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I.P. DISTRIBUITO CON IL SOLE 24 ORE DONNA E SUD L’IMPRESA POSSIBILE Le Protagoniste 2006 FONDAZIONE MARISA BELLISARIO

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DONNA E SUD L’IMPRESA POSSIBILE

Le Protagoniste 2006

FONDAZIONE MARISA BELLISARIO

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“Donna e Sud: l’impresa possibile”non è solo il tema della XVIII edizio-ne del Premio Marisa Bellisario. Èuna convinzione profonda, che ciaccompagna da anni. Il nostro Paesepotrà avere un ruolo forte e propulsi-vo se sarà capace di scommettere sulMezzogiorno, per farne la “nuovafrontiera” della competitività italianain Europa. La globalizzazione e l’allar-gamento dell’Unione Europea offro-no al Sud l’opportunità di diventareponte tra Europa e Mediterraneo, traEuropa e Asia. Un crocevia di scambicommerciali che può e deve dar vitaa dinamiche positive in termini pro-duttivi, finanziari, tecnologici, maanche di cooperazione, cultura eintegrazione. Il rilancio del Mezzogiorno deve pas-sare attraverso una strategia decisa econcordata che, da una parte, rimuo-va i vincoli allo sviluppo, dall’altravalorizzi potenzialità e risorse. Unautentico “welfare delle opportunità”. Crediamo che i talenti femminili rap-presentino una componente irrinun-ciabile di questa strategia. Lo confer-ma la ricerca che pubblichiamo nellepagine seguenti e che fotografa inmodo esaustivo il tessuto dell’econo-mia femminile al Sud. I risultati nonlasciano spazio a dubbi. Le imprendi-trici, manager e professioniste delMezzogiorno sono la nuova realtà.Hanno mentalità aperta e vitale, cul-tura d’impresa e gestione improntatealla trasparenza e alla legalità, creati-vità e intraprendenza. Nelle Regioni insulari oltre il 25%delle imprese è guidato da una don-na e molte di loro hanno coraggiosa-mente combattuto non solo contro lacriminalità, ma contro i pregiudizi egli ostacoli burocratici e creditizi.Queste donne oggi rappresentano il

vero cambiamento: sono manager diqualità, capi d’azienda che portanoavanti, come gli uomini, complessesituazioni imprenditoriali, facendonespesso un successo.Non è un caso se proprio le protago-niste della ricerca e del focus group(di cui raccontiamo nelle prossimepagine) abbiano individuato in modochiaro e inequivocabile le priorità peril Mezzogiorno. Il percorso è un modello di crescitabasato su un intreccio virtuoso diintervento pubblico e iniziativa priva-ta, che coniughi innovazione tecnolo-gica, alta formazione, internazionaliz-zazione e valorizzazione delle risorseambientali, artistiche e culturali. Secondo le 706 donne intervistate,servono politiche innovative, visionestrategica e risorse economiche efinanziarie mirate, che valorizzino gliasset disponibili, premino modernitàe competitività e siano efficienti nellaspesa ed efficaci nei risultati.Il punto di partenza è una cabina diregia tra Stato, Regioni, Enti locali eUnione Europea che metta mano inmodo risolutivo al sistema infrastrut-turale e imprima uno sviluppo logisti-co orientato all’integrazione euro-mediterranea.Quindi, occorre consolidare un tessu-to produttivo meno polverizzato,attraverso provvedimenti che favori-scano la crescita dimensionale e lanascita di reti e distretti, e avviare unaresponsabile politica industrialeorientata al mercato. Bisogna modernizzare la PubblicaAmministrazione, riducendo drastica-mente tempi e costi burocratici chepenalizzano le imprese esistenti efrenano la nascita di nuove.Va anche restituita al Sud una dorsa-le bancaria che polarizzi e rilanci le

capacità imprenditoriali, un ceto ban-cario radicato nel territorio, in gradodi attuare una politica selettiva delcredito, volta a incoraggiare le impre-se meritevoli e a promuovere un cir-colo virtuoso. Urge una strategia di attrazione degliinvestimenti esteri, che finora incido-no per appena 0,1% del Pil e hannofatto nascere al Sud solo 367 impresestraniere contro le 6834 del Centro-Nord. Servono misure decise per garantireuna più stabile occupazione, oggi fer-ma al 46,1% e con un gap di 18 pun-ti rispetto al Centro-Nord. E occorrecontrastare il lavoro sommerso e irre-golare che, con un tasso del 22,8%contro il 10% del resto del Paese,crea un esercito del bisogno nel qua-le pesca la criminalità organizzata.Infine, bisogna attivare un meccani-smo di creazione delle competenzebasato sulla valorizzazione del capita-le umano e sulla formazione d’eccel-lenza, che faccia rientrare quel 26,8%di giovani che ogni anno abbandona-no gli studi. E intraprendere una lottasenza riserva alle pratiche illegali eagli abusivismi che hanno devastatoluoghi di inestimabile bellezza.Se in passato il Sud è stato vistocome territorio su cui impiantare

DONNA E SUD L’IMPRESA POSSIBILEdi Lella GolfoPresidente della Fondazione Marisa Bellisario

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modelli di sviluppo spesso incoerentirispetto alle sue peculiarità e risorse,oggi bisogna puntare in modo decisoproprio su queste potenzialità. Prima fra tutte il turismo, “l’unicomade in Italy che non può esserecopiato”. Il 54% delle nostre intervi-state indica proprio in questo settorela priorità per il rilancio dell’econo-mia. Il trend di presenze turistiche alMeridione riporta un incremento len-to ma costante, che dal ‘98 ad oggi siè attestato al di sopra della crescitamedia nazionale. Le risorse naturali epaesaggistiche, il patrimonio culturaleed enogastronomico rappresentanoun serbatoio ineguagliabile su cuicostruire una vera e propria industria.A condizione che si attuino politichedi vantaggio economico, fiscali e dellavoro, interventi di riqualificazionedei centri urbani e serie azioni di pro-mozione e che si generino cultura esapere d’impresa. La sinergia tra don-ne e turismo potrebbe segnare un“nuovo inizio”. In secondo luogo, bisogna rilanciarela produzione agricola e agroalimen-tare che caratterizza in modo marcatola realtà produttiva meridionale. Cosìcome è indispensabile adeguare iporti, che oggi mostrano volumi

superiori a quelli del Centro Nord, mache senza immediate azioni di am-modernamento perderanno il trenodella competitività.Infine, è necessario valorizzare e met-tere in rete i centri di eccellenza delsistema scientifico meridionale, pro-muovendone l’orientamento al mer-cato e al territorio e favorendo il col-legamento tra l’innovazione e le spe-cificità imprenditoriali locali. Questi interventi strategici potrebbe-ro garantire condizioni di benessere,sicurezza ed equità sociale per impe-dire una fuga - 130.000 persone l’an-no - che fa il paio con la spiraledemografica negativa. Le Regioni meridionali hanno in séqualità irripetibili e uniche. Credo siaarrivato il momento di smettere l’at-teggiamento fatalistico e l’ottusità del-la rinuncia, che lo stesso Mezzogior-no autonomamente si è già lasciatoalle spalle. È arrivato il momento di mettersi ingioco. Esiste un Sud del futuro, cheemergerà se imparerà a utilizzare almeglio le risorse, se potrà contare sulcontributo di una classe dirigente“illuminata” e lungimirante e sulsostegno di un Paese unito da unavolontà di rinnovamento e di pro-

gresso. Per dieci anni il Sud è cresciu-to, seppur a rilento, riducendo di 4,6punti percentuali il divario con il restodel Paese. Negli ultimi due anni que-sta spirale positiva ha però subito unbrusco arresto e le anticipazioni del-l’ultimo Rapporto Svimez registranonel 2005 una riduzione del Pil dello0,3%. “La crescita è la priorità assoluta dellapolitica economica italiana“, ha di-chiarato il Governatore di BankitaliaMario Draghi. Senza il Mezzogiorno il Paese nonpuò crescere. Spetta al nuovo Gover-no invertire la rotta includendo ilMezzogiorno tra le priorità del Paese,avviando una programmazioneresponsabile e condivisa e un nuovomodello di spesa pubblica di qualità,che si traduca in fattore strutturale dicrescitaServono soluzioni concrete e imme-diate, piani d’azione applicabili, tera-pie d’urto vigorose. E una frustata difiducia. Il Sud è pronto rimboccarsi lemaniche. Tocca alla classe politica eistituzionale dare un segnale forte eincontrovertibile.

D O N N A E S U D : L ’ I M P R E S A P O S S I B I L E

XVII Edizione Premio Marisa BellisarioAuditorium Confindustria

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S O M M A R I O

Editoriale 3DONNA E SUD: L’IMPRESA POSSIBILEdi Lella Golfo

Ricerca Istituto Piepoli 8ESSERE DONNA NEL SUD

SERVE UNO SCATTO DI RENI PER 19RESTITUIRE AL SUD E ALLE DONNE UN RUOLO DI PRIMO PIANOLuca Cordero di Montezemolo

DIRITTI E POTERI ALLE DONNE 21LA REGIONE LAZIO PER UNA DEMOCRAZIA PARITARIAPiero Marrazzo

Focus Group 22MEZZOGIORNO: LE IMPRENDITRICI DEL CAMBIAMENTO

IBM: ANCHE AL SUD 32LA RICERCA E’ DONNA

PER UNA CALABRIA COMPETITIVA 34E ORGOGLIOSA DEI SUOI TESORIIntevista a Agazio Loiero

DONNE E TRASPORTI: 37IL RUOLO DELLE FERROVIE DELLO STATO

ANAS L’ AUTOSTRADA 38DELLE PARI OPPORTUNITÁ

LA SIGNORA DEL TURISMO 40SCOMMETTE SUL MEZZOGIORNO Intervista a Maria Concetta Patti

DONNE E CARRIERA IN SIEMENS 43

NEL MEZZOGIORNO 44CON PASSIONE, DETERMINAZIONE E INNOVAZIONE Intervista a Margherita Mastromauro

IL FUTURO DELLA RICERCA 46AL MEZZOGIORNOIntervista a Mariarosaria Di Pierro

MicrosoftLO SVILUPPO DEL PAESE 51RIPARTE DALLE DONNE

L'ARMATRICE 52CHE FA NAVIGARE IL SUDIntervista a Maria Laura Cafiero

Comp.SysINFORMATION TECHNOLOGY 55PER REALTÀ EVOLUTE

ProteoUN NUOVO PATTO TRA CAPITALE 56E LAVORO

LE PROTAGONISTE 2006 58

I PROGETTI DELLA FONDAZIONE 62

FONDAZIONE MARISA BELLISARIOEnte Morale per la promozione delle attività e delle carriere delle donneONG - Organizzazione Non Governativa

Via delle Colonnette, 26/A (Studio Canova) 00186 RomaTel.06/36002804-36001287 Fax 06/36002805E-mail: [email protected] Sito Internet: www.fondazionebellisario.org

Curato da:Marina Abbate

Hanno collaborato: Alessia D'Annibale Rosanna MarcheseDaniela Cocito Annalisa Ingrati Stefania AssummaGiovanni Spinella

Progetto grafico e impaginazione: Studio Vitale

Foto: New Press

Stampa: Arti Grafiche Amilcare Pizzi

Come aderire alla Fondazione:Chi desidera far parte della Fondazione deve inviare il proprio curriculum personale e professionale che verrà sottoposto al vaglio degli organi competenti. L’iscrizione comportail pagamento di una quota annua.

Il valore dell’adesione:Le associate partecipano a tutte le attività della Fondazione; ricevono assistenza nelle attività professionali; hanno l’opportunità di scambiarsi esperienze a livello nazionale e inter-nazionale; usufruiscono di tutti i servizi e convenzioni della Fondazione; ricevono il materiale informativo… in una parola, sono protagoniste del mondo che vogliamo migliorare!

Nome ......................................................................................................

Cognome ................................................................................................

Data di nascita.........................................................................................

Indirizzo..................................................Città..........................................

Telefono .................................................Fax............................................

E-mail.....................................................Cell ...........................................

Professione..............................................................................................

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D O N N A E S U D : L ’ I M P R E S A P O S S I B I L E

Nelle pagine che seguono proponiamo una sintesi dei risultati della ricerca “Donna e Sud: l’im-presa possibile”, realizzata dall’Istituto Piepoli per la Fondazione Marisa Bellisario, con il contri-buto di Capitalia. La ricerca si è sviluppata attraverso due momenti. Una prima fase qualitativa, basata su un focus group: 12 donne provenienti da tutte le regioni delSud - libere professioniste e dirigenti di enti pubblici e privati di livello socio-culturale medio-alto -hanno fotografato “dal vivo” la realtà imprenditoriale del Mezzogiorno. Punti di forza e di debolezza, ostacoli e risorse emersi hanno consentito di strutturare una secon-da fase quantitativa: 706 interviste a un campione di libere professioniste, imprenditrici e mana-ger del settore pubblico e privato. In particolare, 501 interviste hanno coinvolto professioniste chevivono e lavorano al Sud; le rimanenti 205, si sono concentrate su donne che, pur avendo ormaitrasferito la propria attività professionale nel Centro/Nord, hanno origini e provenienza meridio-nale. Una ricerca dalla struttura complessa e articolata, che ha permesso di confrontare le realtàprofessionali e imprenditoriali di Nord e Sud del nostro Paese e di analizzare, in maniera esausti-va, la situazione attuale nel Mezzogiorno, vista dalle donne che al Sud producono e contano. La Fondazione Bellisario ringrazia Capitalia per l’attenzione dimostrata.

“Saranno le donne a salvare il Meridione d’Italia? Solo pochi decenni fa una domanda del genere sarebbe stata unaprovocazione… Un’ipotesi impensabile, in Regioni nelle quali l’universo femminile poteva esprimersi solo nei ruoliassegnati dalle convenzioni sociali. Ieri solamente mogli e madri, le donne del Sud sono oggi inserite con successonelle realtà imprenditoriali, anche se lottano ancora contro il pregiudizio. E’ questo probabilmente il dato più forteemerso dall’indagine svolta per conto della Fondazione Marisa Bellisario.Fare impresa nel Mezzogiorno non è facile, eppure i presupposti per un rilancio ci sarebbero, come sottolineato dalneo-Presidente della Repubblica: “Il pendolo della storia ci riporta verso il Mediterraneo. La promozione civile e pro-duttiva dell’economia meridionale diventa un’opportunità di respiro continentale”.Quale contributo può venire dalle donne alla crescita del Sud? Certamente sono loro le paladine ideali di una nuovamentalità più aperta e tollerante. Rispettosa della tradizione che costituisce l’irrinunciabile punto di partenza di tutte leattività di cui è fatta la loro vita, tanto personale quanto imprenditoriale.Con queste armi, insieme a una buona dose di creatività e cultura affrontano una congiuntura difficile, conseguenza delpiù generale stallo dell’economia italiana. Del quale il Mezzogiorno rappresenta una sorta di “buco nero”, con un tassodi disoccupazione al 7%, un’emigrazione in crescita e una propensione all’export più bassa della media nazionale.Secondo il nostro Istituto, che da anni studia questa realtà, la via per uscire dalla crisi passa da politiche che trasfor-mino uno svantaggio in una reale occasione di sviluppo. Politiche mirate, che diano ai giovani la fiducia necessariaper rimanere nella loro terra e investire qui risorse economiche o il proprio progetto di vita. Non solo, le donne bene-ficerebbero dell’affermarsi di una nuova cultura della meritocrazia, svincolata da tutte quelle prevaricazioni e favoriti-smi che oggi impediscono a una terra straordinariamente ricca di bellezza e di arte di tornare al proprio, primigeniosplendore.”

Nicola Piepoli

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ESSERE DONNA NEL SUDLe donne intervistate mostrano un atteggiamento comune di orientamento agli obiettivi e una motiva-

zione forte ad andare avanti nonostante le difficoltà nell’affermarsi e la quotidiana lotta contro l’illega-

lità. Alla cultura dell’assistenzialismo, preferiscono la cultura del saper fare, lavorando per portare valo-

re e ricchezza al proprio territorio. La donna ha scelto di essere indipendente e chiede le condizioni per

“poter fare”, ma anche per poter accedere ad ambienti troppo spesso ancora esclusivamente riservati

agli uomini.

La generalità delle intervistate non si scoraggia di fronte agli ostacoli. Il percorso che la donna ha compiuto negli anni è vissuto posi-tivamente come un percorso di crescita attraverso il quale è riuscita a portare il proprio contributo nel sociale e nel politico. In questa cornice, si va delineando un futuro che vede le donne sempre più protagoniste, fiduciose nelle loro possibilità e desidero-se di non fermarsi agli scarsi risultati finora raggiunti, ma di impegnarsi anche per le generazioni future. Ad emergere è innanzitutto un dato positivo: per il 61% delle intervistate la condizione lavorativa è decisamente migliorata. Le donne del campione si ritengono realizzate professionalmente per l’88% dei casi. In particolare, il 30% delle donne intervistate si ritiene molto realizzato professionalmente mentre il 58% lo è abbastanza. Solo il 12% esprime un livello di realizzazione non soddisfacente. E questo nonostante la difficoltà a conciliare gli impegni di lavorocon quelli di moglie e madre. Le difficoltà incontrate nel “fare impresa” sono fattori indipendenti dal “saper fare impresa”. Gli elementi che ostacolano le attività imprenditoriali delle donne sono di ordine burocratico (tempi lunghi, mancanza di informazioni sul-le pratiche e sulle licenze). Difficoltà che si accentuano per le imprenditrici che operano al Centro-Nord. Si va verso un progressivo superamento dell’atavica diffidenza verso la figura della donna imprenditrice, diffidenza che nel Sud risultaessere ancora un ostacolo nel momento in cui si decide di “fare impresa”.

1DONNA IMPRENDITRICE DEL SUD

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Le imprenditrici risultano essere poco soddisfatte dalle politiche a sostegno dell’imprenditoria femminile. In particolare, rispetto allalegge 488/92, il 29% si dichiara soddisfatta, contro il 42% che invece si dichiara non soddisfatta. Riguardo alla legge 215/92 la percentuale di chi si ritiene soddisfatta scende al 25% contro il 34% che non lo è. Più della metà delleimprenditrici intervistate si dichiara informata sulle politiche di accesso ai finanziamenti (52%). Comunque, le politiche a sostegno dell’imprenditoria vengono considerate da più della metà del campione analizzato (57%) come unodegli elementi chiave per il rilancio del Sud.

Abbiamo chiesto alle intervistate di individuare le risorse per il rilancio del Sud. La ricerca conferma il pensiero Kantiano: l’uomo come fine. Il Meridione dovrà puntare quindi sulle risorse umane, la ricerca per l’inno-vazione e lo sviluppo che sono gli elementi in grado di portare linfa nuova all’economia locale. Stimolando la cultura d’impresa nel rispetto delle regole del mercato del lavoro e della competitività, il Sud avrà una chance in più. Sicuramente occorreranno risorse economiche per sponsorizzare nuovi progetti; certamente il contesto dovrà essere adeguato. Quindi, sullo sfondo di questo scenario, il Meridione e le imprese meridionali necessitano delle condizioni minime (logistica, infrastrut-ture, sicurezza, semplificazione amministrativa ecc..) per lo sviluppo.

2LE POLITICHE A SOSTEGNO DELL’ IMPRENDITORIA FEMMINILE

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LA STRATEGIA

Le intervistate sostengono che lo sviluppo del Sud risente della crisi economica italiana in generale. Nelle regioni del Sud, inoltre, il capitale manca, le difficoltà di accesso al credito sono maggiori per chi voglia realizzare impresa e leiniziative finora intraprese a sostegno dell’imprenditoria femminile sono giudicate insoddisfacenti. Anche le informazioni su come usufruire di investimenti e come accedere a determinate agevolazioni sono carenti. Particolare rilie-vo viene dato alla formazione e alla informazione. L’esigenza prioritaria per migliorare la progettazione strategica al Sud è la “maggiore trasparenza e moralità pubblica” (44%). La legalità è quindi intesa alla base della competitività. Il 37% invece punterebbe su iniziative di formazione professionale, mentre il 33%sugli istituti di credito in termini di “maggiore apertura al finanziamento di progetti innovativi”.

3IL SUD E LA PROGETTAZIONE STRATEGICA

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LA CRESCITA

La politica è vecchia e lontana dal territorio. In alcune aree del Mezzogiorno si denuncia il ritardo estremo nei collegamenti infrastruttu-rali, il lavoro nero e la piaga della criminalità. La mentalità locale non favorisce le donne e i giovani. Priorità per le intervistate è dare più opportunità ai giovani. Tra le altre condizioni necessarie alla crescita, l’impresa ha bisogno di un’amministrazione più snella, di più infrastrutture e di un climaispirato alla trasparenza e alla meritocrazia.

LE PRIORITA’

Il settore sul quale il Meridione dovrebbe puntare in maniera prioritaria è il turismo, in termini di rilancio e promozione. Questo lo pensa il 54% delle intervistate. In misura minore, ma comunque consistente, il 29% delle donne intervistate indica tra gliinvestimenti prioritari per il rilancio del Sud la lotta alla criminalità organizzata.

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Puntare sui giovani sembra essere per il 31% l’elemento chiave per creare più occupazione al Sud e arginare la “fuga di cervelli” dalMezzogiorno. Importanti pure gli investimenti in ricerca e sviluppo (28%) mentre al terzo posto viene indicata la maggiore interazionetra il mondo delle università e quello del lavoro (25%).

Le intervistate hanno idee molto chiare sulla situazione dei giovani e in particolare delle giovani donne che vogliono investire nel Sud.Per i giovani fare impresa è molto difficile, soprattutto per chi non ha delle solide basi finanziarie di partenza. In generale, il livellodi istruzione è elevatissimo, ma le opportunità lavorative sono insufficienti e il contesto negativo facilita la “fuga dei cervelli”. Per le giovani donne il lavoro è sempre più spesso precario e questa condizione genera malessere, mancanza di stabilità emotiva edeconomica. Mancano, soprattutto nella fase iniziale, strategie dirette ai giovani imprenditori che possano guidarli per ottenere unamigliore formazione specialistica, una diffusione di expertise ed una qualificata cultura d’impresa. Le imprese di sole donne o gestite da giovani donne registrano ancora poca credibilità da parte del mercato.

4L’OCCUPAZIONE E IL FUTURO

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Molti validi “cervelli” del Sud abbandonano la loro terra di origine. La soluzione per arginare la migrazione dal Sud e poter contaresulla loro forza intellettuale e culturale risiede invece, per il 39% dei casi, sulla maggiore “assistenza” ai giovani nel momento in cui“decidono di fare impresa” e su una maggiore collaborazione tra Nord e Sud (31%). Infatti, proprio la possibilità di rientrare nella terra di origine e mettere a frutto le competenze maturate al Nord o all’estero, potrebbe esse-re un valore aggiunto. Inoltre, continuare a collaborare con le aziende o le università del Nord e di altri Paesi Esteri potrebbe stimolare e agevolare lo sviluppoe la crescita di nuove idee e attività imprenditoriali.

La donna: l’impresa possibile nel Mezzogiorno. Il profilo delle donne manager e imprenditrici intervistate è ricco di sfaccettature.Costanti e determinate, le donne meridionali percorrono il loro cammino professionale senza paure e sono fiere di loro stesse. Si tratta di persone che hanno voglia di mettersi alla prova, non hanno paura della fatica e non si scoraggiano di fronte agli ostaco-li. In molti settori riescono addirittura a distinguersi per il loro essere all’avanguardia e per l’apertura al nuovo. Caratterialmente, socializzano facilmente e sanno fare gruppo per realizzare insieme i propri obiettivi. Nel tempo libero amano dedicarsi al volontariato.Il legame alla terra d’origine è forte e le accompagna anche quando per studio o lavoro si trasferiscono al Nord Italia o all’estero.

Per affermarsi una donna deve possedere professionalità e cultura.

È opinione comune (87%) che attraverso le competenze lavorative (54%) e la preparazione intellettuale (33%), la donna del Mez-zogiorno è la vera forza del cambiamento per il rilancio del Sud. Un altro elemento distintivo in questo percorso potrebbe esserequello di puntare sulla loro capacità creativa (25%).

Più propense a sostenere la tesi che attraverso la professionalità e le competenze la donna potrebbe essere la vera forza del cam-biamento per il rilancio del Sud sono le dirigenti/manager del settore pubblico (61%) e le professioniste (58%). Queste ultime puntano molto anche sulla preparazione intellettuale (39%). Mentre le imprenditrici (26%) e le dirigenti/manager(31%) del settore privato identificano nella creatività la ‘molla’ determinante per la rinascita del Sud a livello imprenditoriale.

5IL RISCATTO DELLA DONNA DEL SUD

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simply better è un modo di essere. È un modo di pensare e di lavorare, basato sulla nostra convinzione che solo conciliando il progresso economico e sociale si possa veramente creare valore. Valore che trasferiamo negli oltre 14 milioni di elettrodomestici scelti ogni anno da milioni di famiglie europee.

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Per avere una lettura approfondita, riuscendo così cogliere eventuali differenze comportamentali, viene proposto sotto un grafico cherappresenta l’area geografica di appartenenza delle donne intervistate. Le percentuali vengono calcolate considerando i diversi sot-to campioni. Dall’analisi emerge che le lavoratrici del Mezzogiorno puntano di più su competenza lavorativa (57%), mentre quelledel Centro-Nord su preparazione intellettuale (49%). L’elemento creatività risulta essere, invece, molto più importante per lavoratrici del Sud (28%) che per quelle del Centro-Nord (19%).

6LA CREATIVITÀ DELLE DONNE DEL SUD

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E' incoraggiante sapere che tante intelligenze femminilinel mondo dell'impresa operino o provengano dal Suddel nostro Paese. Considero questa crescita importante, per alcuni versifisiologica e certamente irreversibile: siamo in una societàche cambia rapidamente e che chiede sempre di piùcapacità di innovazione e creatività, doti che appartengo-no in misura rilevante all'universo femminile, e che spes-so rappresentano il valore aggiunto di un'impresa. Purtroppo l'Italia, e soprattutto il Mezzogiorno, su questofronte hanno ancora molti ritardi da recuperare. Non miriferisco solo all'insufficiente peso che le donne hanno aipiani alti, o medio alti, della carriera e dell'impresa. Spes-so ne ho sollecitato, con convinzione, una maggior pre-senza. Parlo invece, più semplicemente, dell'incidenzadella donna nel mondo del lavoro. I tassi di occupazionefemminile ci vedono fanalino di coda in Europa. E peggioaccade nel Sud, dove, negli ultimi tre anni, il lavoro fem-minile è addirittura diminuito del 3%. E' per il meridione che l'Italia mancherà il target del tassodi occupazione previsto dalla strategia di Lisbona al 70%.Ed è la modesta percentuale delle donne a pesare suquella grave spaccatura che separa il Nord che lavora dalSud dei troppi esclusi. E' vero, il dato sulle donne riflettel'erosione generale dell'occupazione verificatasi nel meri-dione negli stessi anni, ed è anche vero che il resto delPaese ha compensato con la sua crescita questa perdita.

Ma questo non sposta di un millimetro il problema.Siamo indietro sul piano dello sviluppo e delle infrastrut-ture competitive e sociali, e arranchiamo, soprattutto, nelcammino delle riforme. Siamo il Paese che da anni ormainon sa attrarre capitali esteri, e dove ancora oggi manca-no le risorse per rimettere in moto il circolo virtuoso degliinvestimenti. E siamo il Paese, infine, delle tante anomalie, come quel-la di tollerare una patologica diffusione del sommerso (ildoppio della media europea) e, appunto, un abissaledivario tra il Sud e il resto dell'Italia.Anche per questi motivi sono grato al Premio Bellisarioche, per la sua XVIII^ edizione, ha puntato i riflettori suquel cono d'ombra che avvolge, troppo spesso nel torpo-re generale, il Mezzogiorno. Solo un Paese unito ed omo-geneo nelle sue possibilità di crescita può recuperare lacapacità di competere ad armi pari con le altre nazioni. Esolo uno scatto di reni della classe dirigente e politica delPaese può restituire alle regioni meridionali, di nuovostrategiche per la loro posizione geografica, al centro deigrandi flussi di scambio del Mediterraneo, il ruolo di pri-mo piano cui hanno pienamente diritto. Ma per fare que-sto, occorre riscoprire, tutti, il cemento dell'impegnocomune. Lo stesso che ci ha permesso di centrare Maa-stricht e di restare in Europa da protagonisti.

SERVE UNO SCATTO DI RENI PER RESTITUIRE AL SUD E ALLE DONNE UN RUOLO DI PRIMO PIANOLuca Cordero di MontezemoloPresidente Confindustria

Luca Cordero di Montezemoloalla XVII edizione del Premio Marisa Bellisario

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CONGEDO PARENTALE. AMARE È UN DIRITTO.

Finalmente posso fare il papàa tempopieno. Per legge.Con la legge n.53 dell’8/3/2000 mamme e

papà possono avere un congedo dal lavoro

nei primi otto anni di vita del loro bambino.

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“Il giorno che si darà alle donne la piena parità, il mondovedrà una nuova speranza”. A pronunciare questa frase èstata Rita Levi Montalcini. Questo giorno appare ancoramolto lontano. In tutti gli ambiti, dal mondo del lavoro aquello della politica, la donna deve ancora lottare controintollerabili pregiudizi e chiusure. Una ricerca del Euro-pean Professional Women’s Network mostra che l’Italia èall’ultimo posto per presenza femminile nei consigli diamministrazione delle imprese: il 2% contro una mediaeuropea del 9%. Quante sono in Italia le donne direttoridi quotidiani ? Una. Quante sono le donne Rettori delleUniversità? Due. Sono numeri inquietanti per una demo-crazia matura.Nella politica la situazione è ancora più drammatica. Alivello europeo siamo il fanalino di coda: poche donne cirappresentano al Parlamento. Dopo la formazione delnuovo Governo, lo stesso presidente del Consiglio Roma-no Prodi ha ammesso di avere rivalutato le “quote rosa”,strumento necessario per cambiare le cose.Sono convinto che, in alcuni casi, le svolte vadano soste-nute e guidate. Anche con regole che preferirei non fos-sero necessarie. Alle donne vengono riconosciute compe-tenze fisse: per esempio, sono loro affidati solitamenteministeri come quello delle Pari Opportunità. E’ ora diandare oltre. Nella Giunta regionale che rappresento le

donne sono responsabili di un terzo degli assessorati. E’ stata una scelta precisa, un segnale che abbiamo volu-to dare, affidando loro anche competenze decisive comel’agricoltura o il lavoro. Il motivo è semplice: abbiamobisogno del loro contributo per dare al Lazio quella “nuo-va speranza” di cui parlava la senatrice Montalcini. Ilnostro progetto è quello di garantire nei CdA delle azien-de della Regione una presenza femminile del 50%, inassoluta parità. Ho chiesto l’aiuto di imprese e fondazioniper individuare personalità di spicco. Convocheremoanche un Tavolo regionale sul tema, per confrontarci sul-le modalità di riequilibrio tra donne e uomini.Intanto, i dati statistici ci dicono che qualcosa sta cam-biando. Nell’agricoltura regionale, per fare un esempio,un’azienda su tre è gestita da donne. E’ per dare nuovoossigeno a queste realtà che stiamo sostenendo il micro-credito, con 3 milioni e 250 mila euro per le imprese alfemminile. Il principio delle pari opportunità tuttavia non può esseresolo una questione di quote e finanziamenti, ma è unaquestione sociale e culturale. La donna deve essere parteintegrante della società, in tutte le sue articolazioni: laRegione Lazio è per lo sviluppo di una reale democraziaparitaria. Credo che la politica abbia il dovere di dare perprima l’esempio.

DIRITTI E POTERI ALLE DONNELA REGIONE LAZIOPER UNADEMOCRAZIA PARITARIA

Piero MarrazzoPresidente Regione Lazio

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MEZZOGIORNO: LE IMPRENDITRICI DEL CAMBIAMENTO

L’élite imprenditoriale del Mezzogiorno si è riunita nella sede della Fondazione

Bellisario in un focus group d’eccellenza “capitanato” dal Professor Piepoli,

con il prezioso contributo del Vicepresidente di Confindustria per

il Mezzogiorno, Ettore Artioli. Dodici donne impegnate, talenti, manager,

imprenditrici accomunate da passato e futuro.

Il passato a costruire e scommettere sul successo delle proprie idee

imprenditoriali e professionali nel Mezzogiorno.

Il futuro di reale e radicata fiducia nelle potenzialità e nelle ricchezze del Sud.

Percorsi di vita e di lavoro diversi, uniti dalla passione per il proprio mestiere,

dall’amore per la propria terra e da una determinazione viva e consapevole.

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Ma anche da un approccio nuovo e “rivoluzionario”, ispirato alla creatività

e al pragmatismo, alla trasparenza e alla volontà di costruire.

Un confronto critico ma profondamente costruttivo, alla ricerca di soluzioni

concrete e linee d’azione immediate. Per il rilancio del Sud. Con le donne e con

i giovani. Perché le professioniste del Mezzogiorno sono convinte che proprio

dalle energie positive e propositive possa venire un impulso decisivo

per l’economia ma anche per il tessuto politico, sociale e culturale delle

Regioni meridionali. Non reclamano assistenza, sono lontane anni luce da un

fatalismo rassegnato, vogliono un contesto vitale e libero da condizionamenti e

vincoli all’azione e allo sviluppo. Vogliono solo spazio per fare e cambiare.

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“Le donne potrebbero rappresentare il vero cambiamen-to che manca al Sud, la vera chiave di volta”. Ne è convin-ta Lella Golfo, Presidente della Fondazione Bellisario, cheha deciso di riunire il gotha dell’impresa meridionale. Protagoniste sono loro: “donne impegnate, imprenditrici,manager, veri talenti”, che nel Sud hanno investito e con-tinuano a investire capitali e impegno di vita. Con passio-ne e fatica. E che nel focus group coordinato dal Prof. Piepoli prova-no a individuare punti di forza e debolezza, luci e ombre,ostacoli e risorse dell’imprenditoria femminile nel Mezzo-giorno. Un confronto impegnativo e costruttivo che mira a traccia-re il migliore percorso per avviare la “locomotiva Mezzo-giorno”. Un incontro fortemente voluto da Lella Golfoche, da meridionale orgogliosa delle proprie origini, con-fessa di affrontare la XVIII Edizione del Premio Marisa Bel-lisario dedicata al Mezzogiorno con particolare coinvolgi-mento. “In un momento così delicato per l’Italia - sostie-ne la Presidente della Fondazione - la scelta del Mezzo-giorno è una scelta di campo. Stare dalla parte del Sud emettere in atto tutte le risorse e gli strumenti necessarialla sua crescita, significa lavorare per lo sviluppo del Pae-se. Non esistono alternative. E il nostro incontro di oggi -conclude - nasce dalla convinzione che le donne siano unelemento non solo irrinunciabile, ma decisivo per il suc-cesso di questo progetto”.Un’opinione condivisa dal Vicepresidente di Confindustriaper il Mezzogiorno Ettore Artioli. Compiaciuto accento sici-liano, è lui a chiarire come quest’anno più che mai il ruolodell’Associazione degli Industriali sia “non solo di sostegnoe collaborazione, ma di vero e proprio attivismo su conte-nuti e percorsi che - continua - Confindustria reputa priori-tari per lo sviluppo del Mezzogiorno”. Percorsi di cui Mari-sa Bellisario si era fatta già appassionata sostenitrice tantianni fa. “Di origine meridionale e da meridionalista convin-ta, grazie anche al ruolo conquistato in Italtel - dichiaraArtioli - ha deciso di investire al Sud, dimostrando che alSud si può”. Un esempio illustre che può tracciare la via daseguire. “Marisa Bellisario - aggiunge Nicola Piepoli -dimostra che per individuare sia le aree critiche, che lepotenzialità del Mezzogiorno, è necessario partire dal futu-ro delle donne e della managerialità nel Sud”.Lo Stato, le istituzioni e gli enti locali, il sistema creditizio,la cultura d’impresa, la conciliazione tra famiglia e lavorosono alcuni dei temi su cui si incentra il confronto dell’é-

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lite femminile riunita dalla Fondazione Bellisario. Il risultato è una fotografia reale e variegata di un Sud checon le donne mantiene un rapporto conflittuale e dove lacomponente femminile deve farsi largo con grande deter-minazione. Per motivi che in prima battuta sono “cultura-li e di mentalità, frutto di una tradizione dura a morire eancora molto radicata nel Mezzogiorno”, sottolinea Anto-nietta Santilli, Responsabile dell’Ufficio Relazioni con ilPubblico della Soprintendenza Archivistica per il Molise econsulente di numerose associazioni per lo sviluppoindustriale e politico della sua Regione. “Ma anche - aggiunge Stefania Brancaccio, Presidente eazionista della Coelmo, azienda campana del settoremetalmeccanico - perché nel meridione le donne si trova-no ad affrontare episodi di criminalità e pratiche illegali difronte alle quali diventano un muro di cemento armato,dimostrando una forza e una decisione sgradite a quantivogliono mantenere lo status quo”. Dunque al Sud i primi ostacoli per le donne sono dimatrice culturale. Derivano dal contesto e da quella cheAntonella Dodaro definisce una “bacata gestione delpotere”. “Una gestione - sostiene l’imprenditrice di secon-da generazione, Amministratore Delegato di due aziendenel settore dell’editoria tra cui “Il Quotidiano” della Cala-bria e Basilicata - che, anche con il sostegno dei partitipolitici e della mafia, riverbera nel tessuto economico,opprimendolo e impedendone lo sviluppo”. E qui il ruolodella componente femminile potrebbe rivelarsi determi-nante. “Perchè – spiega la Dodaro – mentre l’uomo gesti-sce da sempre il potere per perpetuarlo, in modo assolu-tamente non orientato a un obiettivo, la donna guarda aun risultato che rimanga nel tempo, lavora per costruire”.“La creazione del valore è prettamente femminile. Una tipica proiezione della maternità - concorda SusannaZucchelli, già Amministratore Delegato dell’Aeroporto diOlbia ed attualmente Direttore Generale Hera Imola-Faenza - che però va gestita in modo intelligente. Perché– ammonisce il DG – la costruzione non deve prescinde-re dal profitto, pena il risultare perdenti rispetto alla com-ponente maschile” .Concordi, dunque, le imprenditrici nel ritenere che dauna trasparente, lungimirante e costruttiva gestione delpotere, soprattutto economico, dipenda la possibilità diun rilancio deciso del nostro Mezzogiorno. Sempre che il Sud, che tanto può guadagnare dal contri-buto delle donne, non continui a tenerle lontane, come

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rivela Cristiana Coppola, Presidente di ConfindustriaCampania. “La nostra presenza nell’amministrazione egestione delle aziende, così come nel mondo confindu-striale è ancora limitata. E non tanto - sostiene la leader degli industriali campani -per discriminazioni nei confronti della componente fem-minile, quanto per condizioni economiche e ambientaliparticolarmente dure, che hanno maggiore peso sulleimprenditrici. E rispetto alle quali - aggiunge - le misure asostegno dell’imprenditorialità femminile, sempre focaliz-zate nel settore del terziario, non hanno risposto in modoesauriente alle richieste del territorio. Basti pensare chespesso i vertici delle imprese sono femminili solo nomi-nalmente, ma nella pratica restano saldamente in manoagli uomini di famiglia”.E nelle altre regioni del Sud il panorama non sembracambiar molto. “In Abruzzo - fa sapere Monica Baldassarre, Presidentedei Giovani Dottori Commercialisti della provincia di Chie-ti - le donne sono presenti soltanto nelle aziende familia-ri, mentre nelle altre sono relegate in posizioni assoluta-mente di secondo piano”. Qualche passo avanti ha fattola Sardegna dove, fa notare Susanna Zucchelli, “l’im-prenditoria privata si attesta al 24%, in linea con la medianazionale. Ma anche lì, per crescere, le donne hannobisogno ancora di forti supporti sia per l’ingresso in azien-da che per conciliare lavoro e famiglia”. E proprio tempi e modi di conciliazione rappresentanoper tutte le imprenditrici un ostacolo e insieme un fronteimportante su cui sollecitare interventi immediati. “Perchéla chiave per un autentico progresso delle donne al Mez-zogiorno - sostiene Vincenza Cassetta, AmministratoreUnico Ceramiche Francesco De Maio - non passa perincentivi o sostegni, ma per una reale politica di tuteladella famiglia. Ancora più importante per le giovani che siaffacciano nel mondo del lavoro e che spesso vengonomesse davanti a scelte difficili e radicali. Nonostante gliinterventi legislativi che oggi consentono il congedoparentale, infatti, il ruolo della gestione della casa e dellacrescita dei figli continua ad essere appannaggio quasiesclusivo delle donne. E non tutte riescono a mantenere nel tempo la determi-nazione e le motivazioni sufficienti a sostenere il pesotroppo oneroso di questa difficile conciliazione tra ritmi divita privati e lavoro”.Tra le soluzioni proposte dai gruppi di lavoro, all’interno

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del focus group, c’è quella di leggi che diano alle città lalibertà di riscrivere i propri tempi. Dunque una maggioreflessibilità ma anche un incremento dei servizi socialiofferti. E poi la completa deducibilità dal reddito di tuttiquei costi che gravano su gestione e assistenza familiari.Certo, la difficoltà di conciliazione non riassume tutti gliostacoli che le imprenditrici del Mezzogiorno incontranonel loro percorso professionale. Sussistono condiziona-menti di contesto che gravano sulla creazione d’impresaprima e sulla sua ottimale gestione dopo. In primo luogo il capitale, come testimonia GiuseppinaPerri, Amministratore Unico di FAG Petroli. “Sappiamocome al Sud il costo del denaro sia doppio e la tutela ban-caria pressoché nulla. Un grosso freno per l’imprendito-ria”. Soprattutto per quella femminile, visto che nei con-fronti delle donne gli istituti di credito sembrano mante-nere un atteggiamento di diffidenza. “Ho iniziato giovanis-sima - ricorda la Perri - e per molti anni sono stata costret-ta a camminare con lo statuto nella borsa per poter dimo-strare di essere veramente l’Amministratore della societàper cui chiedevo i finanziamenti. E anche oggi mi capita spesso di dover garantire i paga-menti agli enti con i miei beni”. Condizioni insostenibiliche “se costituiscono un problema per le industrie affer-mate del Mezzogiorno, rappresentano uno scoglio insor-montabile per donne e giovani che vogliano dar vita auna nuova attività imprenditoriale”, dichiara MargheritaMastromauro, quarta e promettente generazione delPastificio Riscossa. E in questo ambito cruciale, le strategie risolutive suggeri-te dalle partecipanti al focus group, si inseriscono nellalogica del finanziamento alle idee e, per le aziende avvia-te, in un intervento più deciso degli Enti locali, come lasottoscrizione di forme di garanzia a tutela degli investi-menti. Anche se le misure per agevolare l’accesso al cre-dito potrebbero essere di tipo diverso e innovativo, desti-nando a questo scopo parte dei contributi previsti dalleleggi di incentivo. Provvedimenti che, per Rosamaria Benevento, “andreb-bero completamente aboliti”. L’avvocato lucano, a capodella Start Sas, società di servizi, sembra non aver dubbi:“proporrei, anche un pò provocatoriamente, di ridurretutte le misure straordinarie all’intervento ordinario.Sarebbe un modo per dare una spinta all’imprenditoriadel Mezzogiorno. Non solo femminile”. La chiave di volta, dunque, sta in un’azione decisa che

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Ore...l’Italia è in onda.

Qualunque sia l’ora, qualunque sia la città,qualunque sia la storia: Rai racconta l’Italia. Da sempre.

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vada al cuore dei nodi reali del tessuto economico meri-dionale e fornisca non assistenza, ma strumenti adeguatiper risolverli. Partendo da Stato e Istituzioni. Che, a dettadelle imprenditrici, dovrebbero prima di tutto mettere inpratica quelle trasformazioni positive introdotte nella Pub-blica Amministrazione a partire dagli anni ‘90 e rimastesulla carta. “Si dovrebbero rafforzare concetti e pratiche diefficienza, trasparenza, semplificazione amministrativa edare maggiore impulso a formazione e informatizzazio-ne”, sostiene Pina Amarelli. “Per quanto riguarda gli enti locali, invece - continua laPresidente dell’omonima azienda, leader nella produzionedi liquirizia - bisogna creare un quadro normativo a soste-gno dell’occupazione in generale e femminile in particola-re, inserendone le problematiche negli Statuti regionali”.Tutti d’accordo i presenti sulle priorità che in questo sensovanno affrontate: trasporti, infrastrutture, servizi, asili nidoe progetti di “urbanistica vivibile”, senza trascurare i fatto-ri chiave di semplificazione burocratica, occupazione,ricerca e innovazione. Proprio quest’ambito rappresenta, a parer loro, un tassel-lo fondamentale per il rilancio dello sviluppo del Mezzo-giorno. “L’Università - secondo Mariella De Florio, Ammi-nistratore Delegato di Simet Spa - deve diventare l’em-brione, l’incubatrice all’interno della quale far nascere ideeimprenditoriali”. Quanto agli strumenti da adottare “si trat-ta in primo luogo di coinvolgere le facoltà scientifiche etecnologiche - spiega - perché l’Italia e il Mezzogiornohanno bisogno di fare impresa nei settori più innovativi.Dopodiché, creare una diretta collaborazione tra Univer-sità e imprese, dando vita a idee imprenditoriali che ven-gano tramutate in veri e propri business plan”. E le proposte avanzate nel corso dell’incontro sono tante.Il senso che se ne trae è, fondamentalmente, quello di unforte pragmatismo e di una conoscenza reale e approfon-dita del contesto e del tessuto sociale, economico e cultu-rale del Mezzogiorno. Linee d’azione ispirate e dettate dall’esperienza sul cam-po, dunque, e non da una teorizzazione spicciola di solu-zioni ideali. E, soprattutto, proposte che scaturiscono daun convincimento radicato nell’élite imprenditoriale riuni-ta dalla Fondazione Bellisario: le donne, insieme ai giova-ni, rappresentano l’asset fondamentale su cui costruire ilfuturo del Mezzogiorno. E dunque le risorse strategiche eprioritarie da valorizzare per il rilancio della competitivitàdel sistema Paese.

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“Sono veramente pochi i giovani laureati del Sud che rie-scono a realizzarsi nella città natìa e questo non dipendedalla preparazione universitaria né dalle capacità perso-nali. Nonostante la tenacia con cui ci si aggrappa al luo-go in cui vorremmo lavorare e vivere, la maggior parte dinoi deve scegliere Roma e Milano oppure ripiegare sulavori meno gratificanti, meno stimolanti e più precari”. Marisa Spadavecchia, pugliese, 33 anni, si considera unaprivilegiata. Non solo per essere tra i pochi che a Bari, cittàin cui si è laureata in Scienza dell’Informazione nel 1999con una tesi dal titolo "Classificazione automatica deidocumenti", ha trovato occupazione. Privilegiata anche perché quel lavoro si svolge all’internodell’Innovation Lab IBM che ha proprio sede nel capoluo-go. Una struttura d’eccellenza con 160 persone, la metàdelle quali focalizzata su progetti di ricerca innovativi.“E’ indubbio che svolgere questo tipo di attività nel Meri-dione - aggiunge la ricercatrice - significa convivere con iltimore che un giorno non ci venga più concesso di farloe che si apra la strada di un trasferimento verso sedi piùimportanti. Per le donne la situazione in generale si com-plica: qui sono tantissime le ragazze che svolgono attivitàper le quali, in altri luoghi d’Italia, non servirebbe neppu-re la laurea e, in genere, le strutture sul territorio dimo-strano scarsa sensibilità sul nostro ruolo, per rendercimeno faticoso il bilanciamento tra aspetti professionali eprivati”.Nello stesso anno in cui si laurea, Marisa entra in IBM e,secondo la filosofia del centro guidato da Luigi Di Pace, siritrova subito a lavorare sui progetti affiancata dai colleghipiù esperti. Formazione “on the job”, quindi.“Sono persuasa che questo tipo di approccio sia il modo

migliore per crescere nel minor tempo possibile. Il knowhow acquisito sui progetti dedicati al settore bancario-assicurativo, preceduto da una breve esperienza di ricer-ca maturata in ambiente universitario, sono stati un pre-zioso aiuto alla mia crescita dandomi poi la possibilità diaffrontare temi di ricerca più industrializzati”.Interagendo con il laboratorio americano T.J. Watson diIBM Research, Bari è infatti riuscita a dare vita a un siste-ma prototipale per la ricerca e l'analisi di informazioni nonstrutturate - che costituiscono quasi l'80% di tutta l'infor-mazione disponibile - trasformandole in un insieme diconcetti di interesse su cui poter effettuare ricerchesemantiche. Ed ora è la volta della bioinformatica.“Il mio punto di vista – sottolinea invece Silvana D’Auria,IT Specialist al Portal Technology Center IBM di Napoli – èche la specificità del nostro lavoro ci slega dal territorio diresidenza per proiettarci in una dimensione internaziona-le. Certo, il fatto di essere nata a Salerno e di lavorare nelcapoluogo campano, per di più in una realtà professio-nalmente avanzata come quella di IBM, non può che far-mi un grande piacere”.Dopo aver conseguito la laurea in Scienze dell’Informazio-ne, Silvana ha trascorso 6 anni al Tivoli Lab IBM di Roma- uno dei 5 centri di eccellenza mondiali per il softwarecon 500 ricercatori, il 35% dei quali donne - occupandosidi sviluppo prodotti in ambito networking. Poi, nel 1996, ilritorno a Napoli, con l’inserimento prima in un nucleo diricerca per lo studio dell’interazione uomo macchina attra-verso l’uso della voce quindi nel gruppo dedicato al Digi-tal Media, guidato da Vincenzo Iovine, da cui sono venutiprogetti universalmente apprezzati in ambito culturale,come quelli per il Museo Hermitage di San Pietroburgo eil Teatro La Fenice di Venezia. Innovative applicazioni perla tecnologia informatica, in breve.Nelle parole di Silvana D’Auria e Marisa Spadavecchia edelle colleghe che lavorano nei 4 centri di ricerca IBM delMezzogiorno - oltre a Napoli e Bari ci sono Cagliari e Cata-nia - si legge tutto l’orgoglio di essere figlie del Sud, dellasua cultura e della sua grande potenzialità, umana e pro-fessionale. E di appartenere a una comunità speciale, quella di IBM,che crede fortemente nelle loro competenze e nell’entu-siasmo del voler fare.

IBM: ANCHE AL SUD LA RICERCA E’ DONNA

Sede di IBM a Romacon il Laboratorio Tivoli

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«Mi chiede una definizione dellaCalabria? Mah, intanto penserei alplurale. Non alle tante Calabrie geo-grafiche che pure ci sono, ma ai tantimodi in cui la Calabria si presenta. Sipensa a una regione di mare ma c’èinvece la montagna dominante, sipensa a un turismo estivo e c’è quel-lo invernale, quello culturale, etnico,e altro ancora. Non saprei sincera-mente trovare una definizione, ameno che per semplificare non ricor-ra a un aggettivo: incantevole. In ognicaso è una regione senza luoghicomuni, una regione da vedere». L’e-state già s’annuncia con intensibagliori e Agazio Loiero, Presidentedella Calabria bella e difficile, daiprofondi e netti contrasti ambientali,ricca di mille e mille siti archeologici earchitettonici, di tesori artistici che sioffrono nei musei e nelle chiese, èalle prese con le tante circostanze cri-tiche, perché la stagione delle vacan-ze che sta alle porte non sia un calva-rio; come è stato in passato, per i tan-ti turisti innamorati della Regione.

Presidente Loiero, ce la faremo anon chiedere scusa ai turisti e airesidenti per il mare impossibileche, seppure in punti isolati e circo-scritti, hanno trovato l’anno scorso?«Guardi, non è un problema di scuse.Quando c’è bisogno, bisogna farle.Noi ce l’abbiamo messa tutta, que-st’anno, perché non si ripetano situa-zioni di criticità. Sono ottimista, devoessere ottimista. C’è un Commissariogovernativo nominato nemmeno duemesi fa che ha la responsabilità degliinterventi, anche se il problema nonsi può risolvere con la bacchettamagica. Abbiamo un obiettivo, però,più ampio. Quello di far capire chec’è una “identità Calabria” che va al dilà del mare e delle coste. Se riuscissi-mo a far vedere ai turisti la Calabriadelle montagne, a condurli per manonegli itinerari enogastronomici, a farloro scoprire i nostri paesi interni…beh, allora potremmo dire di essereriusciti nel nostro intento, favorendoun turismo integrato».

Alla Bit di Milano la Calabria, per laprima volta, si è presentata con unaofferta armonica e diversa. Il “torocozzante” esposto, gli stand “locali”con l’offerta delle diverse aree, l’i-dea di portare i turisti fuori dallespiagge. Pensa che funzionerà?«Mi creda, ce la stiamo mettendo tut-ta. Il lavoro dell’assessore al turismo èstato encomiabile. Certo non guaste-rebbe un’estate senza i soliti proble-mi del mare sporco…».

Sporco, Presidente, o inquinato?«Sporco, sporco. L’inquinamento èun’altra cosa. Per questo siamo inter-venuti sui depuratori e il Commissa-rio per l’estate sguinzaglierà ispettoriovunque. Il mare è un patrimonio, lo

vogliamo pulito. Ha visto quante atte-se la Calabria ha suscitato quandouna fiction tv, “Gente di mare”, realiz-zata dalla Rai grazie anche all’impe-gno e all’affetto per la terra d’originedel calabrese Agostino Saccà, hamostrato in tutto il mondo il marevero della Calabria, quello trasparen-te, ha mostrato una costa fatta dicalette, anfratti, rocce a picco, paesiche si specchiano sull’azzurro, comeTropea e Scilla, insomma laddove ilmare è mare?».

No, Presidente, dica lei.«Dico soltanto che, in base all’interes-se suscitato, la Calabria quest’annodovrebbe scoppiare per le presenze.Anche in America, a Los Angeles, lagente di cinema è rimasta a boccaspalancata. Figuratevi, pensavano cheScilla forse stata ricostruita al compu-ter per il film… Non ci credevanoquando hanno appreso che è unpaese vero, uno dei tanti paesi veri ebelli della Calabria, ricchi di storiaumana e urbanistica. Ma lo sa che inCalabria ci sono borghi ancora intatticostruiti dai Normanni mille anni fa?Ecco questa è la Calabria che noivogliamo valorizzare sul mercato turi-stico. Ma per far questo abbiamobisogno di tempo oltre che di idee”.

Lei, Presidente Loiero, ha detto piùvolte di avere un sogno, quello diriuscire finalmente a cambiare lecose e a fare della Calabria unaregione moderna, competitiva eorgogliosa della sua immagine…«Proprio così. Un sogno diventa final-mente realtà quando non è il sognodi uno solo, ma di molti. E’ importan-te che tutti ci impegniamo, politici enon solo, a far crescere questa Cala-bria, bisognosa di riscatto e ordina-

PER UNA CALABRIA COMPETITIVA E ORGOGLIOSADEI SUOI TESORI

in alto Agazio LoieroPresidente Regione Calabria

nella pagina accantoLa costa di Staletti, Loc.Caminiae il Castello di Belvedere Marittimo

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rietà. Quando si pensa alla nostraRegione si pensa a un luogo dovesono possibili cose che altrovenon lo sono. Episodi di illegalitàcontribuiscono a offuscare sempredi più un’immagine già deturpata.La Calabria, però, come Le dicevo,è anche scrigno di “bellezze”,naturali e artistiche, di talenti e,soprattutto, è una terra storica-mente solidale. Dovrebbero esse-re queste connotazioni preziose epositive a emergere. Dobbiamolavorare ancora».

Un altro punto cardine del suoprogramma di governo è quellodello sviluppo. «Lo sviluppo deve essere la basestessa del nostro futuro. Esso devepoggiare su di un presuppostod’intesa tra imprese e forze socialie sindacali. In quest’ottica è asso-lutamente indispensabile la con-certazione. Un’altra condizione essenziale è lasicurezza, senza la quale nessunaimpresa è disposta a investire inCalabria. Il Governo deve favorireun clima di sicurezza, è un prere-quisito che chiediamo all’esecuti-vo nazionale».

Ma le istituzioni locali non pos-sono certo stare a guardare…«Vero. Dobbiamo lavorare pereducare alla civiltà, per far cresce-re nei giovani una coscienza civile,il rispetto della legalità, che inCalabria non si avverte quanto sidovrebbe. Un forte segnale ènecessario: dobbiamo testimonia-re che questa non è una Calabriarassegnata, ma una Calabria reatti-va, che crede fortemente al cam-biamento».

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Il Gruppo Ferrovie dello Stato ricorda– in occasione della XVIII edizionedel Premio a Lei intitolato - MarisaBellisario, straordinaria figura di don-na manager di successo e, contem-poraneamente, profondamente im-pegnata sul terreno politico e sociale.

Le Ferrovie dello Stato sono la princi-pale impresa di trasporto in Italia e,fin dalla nascita, sono state tra i princi-pali protagonisti della storia politica,economica e sociale del nostro Paese. Le Ferrovie dello Stato oggi sono unGruppo – articolato nelle due princi-pali società, TRENITALIA, per lagestione dei servizi di trasporto pas-seggeri e merci, e RFI-RETE FERRO-VIARIA ITALIANA, per la gestione delsistema infrastrutturale – che gestisceuna rete di oltre 16mila chilometriramificata sull’intero territorio nazio-nale, effettua ogni giorno circa nove-mila treni, trasporta oltre mezzomiliardo di persone e circa 85 milionidi tonnellate di merci ogni anno, ma,soprattutto, rappresenta uno dei prin-cipali protagonisti del panorama eco-nomico del Paese.

Gli investimenti del Gruppo nel qua-driennio 2005-2008 ammontano adoltre 37 miliardi di euro (8,5 miliardisolo per il 2005), che rappresentanoil livello più elevato in Italia e tra i piùsignificativi in Europa e nel mondo.All’inizio del 2006, con l’entrata infunzione delle nuove linee ad AltaVelocità / Alta Capacità Napoli-Roma

e Novara-Torino, le Ferrovie italianesono entrate in una nuova era: entro il2008, è previsto il completamento del-l’intero itinerario AV/AC Napoli-Roma-Firenze-Bologna-Milano-Torino.

Le Ferrovie dello Stato – pur caratte-rizzate dalla loro storia e tradizione,che quest’anno ha superato il tra-guardo dei 100 anni – hanno avviatoda più di venti anni politiche di rico-noscimento delle pari opportunità siaa livello normativo, che attraverso ildialogo e il confronto con gli organi-smi rappresentativi di genere.

Le Ferrovie dello Stato, per il lororuolo nella determinazione della poli-tica dei trasporti, sono al centro deiprogrammi e delle iniziative per lapiena attuazione dei principi ispirato-ri della Legge 8 marzo 2000, n. 53(“Disposizioni per il sostegno dellamaternità e paternità, per il dirittoalla cura e alla formazione e per ilcoordinamento dei tempi dellecittà”) e, soprattutto negli ultimi anni,hanno promosso la massima atten-zione nel favorire politiche di gendermainstreaming (considerare, cioè, ladimensione di genere nella program-mazione delle scelte di tipo politico oorganizzativo).

DONNE E TRASPORTI:IL RUOLO DELLE FERROVIE DELLO STATO

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nella foto in altol’Autostrada Salerno - Reggio Calabria

1995 – 2005: dieci anni di grandi tra-sformazioni istituzionali per l’ANASche da Azienda Nazionale Autono-ma diventa prima Ente Pubblico Eco-nomico e poi Società per Azioni acapitale pubblico. Questi processi di trasformazionehanno coinvolto anche la composi-zione del personale dipendente del-l’Azienda, la quale, sebbene in ragio-ne delle sue attività prettamente“tecniche” abbia da sempre avutouna connotazione maschile, nel cor-so di questi dieci anni ha visto muta-re anche la presenza femminile.La composizione di genere ha subitoinfatti in questi anni importanti cam-biamenti in termini quantitativi equalitativi tanto che oggi la presenzadelle donne è aumentata anche inquei ruoli “storicamente”destinatiagli uomini quali quelli tecnici degliingegneri e geometri ovvero in profi-

li professionali maggiormente quali-ficati, così da poter evidenziare chese nel 1995 le cariche dirigenzialicontavano solo 5 presenze femmini-li, nel 2005 se ne registrano 25.Più in generale l’incremento numeri-co delle donne in Azienda, neldecennio segnalato, è stato del 6%,partendo da una percentualedell’8,3% nel 1995 per arrivare al14,5% nel 2005.Ad oggi, quindi, si può senz’altroaffermare che le 890 donne impie-gate sono una risorsa fondamentaleche l’ANAS vuole valorizzare.In questo senso è intervenuto il pri-mo Convegno promosso dal Comi-tato per le Pari Opportunità Nazio-nale dell’ANAS, organismo pariteticoche ha il compito di promuovere eattuare le politiche di pari opportu-nità all’interno della realtà aziendale,che si è tenuto il giorno 18 maggio

2006 sul tema “Donne e lavoro nelmondo dei trasporti” e che ha vistocoinvolti i rappresentanti dei Comi-tati Pari Opportunità di ANAS Spa, diFerrovie dello Stato Spa, di Enav Spae di IPSEMA.Gli Organismi di parità sono presen-ti in ANAS con una duplice composi-zione: il Comitato Nazionale concompiti di indirizzo e coordinamen-to e i Comitati locali presenti pressole realtà territoriali degli Uffici Com-partimentali per la Viabilità. Il Convegno è stata l’occasione perevidenziare il tema delle pari oppor-tunità, attraverso un’analisi dell’in-cremento numerico e del percorsoeffettuato nel decennio sopra indivi-duato dal personale femminile, non-ché per valutare le esperienzematurate nei settori istituzionali,pubblici e privati, attivi nel mondodelle pari opportunità.Dall’iniziativa è emersa una dichiara-zione d’intenti da parte dei ComitatiPari Opportunità coinvolti nel dibat-tito che si riassume nell’impegno acostituire una rete di collegamentoche si faccia portavoce di “buonepratiche” ed istanze nei confrontidelle realtà istituzionali competenti ea porre in essere coerenti azionipositive.L’auspicio con cui si conclude è chele donne incidano sempre più sulfuturo dell’Azienda, che venga assi-curata loro la presenza nei processidecisionali e che la tenacia, la passio-ne e la professionalità femminilecontribuiscano a migliorare la qualitàdel lavoro dell’ANAS, al servizio del-l’Azienda stessa e della collettività.

L’AUTOSTRADA DELLE PARI OPPORTUNITÁ

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Origini siciliane, tre figli, dal ’98 allaguida della Valtur, per Maria ConcettaPatti l’appellativo di “signora dellevacanze”, non è affatto inopportuno.Perché al turismo lei non è approda-ta per caso ma per scelta, passione econvinzione. Dopo aver testato il suo talento pergli affari in Cablelettra - azienda delsettore industriale fondata dal padre -Maria Concetta Patti approda al turi-smo e, senza esitazioni, decide dipuntare sul Mezzogiorno. Perchè inti-mamente convinta “non solo che inItalia l’impresa debba dedicarsi, conrapidità e concretezza a questo settorestrategico, ma che il Sud abbia unpotenziale per l’economia italianaquasi unico nel Mediterraneo”. Una scelta che persegue con fermez-za, forte dei risultati raggiunti e ani-mata da traguardi ambiziosi. “Grazieal nostro lavoro di squadra, nel 2006abbiamo concluso la ristrutturazioneaziendale e oggi la Valtur è un’azien-da giovane e piena di idee, che hal’obiettivo di affermare la propria lea-dership nel segmento Villaggi e svi-luppare il piano nel Mezzogiorno. Unprogetto su cui siamo irremovibili”.

L’approccio della Patti al turismo è asuo modo rivoluzionario. “Sono ADdi Valtur da 8 anni e da almeno 9sento parlare di turismo. La differen-za è tra quanti ne discutono e quantihanno messo in gioco determinazio-ne e capitali. E sono andati avantinonostante difficoltà congiunturali e

assenza di una guida economica delPaese. Dal canto nostro, già nel ’99abbiamo strutturato MediterraneaVillage, un progetto che prevede larealizzazione di 4000 posti letto perun’occupazione di 1200 persone solonel Mezzogiorno. Nessuno più di me,quindi, è persuaso che i tempi sianomaturi. Basta guardare ai Paesi chestanno facendo del turismo il settoretrainante della propria economia”.

Maria Concetta Patti concorda con leanalisi di settore secondo cui il 2006sarà decisivo per il rilancio e per ilrecupero di quote di mercato perse.“Come Valtur abbiamo lavorato mol-to sull’incoming. E oggi credo nonsolo in un ritorno dei tedeschi e di unturismo “noto”, ma nell’approdo dituristi “nuovi”, come russi e cinesi. Una novità di cui bisogna approfitta-re, perché attualmente l’Italia è tra iPaesi a più basso rischio ed è ilmomento giusto per attrarre investi-menti dall’estero, soprattutto nelMezzogiorno, ora più che mai desti-nazione di tendenza e in cui bisognaavviare da subito percorsi e progettinuovi e innovativi”.

Quanto alle leve su cui puntare, adetta dell’AD, “la conquista di vecchie nuovi segmenti di mercato passaper un’azione di promozione del Pae-se e per l’offerta di un servizio e pro-dotto di qualità”.Naturalmente alla sua analisi con-giunturale non sfuggono elementi di

LA SIGNORA DEL TURISMO

SCOMMETTE SUL MEZZOGIORNO

Maria Concetta PattiAmministratore Delegato Valtur

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debolezza e linee d’intervento priori-tarie. “Non vedo in questo momentoun orientamento e una spinta all’in-vestimento nazionale. Spetta al mer-cato e agli enti finanziari italiani dareun segnale forte all’imprenditoria, e aun ‘buon governo’ imprimere unindirizzo strutturale e creare le basiche mancano. Penso a leggi chesostengano il settore e garantiscanoqualche margine in più. Un esempio: l’abbattimento dell’ali-quota IVA, per equipararla agli altriPaesi e assicurare condizioni di par-tenza più equilibrate”.

Un altro fronte su cui intervenire,secondo Maria Concetta Patti, è laformazione. “Nel turismo è indispen-sabile un percorso formativo struttu-rato e ad hoc rispetto ai brand. In Valtur, per esempio, ogni anno for-miamo più di 1000 giovani. Il contri-buto che riceviamo è ridicolo: più omeno il 7-8% dell’investimento tota-le. Ora, se vogliamo offrire un pro-dotto di qualità, il sistema Paese develavorare e investire sulla formazione”.

Così come sull’innovazione.“Le aziende devono avere un orienta-mento innovativo, sempre. Perché èla tecnologia a indicare la direzione dimarcia. Valtur continua a investire in ricercatecnologica e avanzamento del settoreinformatico e applicativo al turismo.Siamo stati i primi in Italia ad istallaresistemi di computer direttamente in

spiaggia e l’unico operatore a proget-tare e usare una speciale carta di cre-dito all’interno dei villaggi”.

Sul fronte immagine e promozione, èconvinta che l’Italia debba compierescelte precise e introdurre cambia-menti significativi. “Se continuiamo a presentare il Paeseda un solo punto di vista, culturaleper esempio, penalizziamo inevitabil-mente il resto delle nostre risorse. In Italia sussistono le condizioni e ipresupposti per offrire un prodotto“mixato”, per proporci su tanti fronti.Perché non approfittarne”. Prima di tutto puntando proprio sulMezzogiorno. E sul futuro degli inve-stimenti al Sud è ottimista e lancia unsegnale di fiducia. Perché l’esperienzale ha dimostrato che le condizioni dicontesto, da burocrazia a infrastruttu-re, non sono affatto un freno.

“Quello che è venuto a mancare, piut-tosto, è stata la fiducia del sistema,delle banche, del versante finanziario. Ma oggi, a differenza di pochi mesifa, ci sono nomi di investitori impor-tanti e credo che molti progettipotranno andare avanti con rapidità”. Un impulso al turismo nel Mezzogior-no, poi, a detta della Patti potrebbevenire dall’imprenditoria femminile. “Sono fermamente convinta che nelSud le donne potrebbero ottenererisultati importanti. Nel nostro settorenon solo non esistono discriminazio-ni, ma le specificità sono forse di

natura più femminile che maschile.Perché richiede creatività e fantasia,permette orari flessibili e non èpesante dal punto di vista fisico”. E ne è tanto persuasa da essersi fattapromotrice sul campo di autenticiappelli alle giovani che vogliono fareimpresa, invitandole ad avvicinarsi alturismo. Quanto al valore aggiuntoche le donne potrebbero portare intermini di gestione diretta, l’AD con-fessa di ragionare in termini di risulta-to, “che venga da un uomo o unadonna”. Eppure Valtur ha dimostratoin questi anni grande impegno versoil mondo dell’infanzia e forte atten-zione a etica e valori. Prima la campagna “Aiutaci ad aiutarei bambini” con Save the children, poila sottoscrizione del codice stilato daEcpat contro il turismo sessuale e perl’estate l’adozione di circa 100 bambi-ni. Fino ai videogiochi banditi dai vil-laggi a favore del contatto con lanatura. E in un tale orientamento nonpuò che esserci lo ‘zampino’ di unadonna, “illuminata”.

In altoScorcio del Villaggio Valtur Pollina

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Qual è la situazione femminile in Sie-mens?Secondo il bilancio 2005 il 27% deicollaboratori a livello mondiale ècostituito da donne e il numero èdestinato ad aumentare: il 30% deinuovi assunti è donna.

Esistono nel suo Gruppo iniziative per conciliare e tutelare la vita pro-fessionale e quella personale delledonne?In Siemens ogni collaboratore, a pre-scindere da razza, cultura, naziona-lità, religione o sesso, ha sempre eovunque le medesime opportunità.La “diversity” è da noi intesa comevalore, fonte di conoscenza, elemen-to di confronto e arricchimento per-sonale e dell’organizzazione. Sononumerose le iniziative indirizzate apreservare questo aspetto. Le colla-boratrici di Siemens possono contaresu attività di formazione, sviluppoprofessionale e percorsi di carrieragestiti con assoluta trasparenza eobiettività oltre a programmi, servizie opportunità di orari dedicati chetengano in considerazione la condi-zione di donne e madri che lavora-no, con poco tempo a disposizioneper se stesse e la famiglia. Pochiesempi per chiarire: Siemens offre a

tutti i collaboratori la possibilità dieffettuare presso le sedi di lavorocheck-up di salute, visite specialisti-che e screening preventivi per alcunepatologie tumorali. Le collaboratrici, oltre a quanto previ-sto, possono usufruire di visite seno-logiche e Pap-test svolti attraversonormali strutture ospedaliere che peralcuni giorni, più volte all’anno, tra-sferiscono attrezzature e specialistipresso la sede Siemens. Altro esempio, la collaborazione conANDOS (Associazione NazionaleDonne Operate al Seno) che pro-muove incontri formativi e attivitàmirati a fornire strumenti educativi e di prevenzione per il tumore al seno,tra i più diffusi nel mondo femminile.Semplici attività che vanno nell’inte-resse della collaboratrice in termini dirisparmio di tempo, soldi e salute. A queste se ne aggiungono ovvia-mente altre con finalità diverse.

Per le donne manager qual è lasituazione nella multinazionale?In Siemens il numero di donne chia-mate a ricoprire ruoli di primissimopiano è in netto miglioramento. Nelnostro Gruppo, l’Italia è stata il primoPaese ad affidare a una donna il ruo-lo di Amministratore Delegato di una

società. E’ accaduto nel 2003 conPatrizia Grieco, alla guida di SiemensInformatica. Da quel momento altredonne, che pure già rivestivano alcu-ni incarichi di notevole responsabi-lità, hanno cominciato a occupare ivertici, come ad esempio il CEO diSiemens Austria Brigitte Ederer.Ma numerose sono le colleghe chein Italia e all’estero ricoprono incari-chi di alta responsabilità: sia nel busi-ness che nelle funzioni centrali.Crede che sia possibile conciliare iruoli di donna e manager?Credo nelle pari opportunità e riten-go che la vita manageriale e persona-le di una donna siano conciliabilianche se richiedono spesso unaspinta motivazionale e uno sforzoorganizzativo maggiori rispetto a unuomo. L’introduzione di alcuni stru-menti legislativi, penso ad esempio al congedo di paternità, hanno rap-presentato un traguardo importantee sono certa che per le prossimegenerazioni il binomio famiglia-car-riera sarà più facile da perseguire.

DONNEE CARRIERA IN

SIEMENS

Maria Elena CaporalettiDirettore Comunicazione Siemens Italia

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Giovane, solare, a prima vista Mar-gherita Mastromauro non sembraavere il piglio autoritario del futurocapitano d’azienda. Ma ne ha tutte lecaratteristiche e le intenzioni. A parti-re dal duro lavoro svolto da quandoha capito che prima o poi sarebbetoccato a lei succedere al padre allaguida dell’azienda di famiglia. Unaresponsabilità che affronta con prag-matismo e ottimismo. Anche perchél’azienda si chiama Pastificio Riscossae ha una storia lunga più di un seco-lo, che l’imprenditrice ricorda conpassione. “Il mio bisnonno Leonardomise su un laboratorio artigianale nelcentro di Corato, con l’essiccazionedella pasta in piazza. Poi c’è stato il primo stabilimentoindustriale, l’automazione dei proces-si, fino agli ingenti investimenti intra-presi per adeguarci a potenzialitàproduttive più elevate. Oggi abbiamoun fatturato di 30 milioni di Euro,dovuto per il 50% all’export, e unapotenzialità di 5000 quintali di pastaal giorno. E non ci fermiamo qui.Vogliamo affrontare il futuro con lespalle più forti”.

Innovazione e investimenti, quindi,nelle strategie della quarta generazio-ne Mastromauro. Sempre con il forteradicamento al territorio che ne haguidato la nascita e che Margheritacontinua a condividere in pieno. Puravendo le idee molto chiare sui pun-ti deboli del tessuto meridionale.“L’impresa del Sud è penalizzata,soprattutto sul fronte esportazioni,dalla carenza di infrastrutture, logisti-ca e servizi. E scontiamo una grandedifficoltà a reperire risorse giovani,valide e qualificate a costi sostenibili.

I talenti meridionali desiderosi di cre-scere migrano e quelli che restanopagano lo scotto di un tessuto econo-mico, sociale e culturale meno evolu-to e forte rispetto al resto d’Italia”.

A detta di Margherita Mastromauro,però, si tratta di debolezze da affron-tare e risolvere, in primo luogo conun deciso intervento dello Stato.“Urgono un sistema di infrastruttureche sgravi le imprese da costi aggiun-tivi che ne penalizzano gravemente lacompetitività; una riduzione del costodel lavoro o incentivi all’assunzionedi nuove leve”.Ma anche in ambito fiscale l’impren-

ditrice è convinta sia auspicabile pre-vedere un regime alternativo. “Gliimprenditori meridionali chiedono unalleggerimento fiscale che consentaloro di trattenere risorse guadagnateper reinvestirle in sviluppo, innovazio-ne e ricerca. Non possono vedersisottrarre utili a fronte di servizi caren-ti o inesistenti. Siamo anche pronti asottoporci agli opportuni controlli, madobbiamo poter contare su un margi-ne da impiegare nello sviluppo dellenostre imprese”. E chiede, infine, unmaggiore attivismo delle Regioni sulfronte dell’immagine e della comuni-cazione. “Ad oggi, non ho visto un grossosostegno alla promozione dei nostriprodotti e anche sui progetti messi inatto, i tempi amministrativi si sonorivelati così lunghi da rendere le ini-ziative obsolete”.

Il Paese, secondo la Mastromauro,deve poi scegliere di puntare sui set-tori chiave del Mezzogiorno. “L’agro-alimentare, per esempio, rappresenta

NEL MEZZOGIORNO CON PASSIONE DETERMINAZIONE E INNOVAZIONE

Margherita MastromauroTitolare Pastificio Riscossa

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un asset decisivo per il Sud, con unafitta rete di PMI di assoluta eccellen-za, marchi importanti e con quote dimercato consistenti. Il fatto è che queste aziende sconta-no spesso un’eccessiva specializza-zione sul comparto tradizionale. La tipicità, infatti, rappresenta uninnegabile punto di forza dei prodottimeridionali, ma incide anche sulledimensioni delle imprese, che spessonon riescono a imporsi sul mercato.Per questo credo sia necessario favo-rire concentrazioni e fusioni o far sìche gli istituti di credito diano unsupporto reale e consistente alleaziende”. La soluzione, comunque, èin una crescita dimensionale che diaalle imprese del Sud la forza neces-saria ad affermarsi sui mercati eaffrontare le sfide imposte dalla glo-balizzazione. “Le nostre aziende devono potersostenere una concorrenza semprepiù agguerrita e contribuire al rilanciodel sistema Paese”.

Tra i fattori propulsivi per lo sviluppodel Mezzogiorno, l’imprenditrice met-te l’innovazione. Purché sia al serviziodelle aziende. “Se da una parte agli imprenditorispetta dare gli input, chiediamo airicercatori un approccio orientato afinalità pratiche, al raggiungimento diobiettivi che portino un valore ag-giunto a prodotto e impresa. Sono sicura che da una maggiore col-laborazione e dialogo con le Univer-sità possano nascere progetti innova-tivi, in grado di dare un impulso signi-ficativo allo sviluppo dell’imprendito-ria meridionale”. La sua ricetta per “ripensare” il Mez-

zogiorno punta su rinnovamento,giovani e donne. “Servono opportu-nità per le forze sane, giovani, chehanno voglia di crescere. Dare loro la possibilità di operare nelMezzogiorno e per il Mezzogiorno. Eparlare più di meritocrazia. E credo poi che, rispetto alla strutturadel nostro tessuto imprenditoriale, ilcontributo delle donne possa esseredecisivo. Prima di tutto perché le aziendemeridionali hanno grande tradizioneproduttiva, ma debole propensioneal mercato, mentre le moderneimprenditrici dimostrano sensibilitàed elevate competenze proprio inquesto comparto. E poi perché per crescere le nostreimprese hanno bisogno di avere allaguida non singoli ma squadre e ledonne hanno una maggiore attitudi-ne a delegare e lavorare in team”. E l’apporto delle donne, a detta dellaMastromauro, va anche nel senso diun miglioramento del tessuto socialemeridionale, cui lo sviluppo econo-mico è legato a doppio filo. “ Le don-ne guardano all’azienda non comefabbrica di denaro, ma strumento dicrescita e sono più propense a valo-rizzarne la dimensione sociale”.

E di una maggiore presenza femmi-nile, secondo l’imprenditrice, puòbeneficiare tutto il Paese. “In un con-testo di mercato così stagnante credoche le donne siano portatrici di unmodo di fare impresa diverso, chedovrebbe essere sperimentato. Per-ché in grado di dare gli stimoli eimprimere la svolta che il sistemaattuale non riesce a dare. Anche intermini di creatività e innovazione”.

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Se l’Italia è il Paese della “fuga deicervelli”, la storia di Mariarosaria DiPierro è in confortante controtenden-za. Origini pugliesi, una lunga espe-rienza di ricerca in Maryland, nelteam del Professor Fasano, inventoredella pillola contro la celiachia e poi ilritorno in Italia, all’Università di Paler-mo. Una scelta di vita e di lavorocoraggiosa e meditata. “Stavo per-dendo i contatti professionali con lamia terra, avevo forte nostalgia e infondo la voglia di ricominciare nelmio Paese”. E una volta rientrata, si è subito rim-boccata le maniche. Fondando aPalermo la Bionat. “Una società che sioccupa di ideare e sviluppare disposi-tivi innovativi - destinati a laboratori,

ospedali e Università - per la diagnosiin vitro ma anche strumenti da abbi-nare a questi kit per rendere automa-tiche le analisi. La Bionat si dedica aricerca e sviluppo e vende il knowhow a società che si occupano di pro-durlo e commercializzarlo. Per il momento siamo specializzatinel settore di mia competenza, gene-tica e biologia molecolare, ma ilnostro è un team multidisciplinarecon l’intenzione di estendere le pro-prie competenze all’agro-alimentare”.Il primo e più eclatante successo, chele ha guadagnato gli onori della cro-naca, è il brevetto per il kit sulla celia-chia, poi realizzato in collaborazionecon l’Università di Palermo. Un esempio di dialogo vincente tra

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pubblico e privato. “L’Ateneo palermi-tano è in continuo interscambio conil mondo produttivo e negli ultimidue anni ha progettato ricerche conle PMI per 100 milioni di euro e de-positato una decina di brevetti. Ecco,il progresso in Italia passa per questecollaborazioni proficue e per la crea-zione, soprattutto al Sud, di “struttu-re-cerniera” tra mondo della ricerca esistema delle imprese, finalizzate asostenere l’incubazione di start upinnovative”.

D’altro canto Mariarosaria Di Pierropuò essere a ragione definita unapioniera dell’imprenditorialità appli-cata alla ricerca nel Meridione e havissuto sulla propria pelle le difficoltàdi farsi strada in un ambito assoluta-mente poco battuto. “Quello dellaricerca in Italia è un problema com-plesso. Si investe solo l’1,1% del Pilcontro il 3,2% del Giappone. E i pochi fondi sono erogati quasiesclusivamente alle Università. È ilretaggio di una mentalità consolidatae tutta italiana, secondo cui la ricercascientifica è prerogativa del sistemaaccademico. Un modus operandi chenon lascia spazio all’iniziativa deiricercatori e ne frena la produttività”. La Bionat creata dalla ricercatrice pu-gliese, infatti, è tra i pochi enti di pro-prietà italiana e non legato a multina-zionali a fare ricerca privata in Italia. “Siamo sicuramente gli unici nel Mez-zogiorno. E dopo i primi due anni didifficoltà, qualcosa inizia a muoversi,arrivano i primi finanziamenti”. D’al-tronde la scelta della ricercatrice hauna ragione ben precisa, legata aimeccanismi che regolano il settorenel nostro Paese. “Per un ricercatorela differenza tra pubblico e privato è

nella libertà di pensiero e movimen-to. Il mondo accademico, infatti, èdisciplinato da una ferrea gerarchia ei suoi percorsi già indirizzati da filonidi ricerca avviati da anni. L’ambito pri-vato, invece, consente di cambiareidea e intraprendere, rapidamente econ iter snelli, percorsi alternativi. E,soprattutto, permette di dirigere lasperimentazione verso le richieste delmercato. Certo, la collaborazione conle strutture pubbliche resta un puntofermo, ma credo che l’imprenditoria-lità applicata alla ricerca sia un per-corso obbligato”. Soprattutto al Mezzogiorno, dove laricercatrice ha deciso di investire capi-tali e competenze. Senza pentimentoalcuno. “Mi è capitato più volte didestare meraviglia per la mia decisio-ne di intraprendere una carriera pro-prio a Palermo. Io rispondo che sulMeridione esistono tanti luoghicomuni infondati e che in Sicilia c’ètanta positività, talenti preziosi, ideeinnovative. Solo che tutto resta coper-to, manca informazione, consapevo-lezza e soprattutto coraggio. E c’èpaura di rischiare. Per questo urge unsistema di incentivazione automatico,che premi i talenti e sostenga l’inizia-tiva privata”.

E un altro fronte d’intervento riguardala difficoltà, tutta italiana e ancor piùacuita nel Sud, ad attirare investimen-ti stranieri. “Le Istituzioni dovrebberoimpegnarsi nell’attivare canali diincontro e partnership con investitoriesteri. Le azioni in questo senso sono pochee la carenza d’informazione versouna comunità scientifica più ampiarende spesso vane anche le iniziativemesse in atto. E, infine, credo che

un’azione di sensibilizzazione dell’o-pinione pubblica potrebbe essered’incoraggiamento per i numerositalenti del nostro Mezzogiorno”.

Perché il vulnus della ‘fuga dei cervel-li’, Mariarosaria Di Pierro lo conoscein prima persona. “Gli scienziati italiani primeggiano nelmondo, ma quando si tratta di tra-sformare in innovazione le loro sco-perte, restano al palo. Il quadro legi-slativo non li incentiva a mettersi inproprio. E rimanere all’Università è una sceltache non tutti hanno la pazienza o ladisponibilità economica di compiere.Perché significa iniziare un lungo iter,per anni come volontari non retribui-ti e poi con borse di studio a tempo.Talento e professionalità non garanti-scono una carriera e non danno cer-tezze sul futuro. È comprensibile, allora, che i talentiemigrino verso quei Paesi dove i risul-tati raggiunti vengono riconosciuti epremiati. All’estero vige un sistemameritocratico, che incentiva la produt-tività e assicura automatismi nei per-corsi di carriera”.

Ma un ultimo segnale di ottimismo diMariarosaria Di Pierro è per la com-ponente femminile. “Il 90% dei ricercatori, soprattutto nelsettore biologico, è donna. Perchésono più pazienti, tenaci, perseveran-ti. Caratteristiche preziose non soloper la ricerca ma per i meccanismiche la regolano nel nostro Paese. Perquesto credo che le donne e il Mez-zogiorno con i suoi talenti e la vogliadi fare, rappresentino gli asset su cuiscommettere per il futuro della ricer-ca in Italia”.

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La globalizzazione e la spinta deimercati emergenti impongono alnostro Paese la ricerca di nuove for-me di sostegno alla competitività delsistema produttivo nazionale. Una capacità di innovazione e dirisposta alle nuove prospettive di svi-luppo sostenibile di cui le donnestanno diventando le migliori inter-preti. Lo stile al femminile nella cultura diimpresa si sta rivelando un fattorevincente, uno stile che deve esserevalorizzato e incentivato nei contestidi lavoro, usando una serie di leve,quali una maggiore flessibilità nell’or-ganizzazione del lavoro. Una sempre più ampia partecipazio-ne delle donne nel mercato del lavo-ro è infatti un indicatore diretto dellamaturità sociale e culturale di un Pae-se e conseguentemente dello stato disalute del sistema democratico. Nel nostro Paese stiamo assistendonegli ultimi anni ad un incrementoancora faticoso ma progressivo dellavoro femminile, una maggiore pre-senza che si traduce anche nella cre-scente diffusione delle imprese gui-date da donne. Lo testimonia l’Osservatorio dell’Im-prenditoria Femminile di Unioncame-re, che a fine 2005 ha censito 1,2milioni di imprese femminili attive suun totale di circa 5 milioni, vale a direil 23,8%, pari a una crescita dell'1,8%rispetto al 2004, superiore a quelladel totale delle imprese italiane(+1,1%). L’analisi dei numeri e dellestatistiche ci racconta una presenzafemminile che funge da traino dell’e-conomia e da facilitatore dei processisociali: da una parte, le imprese inrosa si concentrano nel Centro Sud,dando una risposta concreta allanecessità di trovare sbocchi lavorativi

in Regioni con un tasso di disoccupa-zione femminile tra i più alti del Pae-se; dall’altro, un segnale forte vienedalla crescita dell’imprenditoria immi-grata, con un totale di 37.248 impre-se di donne straniere, un fenomenoeconomico che contribuisce all’inte-grazione sociale e culturale dellecomunità straniere nel territorio italia-no. La promozione quindi delle PariOpportunità non deve essere piùconsiderata come un tributo dovero-so alle donne, ma un’esigenza vitaleper la capacità del nostro Paese disaper rispondere alle sfide contem-poranee. Un compito a cui sono chia-mati tutti gli attori della scena sociale,tra cui anche le imprese. In Microsoft abbiamo deciso di

rispondere con un impegno concretoin favore della valorizzazione delpotenziale femminile: alla formazioneprofessionale permanente e ai per-corsi di carriera specifici affianchiamoservizi che consentano una maggioreflessibilità nella gestione degli impe-gni di lavoro e della propria vita priva-ta. Da due anni, inoltre, abbiamodeciso di trasferire anche all’esternola volontà di promuovere il ruolo del-la donna, attraverso il progetto diresponsabilità sociale futuro@lfem-minile: un progetto che spazia dallaPubblica Amministrazione alle Uni-versità, al sostegno all’imprenditoriafemminile con l’obiettivo di contribui-re concretamente alla promozionedelle Pari Opportunità nel nostroPaese, nella convinzione che questasia una strada obbligata per il benes-sere collettivo.

LO SVILUPPO DEL PAESE RIPARTE DALLE DONNE

Marco ComastriAmministratore Delegato Microsoft Italia

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Sposata, quattro figli, fiere origini par-tenopee, Maria Laura Cafiero emanauna “forza gentile” d’altri tempi. Pre-sidente del Gruppo del Mezzogiornodei Cavalieri del Lavoro e del Consi-glio d’Amministrazione dell’Editorialedel Mezzogiorno, di premi e di rico-noscimenti ne ha collezionati molti.Sempre con il piacere disinteressatodi ciò che giunge inaspettato, mentrecuore e mente sono rapiti da un lavo-ro che appassiona. Perché Maria Laura Cafiero è a capo di

un Gruppo che già nel ‘600 era tra iprincipali attori della gestione maritti-ma “La mia famiglia è originaria dellaPenisola Sorrentina, zona di secolaretradizione armatoriale, ma il nostroprestigio è anche legato a una storia diimpegno sociale e associativo di cuisiamo orgogliosi: dal Monte dei Cafie-ro che sosteneva le famiglie dei marit-timi, alle associazioni tra armatori chehanno precorso i Lloyds britannici”.Seguire la vocazione familiare, quindi,è stato del tutto naturale. “Nonostantefossi la prima di quattro figlie femmi-ne, mio padre non mi ha mai indicatoun percorso obbligato. Semplicemen-te siamo state sin da piccole cosìimmerse in questo mondo, da sentirloparte di noi. La passione per questolavoro, poi, è stata una scoperta conti-nua, che sono riuscita a conciliare conla famiglia”. Un compito non facile, visto che laCafiero Mattioli è una società di navi-gazione che opera nella proprietà e

gestione di navi di lungo corso, presta-zione di servizi a piattaforme petrolife-re, servizio di rimorchio portuale e dialtura e salvataggio. “Siamo un grup-po con un’ampia differenziazionenell’ambito dello shipping. E l’annoscorso abbiamo attuato un’ulteriorediversificazione con una flotta di 10gasiere, un mercato con significativeprospettive di crescita”. E sotto ilsegno del rafforzamento della com-pagine aziendale è la scommessa sul-la I.M.A.T., società di formazione dei

marittimi con sede vicino Napoli. “Èun’iniziativa in cui crediamo molto,tanto da investire in un simulatore diultima generazione che rende il cen-tro all’avanguardia nel mondo e fadel Sud un polo strategico per la for-mazione di un comparto chiave dellasua tradizione”.Quanto al settore dello shipping, laCafiero sottolinea un trend positivo.“Gli armatori del Sud hanno raccoltola sfida e sono cresciuti molto in ter-mini di dimensioni e prestigio. Anchel’attuale Presidente di Confitarma,Confederazione Italiana Armatori, èespressione della realtà produttivameridionale: un segnale eloquentedelle potenzialità del Mezzogiorno.La sua posizione strategica nel bacinodel Mediterraneo, infatti, lo rendeponte naturale rispetto ai mercatiemergenti, perfetto per accogliere iflussi di merci provenienti dall’Orien-te. Si tratta di un’occasione preziosada cogliere, contando sulla vivacità

L'ARMATRICE CHE FA NAVIGARE IL SUD In altoMaria Laura CafieroPresidente CA.FI.MA. S.p.A.

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del tessuto imprenditoriale e inve-stendo nella modernizzazione delsistema portuale. Penso agli scali diNapoli, Salerno, Bari, Gioia Tauro,snodo cruciale, ma che per decollareha bisogno dell’impegno di tutte leistituzioni. Napoli, potrebbe essere inquesto senso l’esempio virtuoso diuna sinergia vincente. Oggi ha unodegli interporti più importanti d’Euro-pa. Grazie anche alla realizzazione diuna bretella ferroviaria privata che fasì che le merci scaricate nel portoarrivino direttamente in containersall’interporto, dove vengono “spac-chettate” e inviate ai destinatari priva-ti in Europa”. Se, dunque, deve indicare una prio-rità per la crescita del comparto, l’ar-matrice campana non ha dubbi: “IlMezzogiorno è drammaticamentecarente sul fronte delle infrastrutturee necessita di un disegno globale econcordato che si avvalga dell’appor-to di Stato, Regioni e Comunità Euro-pea”. Sul fronte fiscale e legislativoinvece, la Cafiero non esita a ricono-scere le iniziative intraprese. “Sia laLegge del Registro Internazionale, siala recente tonnage tax garantisconoal settore maggiore stabilità e compe-titività”.Ma l’armatrice è anche convinta che

la crescita dello shipping sia legata adoppio filo allo sviluppo dell’interoMezzogiorno. “Il Sud sconta ancoraun gap rilevante rispetto al Nord e adaltri Paesi Europei, ma le sue infiniterisorse, se adeguatamente valorizza-te, ne segneranno il rilancio. Penso alnostro splendido territorio e al patri-monio culturale, su cui costruire eampliare l’industria del turismo. Eancora ai giovani, sempre più prepa-rati e all’eccellenza dei nostri Atenei,testimoniata dalla recente nomina delMagnifico Rettore della Federico II aPresidente dei Rettori Italiani. Finoall’avanguardia dei centri nati nel-l’ambito della ricerca e innovazionetecnologica, come il C.I.R.A. di Capua,cui lo Stato ha affidato il ProgrammaNazionale di Ricerche Aerospaziali.Su queste risorse naturali e umane ilMezzogiorno deve e può costruire ”.Quanto agli strumenti per moltiplica-re i modelli virtuosi, la soluzione pas-sa per uno sforzo congiunto. “Stato eRegioni devono fornire linee pro-grammatiche armoniose rispetto alterritorio, creando le condizioni perun intervento deciso degli imprendi-tori.” E il suo elenco di esempi positi-vi in questa direzione è lungo. “Pensoalle numerosissime realtà produttivee alle iniziative associative messe in

atto in Campania: dall’interporto, dalCIS al “Vulcano buono”, centro diservizi progettato da Renzo Piano,fino “Tarì”, che coinvolge centinaia diimprese d’eccellenza dell’oreficeria euna qualificata scuola di Formazione.E dall’altra parte riconosco il buonlavoro svolto dalla Regione in questianni: da un impiego efficiente deiFondi BEI, fino all’organico piano deitrasporti tuttora in essere. Tutte provetangibili di un fermento che non siesaurisce e che dimostra come nelmomento in cui la politica pone i pre-supposti per lo sviluppo, gli impren-ditori del Meridione sono pronti arimboccarsi le maniche”.Una lettura propositiva, che nulla hadi ingenuo o irrealistico. “Tanto c’èancora da fare. Per esempio, vannocreate le condizioni perché il bacinocui la criminalità organizzata attinge ele conseguenti distorsioni legate all’il-legalità, diminuiscano significativa-mente. Una politica tesa a ridurre ladisoccupazione e far emergere illavoro sommerso aiuterebbe ad atti-vare un circolo virtuoso, iniziando arestituire dignità e progetti futuri atanta gente del Sud”.Un approccio pragmatico e costrutti-vo da cui traspare l’impronta femmi-nile, anche se la vocazione restaprofondamente meritocratica. “Credoche a contare siano le competenze ela partecipazione vada conquistatasul campo. Detto questo, le donnecapaci possono dare un contributoprezioso ai processi economici, per-ché più concrete e meno distolte dal-la personalizzazione marcata delpotere”. D’altro canto Maria LauraCafiero annovera nel suo staff ungran numero di donne e un’impren-ditrice come lei guarda ai risultati diun team vincente”.

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Con un fatturato che cresce del 20% l’anno Comp.Sys hala sua carta vincente nella filosofia operativa basata sulproblem solving. Mettere il cliente al centro dell’attenzio-ne, cogliere le sue necessità e costruire soluzioni tecnico-economiche su misura è, infatti, la formula di successo diquesta azienda altamente specializzata nei servizi di Infor-mation Technology.La stretta collaborazione con il Cliente e la capacità dicoglierne le necessità, consente a Comp.Sys di costruire laproposta tecnico-economica più adeguata e di disegnarela soluzione sistemistica più efficace attraverso l’identifica-zione dei componenti hardware e software più opportuni,la ricerca e la loro selezione sul mercato nazionale edestero, procedendo allo sviluppo dei prodotti o dei com-ponenti necessari a una corretta integrazione sistemistica.La fornitura della soluzione è completata da un’offerta for-mativa specialistica che consente al Cliente di utilizzarefacilmente il sistema realizzato da Comp.Sys.Comp.Sys, infatti, ha integrato e arricchito la propria offer-ta di servizi affiancando alle preesistenti attività di proget-tazione, sviluppo, installazione e assistenza dei prodottisoftware e di formazione, quelle di realizzazione e gestio-ne di reti telematiche e sistemi informatici e di consulenzaspecialistica (in ambito ERP su sistemi SAP R/3 standard ecustom).Forte del contributo di tecnici altamente qualificatiComp.Sys eccelle oggi nei settori più strategici dell’IT qua-li CRM (Help Desk tecnologici e amministrativi in cuiimpiega team di Front e Back Office, Sviluppo e Integra-zione Sistemi TTS/CTI) e Information Security (conse-guendo la certificazione BS7799 Information SecurityManagement System segue il Cliente nella soluzione diproblematiche connesse alla System Security, gestionedella Network Security, Security Auditing). Si è inoltre spe-cializzata in servizi di Networking (progetta e realizza retitelematiche per Clienti di primaria importanza nazionalequali Aziende Sanitarie, grandi strutture Ospedaliere) pro-ponendo soluzioni modulari decisamente competitive intermini di efficienza e contenimento dei costi. Negli ultimi quattro anni Comp.Sys ha investito molto nel-la specializzazione in ambito Learning Services e la rispo-sta del mercato è stata significativa: sono state erogate piùdi 15.000 giornate di formazione impiegando team diconsulenti in campagne nazionali per grandi aziende alivello nazionale e Pubblica Amministrazione Centrale. L’a-zienda è in grado di fornire in tempi brevi “sistemi educa-

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Proteo Spa è una società per le politiche attive del lavoro,partecipata dalla Regione Lazio attraverso Sviluppo LazioSpA. Obiettivo della società è valorizzare le risorse umaneal fine di rafforzare la competitività del sistema Lazio, pro-muovendo l'inserimento e il reinserimento in attività lavo-rative dei soggetti appartenenti alle fasce deboli del mer-cato del lavoro, le cosiddette categorie svantaggiate. Proteo opera attraverso attività di formazione, riqualifica-zione professionale, tirocinio, assistenza tecnica, tutorag-gio, accompagnamento ed orientamento, oltre che attra-verso lo sviluppo produttivo e finanziario di società dicapitali, di cooperative e di autoimprenditorialità. Nel suoruolo di agenzia di assistenza tecnica agli Enti Locali e aiServizi per l'Impiego, Proteo fornisce l'attività di front offi-

ce agli Enti locali, alle imprese, ai lavoratori e a tutti i sog-getti pubblici e privati interessati alla stabilizzazione lavo-rativa di soggetti svantaggiati, come supporto ad azioni emisure che consentiranno di realizzare gli interventi previ-sti dal Programma Operativo di attuazione della l.r.21/2002. Il front office fornisce informazioni e chiarimentiin merito agli incentivi, alle procedure e alle modalità distabilizzazione, con particolare riferimento ai L.S.U. La suaattività permette di snellire tutte le procedure burocratichee di velocizzare le pratiche di finanziamento ed incentiva-zione. La società inoltre supporta e agevola la costituzionedi società di capitali per la gestione di attività e servizi fun-zionali allo sbocco occupazionale, aperte alla partecipazio-ne delle Camere di commercio, o ne assume la partecipa-zione, anche maggioritaria. Proteo promuove politiche disostegno alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro diuomini e donne, di sviluppo dell'occupazione e, soprattut-to, di miglioramento dell'autonomia e del benessere deicittadini, che sono la risorsa più preziosa di cui dispone ilnostro Paese. Agisce per sviluppare progetti che abbianocome obiettivo lo sviluppo di un sistema coordinato di azio-ni finalizzate alla creazione di profili formativi di alto livelloe di nuova occupazione nell'Europa della conoscenza.Una grande sfida per la Regione Lazio.

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Convegno Bic Lazio - Proteo sull’imprenditoria femminile nel Lazio

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PREMIO MARISA BELLISARIO ROMA 16 GIUGNO 2006

DONNA E SUD L'IMPRESA POSSIBILELa Commissione per l'assegnazione delle Mele d'Oro 2006 si è riunita in Confindustria il 24 maggio. Numerose le candidature pervenute. Profili di donne eccellenti, manager e imprenditrici che investono ed operano nel Sud e una serie di Premi Speciali ad altrettante professioniste impegnate in importanti settori della nostra società. Il lavoro per la selezione come sempre non è stato facile, ma il clima di grande serenità ha permesso il raggiungimento di un risultato unanimemente condiviso.

La CommissioneLella Golfo Presidente della Fondazione BellisarioEttore Artioli Vice Presidente Confindustria per il Mezzogiorno Rita Santarelli Responsabile Capitale Umano Pianificazione e Coordinamento ConfindustriaCinzia Bonfrisco SenatriceSandra Cioffi DeputataGiustina Destro DeputataStefano Lucchini Responsabile Relazioni Esterne ENIAntonella Zivillica Responsabile Rapporti con i Media su Roma Banca IntesaChiara Grosselli Direttore Marketing e Comunicazione IBMLuigi Vianello Direttore Centrale Relazioni Esterne e Comunicazione CapitaliaGianluca Comin Responsabile Comunicazione ENELMaria Pia Ruffilli Direttore Pfizer ItaliaGiuliana Del bufalo Direttore Comunicazione e Immagine RaiMichelangelo Suigo Responsabile Istituzioni Locali VodafoneMonica Possa Direttore Risorse Umane e Organizzazione RCSValeria Monti Direttore Generale UPA Utenti Pubblicità AssociatiElena Marinucci già Senatrice Cesja Filippi Società Generale di Revisione e BilanciMaria Clara Jacobelli Titolare Consorzio in LucinaLaura Pellegrini Business Development Pirelli RE Carolina Botti Responsabile Fondazione Area LazioVincenza Cassetta Responsabile Fondazione Area Campania Giuseppina Perri Responsabile Fondazione Area CalabriaSilvia Vaccarezza Responsabile Fondazione Sezione Giovani

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SEZIONE MANAGER

Maria Rosaria CampitelliDirettore Generale Torno Internazionale S.p.A.

Maria Teresa LavieriDirettore Generale Dipartimento Presidenza della Giunta della Regione Basilicata

Teresa RubertoCapo Scalo Aeroporto Lamezia Terme

SEZIONE IMPRENDITRICI

Maria Cristina Elmi Busi FerruzziPresidente ACIES S.r.l.

Maria Laura Cafiero MattioliPresidente CA.FI.MA. S.p.A.

Teresa NaldiAmministratore Unico Royal GroupHotels & Resorts

SEZIONE GIOVANI IMPRENDITRICI

Mariella De Florio Amministratore Delegato SIMETS.p.A.

Giuseppina De MaioAmministratore Delegato CE.VI.Ceramica Vietrese S.r.l.

Margherita MastromauroTitolare e Responsabile RelazioniAziendali Pastificio Riscossa S.p.A.

SEZIONE LAUREATE IN INGEGNERIA GESTIONALE

Daniela CaldaruloPolitecnico di Bari

Roberta PellegrinoPolitecnico di Bari

Elisa ZandonellaPolitecnico di Milano

PREMI SPECIALI

Per il giornalismoRita PinciVice Direttore Panorama

Per il cinemaCristina ComenciniRegista

Per l’impegno ecclesiasticoSuor Tiziana MauleMissionaria in Costa d'Avorio dell'ordine delle Suore Dorotee del Sacro Cuore di Gesù

Per l’innovazione nella tradizioneMargherita Tomasello TerrasiResponsabile MKTG e Consigliere d'Amministrazione Molino e Pastificio Tomasello S.p.A.

Alla carrieraRosanna PalombiniTitolare Palombini Eur S.r.l.

Per la moda Frida GianniniDirettore creativo Gucci

GERMOGLIO D'OROAgata Di StefanoAmministratore Unico ATS Advanced Technology Solutions S.r.l.

Le Protagoniste 2006

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FONDAZIONE MARISA BELLISARIO

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D O N N A E S U D : L ’ I M P R E S A P O S S I B I L E

Marisa Bellisario incominciò già nel lontano 1964, agli inizi della sua splendida carriera, ad arricchire il suo bagaglio pro-fessionale, culturale e umano, con frequenti viaggi all'estero e una fitta rete di scambi internazionali.La Fondazione a Lei dedicata ha fatto proprio questo spirito di apertura, coniugando una forte spinta di solidarietà conun approccio pragmatico e costruttivo. Il risultato sono progetti utili e innovativi che vanno in soccorso delle donne chenel mondo lottano contro condizioni di vita a volta insostenibili. Le nostre iniziative si focalizzano in Paesi in Via di Sviluppo e sono tese non solo al sostengo immediato delle donnema alla promozione di nuove realtà imprenditoriali femminili. Un aiuto concreto e duraturo, che in questo momento si concentra in tre Paesi “simbolo”:Rwanda, dove i conflitti hanno infierito su tutti, ma sulle donne in modo particolarmente aspro; Afghanistan, dove ledonne dentro o fuori del burka devono lottare per recuperare dignità e far sopravvivere le proprie famiglie; Capo Verde,meravigliosa realtà che nasconde drammi di emigrazione che dividono intere famiglie.

In Rwanda il progetto è volto a rafforzare le istituzioni locali impegnate nel supporto della microimprendito-ria, con particolare riferimento alla componente femminile della società rwandese. Il progetto, che focalizza il suo inter-vento nella Regione di Kabuye, intende favorire la formazione professionale e lo sviluppo imprenditoriale attraverso l’at-tivazione di progetti di microcredito finalizzati alla promozione delle risorse umane e imprenditoriali.

In Afghanistan è prevista la creazione di centri pilota integrati per la raccolta e la prima lavorazione delpelo di cammello. I centri forniranno supporto, con tecnologie innovative, per il ritiro, la trasformazione e la commer-cializzazione anche all’estero dei prodotti finiti. Inoltre, coinvolgendo le donne afghane in tutte le fasi del processo pro-duttivo e in percorsi formativi ad hoc, rappresenteranno uno strumento di promozione e incentivo dell'imprenditoriafemminile locale.

A Capo Verde il progetto intende far leva sul boom turistico delle Isole per promuovere, attraverso unastretta sinergia tra le donne emigrate in Italia e quelle rimaste, una valorizzazione dell'artigianato locale. A tale scopo lerisorse femminili saranno impegnate in percorsi di formazione per la creazione, realizzazione e commercializzazione dimanufatti tipici delle Isole.

Tutte iniziative tese a concretizzare quanto detto dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio alle Camere nelgiorno dell’insediamento: E ancora, abbiamo da contare sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilita-te e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue,ormai non più tollerabili. In Italia e nel mondo.

I PROGETTI DELLA FONDAZIONE

Lella Golfo in Afghanistan insieme ad Habiba Sarabi Governatore di Bamiyan

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