratori
si sono impegnati per la realizzazione di questa innovativa rivista (nel frattempo diffusa-
si anche attraverso i vari social network e su youtube), che, numero dopo numero, in un
crescendo di impegno e partecipazione, hanno portato il magazine ad essere tra i pi
seguiti nel settore, sia in Italia che nel resto del mondo.
Sar ripetitivo, ma mi preme sottolineare la seriet e la costanza profusa dai redattori
nel portare avanti un compito certamente gravoso. Senza il silenzioso lavoro di Salva-
tore, Giuseppe, Pietro, Dario, Daniele, Marco e Sandra, non avremmo potuto raggiun-
gere un risultato qualitativo cos soddisfacente; a loro, in primis, a cui va tutta la mia
riconoscenza e la mia gratitudine.Ma gli sforzi della redazione sarebbero stati vani, inutili, se non coadiuvati dallimpegno
libero e disinteressato di tutte quelle persone che di volta in volta si sono alternate nella
stesura di articoli sempre pi interessanti ed appassionanti, che hanno saputo catturare
lattenzione di una platea di lettori vasta, critica ed attenta.
Ed stata proprio in questottica di miglioramento continuo che si rivelata particolar-
mente preziosa la collaborazione ssa di Sandro Segneri e della sua Bonsai Creativo
School (ricordiamo i pregevole contributi incentrati su lavorazioni di alto livello tecnico-
didattico), e di Massimo Bandera, che con i suoi scritti ci ha permesso di conoscere
laffascinante e complesso mondo dellarte bonsai giapponese.
Avanti quindi per questa strada, tutti insieme, con lobiettivo di diffondere al meglio que-
ste antiche e rafnate arti, allinsegna della collaborazione reciproca, del rispetto e della
libert despressione.
Carlo Scafuri
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Ideato da:Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri
Direttore:Antonio Ricchiari - [email protected]
Direttore Responsabile:Antonio Acampora - [email protected]
Caporedattore:Carlo Scafuri - [email protected]
Art directors:Salvatore De Cicco - [email protected] Scafuri
Impaginazione:Carlo Scafuri
Comitato di redazione:Antonio AcamporaMassimo Bandera - [email protected] Bragazzi - [email protected] Queirolo - [email protected] RicchiariCarlo ScafuriSandro Segneri - [email protected]
Redazione:Daniele Abbattista - [email protected] GuerraGiuseppe Monteleone - [email protected] Rubertelli - [email protected] Strada - [email protected] Tarozzo - [email protected]
Hanno collaborato:Franco Barbagallo - [email protected] ChuiArmando Dal Col - [email protected] Editori - Bonsai&News - [email protected]. Bonsai e Suiseki Genova - [email protected] Luigi Enny - [email protected]
Paolo NastasiCarlo OddoneElisabetta Ruo - [email protected] Santini - [email protected] Lisa Somma - [email protected] Vigino
In copertina:Faustina LeporeFrancesco SantiniCarlo Scafuri
Sito web:http://bonsaiandsuisekimagazine.blogspot.com
Indirizzo e-mail:[email protected]
Bonsai& Suiseki
magazine
Anno II - n. 1 - Gennaio 2010
in collaborazione con
Il Magazine non ha alcun fine di lucro. Tutto il materiale pubblicato nel Magazine protetto dai diritti di propriet intellettuale, inconformit alla normativa vigente in materia di tutela del diritto dautore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed allaL. 633/1941 e successive modifiche). Laccesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi, di riprodurre, di modificare, didistribuire, di ripubblicare, in alcuna forma anche parziale e con qualsiasi strumento, il materiale in esso contenuto, senza lespressaautorizzazione scritta da parte della Direzione o del terzo titolare dei relativi diritti di sfruttamento e/o di riproduzione. Leventualestampa del Magazine strettamente riservata ad uso personale e ne vietato ogni utilizzo improprio. Il Magazine non assume alcunaresponsabilit in ordine ad eventuali inesattezze, errori ed omissioni nel materiale pubblicato ed in ogni caso si riserva il diritto di inter-venire, in ogni momento, apportando correzioni ed eventuali modifiche. Tutte le collaborazioni sono a titolo esclusivamente gratuito edil Magazine si riserva il diritto di potere utilizzare il materiale concesso. La pubblicazione di articoli sul Magazine presuppone la cono-scenza e laccettazione di questo Disclaimer Legale.
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>>Dal mondo delBonsai & Suiseki
>>Mostre edEventi
>>Inlibreria
>>Bonsai cult
>>Lamiaesperienza
>>Alezionedisuiseki
08Il giardino del tdi G. L. Enny
12Kusamonodi A. Ricchiari
15 Un giorno con gli amanti del suiseki
di H. Chui, L. Queirolo
18 Il giardino nascosto di Luigi Nuzzo di C. Scafuri
25II Trofeo Napoli Bonsai Club ONLUSdi A. Acampora
39Alberi ed arbusti in Italia.
Manuale di riconoscimentodi A. Ricchiari
40 Incontro tra Oriente ed Occidentedi A. Ricchiari
42Lo scheletro di F. Barbagallo, D. Rubertelli
46La storia del Faggio Patriarca - II partedi A. Dal Col
52 Equilibrio instabiledi P. Nastasi
54Costruire giocandodi L. Queirolo
>>Noi... di BonsaiCreativo School
60 ...dopo 20 primevere italiane.
Storia di un pino di F. Santini
>>Lopinionedi...
>>A scuoladi estetica
>>Lessenzadel mese
>>Non tutti sanno che...
>>Notedicoltivazione
>>Tecnichebonsai
>>Langolodi Oddone
>>Vitada Club
>>IlGiapponevisto da vicino
>>Cheinsetto
72 Francesco Santinidi G. Monteleone
77Lo stile su rocciadi A. Ricchiari
81Il carpino - II partedi A. Acampora
84Lolmo - I partedi E. Ruo
88I concimi fogliaridi L. Bragazzi
90I rami di sacrificiodi L. Bragazzi
95Il tasso di C. Oddone
99Amatori Bonsai e Suiseki Genova
101La voce delle onde - M. Yukiodi A. L. Somma
102Larchitettura contemporanea giapponese
di A. Ricchiari
106I danni da basse temperature.
Le gelate - I partedi L. Bragazzi
>>Bonsai-do:pratica e sapere
22OMOTENASHI - la soddisfazione dellospitedi M. Bandera
>>AxelsWorld 104La creazione del mondodi A. Vigino
>>Dalle pagine diBonsai&News
28Scolpendo la legna secca: rinascita di un
Ginepro a scaglie
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venerd 26 febbraio 2010
sabato 27 febbraio 2010
domenica 28 febbraio 2010
Ore 9,00 - 12,30 / 15,00 - 19,00Laboratorio con il Maestro Suzuki
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli(al termine verranno cosegnati attestati di partecipazione autografati dal Maestro)
Ore 9,00 - 12,30Allestimento Mostra Bonsai
Ore 14,00Inaugurazione Mostra Bonsai e visita guidata con il Maestro Suzuki
Ore 14,30Inaugurazione Mostra SCROLL giapponesi
(Iconografa del pino) a cura di Carlo Cippoli c/o Museo del Bonsai
Ore 9,00 - 12,30 / 14,30 - 18,30Laboratorio con il Maestro Suzuki
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli(al termine verranno cosegnati attestati di partecipazione autografati dal Maestro)
Ore 11,00 - 12,30Intervento di Carlo Cipollini
Ore 16,00 - 17,30Conferenza del Prof. Aldo Tollini
(Docente di Lingua Giapponese Classica al Dipartimento di Studi sullAsia Orientale dellUniversitCa Foscari di Venezia sulla cultura e arte giapponesi con ferimento al Bonsai
Visita guidata alla Mostra degli SCROLLcon commento del Prof. Tollini
Ore 20,30
Cena di Gala c/o il ristorante Piazza Grande dellHotel Villa delle rose,durante il quale verr consegnato il 1 TROFEO BONSAI CITT DI PESCIA
Ore 9,00 - 10,00Il pubblico incontra il Maestro Suzuki...
Ore 10,00 - 12,30 / 14,30 - 17,30Dimostrazione del Maestro con la lavorazione di tre esemplari
Assistenti: istruttori Lorenzo Agnoletti, Francesco Santini e Graziano Vivoli
Ore 10,00 - 11,30Dimostrazione Ikebana e minimalismo europeo
Eseguito da uninsegnante Interora di Arte Floreale
Dalle ore 16,00 piccoli assaggi di cucina giapponeseOre 18,00 Chiusura Manifestazione
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8Il Giardino del t
- Gian Luigi Enny -
Il giardino del t
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ome accennato negliarticoli precedenti,molti aspetti della cul-tura giapponese han-
no la loro provenienza in quellacinese e a volte in quella ko-reana. Lusanza di soermarsialla degustazione di vari tipi dit era estesa in Cina e in Koreasin dai tempi arcaici, dove erauna prerogativa delle personepi colte che la consideravanounarte da praticare in certi mo-menti della giornata.
Per centellinare la pre-
ziosa bevanda veniva costruitoun ambiente apposito, quasisempre circondato da un giar-dino che con il suo particolarearredo e la sua atmosfera wabi-
di Gian Luigi Enny
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- Gian Luigi Enny -
sabi costituivano la cornice idealeper praticare questo rituale.
Si potevano trovare case dat private e pubbliche, questultime
visitate spesso da clienti per rilassar-si con giovani fanciulle, rinfrescarsi,concludere aari, organizzare ma-trimoni, discutere di vari argomenticome larte e la politica.
La passione per il t vennetrasmessa ai giapponesi nellambitodelle loro frequenti visite al conti-nente, fatte per scopi commerciali,politici e culturali, per poi trovareestimatori nellarcipelago nipponico,
qui trov un terreno fertile sia per lacoltivazione delle piante del t (Ca-mellia sinensis) sia per la sua evolu-zione in quanto forma darte e stile divita in coesistenza con il diondersidella dottrina buddista e con la prati-ca della meditazione zen.
Questa nuova tendenza delmomento si trasform in una litur-gia vera e propria detto chanoyumeglio tradotto in cerimonia delt, che fra le altre forme artistichecomport anche la nascita di un tipodi giardino progressista per fattura econtenuti.
Il giardino del t, era nato ini-zialmente per essere osservato dalla
veranda del locale in cui si svolgeva la pratica cerimoniale, che tuttavia nondoveva essere disturbata con uno spettacolo naturale troppo appariscentecome quello del giardino tradizionale giapponese e di conseguenza richiede-va di ridurre molto la presenza di piante e pietre e di altre elementi che potes-sero distrarre lanimo dei partecipanti.
I diversi maestri che praticarono la via del t lasciarono ognuno il pro-prio stile riguardo alla gestualit del rituale, sopratutto allarchitettura dellacasa del t o nella costruzione del giardino a essa appartenente.
Questi maestri hanno lasciato anche insegnamenti nel modo di arre-dare con sobriet e buon gusto, sia le case del t sia i giardini che dovevano
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avere acquisito unaria vissuta manon sciupata, secondo il tipico idea-le estetico di sabi, cio la patina deltempo che ammorbidisce ogni og-getto regalandogli un aspetto vissu-to e gentile per entrare pi facilmen-te in sintonia e carpirne la sensibilitdegli ospiti.
Principalmente nel maestroSen-no-Rikyu che si deve identicarelintima trasformazione del giardinodel t, sopratutto in quella classi-cazione tipologica che viene denitocon il nome di roji (sentiero cosparsodi rugiada).
Il sentiero che deve esserespesso bagnato per mantenere fre-sco il muschio, prevede luso di pietreda camminamento, che permettono
allospite di raggiungere la stanzasenza bagnarsi i piedi, queste posso-no essere delle pietre naturali piattema anche molto irregolari, oppuretagliate ma sempre di aspetto rusti-co.
Lungo il viottolo si possonotrovare curve piuttosto ristrette che
non consentono visuali profonde enon suscitano mai un forte riscontroemotivo nellosservatore che nondeve arrivare distratto prima dellacerimonia.
Il giardino del t non devemai essere di grandi dimensioni mabens piccolo e assai intimo, dove
sono rappresentati gli ideali moralied estetici tipici del roji, oltre alla suapoeticit di wabi e sabi quali i principidi armonia, rispetto, interezza, pu-rezza e tranquillit, di unoasi solitariae appartata in cui la natura conside-rata un posto dove si pu coglierne ilmessaggio di bellezza semplice e perla sua transitoriet.
Infatti, pur predominandovile piante sempreverdi non manca-
no alcune note di colore stagionalecome ad esempio le foglie degli aceriin autunno o qualche ore di azalea ocamelia in primavera.
Larredo utilizzato per il rojisegna lintroduzione di alcuni nuovielementi destinati ad assumere unruolo molto importante nel giardino
giapponese di tutte le epoche suc-cessive.
Durante questo periodo,fanno la loro comparsa oltre alle pie-tre della pavimentazione, anche lavaschetta per lacqua, le lanterne inpietra di dimensioni e fattezze mol-to varie, necessarie per illuminare il
sentiero poich la cerimonia potevasvolgersi anche di notte.La vasca in pietra chiama-
ta tsukubai, che richiede di inchinarsiumilmente prima di raccogliere lac-qua, questa ornata da un raggrup-pamento di pietre di altezze diverseaventi la funzione ad appoggiare lalanterna, mentre con il mestolo dibamb si attinge lacqua con cui ri-sciacquarsi le mani e la bocca in se-
gno di puricazione.Lumidit tipicamente ricer-cata di questo giardino ravviva il co-lore delle pietre e mantiene fresco ilverde del muschio, creando un atmo-sfera meditativa, portando lospitead una maggior concentrazione.
RIPRODUZIONE RISERVATA
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7Bricco per la cerimonia del t.3. Hokusai - xilograa- fanciulle che intrattengono gliiti in una casa pubblica del t.
Giardino visto dalla nestra della stanza rituale.Cerimonia del t.Colori autunnali con lanterna e vasca tsukubai in pietra.Roji, sentiero rugiadoso che porta alla stanza del t.
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kusaMONOdi Antonio Ricchiari
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usa Mono larte di coltivare alcunitipi di piantine in vaso, con la mede-sima attenzione e cure riservate alle
altre piante. I Kusa Mono sono usa-ti in Giappone in accostamento ai bonsai nellaloro esposizione, poich bene si accompagnanoa questi perch in netto contrasto: limmagineforte e preponderante del bonsai e lestrema di-screzione e delicatezza del kusamono di piccoledimensioni, contrastano con il loro aspetto gra-cile e delicato con la forza e la venerabilit chepossono sprigionare da un bonsai. E dunqueun allenamento in pi per la natura, per lana-mento dellestetica delle piante, per la loro per-
cezione; bastano poche indicazioni per potereallestire queste composizioni.In Giappone, i kusamono sono spesso
esposti nelle abitazioni, prevalentemente neiTokonoma. Per valorizzarli sono sistemati suun basamento, un vassoio o su altri elementi.Un kusamono ricorda la stagione presente elatmosfera del suo habitat. Si pu sottolineareil contrasto tra la maestosit e la forza emana-ta da una conifera e la dolcezza e la caducit diorellino che spunta da un ciuo di muschio dibosco.
Cosa si intende per erba? Per erbe opiante erbacee si intendono quelle i cui fusti ae-rei, non legnosi, di consistenza molle, muoionoogni anno, per lo pi insieme con la parte sotter-ranea. Sono piante tipicamente annuali quanto
KusaMono un termine giapponese che signica erba(Kusa), e cosa, oggetto, (Mono). Si pu pertanto de-
nire come coltivazione di pianta erbacea in vaso
L Valeria Bertuzzi
x D Valeria Bertuzzi
C Valeria Bertuzzi
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a durata; possono anche essere biennali e qualche voltaperenni, quando la parte sotterranea persistente e sidicono propriamente piante suruticose. Nel linguag-gio comune sta pure ad indicare il complesso delle pianteerbacee che si sviluppano in aree di terreno, dette percierbose, come per esempio un prato.
Nei tempi trascorsi le erbe e i ori spontanei at-traevano le persone pi per la loro utilit che per la lorobellezza; dalle piante ricavavano infatti i medicamenti ele foglie e le radici dei ori spontanei erano fonte di nutri-mento. I petali venivano schiacciati per ottenere tinture ecosmetici.
Al risveglio primaverile un bosco arricchito daerbe e ori o una siepe sono adesso apprezzati e ammira-ti dallo spirito delluomo e sono un momento di riessio-ne per la riscoperta di una natura dallaspetto magico. Leerbe e i ori sono adesso meno numerosi di quanto nonlo fossero in epoche passate proprio per lera tecnologi-ca che li ha devastati impedendo loro una crescita spon-
tanea. Pensate un po: in Italia esistono oggi pi di 6000specie di piante spontanee; tecnicamente parlando, nontutte queste piante sono erbe poich alcune di questepossono essere denite arbusti per la presenza di fustilegnosi come le more, i lamponi, i mirtilli etc.
Alcune specie di erbe hanno i ori adatti ad esse-re impollinati dal vento e quindi non hanno i petali appari-scenti dei ori impollinati dagli insetti. Vi sono poi pianteche non danno ori, come le felci, gli equiseti, le epatichee i muschi.
Le erbe arricchiscono la coreograa della natura,
ne completano la poesia con la minuzia dei particolari,con il loro microcosmo che solo locchio attento dellos-servatore appassionato pu cogliere in tutti i pi piccoliparticolari celati allo sguardo distratto.
Ecco anche in questo apprezzamento delle erbe ilgiapponismo: questo solo uno dei suoi mille volti, unodei mille motivi che si celano dietro lesaltazione e los-servazione dei particolari che ai pi suonano come banalio, a dir poco, trascurabili. La perenne lezione di vita vie-ne appunto dalla scoperta delle piccole cose che poi lanatura, con le sue innitesimali manifestazioni che sono
lesternazione del Bello Assoluto. Kusamono, dunque. Unennesimo regalo degli orientali, ancora una volta umili edacutissimi osservatori. Kusamono dalla bellezza straordi-naria sono illustrati nel libro del Maestro Kyuzo MurataFour Seasons of Bonsai (edizione Kodansha Int., Tokio,1991) del quale invito alla visione.
Dietro questa espressione (nella sua traduzionesignica erba che sta sotto) stiamo cercando di capire,come per altre cose, qual lessenza del kusamono, qual lo spirito. Attraverso la forma delle foglie, dei ori, attra-verso linnita variet dei colori, vuole forse trasmetterequelle emozioni cadute spesso nelloblio. Vuole ricreare,come per il Bonsai e il Suiseki, il godimento di un angolodella natura in un piccolo spazio godibile alluomo.
I materiali per realizzare i kusamono sono vera-mente inesauribili; ogni escursione per la ricerca di pianteo di pietre unoccasione di reperimento di erbe per le
le composizioni. Erbe nora evitate, scartate o giudicatebrutte, se isolate e composte in vaso acquistano di colpointeresse e bellezza prima impensabili. Durante una visi-ta in un garden o in vivaio avrete un motivo in pi per sco-prire vasetti con erbe perenni, magari di qualche varietpi rara o la ricerca di un tipo particolarmente curioso vispinger a reperire i semi dai quali potere iniziare la col-tivazione.
Come avviene per il bonsai, lerba e il vaso de-vono essere un tuttuno che si armonizzi per forma edeetto cromatico. Il contenitore non dovr spiccare maassecondare il tutto; la maggior parte dei vasi per bonsaisi adatta molto bene ai Kusamono, avendo un apparatoradicale ridotto, soprattutto i vasi piatti come quelli usatiper le piante su roccia: la funzione del vaso deve dunqueesaltare la composizione. Limpianto pu essere fatto suroccia o su altri supporti che possono spaziare nella fan-tasia dellautore (es. una conchiglia, una base di pietra,materiale lavico, etc.).
Vasi per bonsai e vasi da ori con foro di drenag-gio: la maggior parte dei vasi usati per la coltivazione deibonsai, in terra non verniciata o verniciata, si adatta per-fettamente alla coltivazione dei Kusa Mono. Non posse-dendo un apparato radicale molto sviluppato e struttura-to, come quello degli alberi in miniatura, i vasi profondi edi grandi dimensioni sono comunque da evitare.
Il suiban un vassoio piatto, non forato, impie-gato per la presentazione di suiseki o di bonsai su roccia.Il vassoio in ceramica pu essere leggermente svasato aibordi, quadrato, rettangolare o di forme varie. Utilizzati
insieme ad un Kusa Mono, servono soprattutto per por-re in risalto delle composizioni perfettamente radicate:vi possono dunque essere sistemate zolle rinite, comequelle che si realizzano partendo da terra di Keto.Le rocce articiali sono diuse in Giappone e sono menocare di quelle naturali. Inoltre la loro composizione a basedi resine garantisce loro una buona resistenza alle intem-perie. E facile forarle con un trapano e si possono sposta-re senza rischio di rottura. Certe pietre articiali piatte econ cavit sono delle imitazioni di quelle naturali, comequelle di Kurama, nella prefettura di Kyoto.
Limpianto su roccia non particolarmentedicoltoso, a condizione che il substrato usato non si di-lavi al momento delle prime irrigazioni. In Giappone, lim-piego di terra di decomposizione di vegetali e di palude(Ketotsuki) compatta molto malleabile, facilita limpian-to di ogni vegetale, garantendo il perfetto mantenimen-to n dalla prima irrigazione. Si pu usare unarmatura dilo, ancorata alle cavit della roccia ed anche incollata.Le rocce usate sono generalmente di natura vulcanica,ad esempio Ibegawa, e molto frastagliate. Esponendo lacomposizione al sole, meglio collocarla su un letto dighiaia umida o su un suiban con dellacqua.
Se le piante acquatiche mantengono un postoa parte nel Kusa Mono, il piacere notevole che procuraquesto tipo di coltura merita tutta la passione possibile. Ivasi devono essere senza foro di scolo e sucientementeprofondi per la salute delle piante. Che si tratti di una con-
13Kusamono
- Antonio Ricchiari -
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chiglia, di una tegola, di un pezzo dibamb, loriginalit del supporto dicoltivazione indica la fantasia e lori-ginalit di chi li coltiva.
Per i kusamono si usano pre-valentemente due tipi di terra: laka-
dama e la keto. Lakadama unargil-la proviene da una colata vulcanicadel Monte Fuji. Se ne trova in tuttala pianura di Tokyo, ad un metro cir-ca di profondit. Confrontandola conlargilla, lAkadama presenta il van-taggio, dopo averla fatta seccare edaverla calibrata, di non disgregarsidopo la bagnatura. Pu conserva-re la sua granulometria per diversimesi, permettendo di disporre di un
terreno perfettamente aerato ed os-sigenato, che favorir il radicamentodelle piante appena trapiantate. IlpH praticamente neutro, 6,7 circa, siadatta alla maggioranza delle pian-te.
La terra di Keto provienedalla decomposizione delle piante dipalude o di giunchi, alghe, muschi,mischiate a della mota. Con la con-sistenza dellargilla e di colore nero, lelemento insostituibile delle com-posizioni su roccia: infatti, essendomolto malleabile, possibile darlela forma desiderata, che conserve-r malgrado le bagnature. Si utilizzageneralmente unita ad percentua-
le di Akadama a grana media, nellamisura 20-40%, cui si pu aggiunge-re un 10% di sfagno sbriciolato, se sicoltivano piante di ambiente umido.E confezionata in sacchetti ermeticie non bisogna lasciarla seccare, per-
ch perderebbe la sua malleabilit.Attenzione al momento dellimpian-to, a non lasciare delle cavit a livelloradicale: non si riempirebbe neppurecon il passare tempo.
Come miscuglio di terra perun rinvaso, si pu usare il seguente:1/3 di terra di Keto tritata grossola-namente, 1/3 di Akadama, 1/3 di terravegetale. Per i vasi profondi, il dre-naggio pu arrivare ad occupare i 2/3
del vaso.Se qualche variet di pianteusate per i kusamono annuale, lamaggioranza perenne, consenten-do pertanto di godere del fascino permolti anni. Si possono distinguere tremodi per creare un kusamono.
Il modo pi comune consistenellacquistare delle piante in vivaio.In primavera al momento della ripresavegetativa, si devono potare le radiciprima di regolare la vegetazione. Par-tendo da talee: sia che si tratti di ra-dice, Bamb, Syneilesis palmata, Cri-santemo, Poligonio, ecc.., creare unkusamono con questa tecnica d ec-cellenti risultati e permette, nel caso
di talea da fusto, di realizzare rapida-mente delle composizioni.
Partendo da seme: il grandeinteresse dei semi deriva dalla facili-t di reperirli. Inoltre per certe pianteannuali non c altra soluzione, come
per esempio Ombelico di Venere, Bri-xia maxima, ecc. e sarebbe un veropeccato non utilizzare certe erbedei campi. Ovviamente si possonorealizzare dei kusamono utilizzandocontemporaneamente i vari sistemi.
Come per i bonsai, lannaf-atura dipende dalla caratteristicapropria di ogni pianta. Buona regolagenerale , comunque, di bagnarequando la terra comincia a seccare in
supercie. Per i kusamono che resta-no per diverso tempo al chiuso, comead esempio per una mostra, lassenzadi luce solare non permette di utiliz-zare questa regola; spesso la partedel drenaggio a seccare per prima,occorre quindi bagnare pi spesso evaporizzare le foglie.
Per quanto riguarda la con-cimazione, conviene usare lo stessotipo di concime usato per i bonsai; li-quido a lenta cessione. E opportunosospendere le concimazioni allarrivodel periodo estivo e riprenderle allane dellestate.
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4Kusamono
- Antonio Ricchiari -
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
I C Valeria Bertuzzi
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Dicolt e felicit nel tro-vare Shang Shi, diverti-mento e interesse nellap-prezzamento dello Shang
Shi, divertimento e stranezza nel col-lezionare Shang Shi, questo il giu-sto sentimento verso le pietre di chispesso va a raccogliere pietre in rivaal ume.
Come si suol dire: La po-polarit del suiseki o Shang Shi tra le
persone: pietra come legame duraturo
tra le persone, pietra come amore, dal
momento che la pietra che ci riuni-
sce.
un giorno con gli amanti
delsuisekidi Heven Chui
a cura di Luciana Queirolo
Questo un gruppo di persone che va
spesso a raccogliere pietre in riva al
ume: sono veramente felici quando
possono trovare una bella pietra da
soli.
Dal mondo del Bonsai & Suiseki
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mattina, ore 6:30, abbiamo il primoincontro; il reporter far un resocon-to completo.
Pietre in venditaEssi avrebbero preferito riutare deivestiti, piuttosto che riutare delle pie-
tre
La mattina del week-end, cmolta frenesia al mercato del primomattino. Molte sono le persone cheraccolgono le loro pietre nel umeYangtze e che mettono queste pietreper terra ad aspettare lacquirente. Il
venditore, il signor Zhu, ha detto chequattro o cinque anni fa, volendo ri-parare lo stagno vicino alla sua casa,and al ume e prese una pietra.
Qualcuno gli disse che quel-la pietra non valeva nulla, nel sensoche era una pietra ordinaria, sugge-rendogli di cercare pietre con formeparticolari o con dei disegni.
Il signor Zhu guard quellebelle pietre che qualcuno raccoglie-
va, con disegni, come dei ponti odellacqua uente: pens che eranobelle, e da quel momento egli non hapi smesso di raccogliere pietre.
Ha detto il signor Zhu che Lacondivisione in grado di migliorare la
capacit di collezionare pietre; eglipensa che questo sia un altro vantag-gio del vendere le pietre.
Un vantaggio sia economicoche di miglioramento delle conoscen-ze nellapprezzamento del suiseki.
Sono passati in molti, eognuno ha comprato molte pietre;Mr. Zhao ha comperato pi di 50 kgdi pietre, ed ha dovuto chiamare unfattorino per aiutarlo a portare un ca-rico cos pesante.
Prima delle 8:00, il sig. Zhuaveva venduto pi della met dellesue pietre.
Mr. Xiong, che lorganiz-
zatore di questa iniziativa e vice-pre
sidente del Yangtze River ViewingStone International Intercourse In-
stitute, ha detto, una cosa comuneche la gente che raccoglie pietre lungo
la riva del ume ne raccolga 20 kg in ungiorno. Il membro del Yangtze RiverViewing Stone International Inter-
course Institute, la Signora Luoyan,scherzando ha detto: se ti imbatti in
pietre di alta qualit e non ne possiedi,
preferisci piuttosto buttare via i vestiti
che buttar via le pietre.
Ore 9:10 - Apprezzamento del sui-
seki
Una coppia, entrambi,amanti della pietra. Lacquisto di pie-tre nito. Abbiamo preso lautobusNo.602 verso la casa di un collezioni-sta quale il signor Wu, famoso colle-zionista di viewing stone nella citt diChongqing.
Ore 15:50 - Raccogliere Suiseki
La banca del ume, nel po-meriggio. Dopo pranzo, andiamo
tutti sulla riva del ume Yangtze inMeidiyacheng, distretto di Nanandella citt di Chongqing.
Questa lultima fermataprevista per oggi. Loro lavorerannoinsieme, raccogliendo le rocce.
Poich non aveva piovutoda parecchi giorni, fango e sporciziaavevano bloccato le pietre. Non stato facile trovare una pietra di valo-re, dicile da vedere, cos che quasitutti non hanno ottenuto nulla.
Mr. Xiong ha dichiarato: Ilmomento migliore per raccogliere pie-
tre dopo la pioggia. Lamante della
pietra e luomo che ama camminare
sono opposti, tra loro: luomo a piedi
viene alla riva del ume nel bel giorno,
ma lamante della pietra viene qui se
piove. Qualcuno dice, allimprovvi-so, che: gli amanti del suiseki sonoi pi preoccupati per le previsioni del
tempo.. Tutti concordano!
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>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
6Un giorno con gli amanti del suiseki
- Heven Chui, Luciana Queirolo -
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- Nella casa del signor Wu, la maggior parte dello spazio sono armadi
scaalature, dove sono mostrati i suoi suiseki, raccolti in 20 anni: un
egno della pietra, alcuni di essi sono come masterpiece nel mondo.
, 4, 5, 6, 8 - Mr. Wu ha riunito un gruppo per vedere lm di rocce stra-
iere, tenendo in mano un puntatore per spiegare come apprezzare una
ombinazione di pietre. Mr. Wu ha anche pubblicato numerosi articoli
rca la sua esperienza nelle Shangshi, come pure CD-ROM. Mr. Wu ha
etto che la sua vita ha due condenti: la moglie e la pietra.
- Lattrezzatura comune per raccogliere rocce di portare una botti-
lia di acqua minerale ed uno spruzzino di buona qualit, con lobiettivo
i lavare via con lacqua lo sporco di fango sulla supercie della pietra.
H C
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Il giarnodi Luigi Nuzzo
nascosto
Quello che vi sto permostrare il giardinonascosto di Luigi Nuz-zo, grande amatore di
bonsaismo da anni, nonch caris-simo amico di tutti gli appassionatiche regolarmente frequentano ilCentro Bonsai Iodice.
Il desiderio di chi scrive quello di mostrarvi le diverse real-t che ruotano attorno alluniverso
bonsai, realt che vanno dai giar-dini in perfetto stile giapponese, aquelli realizzati da semplici amatoricon tanta dedizione e passione... eLuigi di passione ne ha davvero davendere!
E domenica pomeriggio,ed a San Prisco (Caserta) il temponon dei migliori; avverto il timo-re di non riuscire a fare delle buonefoto e quindi di non rendere giusti-zia a quel che so essere un postopieno di meraviglie. Parcheggiolauto e subito la mia attenzioneviene catturata dai poderosi yama-dori in attecchimento che ancheg-giano il muro perimetrale della pro-
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
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priet di Luigi. Olivi, olivastri, philliree, querce, eriche... ilsogno di ogni amante delle mediterranee; ci vorr qual-che anno per farne dei bonsai di pregio e per poterli am-mirare in mostre di livello nazionale, ma il successo ga-rantito con dei materiali di simile potenziale!
Il mio giro non ancora iniziato e gi i miei oc-chi brillano di meraviglia. Luigi nel mostrarmi la vascacon le koi, mi racconta di averla costruita tutta da solo,pietra su pietra, giorno dopo giorno, no a quando non
riuscito a realizzarla cos come ce laveva in mente. Mispiega quali modiche vuole ancora apportare, anchese, a mio modesto avviso, gi bella ed evocativa coscom. Lungo i bordi della vasca, si ammira una serie dierbette da compagnia raccolte durante le sue passeggia-te in montagna. Pi in l, altri bonsai in formazione, lamaggior parte di essi impostati senza una ricerca stili-stica troppo artefatta, ma lasciati crescere nel modo pinaturale ed armonioso possibile. La visione dinsieme di
19Il giardino nascosto di Luigi Nuzzo
- Carlo Scafuri -
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OMOTENASHILa soddisfazione
dellospite
di Massimo Bandera
In un pomeriggio di novembre, nellautunno a tuo rosso giapponese, prendendo un t dal mio maestro,si faceva tardi nella interessante discussione bonsai,e dopo alcune ore, la moglie vesta con un kimonogrigio decorato con magnici kaki arancione, si era presa il libero arbitrio di portare lennesimo dolcino peril t ancora incartato, pensando forse cos di non sciuparlo nel caso in cui lospite ( per altro goloso) nonlavrebbe pi voluto. Il maestro Kimura, costernato, le rivolse un gesto fulminante, gesto pico dei grandimaestri, che le inmava di rimediare a quella licenza contro lOMOTENASHI, laccoglienza, la soddisfazionedellospite! In giardino un magnico pino bonsai nello sle MINOKAKE, con un lungo ramo sembra quasi
porgermi genlmente il ramo, un braccio ideale, dove geare labito e senrsi a casa.
Questo racconto che ho vissuto in prima per-sona, pu dare unidea del livello di curadellospite nella cultura giapponese, la pi ci-vile del mondo, che permea tutte le arti ni:
forse anche nel mondo bonsai occidentale, cos comples-so nel suo svolgimento, dovremmo aiutarci anche facen-do OMOTENASHI.
La parola deriva dallunione del presso onori-co O e del verbo Tenasu (che viene), e signica acco-glienza. Al di l della mera traduzione letterale, ci che veramente interessante esaminarne laspetto profondo.
22Omotenashi - La soddisfazione dellospite
- Massimo Bandera -
>> Bonsai-do:pratica e sapere
o bianco giapponese - Pinus parvi ora90 cm - stile MINOKAKEo: Antonello Beniamino Torino
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Secondo gli esperti di storiaantica giapponese, il fatto di essereun popolo immerso in una natura smagnica, ma dura, selvaggia e vio-lenta, ha fatto si che fosse semprestato necessario formare dei gruppidi persone, ovviamente in armoniatra loro, proprio per difendersi me-glio dalle tragedie naturali, come ter-remoti e uragani.
Questo fatto pratico, unitoprobabilmente ad unalta attitudineetica della popolazione giapponese,ha fatto s che larte della accoglien-za, o meglio della cura della soddisfa-zione dellospite, diventasse uno deifondamenti della cultura giappone-se.
Inoltre, non dimentichiamoche il Giappone una civilt basatasulla coltivazione del riso: in princi-
pio erat oryza potremmo dire in la-tino. La coltivazione del Riso moltopi complessa di quella del grano,poich la tecnica irrigua comporta lagestione delle acque. Anche per que-sta gestione era necessaria n dagli
albori della civilt una relazione so-ciale forte. Il Riso nellantichit pro-duceva quasi il doppio del grano,liberando la civilt giapponese dalleincertezze della caccia, pesca e rac-colta di tuberi e verdure selvatiche.
Ancora oggi non raro ve-dere nei campi di Riso in Giappone lemondine che pettono alle chiuse ori
e oerte di sake per i riti Shintoo, fa-cendo trapelare come sia importanteil Riso, ovviamente dono divino agliuomini.
Naturalmente lomotenashinon ha nulla a che vedere con lamoreper il prossimo nella cultura cristiana,qui non si tratta dun sentimento di-sinteressato, ma una attenzione me-
capolavoro di Kimura sensei conolore invernale dei ginepri.
prima davere i capelli bianchi i tempidegli studiin realt mai niti.
23Omotenashi - La soddisfazione dellospite
- Massimo Bandera -
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ticolosa e una cura del dettaglio maiappariscente.
Il bonsai nello stile MINOKA-KE, appendiabiti glio di questogusto, un albero prende la formaideale di un vecchio pino che piegae allunga un suo ramo, il pi grande,per accogliere lospite prendendoglilabito, cos che da dare limpressioneche egli fosse ritornato a casa.
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Hitotose ni
Hitotabi kimasuKimi mateba
Yado kasu hito mo
Araji to zo omou
- Ki no Aritsune
Sempre ella attende il suo amato,che nellanno una sola
volta viene;credo dunque non ci sar una Tessitrice
disposta ad ospitarci.
iyu no mai, Il dragone danzante, il bonsai che hao famoso Kimura sensei in Giappone e nel mondo,ora oggi considerato il bonsai pi bello.
>> Bonsai-do:pratica e sapere
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II TrofeoNapoli Bonsai Club ONLUS
ci che essenziale per un Club il cuore!
Sabato 5 dicembre 2009 si svolto il se-condo Trofeo per i principianti iscrittial Club che hanno seguito il corso basegratuito. Prima di descrivere la giornata
di soddisfazione che abbiamo vissuto, e propriopensando a quelle ore, mi sono venute in mente
alcune considerazioni.In un Bonsai Club molte volte il discorso
si focalizza su cosa dobbiamo fare e sora sola-mente laltro aspetto del problema, ovvero comedobbiamo essere. Gli statuti, i regolamenti, nonsono aatto sucienti a creare quellunione equello spirito di collegamento che sono indispen-sabili perch un club sia vivo, creativo. Ci che indispensabile, lelemento propulsore di tutto il cuore. Senza il cuore, senza la disponibilit acomprendere e ad accettare le incomprensioni ele eventuali debolezze degli altri, senza la volontdi dare qualche cosa, un Bonsai Club diventereb-be un triste e sterile raggruppamento di uomini.Ci che sta alla base delle nostre iniziative sonodei sentimenti quali la passione per il bonsai e lavoglia di stare insieme e i sentimenti non possonocerto nascere da regolamenti o statuti. Ed que-sto che sta alla base della nostra iniziativa TrofeoNapoli Bonsai Club e di altre che seguiranno nel2010, come la Festa di primavera.
Ritornando al trofeo, la giornata iniziatacon il sorteggio dei ginepri e la loro assegnazione,da queste foto si pu notare il materiale da lavora-re (juniperus procumbens var. nana) che rimastodi loro propriet.
I soci con molta tranquillit ed impegnohanno iniziato il loro lavoro.
La nalit di questo trofeo oltre a mette-re in luce i progressi che i principianti hanno rea-lizzato in questo anno di corso base, servita dastimolo per una presenza pi attiva alla vita del
Club. Ma anche allo scambio di conoscenze edesperienze relative al bonsai, e la spinta ad unamigliore comprensione e maggiore familiarit trai soci. Il motto di questa giornata stato amiciziaed armonia attraverso il bonsai. In pratica lo stile stato scelto dal partecipante, analizzando e deci-dendo in base alla loro pianta. Il riconoscimento inpalio oerto dal Club, ed assegnato dal Consigliodirettivo stata una targa ricordo, ed un attrezzoper bonsai, scelto dal partecipante.
Il riconoscimento stato conferito a Pinoper aver meglio interpretato lo stile scelto, erettocasuale, applicazione lo, ecc. Augurandogli chequesto sia il primo riconoscimento di un lungopercorso. E che il lavoro formativo su se stessocontinua attraverso la lavorazione del bonsai.
Augurando ai partecipanti, che il prosie-guo della loro attivit bonsaistica non porti lideadi essere superiori agli altri, pi valenti, e quindinon considerare pi gli altri. Ma che lamore perle piante, dove ogni pianta, suscita interesse e
richiede umilt nel capirne la particolarit, possaessere trasmesso nel comportamento verso tutti.Un arrivederci al prossimo anno per il III
Trofeo Napoli Bonsai Club.
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di Antonio Acampora
Mostre ed eventi
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1. La realizzazione di Mario; 2. Il lavoro di Tiziana; 3. La trasformazione di Monia; 4. Quel-a di Luciana; 5. Limpostazione di Antonio; 6. Il lavoro di Antonio Megagli (estemporaneo fo-ografo dellevento); 7. Il lavoro di Pino; 8. Quello di Emiliano; 9. La realizzazione di Gen-
naro; 10. Quella di Domenico; 11. Il lavoro di Massimo; 12. E per nire... quello di Roberto.
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>> Dalle pagine di Bonsai&News
32Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
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38Scolpendo la legna secca: rinascita di un ginepro a scaglie
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Manuale corposo che ben vale tutti i soldi spesi. Dal punto divista scientico e didattico anzi vale molto di pi. E sicu-
ramente un libro indispensabile per ogni bonsaista ed ogniamante della natura che vuole cimentarsi nel riconosci-
mento di alberi e arbusti come dice appunto il titolo, in Italia.In quarta di copertina si legge che come degustare un vino da medi-tazione che fa provare, ad ogni sorso, una sensazione nuova. Sfogliare eleggere Alberi e arbusti in Italia fa scoprire ad ogni pagina nuove piante;non perch ve ne siano di sconosciute, ma perch ciascuna appare nel-la nuova dimensione che gli autori hanno saputo darle con la maestriadelluso delle immagini e con la sapienza di chi, avvezzo alla didattica,sa cosa importante per distinguere, incuriosire, coinvolgere. Il fascino
dei disegni, veramente splendidi, limmediatezza delle fotograe fannodi ogni pagina un quadro dedicato ad una pianta vista con gli occhi dichi, per primo, ama quanto descrive e trova nellordine della diversitlarmonia della natura.Il testo sapientemente suddiviso in quattro parti: la prima dedicata aglielementi di anatomia e morfologia delle piante superiori. La secondacontiene una quantit enorme di schede di classicazione che occupanoben 800 pagine; la terza parte parla della conservazione delle piante edelle tecniche di realizzazione delle raccolte di essiccata per concluderecon la quarta parte con un esauriente scritto sugli elementi di composi-
zione dei piccoli spazi verdi. Libro o meglio denirlo trattato di costanteconsultazione e fonte di continue sorprese. Buona lettura!
RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberi e arbusti in Italia- manuale di riconoscimento
M. Ferrari D. Medici
Il Sole 24 Ore Edagricole
98,50 - 967 p. - 2001
Alberi e arbusti in ItaliaManualediriconosciMento
recensione a cura di Antonio Ricchiari
In libreria
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di Antonio Ricchiari
Sotto lincalzante pressione dei ritmi dellacivilt occidentale, i popoli hanno rapida-mente superato i limiti in cui si erano sto-ricamente organizzati. Le nazioni, tendono
a costituire rapporti sempre pi intimi e concreti. Lestrutture e gli schemi non si formano mai secondole direttive di un ideale razionalmente e preventiva-mente costituito.
Lincontro di popoli e civilt diverse primadi tutto uno scontro che obbliga ciascuna delle partia misurare le proprie forze, a organizzarsi pi intima-mente e solidalmente, utilizzando tutte le energie ea divenire quindi un complesso spiritualmente piunitario. Ne consegue che, vista supercialmente,si ha pi una separazione antagonistica che non unafusione. su un piano di ordine superiore che la sin-tesi pu avvenire, non su quello della conciliazioneche appare compromissoria.
E necessario che emergano principi pi altiche siano sintesi degli elementi precedenti, e nel-lo stesso tempo comprendano il germe degli svi-luppi futuri. In arte e nel pensiero losoco ci ap-pare pi palese poich ogni grande artista o uomo
di pensiero grande appunto perch riassume unciclo passato e si proietta nel futuro. Beethoven
lultimo dei classici e il primo dei romantici; Dante eEinstein costituiscono altrettanti esempi evidenti,cos come Cartesio che, intendendo dimostrare lesi-stenza di Dio e limmortalit dellanima, divenuto ilpadre del razionalismo moderno.
Una nuova civilt europea sorger dallaer-marsi di un nuovo principio (civilt della coscienza)che risolver e annuller lindividualismo e il collet-tivismo di massa. Mentre in atto e si evolve que-sto drammatico processo creativo di una nuovavita sociale nella civilt occidentale, questa si trova
necessariamente in un nuovo contatto con la civil-t dellOriente. Nuovo contatto, perch il primo avvenuto al principio dell800 sul piano ideologicodellintellettualismo losoco e religioso. Le primetraduzioni dei Veda, degli Upanishade dei testi bud-dhisti permisero ad un ristretto numero di pensatoridi sentire la grandezza spirituale di quel mondo chepoi i movimenti teosoci avvicinarono e allargaronoa pi vasti gruppi.
Si costituirono allora le pi seducenti utopie
di ricostruzioni idealistiche del mondo il quale, na-turalmente, andato per la sua strada. Ben pi con-creto il contatto che si sta formando, per intrinse-ca necessit del sorgere di una nuova civilt. Infattiogni civilt non pu essere tale se non retta da una
Incontro traOriente ed Occidente
>> Bonsai cult
40Incontro tra Oriente ed Occidente
- Antonio Ricchiari -
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compassato, dimenticando iritmi frenetici e angoscianti. Lavelocit e laccelerazione delquotidiano ci porta a guardareora verso lOriente: dallo Zen
alla mistica induista e si pensaallarmonia di un modo di vitapi compassato. Occorre esplo-rare le pulsioni incrociate East-West e distillare gli ingredientibase di una nuova ricetta che ciporti ad uno stile di vita dal pas-so pi controllato.
Ci vien fatto di pensa-re allesperienza del Bhutan, il
piccolo Stato sullHimalaya checerca di misurare il FIL (FelicitInterna Lorda) che non ha nien-te a che vedere con il mondodelleconomia sviluppatosi nelsegno dellaccelerazione tecno-logica e dei ritmi travolgenti edassurdi di nuovi mezzi e modi dicomunicazione elettronica.
Le radici storiche del-la fascinazione reciproca fraOriente ed occidente passanoattraverso gure come il gesuitaMatteo Ricci, o Wang Dayuan,lammiraglio che comp unatraversata dal Monzambico aCeylon, con centocinquatannidi anticipo su Vasco de Gama.Se non si corregger il tiro, bi-
sogner rassegnarsi al declinodellOccidente, bisogner al-lora inevitabilmente muoversinella direzione giusta.
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quistarlo a favore delle nalitimmediate che luomo si pone.
possibile fondere, oalmeno stabilire un rapportodi eettivo equilibrio tra questi
due mondi? Finch i due orien-tamenti sono visti come oppo-sti non c possibilit che di uncompromesso pratico o intel-lettualistico, non di un equili-brio eettivo. Solo scoprendoche i due orientamenti nonsono che aspetti dello sviluppodella coscienza troviamo in noistessi la sintesi, e solo allora po-
tremo contribuire a realizzarlain una civilt che sia veramenteumana.
Loccidente moderno appena allinizio del suo ciclo.Civilt classica e Cristianesimoapparvero inizialmente cosopposti da non potersi ricono-scere, anche quando gli stoici
come Marco Aurelio e Senecasembrano aermare gli stessiprincipi cristiani.
Solo lUmanesimo rea-lizzer una nuova sintesi chepure era stata preparata da tut-to il travaglio del pensiero me-dievale.
Il mondo allora ritornareale (Occidente), ma ne re-
sta dissolta la sua materialit(Oriente). Esso diviene quindiun atto creativo della coscien-za umana e la sua conquista la conquista di noi stessi, cio losviluppo dei poteri creativi cheDio ha dato alluomo, facendo-lo, a sua immagine e somiglian-za, cio coscienza creatrice.
La lentezza ha conosciu-to molti estimatori in Occiden-te: ritrovare il piacere di pas-si felpati, godere di un gesto
visione universale, che ciocomprenda tutto il processo disviluppo della coscienza e quin-di tenda a inglobare e orientareentro una pi grande sintesi le
manifestazioni dei diversi po-poli e individui.Se avviciniamo il mondo
occidentale a quello orientalenotiamo che il terreno di coltu-ra delle due civilt nettamen-te antitetico: lOriente tuttorivolto verso linteriorit - unapsicologia introvertita, direbbeJung - e infatti lorientale ne ha
tutte le caratteristiche. Da ciproviene quel senso di pacica-zione, di rifugio che loccidenta-le sente in contatto con lOrien-te, quando si sente sopraattodallattivismo della nostra ci-vilt. Ne deriva unaspirazioneverso un mondo che da quellasaggezza ritragga lorienta-
mento, un mondo costituito datensioni puramente interiori incui luniverso fenomenico vienesempre pi riconosciuto comevana apparenza, come illusoriaconcatenazione di cause ed ef-fetti (Karma).
Ne consegue un pessi-mismo assoluto verso la vita econseguentemente unascesa
che conduca al riassorbimen-to di tutta la manifestazione,allestinzione del molteplice fe-nomenico (Nirvana).
Verso una simile posizio-ne lattivismo occidentale nonha risposte. Riuta semplice-mente di prendere in conside-razione il problema, partendo
dallaermazione categoricadellevidente esistenza di unmondo esterno che deve esse-re conosciuto allo scopo di con
41Incontro tra Oriente ed Occidente
- Antonio Ricchiari -
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lo
scheletro
sempre dicile cercare di descrivere e raccon-tare emozioni, sensazioni. Spiegare il motivo diuna scelta estrema, la lucida follia che a volte ciporta a fare quello che altri non farebbero.
Questa la storia di Scheletro. La storia di unapianta vecchia, forse antica, che fu sicuramente impo-nente e che adesso si evoluta verso la sua forma pi mi-nimalista. Il mio incontro con questa olea oleasterrisale a4 anni or sono. Era in possesso di un amico. Parlavo con
lui del pi e del meno, ma un senso di irrequietezza checonoscevo mi aveva pervaso lavevo vista mi avevacolpito! Era stato come un lampo uninclinazione delcapo, le palpebre che si stringono per percepire dettagli,per sfondare la materia ed andare oltre, per vedere quelloche gli altri non vedono. Io sapevo cosa dovevo fare. Sa-pevo di aver incontrato Scheletro!
>> La mia esperienza
di Franco Barbagalloe Dario Rubertelli
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Quella sensazione la conoscevo, nei mie 20 annidi bonsai, lavevo sentita altre volte, sempre coinvolgen-te, entusiasmante, una sorta di delirio creativo.
Anni di studio da autodidatta, supportato costan-temente dalla consultazione di riviste e libri hanno rap-presentato la mia formazione. Il prova e riprova statoil mio pane quotidiano. Provare e riprovare no a trovarele soluzioni pi idonee ai problemi che man mano si an-
davano presentando, cercando le vie da percorrere per
raggiungere gli obbiettivi che mi pressavo per un datomateriale.
Di questa olea mi aveva colpito profondamentela bellissima vena di legno secco nascosta nel lato po-steriore in basso. Il primo passo fu quello di rinvasarlaribaltandola e cambiando completamente inclinazione efronte, mettendola in lapillo e akadama e utilizzando del-la sabbia di ume come drenaggio.
Dopo un anno cominciava la lavorazione vera e
e propria.Avevo la pianta davanti, i colpi sullo scalpello si
susseguivano veloci, frenetici, porzioni di legno secco sal-tavano, scricchiolavano e lasciavano spazio a solchi, pun-te, insenature misteriose.
Gli spazi vuoti cominciavano a vincere la loro bat-taglia con quelli pieni, lerosione del tempo si era mani-festata per mano mia su questa magnica creatura. Piprocedevo pi mi era chiaro che la natura di questa pian-ta era quella che le stavo conferendo.
Quello che restava dopo la lavorazione della le-
gna secca era quello di cui aveva bisogno, non di piuno scheletro che nonostante tutto sosteneva ancora lavita sulle proprie spalle. La forma che ne venuta fuori esasperatamente estrema, come i paesaggi che incon-tro nelle mie passeggiate lungo i versanti pi scoscesi
>> La mia esperienza
44Lo scheletro
- Franco Barbagallo, Dario Rubertelli -
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dellEtna, dove si trovano lepiante che pi attraggonola mia attenzione e che miispirano maggiormente.
La parte viva sot-tilissima e non supera il 2%della supercie totale del
tronco. La pianta rappre-senta la sublime lotta dellanatura che cerca di soprav-vivere a se stessa: al fuoco,agli eventi atmosferici.
Ancora qualcheanno e la chioma sar inperfetta sintonia con il sec-co. Secco che nel frattemposar ulteriormente ritocca-to. Inne il posizionamentoin un vaso adatto per formae colore. E poi... chiss...
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faggioPatriarca
La storia del
II parte
di Armando Dal Col
Come si ricorder, la storia di questo faggioebbe inizio nel 1970 quando lo vidi piuttostosoerente fra le rocce; il mio pensiero fu quel-lo di soccorrerlo, cercando di rinvigorirlo sul
posto praticando una consistente potatura sulla par-te aerea della pianta, tagliando nel contempo dei rovie rami di altri arbusti vicini per procurargli luce e unamaggiore ventilazione.
Nella prima parte labbiamo seguito attraversole numerose immagini nelle varie fasi per oltre trentaanni di coltivazione, dove lo abbiamo visto salire ai ver-tici allInternational Bonsai and Suiseki Exibition del1986 in Giappone promosso dalla Nippon Bonsai Asso-
ciation, classicatosi al primo posto.In questa seconda parte lo vedremo no allau-
tunno inoltrato del 2009; sar dato maggior spazio aduna serie di immagini in una delle sequenze pi intri-ganti della tecnica bonsai di quando si ha a che fare
46La storia del faggio patriarca - II parte
- Armando Dal Col -
>> La mia esperienza
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>>La mia esperienza
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2. Trapianto del Faggio in sequenza con
il prezioso aiuto di mia moglie Haina du-
rante lennesimo rinvaso fatto nel mese
di marzo del 2008, esattamente sei anni
dopo lultimo rinvaso avvenuto nel marzo
del 2002. Prima di rimuovere il faggio dal
vaso senza rischi per entrambi, neces-
sario passare la lama di un seghetto intro-
ducendolo vicino al bordo interno del vaso,in modo da poter tagliare la fettina di terra
e radichette lungo tutto il perimetro della
zolla radicale che spinge contro le pareti
interne del vaso.
3. Inclinazione del Faggio per sollevare
dal vaso lapparato radicale. Da notare
lo strato di pezzetti di polistirolo sotto la
zolla.
4. Il Faggio stato liberato dal vaso e po-
sto sopra un piano robusto della carriola.
Ora sar necessario trasportare il faggiosul tavolo di lavoro.
5. Haina ha assunto un atteggiamento
responsabile per il delicato compito che
lattende. Lei consapevole di dover af-
frontare un ennesimo rinvaso di questo
famosissimo faggio.
6. Il Faggio stato posto sul tavolo di lavo-
ro e si iniziato a liberare parte del terric-
cio dalle radici. E gi una buona parte delle
radici sono state liberate dal terriccio.
7. Haina con calma esegue la delicata fase
del rinvaso con grande professionalit.
8. Ora che la zolla stata parzialmente
ridotta, si inizia ad alleggerire la parte sot-
tostante.
9.Tutti i frammenti di polistirolo sono stati
rimossi. Con molta probabilit qualcuno si
chieder perch avevo aggiunto dei pez-
zetti di polistirolo al posto dellAkadama o
altri substrati come elementi di drenaggio.
Se lo spazio nel vaso lo consente, il poli-
stirolo ha la capacit di creare un calore
di fondo.10. Dalla foto non si pu sentire il profu-
mo del terriccio, il quale emana la fragran-
za della presenza di una ora fungina.
11. Le radici sono state pettinate e lap-
parato radicale stato lavato con il getto
dacqua.
12. Sistemazione del materiale di drenag-
gio nel prezioso vaso artigianale giappo-
nese. Sono stati aggiunti dei pezzetti gros-
solani di pomice insieme a dei frammenti
di akadama.13. Sopra lo strato di drenaggio stata ag-
giunta una manciata di torba fertile.
14. Viene aggiunto ora una manciata di
concime organico a lenta cessione mesco-
lato con dellhumus di lombrichi.
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anchegli studente dello Studio Bo-tanico. Osservando attentamente ilmateriale di partenza, pensai a duepossibili soluzioni: realizzare uno sti-le cascata utilizzando solamente
il tronco di sinistra e trasformare laparte apicale in legna morta, oppu-re unire due stili, lo stile ventoso e lostile cascata, mettendo in risalto lanaturalezza e la forma stravagante
della pianta.Dopo una meticolosa pulizia
della pianta decisi di lavorarla unen-do i due stili, sia per non mettere arepentaglio la vita della pianta, sia
per permettermi di creare qualcosadi diverso.
Al termine della lavorazionesi nota una diversa densit fogliaretra i due tronchi, determinata dalla
non preparazione del materiale, in-fatti consuetudine preparare primail materiale, in modo da ottenere unrisultato ottimale. In futuro immagi-no il sabina in una pietra di luna con
due palchi che si allungano dal tron-co apicale in direzione della cascataper meglio integrare le due parti.
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53Equilibrio instabile
- Paolo Nastasi -
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cortezza di non eliminare (se non allultimo) almenoparte del legno eccedente, in maniera da avere unoo pi punti di appiglio attorno alla basetta, in ma-niera di riuscire agevolmente a tenerla ferma men-tre prosegue il lavoro (foto 1).
Considerazione seguente: che quellappen-dice, usata a mo di manico, spesso di legno benstagionato e pregiato. Per quanto piccolo, peccato
buttarlo, mentre pu servire per un altro piccolomame (foto 2, 3)
Va da s che il riunire in contemporanea la-vorazione pi pietrine, divent il mio imprescindi-bile punto di partenza. Esaminando il fondo di ognipietra, possiamo indicativamente valutare quan-ta profondit di legno ci occorre per compensare ivari dislivelli, senza dimenticare un certo margine dispessore per i piedini. Stabilito lo spessore comples-sivo necessario, potremo selezionare la tavola ido-
nea per contenere su una stessa asse quel gruppo dipietre.
Il perimetro di ogni pietra viene tracciato la-sciando, tra luno e laltro, lo spazio necessario per lasgrossatura dei due bordi, pi uno spazio di azione
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per la fresa (foto 4, 5, 6). Stiamo contornando le no-stre basette usando, per ora, la fresa cilindrica. Ora,continuo ad abbassare la fresa sino a bucare la tavo-la, ma solo dove calcolo verranno posizionati i piedi-ni di ciascun daiza e lasciando dei collegamenti tra
un daiza e laltro (foto 7, 8, 9). Questo mi consentedi tracciarli poi, sotto, con precisione. Con la fresa acono, inizio a determinare linclinazione verso linter-no dei bordi esterni. E il momento di lavorare sullaschiena della nostra asse per ricavare i piedini.
>> A lezione di suiseki
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Nel caso una base abbia necessit di una al-tezza minore, nei bordi o nei piedi, nessun problemaa togliere: foto n 1(9); foto n1(10);
Le basette sono nel complesso,impostate:foto n1(11); foto n1(12). Unaltra smilza e diverten-te striscia di daiza: foto n2; foto n2(1); foto n2(2).
Comincio a separare le basette partendo dal-le pi grandi e lasciando ancora unite le piccole: foton3; foto n3(1). Questo mi consente di maneggiarleancora agevolmente nel successivo ritocco con il ci-lindretto abrasivo: foto n3(2); sono veramente pic-coline! Foto n3(3); foto n3(4).
Questo quartetto aveva la necessit di unospessore di legno maggiore: foto n3(5). Da qui, in-ceratura a go-go: foto n4(1). Tanti gliolini tutti as-sieme un bel vedere: foto n4(2); foto n4(3)
Fatti uno per uno potete immaginare: equi-varrebbe ad un lavoro molto noioso che, in questo
modo, si al contrario rivelato un gioco divertente eprocuo.
Alla prossima!
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- Luciana Queirolo -
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...dopo 20 primavere italiane
storiadiunpinodi Francesco Santini
Talvolta ci sono bonsai che suscitano un ri-spetto inspiegabile. Forse il loro fascinoo la loro vecchiaia, fatto sta che quando seidavanti a loro ti ritrovi in silenzio a osser-
varne estasiato tutti i particolari ed ad ascoltare lastoria che questi ti stanno raccontando.
Questo pino pentaphylla uno di quei bon-sai! Lesemplare, proveniente dal Giappone, espo-sto presso il Museo Costantino Franchi di Pescia da
circa venti anni. un albero molto vecchio e prezio-so. Inoltre un bonsai di pino a cinque aghi di questedimensioni e in stile kengai una vera rarit!
Negli ultimi anni, le continue pinzature ave-vano reso la vegetazione tta a tal punto che laria e
la luce non ltravano pi allinterno della pianta. Senon si interviene, le zone interne perderanno ancorapi vigore. Il lavoro da fare ha lobiettivo si ristabilirele migliori condizioni di crescita per il bonsai e na-turalmente procedere ad un riordino della chioma.A ne estate, la vegetazione presente era moltodensa. Le gemme, tutte della solita grandezza, sonouniformemente distribuite su tutto larco della chio-ma. Questo equilibrio indice di maturit e salute.
Il primo lavoro da fare la pulizia degli aghi euna leggera sfoltitura. A inizio settembre questo tipodi pino abbandona in modo naturale parte degli aghivecchi. In questo periodo quindi sar suciente eli-minare gli aghi gi secchi per ottenere una discreta
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- Francesco Santini -
>> Noi... di BonsaiCreativo school
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pulizia. Volendo, possiamo ulteriormente pulire ilciuetto di aghi, ma lasportazione di aghi verdi cau-sa una piccola perdita di resina che ho preferito evi-tare.
Leliminazione dei rami secchi e deboli statala seconda fase della pulitura. Il risultato ottenuto stato un bonsai pi ordinato composto solo da ciuforti e vigorosi. Laria e la luce che adesso passa trai rami comporta un risultato estetico migliore e un
benecio in termini di coltivazione.A dicembre, con larrivo del freddo, giunge
il momento di intervenire sulla chioma. Mi armo diforbici e lo e il lavoro comincia! Si inizia con la po-tatura. Verranno tolti solo i rami che crescono verso
linterno e quelli deboli o poco ramicati. Mi interes-sa mantenere quanta pi vegetazione possibile perdare un aspetto nale molto ricco, per cui cerco disfruttare tutta la vegetazione utile. Elimino anche irami che crescono alla base dei grossi rami o nellebiforcazioni.
Tutte le volte che analizzo un ramo cerco dieliminare i ciu che non potrebbero, per lunghezzao vigore, entrare nel prolo del palco. non bisogna
dimenticare che la vegetazione solo sulle punte deirami. Tutta quella che rimarrebbe interna pu essereeliminata.
Davanti a una cos tta e complessa vegeta-zione, utile individuare gli strumenti che ci aiutano
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- Francesco Santini -
Francesco Santini - Curriculum Professionale
Nato a Empoli (FI) nel 1971, si avvicina almondo del bonsai alla ne degli anni 80grazie a suo padre, Santini Renzo. La for-mazione bonsaistica completamente daautodidatta per i primi10 anni. Nel 1996, in-sieme ad altri appassionati, fonda il Grup-po Bonsaisti Medio Valdarno con sede aEmpoli. Allinterno di questa associazione
cresce e consolida la sua passione per ilmondo del bonsai.Dal 1998 inizia a frequentare seminari eworkshop con Kunio Kobayashi, Carlo Ci-pollini e Walter Bondi. linizio di un per-corso di crescita che lo porta nel 2001 adentrare nella Bonsai Creativo School diSandro Segneri, dove approfondisce e ana la propria preparazione tecnica e artistica.Nel 2004 vince il concorso Nuovo Talento Italiano.I suoi bonsai sono pubblicati nei cataloghi UBI Miglior Bonsai e Suiseki del 2004, 2005,2006, 2007 e 2009.Nel 2005 si aggiudica a Roma il premio Presidente UBI con lesposizione di un esemplare
di Lonicera.Nel 2006 il maestro K.Kobayashi gli assegna il premio tokonoma award.Assistente di Sandro Segneri in numerose occasioni tra cui il congresso UBI del 2007.Menzione di merito PF alla mostra Giareda 2008.Partecipa nel 2008 come espositore al congresso IBS BCI di S.Vincent. Nella stessa occasio-ne assistente alle dimostrazione dellistruttore IBS Roberto Raspanti e del maestro taiwa-nese Min Hsuan Lo.Al congressoUBI 2009 di Salerno cura la dimostrazione per conto dellaBonsai CreativoSchool. Nello stesso anno vince il concorso miglior bonsai alla mostra regionale Tosca-na.Premio Presidente UBI al congresso IBS 2009.
Dal 2007 cura la collezione privata di Gianfranco Giorgi, uno dei padri fondatori del bonsai-smo in Italia.Dal 2009 collabora alla creazione e al mantenimento degli esemplari del Museo Costan-tino Franchi e dellazienda Nara Franchi di Pescia (LU). In questa sede ha loccasione dilavorare su bonsai famosi, alcuni dei quali lavorati in precedenza da maestri del calibro diMasaiko Kimura, Kunio Kobayashi e altri. istruttore della Bonsai Creativo School e allievo della Accademia European BonsaiSchool. Allinterno della scuola svolge attivit didattica di base e avanzataDal 2009 istruttore IBS.
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- Francesco Santini -
a semplicare la struttura della pianta. Senza curar-si di quello che potrebbe essere la futura posizionedella vegetazione, esistono dei rami che possonoessere potati senza indugi! Mi riferisco a tutti queirami che non sono oggettivamente utilizzabili o che
renderebbero pi complessa la ramicazione. Natu-ralmente i primi rami a essere eliminati sono quellisecchi.
Fatto questo, si comincia ad analizzare ogniramo di grossa dimensione. Bisogna fare attenzio-ne alle biforcazioni, alle lunghezze e al vigore: questisono i tre elementi da valutare.
Nei punti dove crescono tre rami, dobbiamoeliminarne uno! Normalmente quello centrale main genere preferisco togliere quello meno vigoroso.Si prende tra le mani un ciuo di rami: alcuni risulte-
ranno o troppo lunghi o troppo corti. Facendo come iparrucchieri taglio i rami troppo lunghi. Quelli troppocorti probabilmente sono anche poco vigorosi e an-che per loro consiglio il taglio. Quel ciuo di rami chesto valutando rappresenta un futuro palco. Potandocome descritto mi assicuro che tutta la vegetazionesia della lunghezza giusta e rientrer nel prolo delpalco.
Senza essermi curato dellaspetto nale dellapianta, mi sono gi liberato di una discreta quantit
di rami. Ora mi restano sulla pianta solo i rami utili evigorosi!!! Tolgo ancora qualche ramo e sono nal-mente pronto per quella che stata la fase pi lun-ga la latura.
Volendo rispettare lestetica originale e allo
stesso tempo orire un lavoro pulito e ordinato hoescluso a priori qualunque piega drastica, e quindiluso di raa, camera daria e lo di grosse dimensio-ni.
Per labbassamento dei rami ho usato deisemplici tiranti che permettono di orizzontalizza-re la disposizione dei palchi. Mi spiego meglio: conla crescita in verticale della nuova vegetazione si ha
una disposizione dei ciu di aghi verso lalto. Se, conun tirante, abbassiamo il ramo, tutti i ciu tendonoa posizionarsi in orizzontale. Facendo cos ottenia-mo un vantaggio non poco trascurabile: per la lega-tura dei rametti, possiamo usare un lo ancor pi
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- Francesco Santini -
sono potati e lati, il fronte stato ssato, tutti i ramisono modicabili. Guardo sul tavolo: pinze, tronche-se, forbici, lo per tiranti non manca niente.
Mi metto comodo sullo sgabello, mi accendouna sigaretta... guardo, scruto, studio... il pino da-vanti a me a una distanza tale che le mie mani nonarrivano a toccarlo.
una fase bellissima! Esistono tantissimi ciuf- da posizionare, centinaia di rami a cui dare forma.Osservo e mi immagino il risultato nale... silenziointorno... unultima boccata della sigaretta e VIA!Si parte!!!
La dicolt di una modellatura sta essenzial-mente nella gestione della vegetazione. Ci sono in-nite possibilit su come muovere e posizionare tuttala ramicazione. Ogni bonsaista ha un modo tuttosuo di arontare questa operazione. Alla sensibilit
e bravura si aancano nozioni tecniche e astuzie chefacilitano questo lavoro.
Descrivere tutti gli elementi che valuto du-rante un impostazione del genere praticamenteimpossibile, ma mia intenzione descrivere alcuneconsiderazioni sulla mia metodologia.
Partiamo da alcuni presupposti: un qualun-que albero modica la sua struttura in seguito aeventi naturali che ne modellano la forma nel tem-po. I tronchi e i rami possono assumere movimenti
anche assurdi, contorti e talvolta improbabili, mace un punto fermo da tener conto: la vegetazionenale, quella giovane, si stende semplicemente ver-so la luce, verso lesterno.
Questo un elemento importantissimo! Lavegetazione terminale non pu aver assunto formecontorte perch non ne ha avuto il tempo. Essendola parte pi giovane della pianta, ha un solo possibilemovimento: diretto verso la luce!
Quindi se si fanno pieghe e movimenti lidovremo concentrare solo sulla parte vecchia della
pianta; i rami nali invece si stendono dritti a venta-glio verso lesterno. Il primo passo in una modellatu-ra quindi il posizionamento del ramo e la successi-va apertura della vegetazione.
Nel muovere i rami bisogna compattare la ve-getazione creando laspetto tipico di un palco. Nonmi soermo sulla descrizione di come realizzarlo,ma c unaltra piccola e importante osservazione dafare: un grosso palco vegetativo assume un aspet-to molto pi vecchio se lo suddividiamo in palchi pi
piccoli.Quindi, una volta creato un unico palco, valu-
tiamo la possibilit di suddividerlo ancora attraversopotature e piccoli spostamenti della vegetazione.
Inne unaltra considerazione: le profondit.
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- Francesco Santini -
Tutti noi conosciamo lim-portanza dei rami posteriori. Que-sti svolgeranno correttamenteil compito di dare profondit albonsai solo se sono visibili dallos-servatore. Per questo motivoquesti rami dovranno essere po-sti negli spazi vuoti esistenti tra ipalchi (frontali e laterali). inutileposizionare i rami di profonditdietro ai rami anteriori perch non
sarebbero visibili.Ed eccoci al lavoro nito!
A riguardo devo fare alcune pre-cisazioni: la prima che essendoesposto 365 giorni lanno in unmuseo ho cercato di impostare ilbonsai con il fronte e langolazio-ne originale. Fino a che non sarrinvasato (cosa per il momentonon prevista) sar questo il punto
di osservazione della pianta.Appare per evidente, da
altre foto, che il futuro fronte po-trebbe prevedere una rotazioneverso destra rendendo migliore la
chiusura dellapice.Uno dei problemi principa-li che ho dovuto risolvere statoarrotondare la parte apicale cheallinizio era piuttosto quadrata.Con il fronte originale la situazio-ne migliorata ma non completa-mente risolta. Solo con una legge-ra rotazione verso destra lapicerisulta veramente triangolare.
La seconda precisazione
riguarda il prolo della pianta cheal momento risulta ancora moltolineare. A mio parere lesposizio-ne in museo richiede un bonsaiche sia sempre con una quantitadeguata di vegetazione e a talproposito ho ritenuto correttocercare di mantenere quanta pivegetazione possibile utilizzandoanche alcuni rami superui.
In questo step ho privile-giato la selezione e lapertura deirami, creando spazi per il pas-saggio di luce e aria funzionali auna corretta coltivazione e infol-
timento. La distribuzione dellavegetazione stata mirata al rag-giungimento di una forma pulita ericca di vegetazione, ma nel pros-simo futuro provveder a elimi-nare alcuni rami che al momentorendono lineare il prolo dellapianta. In particolare mi riferiscoa quei rami che, se tolti, andran-no a creare spazi vuoti pi denititra i palchi diminuendone la mo-
notonia. Attender una maggioredensit della vegetazione per leli-minazione di questi rami. Inutilesottolineare la mia soddisfazionenel poter lavorare un esemplaredel genere.
Vorrei qui ringraziare pub-blicamente Lorenzo Agnoletti peri preziosi consigli e Nara Franchi
per la ducia che mi ha dimostra-to adandomi la gestione di unbonsai cos importante.
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Programma accademico
Sedi: Borgo dei Lunardi - Cerreto Guidi (Firenze) - Italia
Granada - Spagna
Art Director: Sandro Segneri - Italia - Istruttore IBS
Docenti: M Shinji Suzuki - Giappone
Massimo Bandera - Italia - Istruttore IBS
Luca Bragazzi - Italia - Istruttore IBS
Massimiliano Bandera - Italia - Paesaggista
Gennaio Docente: Sandro Segneri
- Introduzione;
- Analisi: valori estetici dei materiali. Insegniamo e leggere i punti di forza di un bonsai;
- Tecnica a realizzazione del progetto.
Febbraio Docenti: Sandro Segneri, Shinji Suzuki, Luca Bragazzi
- Workshop con il M Shinji Suzuki;- Nozioni avanzate di agronomia applicata al bonsai;
- Tavola rotonda sui valori estetici. Critica. Progetto.
novembre Docente: Sandro Segneri
-Tecnichedifnituradimaterialiavanzati
Dicembre Docenti: Sandro Segneri, Massimo Bandera, Massimiliano Bandera
- Il t nella cultura giapponese: WABICHA e CHANOYU.
- Allestimenti nel tokonoma di alto livello e sensibilit estetica giapponese.
- Miniatura: il concetto del piccolo in Estremo Oriente.
- Lezioni di paesagismo e giardino giapponese
- Principi di paesaggismo, strumenti di lettura del giardino giapponese: visione di uno scorcio,
miniaturizzazione, imitazione della natura, connessione ad angolo, paesaggio preso a prestito;
- Prova pratica di composizione di un giardino giapponese con plastici in cartoncino
- Didattica.
- Metodi di comunicazione e demo dinamiche: dalla conferenza allatto creativo, percorsi teorici e tecnici
In concomitanza con la 3 edizione del Bonsai & Friends
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BonsaiCreativoSchool-Accad
emia
www.bonsaicreativo.it
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Francesco santiniwww.francescosantini.it
Per la nuova intervista il personaggio scelto un nostro amico nonchcollaboratore. Vi confesso che intervistare Francesco Santini mi ha fat-
to strano. Di solito si intervista una persona che, almeno nel nostro im-maginario, ti da quella sola occasione per poterci parlare, per accorciare
le distanze. Con Francesco non stato cos. La sua presenza costante sul nostroforum, la sua disponibilit, il suo esserci sempre, ha fatto si che questa distanza siannullasse dallinizio. Pensare alle domande da rivolgere a Francesco non perstato facile. Il rischio pi grosso era che cadessi nel banale, nel gi visto. E allora lascelta di intavolare una chiacchierata informale. Una chiacchierata che ci porter ascoprire un ragazzo che ha fatto del bonsai il suo mondo. Uno dei pi promettentiartisti del panorama nazionale che non ha dimenticato il valore dellessere umile.Non voglio prendere altro spazio a Francesco, per cui vi auguro buona lettura e...
a presto. Giuseppe Monteleone
>> Lopinionedi...
intervista a cura di Giuseppe Monteleone
2Francesco Santini
- Giuseppe Monteleone -
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>> Lopinione di...
Diamo inizio ad un botta e
risposta... di tutte le fasi della crea-
zione di un bonsai, qual quella che
ti aascina di pi?La modellatura.
Essenza preferita?Ginepro.
Piante autoctone o importa-
te?Indierente.
Ovviamente adesso tutti ci
aspettiamo che ci motivi le doman-
de precedenti... a te la parola.
Mi piace la modellatura per-ch il momento pi creativo. quandosto lando i rami, gi pregusto lemo-zione dellimpostazione. Se non fosseper questa fase non avrei lo stimolodi legare anche per giorni interi unapianta!
E poi quando anche lultimorametto legato inizia la fase piemozionante: non voglio essere as-solutamente disturbato; spengo ilcellulare e mi siedo davanti alla pian-ta per il tempo di una sigaretta... mu-sica in sottofondo... gli occhi leggonotutti i particolari e la mente comincia
a elaborare... quel ramo l il tiran-te qui... mi servir una leva... e poi siparte!
Durante la modellatura sonocompletamente concentrato... quasi
in trance! Mi piace quel dare la for-macreare quello che prima nonesisteva!
Amo particolarmente i gine-pri per la loro ampia modicabilit eversatilit. unessenza che d moltospazio alla fantasia... come dipin-gere su una tela bianca!
E poi amo questa essenza an-che per i colori: quel gioco cromaticotra legno secco, vegetazione e vena
viva che soprattutto i ginepri sono ingrado di dare.Per loro, ma un po per tutte
le piante, amo il carattere forte madelicato... e questo lo si ottiene conun mix di estremo e di naturale. An-che la pianta pi contorta e estre-ma deve anche essere naturale! Ledue cose possono convivere pi diquanto si possa pensare!
Tra piante autoctone e im-portate, non ce molta dierenza perme. Mi interessa un bonsai per quel-lo che esprime e non per lessenza inse!
Nel numero di novembre
dello scorso anno hai avuto modo di
descriverti un po (per i curiosi http://
www.napolibonsaiclub.it/forum/to-
pic.asp?TOPIC_ID=1533 ), di quelle
righe mi ha maggiormente colpitola tua capacit di seguire il sogno,
cosa che ti ha portato a curare la col-
lezione dei Franchi. Secondo te, per
fare bene bonsai necessario essere
un p sognatori?Sognatori nella vita. Qualche
anno fa ho deciso di abbandonareluniversit a pochi esami dalla lau-rea. Quello che studiavo non mi pia-ceva pi e ancora meno mi piacevaquello che sarei andato a fare. Decisi
di mollare per dedicare tutto il tempolibero alla mia passione per i bonsai.Non mi sono mai pentito di quellascelta!
Unaltra tua frase mi ha
colpito quasi allo stesso modo della
precedente, e cio