E l’agenda Italia? - LMS · za via alternativa al neocapitalismo e al post-marxismo? Quale sarà...

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 2 DCB - Filiale di Roma cristiani nel mondo Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana Anno XXVII · Novembre/Dicembre 2012 · Nº 5 E l’agenda Italia? In questo numero L’Italia e il governo Monti Il Laboratorio di Formazione Politica di Calascio Fenomeno Grillo ed elezioni siciliane I giovani in politica E l’agenda Italia? In questo numero L’Italia e il governo Monti Il Laboratorio di Formazione Politica di Calascio Fenomeno Grillo ed elezioni siciliane I giovani in politica Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana Anno XXVII · Novembre/Dicembre 2012 · Nº 5

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cristiani nel mondoRivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXVII · Novembre/Dicembre 2012 · Nº 5

E l’agenda Italia?In questo numero � L’Italia e il governo Monti � Il Laboratorio diFormazione Politica di Calascio � Fenomeno Grillo ed elezionisiciliane � I giovani in politica

E l’agenda Italia?In questo numero � L’Italia e il governo Monti � Il Laboratorio diFormazione Politica di Calascio � Fenomeno Grillo ed elezionisiciliane � I giovani in politica

Rivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXVII · Novembre/Dicembre 2012 · Nº 5

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cristiani nel mondoRivista della CVXComunità di Vita Cristiana d’Italia

1 editorialeLa crisi della politicae i valori del Cristianesimodi P. Vincenzo Sibilio S.I.

8 ScenariFinalmente al via l’introduzionedella Tobin Taxdal sito www.zerozerocinque.it

10 ScenariElezioni siciliane: proposta o protestacontro la “catasta” siciliana?di Massimo Cermelli

14 ScenariDa Calascio a Cagliari,laboratorio di politicadi Matteo Lecis Cocco-Ortu

18 ScenariGrillo e il M5S: l’Italia, il paradossodella democrazia e… del lavorodi Raffaele Magrone

24 Intervista«In politica per amore di Genova».Intervista a Lorenzo Pelleranodi Maurizio Debanne

26 TestimonianzaIl perché del mio impegno politicodi Matteo Lecis Cocco-Ortu

30 E in America?Negli Stati Uniti ha vintoil partito demograficodi Guido Moltedo

Immagine di copertina di Vladimiro Campanelli

4 ScenariL’Italia e il governo Montidi Leonardo Becchetti

Gli autori si assumono la responsabilità di quanto scritto che non è sempre condiviso dallaDirezione della rivista.

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uesto numero di CnM non si aprecon un vero editoriale, ma, vista la te-matica, penso sia opportuno offrire ailettori una mia riflessione di fondo

che è stata oggetto di discussione e di elabora-zione durante l’ultimo Laboratorio di Forma-zione Politica svoltosi a Calascio (AQ) la scorsaestate. Ve lo presento perché, ricollegandosi al grandeInsegnamento Sociale della Chiesa, può essere distimolo per ciascuno di noi a rimboccarci le ma-niche e fare “la nostra parte” per il bene comunee può servire da piattaforma per tutti coloro chenella CVX volessero fare politica.Mi piacerebbe se questo scritto potesse suscitareun dialogo, muovere delle reazioni, avviare unacorrispondenza tra quanti di noi hanno a cuore“la cosa pubblica”. Sarebbe molto facile e gratuito fare una letturacritica del momento che stiamo vivendo e di-mostrare il fallimento del neocapitalismo (chefa prevalere una certa economia sulla politica esul bene comune) e del postmarxismo (che nonriesce ad esprimere una via e rischia di diventareultraconservatore). Io vorrei, al contrario, sug-gerire alcune basi bibliche che, prese senza ec-cessive interpretazioni ma lasciandole esploderecon tutta la loro carica profetica, minano allabase le due ideologie e aiutano a leggere corret-tamente l’insegnamento sociale della Chiesa.

Partiamo da due brani evangelici e da un branodella Lettera di Giacomo:

1. Lc 2, 8 – 14. La gloria del Signore avvol-ge di luce gli esclusi, impuri: i pastori. A loroviene evangelizzata una grande gioia che saràper tutto il popolo (laòs) <oggi nasce per loro unsalvatore>. Solo essi possono riconoscere il se-gno perché fa parte del loro linguaggio ed è ri-conoscibile solo ai loro occhi: una vita che vienein estrema povertà nel loro contesto abituale(mangiatoia), esclusa dalla società come la lorovita (per essi non c’era posto nell’albergo).

2. Lc 6, 20 – 36. “Alzati gli occhi sui suoi di-scepoli…” (ciò che sta per dire non riguardatutti ma soltanto coloro che Egli si associa nellasua missione; coloro che dovranno aiutarlo a li-berare “l’enorme folla che cerca di toccarlo”(folla di disperati, malati di ogni tipo, poverimorti di fame). Coloro che per poter fare ciò,devono mettersi dalla parte della folla, dando sestessi, poveri.“Beati voi poveri perché vostro è il regno diDio”. L’annunzio della bella notizia: al centrodell’attenzione e della cura di Dio non c’è il ric-co, il potente, l’uomo di prestigio. La giustizia,la pace, l’alleanza, l’amore (convivialità delledifferenze) – segni del Regno – sono riconosciu-ti e realizzati da chi da sempre attende giustiziae pace, da chi da sempre ha dovuto pagare per-ché il ricco fosse più ricco, il potente più poten-te; da chi da sempre ha dovuto prestare la suaschiena come sgabello per l’uomo di prestigio.“Ma a voi che ascoltate io dico: amate i vostrinemici…”; il beato già oggi deve vivere i segnidel Regno e in maniera radicalmente nuova, ac-cettando una logica umanamente assurda che loporterà anche a dare la propria vita (abbiamotanti esempi anche di uomini politici che han-no tentato di vivere questa legge: La Pira, Laz-zati, Moro, Bachelet, Gandhi, ecc…; Jean Goss,fondatore del MIR (Movimento Internazionaleper la Riconciliazione) affermava con grandecandore che mai un boia può convertire il con-dannato, può darsi però che il condannato rie-sca a convertire il boia).

3. Gc 2, 1 – 7. L’esempio che porta Giacomoè riferito all’assemblea sacra ma da ciò che segue,si comprende che va applicato alla vita in generee richiama ad uno stile. I nostri orientamenti, lenostre scelte di campo, la nostra azione politica,la gestione della cosa pubblica, le scelte econo-miche chi hanno come riferimento: il ricco o ilpovero? Anche le leggi, gli ordinamenti, le al-leanze di questi anni per chi sono state e per chisono? Il cristiano, se è chiamato a fare delle scel-

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E D I TO R I A L E

La crisi della politicae i valori del CristianesimoDI P. VINCENZO SIBILIO S.I.

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EDITORIALE

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te di campo, non le farà certamente a favore deiricchi ma dei poveri. Dovrà sempre avere dinan-zi agli occhi e nel cuore, finché vivrà, lo steso og-getto d’amore che è dinanzi agli occhi e nel cuo-re di Gesù: il povero (in tutte le varie espressio-ni: da colui che non ha più neppure radici, acolui che è emarginato perché diverso, a coluiche manca di cultura e di istruzione).

Questi sono solo tre dei tanti possibili brani bi-blici (basti pensare a tanti brani dell’Esodo, delLibro dei Numeri, del Deuteronomio; rileggerealcuni profeti come Amos e Michea; ricordarciche Gesù nasce fuori della città e muore fuoridella città). Da essi vorrei ricavare delle riflessio-ni che ci aiutino a comprendere meglio l’atteg-giamento del cristiano nella società e la neces-sità per lui di scendere in campo.Il Cristiano, segno di contraddizione, ricordache nessun sistema di questo mondo è perfetto,che ha sempre in sé un’ingiustizia strutturale eche il Regno di giustizia, di pace, di alleanza ed’amore è sempre oltre.Egli, insieme con ogni uomo e donna di buonavolontà, si impegnerà ad elaborare ulteriori tap-pe di avvicinamento al Regno e di anticipazionedi Esso.Rifiuta e denuncia ogni sistema fondato su ma-trici ideologiche che si oppongono al Regno eche appartengono chiaramente al regno del “diodi questo mondo” (Cor 4,4): ingiustizie, violen-ze, opposizioni, odio della vita dell’altro, sfrut-tamento, rifiuto della diversità, arricchimentodi pochi a scapito di molti poveri (Giacomonella sua Lettera arriverà a gridare ai ricchi chesono diventati tali succhiando il sangue dei po-veri. Gc 5, 1–6). A questo proposito, vale la pe-na ricordare quanto S. Ambrogio, che prima diessere fatto vescovo, era un alto funzionario im-periale con una grande esperienza politica, dirà:“la terra è stata creata come un bene comuneper tutti, per i ricchi e per i poveri. Perché alloravoi ricchi vi arrogate un diritto esclusivo sulsuolo? Quando tu, ricco, aiuti il povero, tu nongli dai del tuo, gli rendi il suo. Infatti, la pro-prietà comune, che è stata data in uso a tutti, tusolo la usi. La terra è di tutti, non solo dei ric-chi. Dunque, quando aiuti il povero, tu restitui-sci il dovuto, non elargisci il non dovuto” (cit.da Ravasi in Elogio della Politica, BUR 2009).Il cristiano sceglie di costruire la città dell’uomosulla base di quelle virtù-qualità umane che piùriflettono le dimensioni del Regno: l’amore perogni uomo, la giustizia civile intesa come pro-mozione del benessere di ciascuno e di tutti, lapace sociale, l’alleanza con quelle forze che ri-

cercano il bene e che garantiscono la conviven-za serena, la concordia tra i popoli anche all’in-terno di una stessa nazione.Soprattutto inserisce, nella società e in qualun-que sistema politico, la radicale novità evangeli-ca: finalmente arriva per i poveri una buona no-tizia “ecco il vostro Dio viene a salvarvi”. Rive-stiti della dignità che era stata loro strappata,“entrano insieme nel palazzo regale…perché alre è piaciuta la loro bellezza”. Finalmente sonoessi al centro della storia ed ogni autorità, perchésia tale, dovrà servirli. Dio è dalla loro parte. In questa ottica, cosa significa una possibile ter-za via alternativa al neocapitalismo e al post-marxismo? Quale sarà la vera novità per il singo-lo cristiano o per un gruppo che voglia “fare po-litica”? Cosa distinguerà da qualsiasi ideologia?

1. Al negativo, non significa ri-costruire unpartito cristiano né una “società cristiana” (fon-damentalismo religioso) schiacciando la legitti-ma laicità di essa ( a questo proposito, è interes-sante rileggere l’intervento di Benedetto XVI ri-volto ai vescovi francesi nel febbraio del 2005per l’anniversario della legge sulla separazionetra le chiese e lo stato promulgata in Francia nel1905: “il principio di laicità al quale il vostropaese è molto legato, appartiene anche alla Dot-trina Sociale della Chiesa. Esso ricorda la neces-sità di una giusta separazione dei poteri, che faeco all’invito di Cristo ai suoi discepoli “rendetea Cesare ciò che è di Cesare e a dio ciò che èDio”. Da parte sua, la non confessionalità delloStato, che è una non ingerenza del potere civilenella vita della Chiesa e delle diverse religioni,come pure nella sfera spirituale, permette a tut-te le componenti della società di lavorare insie-me al servizio di tutti e della comunità naziona-le….La laicità, lungi dall’essere un luogo discontro, è realmente l’ambito per un dialogo co-struttivo, nello spirito dei valori di libertà, diuguaglianza, di fraternità”) ; dimenticando chel’adesione al Vangelo è una scelta libera e perso-nale. Non significa imporre valori evangelicicon la forza e con alleanza inique ( il fine nonpuò mai giustificare i mezzi!). Non significa ap-poggiare e benedire con il segno della Croce,nuove forme di capitalismo, espressioni di grup-pi imprenditoriali che scendono in politica perdifendere gli interessi propri e di quelli del pro-prio “clan”. E neppure ritornare a tutelare gli in-teressi della cosiddetta “società di mezzo”.

2. Al positivo, significherà innanzitutto ave-re il coraggio di snidare i luoghi dove si consoli-dano le strutture di peccato e che possono esse-re gli apparati burocratici, gli stessi partiti (la ca-

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sta), i comitati di affari (i vari nomi di mafie edelle varie collusioni), società antistato (dichia-rate o occulte), ecc…; Significherà decidersi a:• desacralizzare gli assoluti (chiamare ogni for-

ma di oppressione con il suo vero nome; • affermare la pace ad ogni costo opponendosi

a tutte le false giustificazioni: non si può sta-bilire democrazia con le armi come non sipuò giustificare nessuna guerra ( a questo pro-posito mi sembra ancora valida la disaminache fa Don Milani nella sua Lettera ai Cap-pellani Militari);

• testimoniare con la vita e la parole che la li-bertà non può mai essere al di sopra o al difuori della giustizia e che questa è sempre ol-tre la legalità;

• riaffermare che il lavoro è un diritto (la tristecondizione attuale e la grave crisi disoccupa-zionale dei giovani);

• affermare, anche con scelte coraggiose da par-te della Chiesa intera, che davvero la terra e diDio e Dio la dà a tutti e che non ci sono can-celli e videosorveglianze speciali per tutelareun errato concetto di proprietà privata;

• accettare la convivialità delle differenze comeprassi (differenze di colore, di razza, di cultu-ra, di religione, di identità sessuale);

• progettare leggi ( e opporsi anche con l’obie-zione di coscienza a quelle che riconosciamoinique) che non mirino alla tutela e all’accre-scimento dei beni di un piccolo gruppo (o diuna singola persona) ma al benessere e allosviluppo di tutto il popolo e di ciascuno.

Significherà, ancora, un impegno serio nellaformazione delle coscienze perché ogni uomosia cittadino e sovrano nella crescita di respon-sabilità e nell’esercizio dei diritti e dei doveri.

In concreto, per un cristiano o un gruppo di cri-stiani che voglia fare politica, si richiede unachiara scelta di fondo: quella opzione preferen-ziale per il piccolo (cfr Mc 9, 33 – 37) che por-

terà ad elaborare programmi politici e socialiche abbiano al centro il povero e i suoi interessi. Se altri hanno il diritto di scegliere diverse visio-ni di impegno politico, il cristiano ha il diritto-dovere di scegliere il popolo con le sue povertà ele sue schiavitù e lottare con lui e per lui per la difesa e l’incremento del lavoro, per il diritto alla casa e alla famiglia, per la difesa e il rispetto delle minoranze, per una sana accoglienza dello “straniero”, per la tutela della vita (non solo quella che na-sce ma anche quella che muore o che altri pre-tendono di eliminare; anche quella che muorein guerre che obbediscono a ragioni di sovrasta-to inconcepibili), per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente,attraverso la partecipazione attiva e responsabi-le, l’attuazione del principio di sussidiarietà, lariscoperta dell’obiezione di coscienza, della sanaarma del voto e del referendum…

E fare tutto ciò non sotto una bandiera ma contutti coloro che, ritrovandosi in questi diritti-doveri, vogliono impegnarsi per realizzarli. Senza coloro che si ergono a difensori di uno sta-to etico e che fanno della violenza (e della per-suasione occulta) il sistema per la conservazione. Senza coloro che invocano un capo. Senza coloro che affermano la necessità di una“religione civile” (cadute le ideologie, fa como-do e serve invocare una religione e, purtroppo,nella speranza di ottenere favori, a volte la Chie-sa, anche in buona coscienza, può prestarsi a fa-re da sponda). Senza coloro che credono di poter compraretutto e che tutto sia loro dovuto e giustificato.Senza coloro che, con una vita controtestimo-niante, si ergono a difensori dei valori cristiani edella Chiesa.

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Se altri hanno il diritto di scegliere diverse visionidi impegno politico, il cristiano ha il diritto-dovere

di scegliere il popolo con le sue povertà ele sue schiavitù e lottare con lui e per lui

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SCENARI

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P er valutare il cammino dell’Italia duranteil governo Monti è necessario allargare losguardo. Molti commentatori fanno rife-

rimento ad età dell’oro passate dimenticandoche i tempi sono profondamente cambiati. I trefattori fondamentali che in passato hanno con-tribuito significativamente a far prosperare l’Ita-lia in termini di sviluppo economico sono statile svalutazioni competitive, la possibilità di farcrescere la spesa pubblica e il fatto di avere inun’economia non ancora globalizzata un costodel lavoro tra i più bassi dei paesi ad alto reddi-to. Con la rivoluzione della globalizzazione deimercati, la nascita dell’euro e la crisi del debito

pubblico abbiamo perso tutti e tre questi van-taggi. E non siamo riusciti come la Germania acompensarli con eccellenze in quelle variabilioggi decisive (quota di popolazione istruita,qualità della rete, efficienza della giustizia e dellapubblica amministrazione, qualità della buro-crazia, bassa corruzione ed evasione, ecc.). Diqui il nostro lungo declino che ci pone negli ul-timi dieci anni all’ultimo posto tra i 27 paesidell’Unione Europea con un tasso medio annuodi crescita del reddito pro capite negativo. La nuova era che stiamo vivendo è un’era diconvergenza condizionata in media. Cosa vuoldire? Vuol dire che oggi il costo medio del lavo-

L’Italia e il governo Monti

DI LEONARDO BECCHETTI

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ro è da noi circa trenta volte superiore a quellodei paesi più poveri e che le imprese tendono aspostare la loro produzione in tali paesi quandole loro condizioni di contorno (infrastrutture,stabilità politica, ecc.) lo permettono. Tutto que-sto genera un graduale e lento riequilibrio.Estrapolando gli attuali tassi di crescita la Roma-nia ci raggiungerebbe in venti anni, l’Albania inquaranta e la Cina in circa sessanta. La conver-genza però sta avvenendo solo in media perchéall’interno di questi paesi, come possiamo osser-vare quando tocchiamo con mano con le nostreesperienze missionarie, le diseguaglianze cresco-no e cresce anche la diseguaglianza mondialecoerentemente col fatto che la globalizzazione larivoluzione della rete aumentano enormementele rendite di chi possiede capitale umano (istru-zione) e capitale fisico (i proprietari dei mezzi diproduzione).È per via di queste dinamiche, e per la pessimaprova del governo Berlusconi, che l’Italia perdereputazione e fiducia nella primavera del 2011 elo spread licenzia il vecchio premier per insedia-re Monti. Il momento più acuto della crisi delnostro paese, che viaggia sull’orlo del fallimen-to per mesi, è scongiurato dall’azione combina-

ta di Draghi e Monti. Draghi, dopo molti ritar-di e difficoltà, convince gli altri partner che sideve intervenire per salvare l’UE usando se ne-cessario tutti gli strumenti possibili, come loscudo, per portare fuori dall’isteria e dalla spe-culazione dei mercati, i debiti pubblici dei paesimembri. Monti fa moltissimo per recuperare ilprestigio e la reputazione del paese. Per ottenerequesto risultato e convincere che l’Italia può ri-pagare il suo debito è costretto ad un eccesso dirigore che mette in ginocchio la domanda inter-na. Il paese fino ad oggi tiene in termini di coe-sione sociale intimorito dai rischi della crisi fi-nanziaria. A latere ma non troppo, uno deimaggiori meriti del governo tecnico è statoquello di migliorare sensibilmente la sostanza el’immagine della politica nel nostro paese in ter-mini di contenuti e di comportamenti (si potràdire che non ci voleva molto ma intanto erava-mo precipitati a quel livello).La domanda delle domande è se Monti potevafare di meglio a livello nazionale e non tanto alivello internazionale dove la riduzione di 200punti dello spread (al momento in cui scrivia-mo) può essere considerata un vero successo sepensiamo alle nubi del quadro internazionale eal sorpasso della Spagna. Le due critiche princi-pali che vanno fatte sono che i sacrifici sono sta-ti troppi e non equamente distribuiti. Che sia-no stati troppi è difficile da stabilire. Monti, in-vece di cercare di stupire i partner europei conla nostra diligenza nel riportare in equilibrio iconti, avrebbe potuto chiedere delle dilazioni.Non sappiamo però se questo avrebbe messo incrisi quel recupero di reputazione sui mercatiche ci ha consentito di realizzare successi dal la-to dello spread. Successi non solo simbolici matangibili perché implicano 5-10 miliardi in me-no di spesa per interessi sul debito all’anno e co-sto del credito più basso per le nostre imprese(senza considerare lo scampato pericolo di col-lasso). Sicuramente il governo Monti non habrillato per sensibilità nei confronti di settoricruciali per il nostro paese (come quelli della

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cooperazione sociale, della scuola) e da molteparti si è detto non a torto che la manovra dibilancio avrebbe potuto essere molto più pro-gressiva facendo pagare costi meno elevati ai ce-ti medio-bassi.Quello che è più interessante per noi, dopo averanalizzato i fatti, è capire cosa ci consente dipercepire lo sguardo della spiritualità ignazianarelativamente alla dinamica degli eventi, alle lo-ro cause e alle possibili soluzioni. Cercando etrovando Dio in tutte le cose ci accorgiamo dialcuni semi provvidenziali presenti in questanostra storia. I progressi scientifici ci offronostrumenti sempre migliori per allungare e libe-rare dal bisogno le nostre vite, strumenti che legenerazioni passate non si sognavano neanchedi immaginare. La rivoluzione della rete sta pre-parando quell’unica comunità mondiale che è il

presupposto ideale per il processo di “ricapitola-zione” paolina. L’economia stessa evidenzia deimeccanismi potenti che, se governati (cosa bendiversa dalla mano invisibile che trasforma ma-gicamente egoismi individuali in benessere col-lettivo), possono produrre il riequilibrio dellecondizioni di vita tra ricchi e poveri. Il proble-ma è la pessima gestione da parte dell’uomo diquesti meccanismi, gestione che ha ad esempioportato alla gravissima crisi finanziaria globale. Utilizzando questa prospettiva a livello naziona-le possiamo per esempio domandarci se, alla lu-ce della tradizione biblica, il rigore è una virtùoppure no. Sicuramente la lungimiranza e l’e-quità intergenerazionale lo sono se pensiamo al-la vicenda di Giuseppe che, dopo il sogno deisette anni di abbondanza seguiti dai sette annidi carestia sceglie di sacrificare parte del benes-

SCENARI

6 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

I figli dei bancari ereditano il posto del padre.Le mogli dei ferrovieri viaggiano in treno gra-tis. I sindacalisti sono esentati daicontributi pensionistici. I giornali-sti non pagano nei musei. Piccolecose, rispetto agli scandali dei no-stri conti pubblici? Tutt’altro: sonoi segni rivelatori di una rete di pri-vilegi e ingiustizie, in gran partesommersa, che copre l’intero Paesee blocca ogni riforma. Così paghia-mo conti salatissimi imposti daicartelli delle varie categorie. Così loStato foraggia – con le nostre tassenotai, giornalisti, farmacisti e millealtre lobby. Così uno spaventoso 53per cento degli italiani rimane intrappolato nelsuo ceto d’origine e dagli anni Ottanta la disu-

guaglianza sociale è cresciuta del 33 per cento.E l’Italia si disgrega in mille rivoli di interessi

privati. In questo libro documenta-to e appassionato, Michele Ainisindividua il ganglio fondamentalesu cui si gioca la prossima, decisiva,partita dell’Italia: liberarci dalla dit-tatura degli interessi privati per di-ventare un Paese dinamico e com-petitivo. Come? Grazie a una veraliberalizzazione, con leggi ferree esenza eccezioni. Come scrive Ainis,“Non resta che la rivoluzione. Paci-fica, ordinata; ma senza dispense néindulgenze, senza salvacondotti peri vecchi vassalli e valvassori. Di ec-

cezioni, fin qui, ne abbiamo sperimentate trop-pe. Ora è il tempo della regola”.

In libreria:«Privilegium. L’Italia divorata dalle lobby»

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sere presente per ridurre la penuria della crisi fu-tura, probabilmente non capito dai suoi concit-tadini che si domandano perché non consuma-re subito tutto. Non dobbiamo dimenticareperò che l’equità tra i cittadini di una comunitàin un determinato istante di tempo è altrettantofondamentale. E non sempre nei provvedimentidi questo governo tale equità è stata pienamen-te rispettata.In un orizzonte più ampio per poter sfruttareappieno i semi provvidenziali che incontriamonel cammino svolgendo fino in fondo il nostrocompito di con-creatori abbiamo in questo mo-mento tre urgenze fondamentali. Dobbiamocambiare indicatori perché anche le evidenzescientifiche ci dicono una cosa che la sapienzareligiosa conosceva da sempre: non è il denaro ilmetro della realizzazione umana e la sostenibi-lità ambientale e sociale dell’uomo e della so-cietà sono fondamentali. Ecco perché in Italiaabbiamo costruito in questi anni dal basso il si-stema degli indicatori di benessere equo e soste-nibile. Dobbiamo lavorare insieme per ridurrel’enorme potere di mercato e di interdizionedella grande finanza internazionale riuscendo avarare quelle riforme fondamentali per evitare

nuove catastrofi finanziarie (quella ultima è co-stata al mondo sino ad oggi una somma supe-riore a 3 volte il debito pubblico italiano). E co-me CVX-LMS abbiamo avuto l’onore di lavo-rare dentro la rete delle organizzazioni dellasocietà civile che è riuscita a far avviare all’UE ilpercorso di cooperazione rafforzata per appro-vare una tassa sulle transazioni finanziarie. Spin-gendo poi l’Italia a partire subito da sola. Nonbasta perché altre riforme sono necessarie. Ma èun primo passo fondamentale. Infine, dobbiamo aumentare la consapevolezzadi tutti che siamo in grado di cambiare i destinidell’economia se impariamo a partecipare me-glio usando non solo il voto politico ma anchequello economico, quello che implicitamenteformuliamo ogni volta che compriamo e rispar-miamo. Votare con i nostri acquisti per le azien-de all’avanguardia nel promuovere benessereequo e sostenibile è la leva fondamentale di cuiabbiamo bisogno per modificare i rapporti diforza in economia in direzione del bene comu-ne. È una intuizione che molti membri dellenostre comunità impegnati nell’equosolidale onella finanza etica hanno avuto da tempo. Sitratta di impegni “politici” affascinanti verso iquali, come uomini e donne di spiritualità igna-ziana e come membri delle nostre organizzazio-ni, siamo chiamati a spenderci senza dimentica-re che le nostre attività “ordinarie”, (gruppi dicondivisione, esercizi, scuole di politica, campiestivi LMS) sono fucine eccellenti di quellevirtù morali e civiche di cui anche i commenta-tori laici si sono convinti abbiamo bisogno percostruire una società in grado di promuovere ilbene comune.

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 7

Sicuramente il governo Monti non ha brillato per sensibilitànei confronti di settori cruciali per il nostro paese

(come quelli della cooperazione sociale, della scuola)e da molte parti si è detto non a torto che la manovra di bilancio

avrebbe potuto essere molto più progressivafacendo pagare costi meno elevati ai ceti medio-bassi.

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8 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

SCENARI

Finalmente al via l’introduzionedella Tobin TaxDAL SITO WWW.ZEROZEROCINQUE.IT

Al Consiglio Ecofin di martedì 9 ottobre2012 c’è stata una svolta determinanteper il dibattito europeo sulla Tassa sulle

Transazioni Finanziarie (TTF). Undici StatiMembri hanno deciso di avviare la procedura dicooperazione rafforzata che permette di intro-durre la TTF in Europa purché almeno noveStati ne facciano richiesta e siano quindi favore-voli all’applicazione nei loro Paesi. E finalmentel’Italia è della partita insieme a Francia, Germa-nia, Spagna, Belgio, Portogallo, Austria, Grecia,Slovacchia, Estonia, Slovenia. Un risultato sto-rico per la Campagna ZeroZeroCinque e per leomologhe campagne europee. Ma pur sempresoltanto un primo risultato a cui ora dovrannoseguirne molti altri.L’analisi di questa prima vittoria ha le sue origi-ni nell’Ecofin del 22 giugno 2012 quando i Mi-nistri delle Finanze europee di fronte all’inces-sante ostilità della Gran Bretagna (e di altri po-chi Stati Membri che le fanno eco), prendonoatto che non ci sono le condizione per l’intro-duzione di una TTF a livello dei ventisette StatiMembri, ma che al contempo vi è un significa-tivo numero di Stati Membri favorevole alla

proposta e disponibile a procedere attraverso laprocedura della cooperazione rafforzata previstadai trattati. La cooperazione rafforzata è unaprocedura poco utilizzata, a cui poter ricorreresolo a determinate condizioni, ma vi sono tuttii presupposti affinché la TTF possa essere intro-dotta in Europa in questo modo. Il ConsiglioEuropeo di fine giugno recepisce l’orientamen-to dell’Ecofin spostando ancora più in alto il di-battito politico sulla TTF in Europa e comin-ciando a stabilire dei tempi: l’impegno è di pro-cedere all’introduzione della tassa in un numerolimitato di Stati entro dicembre 2012. Uno spi-raglio di luce quindi per quel famoso “granellodi sabbia negli ingranaggi della finanza”, secon-do la definizione del suo padre fondatore JamesTobin, che fin dagli inizi degli anni ’70 ne avevaindicato la necessità di applicazione sebbene lasua idea originaria si rivolgesse al solo mercatovalutario. Ci sono voluti 30 anni ed una crisi fi-nanziaria senza precedenti per rendere consape-vole la classe politica che la finanza-casinò va re-golata. O meglio una parte della classe politica,perché non si può celare che c’è ancora chi pre-ferisce avallare grandi interessi finanziari piutto-sto che riportare la finanza al suo ruolo origina-rio di servizio all’economia reale.Durante i mesi estivi, le negoziazioni tra gli Sta-ti Membri che avevano espresso la loro aperturaa considerare di aderire alla cooperazione raffor-zata sono proseguite, impenetrabili ai più, seb-bene con alcune indiscrezioni che facevano in-travedere non poche difficoltà nel raggiungere ilnumero minimo di Stati Membri ed un accor-do di massima sul modello della tassa. Il 28 set-tembre, una data forse non casualmente scelta,ad un anno esatto dalla proposta di direttivapresentata dalla Commissione Europea, Franciae Germania danno una nuova accelerata al di-battito inviando una missiva alla Commissionein cui chiedono l’attivazione della procedura dicooperazione rafforzata per l’introduzione diquesta tassa. Si accelerano i negoziati nelle capi-tali, la Commissione nei giorni successivi riceve

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altre lettere di adesione, ma alla vigilia dell’Eco-fin del 9 ottobre, il conteggio degli Stati Mem-bri che aderiscono formalmente alla cooperazio-ne rafforzata si ferma a 7.L’Italia in tutto questo ha giocato un ruolo nonmarginale: dopo il nuovo posizionamento di fa-vore alla tassa dichiarato più volte dal GovernoMonti, vi sono stati tentennamenti e scetticismisoprattutto, ma non solo, in merito alla scala diapplicazione. La preferenza per una TTF a 27, èstata espressa più volte, ma la realtà dei fatti co-stringe l’Italia a prendere una posizione su unaTTF su scala ridotta. Dentro o fuori? Come di-chiarato dallo stesso Governo, l’adesione allaTTF è stata condizionata ad altri interessi italia-ni sugli strumenti di stabilità finanziaria in Eu-ropa. Solo cinque giorni prima dell’Ecofin del9 ottobre, in una interpellanza in Parlamento aprima firma del deputato Andrea Sarubbi e co-firmata da altri trenta deputati del PD, presen-tata su sollecitazione della nostra Campagna, ilSottosegretario Ciriani non poteva ancora scio-gliere alcuna riserva sulla posizione italiana. Lasvolta è arrivata solo dopo la riunione dell’Eu-rogruppo dell’8 ottobre che ha formalmentesancito l’avvio dell’European Stability Mecani-sm (ESM).Il dado comunque ora è tratto e noi siamo fieridi aver contribuito alla realizzazione di una cau-sa che andrà a beneficio di tutti. Le reazioni ita-liane a questa decisione si stanno susseguendoincessantemente sui media nazionali, ovvia-mente non si tratta mai di reazione neutre ed ildibattito è molto acceso. Spesso però le criticheevidenziano una diffusa disinformazione sul te-ma. Invitiamo quindi tutti i sostenitori dellanostra Campagna a “ingaggiarsi” personalmen-te nel dibattito e a replicare alle critiche più co-muni che spesso vengono sollevate prendendocome riferimento il documento “Falsi Miti” chela Campagna ha elaborato nei mesi scorsi.Se una primissima vittoria è arrivata, siamo pie-namente consapevoli che c’è ancora molto sucui monitorare e vigilare.

Prima di tutto, l’avvio della cooperazione raffor-zata fa sì che la Commissione, su richiesta degli11 Stati aderenti (a cui ovviamente speriamo chenel tempo possano unirsi anche altri Stati), ela-bori una nuova proposta di direttiva che defini-sce le modalità di applicazione della tassa. Sarànecessario assicurare che la tassa si applichi al piùampio numero di strumenti finanziari (azioni,obbligazioni, derivati, valute) perché possa eser-citare efficacemente il suo ruolo di freno alla spe-culazione e di generazione di significative risor-se. Meccanismi di elusione dovranno e potrannoessere scongiurati grazie ad un’architettura ade-guata. In relazione al gettito, inoltre, si apre orauna nuova fase di discussione. Rimane sullosfondo il binomio bilancio comunitario e bilan-cio nazionale. Certo è che la vera competenza èin capo a ciascuno Stato Membro che dovrà de-finirne l’utilizzo. Coerentemente agli obiettividella nostra Campagna, vigileremo quindi affin-ché sia rispettata la destinazione da noi propostache prevede l’allocazione del 50% delle risorseper politiche di welfare nazionale e l’altro 50%per politiche di cooperazione allo sviluppo e lot-ta al cambiamento climatico. Sarebbe, infatti,paradossale che le risorse generate da una tassavolta a regolare la finanza fossero usate dagli Sta-ti Membri come ulteriore salvagente per il siste-ma finanziario stesso. Non da ultimo la questio-ne dei tempi. Non c’è altro perdere da tempo,pertanto è necessario che la volontà politica sitrasformi in operativa in tempi serrati. La Com-missione Europea ha già presentato il 23 ottobrela proposta di decisione che autorizza l’avvio del-la cooperazione rafforzata. Un’ulteriore confer-ma formale che vi sono tutte le condizioni perprocedere rapidamente con questa procedura.Spetta ora al Consiglio stabilire tempi brevi perl’adozione a maggioranza qualificata di questadecisione e al Parlamento Europeo darne un pa-rere così da permettere che si passi alla fase di de-finizione tecnica della nuova direttiva. Si apre una nuova fase, che ci vede tutti rinno-vati di energia ed entusiasmo, la 005 continua!

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Ci sono voluti 30 anni ed una crisi finanziaria senza precedentiper rendere consapevole la classe politica che la finanza-casinò

va regolata. O meglio una parte della classe politica,perché non si può celare che c’è ancora chi preferisce avallare

grandi interessi finanziari piuttosto che riportare la finanzaal suo ruolo originario di servizio all’economia reale.

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SCENARI

10 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Elezioni siciliane: proposta o protestacontro la “catasta” siciliana?DI MASSIMO CERMELLI*

Approssimarsi ad un’analisi del voto sici-liano è compito arduo a causa della po-liedrica presenza di elementi emersi dal-

la recente tornata elettorale. Per quanto possi-bile mi permetto di prendere le mosse dalcontesto iniziale che ha portato la Regione Si-cilia alle urne.Il primo elemento di analisi è offerto dal fattoche il voto del passato 28 ottobre è stato un vo-

to anticipato, originato da un problema finan-ziario, emerso durante l’estate del 2012 e, se-condo alcuni commentatori politici più mali-ziosi, dall’opportunità offerta dalle elezioni an-ticipate di rendere inapplicabile l’epocale esbandierato taglio dei parlamentari dell’Assem-blea Regionale Siciliana (Ars) da 90 a 70.Lo scenario che ha portato alle elezioni a livelloregionale, come a livello nazionale, è uno scena-rio connotato da un forte immobilismo sociale,economico e politico. Giovani generazioni pocorappresentate e sempre più indignate, distantied escluse dal mercato del lavoro, una politicaautoreferenziale che non smette di parlare deicontenitori invece che dei contenuti, problemifinanziari e d’indebitamento legati al bilancioregionale, per non parlare dei numerosi scanda-li di corruzione legati ai fondi pubblici utilizzatidai partiti politici.L’offerta dei diversi partiti toccati da tali vicissi-

* Massimo Cermelli – Laureato in Economia presso l’Università degli Studi diPalermo ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia e gestione delle im-prese presso l’Università di Deusto (Bilbao-Spagna). Esperto in politiche pubbli-che e sviluppo territoriale ed in Sistemi regionali sanitari europei sostenibili, haspecializzato la sua formazione accademica in marketing presso l’ESADE Busi-ness School (Barcellona – Spagna). Dal 2007 è ricercatore di economia pressol’Università di Deusto dove dal 2009 è professore associato di Economia, Eco-nomy of the European Union e A critical approach to social issues. Collabora conl’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo, i Giovani delle Acli ediverse riviste spagnole di informazione economica e politica.

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CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 11

tudini, ed in parte incapaci di offrire risposte amolte di queste problematiche, ha ceduto il pas-so all’emergere di una nuova formazione politi-ca: il Movimento 5 stelle. Questa realtà si è pre-sentata ai cittadini siciliani con un programma àla carte: una nuova spinta di passione e parteci-pazione all’attività politica, vissuta come espe-rienza di volontariato; l’utilizzo della rete comemezzo di comunicazione per ogni singolo citta-dino indignato, particolarmente giovane; so-

L’Istituto di Formazione Politica “Pe-dro Arrupe” - Centro Studi Sociali èun’istituzione formativa le cui originirisalgono al 1958, quando i Gesuitidecisero di offrire il proprio contribu-to allo sviluppo culturale, sociale, edeconomico dell’Isola, secondo lo stileche caratterizza la tradizione dellaCompagnia di Gesù: analisi rigorosadella realtà, studio qualificato, inse-gnamento efficace, accompagnamen-to personalizzato.L’Istituto Arrupe, ideato come scuolasul modello universitario e adottan-do le scienze sociali come strumentodi analisi, ha sempre avuto come og-getto la politica in senso stretto in vi-sta del suo rinnovamento etico. Tra isettori di intervento, l’alta formazio-ne occupa una posizione di rilievo: imaster proposti dall’Istituto Arrupe,spesso in collaborazione con Univer-sità italiane e internazionali, nasconoper rispondere alle esigenze di forma-zione di neolaureati e di specializza-

zione per chi, già inserito nel mondodel lavoro, desidera rafforzare le pro-prie competenze su specifici ambitiprofessionali. Le proposte formativemesse a disposizione offrono: facultydi alto profilo, accompagnamentopersonalizzato, approccio etico, con-testo internazionale e un costantedialogo con le esigenze poste dalmercato del lavoro.È inoltre inserito all’interno di pro-grammi internazionali, è un ente diformazione accreditato presso la Re-gione Siciliana ed è iscritto all’Ana-grafe Nazionale delle Ricerche delMinistero dell’Università e della Ri-cerca.Spazio anche all’azione sociale: l’Ar-rupe promuove infatti progetti voltialla trasformazione della realtà; an-che grazie alla partecipazione al JesuitSocial Network – Italia, vengono ela-borate strategie d’impegno socialecon un’attenzione particolare per ipiù svantaggiati, con l’intento di

“porre segni profetici che sappianosignificare la bellezza e la possibilitàreale di uno stile di vita fatto di acco-glienza e di condivisione”. La sua Biblioteca, con circa 50.000volumi tutti catalogati on line(http://librarsi.comune.palermo.it)rappresenta un punto di riferimentoper quanti, ricercatori, studenti uni-versitari e studiosi, sono coinvoltinell’attività esigente della ricerca nelsettore delle scienze sociali e in unluogo peculiare com’è il Sud d’Italia.La ricerca, la redazione palermitanadella rivista “Aggiornamenti Sociali”,il calendario di proposte culturali ri-volte ad un vasto pubblico completa-no il profilo dell’Istituto Arrupe cheintende promuovere sempre di piùprogetti capaci di far dialogare idee eproposte da valorizzare nell’orizzontedello sviluppo del territorio.www.istitutoarrupe.itwww.facebook.com/istitutopedroarrupehttps://twitter.com/#!/IstitutoArrupe

L’Istituto «Pedro Arrupe»

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prattutto, come un’entità aliena alle logiche diutilizzo e spartizione dei fondi pubblici, già se-gnalato quest’estate anche dalla Sezione di con-trollo delle spese elettorali della Corte dei Conti.Il risultato delle elezioni ha così fatto registrare,come era facile immaginare, una chiara propo-sta di protesta da parte dell’elettorato sicilianonon soltanto dovuto al successo del Movimento5 stelle e al suo leader locale designato, Giancar-lo Cancelleri. Non va dimenticato che, dopodecenni di vittorie del centrodestra (la memoriava al 61 a 0 ottenuto da Forza Italia nel 2001:tutti i posti di deputati dell’Isola andarono alpartito di Berlusconi), per la prima volta a vin-cere in Sicilia è stato un candidato espressionedell’alleanza PD-UDC: Rosario Crocetta. Glielementi di rottura di questa tornata elettoralemarcano un chiaro segnale di cambio o megliouna “rivoluzione moderata”, un mix di esigenzadi cambiamento e ancoramento ai vecchi parti-ti. Questi fattori hanno reso possibile il fattoche il nuovo presidente fosse una persona di-chiaratamente omosessuale, ex-comunista e cat-tolico, attivo nella lotta antimafia e che insieme

a lui, per la prima volta, arrivino un gruppo diben quindici donne all’Ars, la presenza più signi-ficativa dopo l’ottava legislatura (1976-1981),quando furono presenti solo cinque donne inAssemblea. Qualcosa d’inimmaginabile fino aqualche anno fa.Il laboratorio siciliano ha dunque dato il via,come sempre in maniera equilibrata, ad un se-gnale di cambiamento. È difficile affermare unaproiezione del risultato a livello nazionale prefi-gurandone il risultato finale, ma le ultime ele-zioni siciliane rappresentano un indicatore edun ritratto in grado di fornire elementi utili allariflessione nazionale.Il primo dato interessante riguarda l’astensioni-smo, registratosi anche all’interno delle carcerisiciliane. A recarsi alle urne sono stati il47,42%, cioè a dire 2.203.885 elettori su un to-tale di 4.647159 di aventi diritto. Per la primavolta meno di un cittadino su due ha votato fa-cendo crescere l’astensione di oltre il 19% ri-spetto alle Regionali 2006 e del 28% rispetto al-le Regionali e Politiche del 2008. Sommando idati degli astenuti (52,58%), con quelli delle

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schede bianche (3,8%), con quelli del M5S(14,7%) raggiungiamo una percentuale del71% di siciliani che ha manifestato la propriadistanza dai partiti tradizionali, evidenziandoscarsa fiducia e insofferenza verso la classe poli-tica. L’astensionismo insieme ad un generale cli-ma di protesta sono gli unici aspetti che potreb-bero essere proiettati anche a livello nazionale.La correlazione tra il voto regionale e nazionale,a mio avviso, dove viene meno è nell’analisi delvoto delle alleanze e dei risultati tra e dei partiti.Se il voto ha confermato la crisi del PDL, la vit-toria della coalizione PD-UDC ed il buon risul-tato del M5S, è pur vero che l’attuale compaginedi governo nazionale (Governo Monti) scontava,a livello regionale, un deficit di rappresentanza.In poche parole, la peculiare alleanza che per-mette all’esecutivo di Mario Monti di governarein Italia e di rappresentare la nostra nazione inEuropa, nel laboratorio elettorale siciliano nonè stata offerta alla valutazione degli elettori, percui un giudizio che spingesse gli analisti politicia dichiarare la fine del bipolarismo e dei partitiin toto sarebbe affrettato. Meglio sarebbe prende-re atto che l’anteriore sistema bipolare (centro-destra/centro-sinistra) è oggi rimpiazzato dauna nuova forma di bipolarismo (governo tec-nico/governo politico).Ciò nonostante il fenomeno Grillo rimane la ve-ra novità, anche se reca in sé elementi di conti-nuità e di discontinuità con il passato recente. IlM5S è un movimento e non un partito, è incen-trato nel personalismo carismatico del suo lea-der, come già avvenuto in passato, mentre rifiutai finanziamenti pubblici ai partiti ed introducela novità della politica come “volontariato a ter-mine” a servizio della polis e della collettività.L’analisi dei flussi verso il movimento di Grilloci dicono che i suoi elettori sono per il 50%provenienti dagli elettori di Raffaele Lombardodurante le passate elezioni del 2008, per un25% provenienti dal centro-sinistra e per un al-tro 25% provenienti dagli astensionisti delleprecedenti elezioni.

Il neo presidente, Rosario Crocetta, risulta esse-re stato eletto con 617 mila preferenze, 248 mi-la in meno delle preferenze raccolte da Anna Fi-nocchiaro nel 2008, candidata del centro-sini-stra uscita sconfitta da Raffaele Lombardo,quest’ultimo forte di ben 1,8 milioni di voti.Le domande aperte, per quanti dovranno gover-nare nei prossimi mesi l’isola, rimangono tante.In primis le questioni economiche e l’approva-zione del bilancio regionale (3,6 miliardi di eu-ro di tagli necessari) entro il prossimo 30 apriledel 2013, pena il commissariamento regionale.In secondo luogo la necessità di venir fuori dal-l’autoreferenzialità di partiti e movimenti chenon smettono di far parlare di se stessi e delle al-chimie interne piuttosto che dei problemi realidei cittadini.Per ultimo l’urgenza di un cambio di passo chie-sta dai siciliani, alla luce dei problemi di “casta edi cassa” evidenziati negli ultimi anni che han-no messo insieme tutti gli ingredienti che han-no generato l’attuale “castata siciliana”.

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 13

L’offerta dei diversi partiti toccati da tali vicissitudini,ed in parte incapaci di offrire risposte a molte

di queste problematiche, ha ceduto il passo all’emergeredi una nuova formazione politica: il Movimento 5 stelle.

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La Comunità di Vita Cristiana de L’Aquilanel 2011, tragicamente ferita dal terremo-to, decide di impegnarsi nell’organizzazio-

ne di un Laboratorio di formazione politica pergiovani ignaziani, da tenersi l’estate nel mona-stero di Calascio, a pochi chilometri dalle zonecolpite dal sisma del 2009. La scelta di ritrovarsiin quei luoghi assume il significato di proporrela condizione della città dell’Aquila come “casopolitico” esemplare sul quale riflettere insieme. L’iniziativa, come sottolineato dagli organizza-tori nasce dall’ascolto attento dell’invito che piùvolte ha fatto il Papa Benedetto XVI ai cristianidi ritornare a prendersi a cuore il bene della so-cietà e da alcune pressanti esigenze che insiemehanno concorso nella decisione di dare vita alLaboratorio: dalla lettura del nostro tempo edella crisi che attraversa il mondo, in particolarequello occidentale; dalla consapevolezza cheuna distorta visione dell’economia ha sottomes-so e soggiogato la politica come cura del benecomune e attenzione alle povertà; dal disagioche tanti vivono dinanzi al degrado e alla merci-ficazione; dal rifiuto della politica come mezzoper i propri interessi; dalla coscienza che oltre lalegalità vi è la giustizia.

Alla prima edizione hanno partecipato 15 gio-vani provenienti da tutta Italia, accomunati dal-la voglia di confrontarsi con la politica in un cli-ma di condivisione e raccoglimento, con lo sco-po di fare emergere i principi di riferimentoattraverso i quali leggere i problemi della convi-venza civile e individuare le possibili soluzionicondivise.I partecipanti per una settimana scandiscono leproprie giornate in un clima comunitario diconfronto continuo, condividendo tutto: dai la-vori domestici alle riflessioni politiche con gliospiti più o meno illustri invitati al convento. Iragazzi sono arrivati a Calascio da tutta l’Italia,e oltre: dalla Brianza a Reggio Calabria, da Ro-ma alla Sicilia, da Napoli alla Sardegna fino achi è arrivato dai Paesi Baschi. E diversa e la lo-ro storia e formazione: ci sono giovani econo-misti, studenti, docenti universitari, architetti,consiglieri comunali, attivisti nell’associazioni-smo che si mettono in gioco in profondità.Durante la settimana sono stati gettati tanti se-mi da padre Vincenzo Sibilio S.I., che ha coor-dinato i lavori insieme alla CVX aquilana, e dairelatori invitati per testimoniare la propria mis-sione sociale e politica come servizio per la col-lettività. Uno di questi semi è caduto sulla fertileterra cagliaritana ed è stato uno degli stimoli cheha portato all’organizzazione di un Laboratoriodi Partecipazione Politica che ha coinvolto di-versi membri della CVX di Cagliari e alcuni re-latori e partecipanti del laboratorio di Calascio. A Roma, la Cappella universitaria della Sapien-za sta diventando un punto di riferimento im-portante per la riflessione intorno ai temi dellapolitica, della legalità e della giustizia. La prossi-ma estate è già programmata la terza edizionedel laboratorio di Calascio, dal 3 al 10 agosto,con la speranza che tanti altri giovani legati alleattività dei gesuiti, o anche solo incuriositi dallatematica colgano l’occasione di partecipare e po-ter essere a loro volta portatori di una necessitàdi rinnovamento della politica basata su valorisaldi e profondi di cui l’Italia ha forte bisogno.

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Da Calascio a Cagliari, laboratoriodi politicaDI MATTEO LECIS COCCO-ORTU

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Di seguito il racconto dell’esperienza di partecipa-zione politica di Cagliari pubblicato nel libroWikicrazia Reloaded di Alberto Cottica e scrittodall’ideatore e attivatore del Laboratorio, MatteoLecis Cocco Ortu, membro della CVX di Cagliarie attualmente consigliere comunale.

Cagliari sta vivendo una stagione unica dalpunto di vista politico. Per la prima volta, dopo20 anni consecutivi di amministrazione conser-vatrice, la città è governata da un sindaco pro-gressista di meno di quarant’anni, da una giun-ta in cui le donne superano gli uomini 6 a 4 eda una maggioranza composta per più del 60%da consiglieri alla prima esperienza in consigliocomunale. La primavera cagliaritana è stata resapossibile da una imprevista partecipazione deigiovani che fin dalle primarie hanno sostenutoMassimo Zedda: le tante realtà sociali e cultura-li che per anni erano rimaste ai margini della vi-ta politica cittadina, hanno lavorato in rete concreatività e freschezza. In questa esperienza dirinnovamento ci sono entrato con entusiasmo,prima come candidato outsider per il PartitoDemocratico e poi come più giovane consiglie-re comunale eletto al comune di Cagliari.In campagna elettorale era stato abbastanzasemplice coinvolgere persone ed energie perchél’obiettivo era chiaro per tutti (farmi eleggere inconsiglio comunale) e ognuno poteva dare ilproprio contributo per raggiungerlo. Più diffici-le è stato continuare a stimolare la partecipazio-ne al momento di amministrare quotidianamen-te la città, con obiettivi e temi sempre nuovi daapprofondire e contestualizzare. Ho cercato dasubito di farlo attraverso la rete: il mio blog per-sonale, il profilo facebook, una newsletter, la di-retta twitter del consiglio comunale #openca-gliari. Tutti strumenti apprezzati ma non anco-ra in grado di mettere in moto completamentel’entusiasmo e la creatività vissuta durante lacampagna elettorale, patrimonio preziosissimoper il partito e per l’amministrazione di Cagliari.Queste riflessioni si sono concretizzate in un

mio breve articolo pubblicato su un quotidianolocale “Il PD apra le sue porte”, e da cui è nataun’idea, che si è rapidamente trasformata inprogetto concreto: organizzare a Cagliari unesperimento di partecipazione politica collettivache parta dall’interno di un partito, per fecon-darlo e rinnovarlo.Così ho scritto la bozza di progetto per un labo-ratorio di partecipazione politica dedicato ai ra-gazzi tra i 16 e i 29 anni, che rivitalizzasse il miocircolo di partito. Non una tradizionale scuoladi formazione politica, ma un’occasione di in-contro con esperienze positive di politica, am-ministrazione e impegno nella “società civilissi-ma” che fosse uno stimolo per la formazione diuna maggiore consapevolezza politica. Per farloho pensato alla forma di un laboratorio che aves-se un carattere dinamico, innovativo e inclusivo,e in cui le distanze tra organizzatori, relatori estudenti andassero il più possibile a scomparire.Per prima cosa, attraverso un google doc condi-viso con quanti si mostravano interessati all’ini-ziativa, sono stati decisi gli obiettivi e le temati-che da trattare. Si è creato così il primo nucleostaff, composto inizialmente da una trentina dicollaboratori (arrivati a 80 al termine del Labo-ratorio). Il gruppo staff ha lavorato da subito apieno ritmo su facebook dove giorno dopo gior-no si è andato costruendo insieme l’intero pro-gramma del laboratorio. Il lavoro del gruppo sibasava su due principi cardine: la fiducia e lo spi-rito di iniziativa. Fiducia in tutti gli altri collabo-ratori che partecipavano con l’unico obiettivo dicreare una proposta valida per i ragazzi; spiritodi iniziativa affinché chiunque avesse avuto uncommento o una proposta migliorativa si fossesentito libero e stimolato a farla. Diversi gruppidi lavoro si sono formati in base alle tematiche ehanno cercato di dar loro concretezza con unamodalità operativa fresca e coinvolgente. Ognu-no è stato chiamato a dare al laboratorio quelloche poteva dare in quel momento.Dal punto di vista economico io mi sono impe-gnato a devolvere per l’iniziativa una parte del

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mio indennizzo da consigliere comunale, of-frendo ai gruppi che organizzavano ogni incon-tro un budget di 200€ da amministrare. In que-sto modo il gruppo ha potuto iniziare a lavoraresenza la preoccupazione di come recuperare lerisorse, ma solo di come strutturare un buon la-boratorio. Insieme abbiamo scelto di chiedere airagazzi una quota di iscrizione di 30€ e abbia-mo da subito pubblicato online, e aggiornatocostantemente, il bilancio economico dell’ini-ziativa, in totale trasparenza. Abbiamo investito

parte delle risorse per realizzare spille e bloc no-tes da offrire ai sostenitori che avessero deciso dicontribuire ai singoli incontri. Il bilancio è statochiuso senza aver intaccato il mio investimentoiniziale che potrà così essere reinvestito in nuo-ve attività politiche decise insieme ai parteci-panti al laboratorio.Da subito ho chiesto la collaborazione del par-tito per gli aspetti logistici, pensando di utiliz-zare per gli incontri il circolo del partito e pro-ponendo di farlo vivere anche durante la setti-

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“La legalità tra responsabilità perso-nale, società civile e istituzioni” è iltitolo del ciclo di incontri organizza-to dai Padri Gesuiti della Cappelladella Sapienza in collaborazione conil Rettorato della stessa Università esotto l’Alto Patronato del Presidentedella Repubblica Italiana.Martedì 13 novembre, nell’audito-rium della Cappella, si è svolto il pri-mo dei quattro seminari program-mati, dedicato all’approfondimentodel tema “Legalità contro corruzionee malavita organizzata”. Sono inter-venuti il Procuratore Capo della Re-pubblica di Roma, Giuseppe Pigna-tone; Giovanni Conzo, magistratopresso la DDA di Napoli; il profes-sor Giorgio Spangher, Preside dellaFacoltà di Giurisprudenza della Sa-pienza; e Gemma Marotta, docenteCriminologia alla Facoltà di Scienzedella Comunicazione e alla Facoltàdi Giurisprudenza. Ha moderatoPaolo Ruffini, direttore di La7.L’obiettivo di questi seminari è offri-re, attraverso testimoni, soprattutto

agli studenti universitari, un luogodi riflessione sul nostro vivere civile,uno spazio di eccellenza formativa,un tempo di elaborazione di possibi-li progetti di speranza.

Martedì 20 novembre è stata la voltadi riflettere sul tema “La legalità nel-le istituzioni”. I relatori erano: l’ono-revole Luciano Violante, già Presi-dente della Camera; il professorGaetano Azzariti, docente di DirittoCostituzionale alla Facoltà di Giuri-sprudenza della Sapienza; la profes-soressa Teresa Serra, docente di Filo-sofia Politica alla facoltà di ScienzePolitiche. Ha moderato il professorFulco Lanchester.Gli altri due seminari si sono svolti il27 novembre su “Giustizia oltre lega-lità”, con Pietro Grasso, Procuratorenazionale antimafia; Vincenzo Con-ticello, imprenditore; Piero GuidoAlpa, docente Diritto civile e Presi-dente Ordine nazionale forense; e il4 dicembre su “Cultura e legalità/cultura della legalità”. C’erano Giu-liano Amato, già Presidente Consi-glio dei Ministri; Fulco Lanchester,docente di Diritto costituzionale ita-liano e comparato; e Raffaele Ro-manelli, docente di Storia contem-poranea.

Alla Sapienza, seminari sulla legalità organizzati dai Gesuiti

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mana dai giovani iscritti al laboratorio: era perme importante tentare di coinvolgere i giovaniproprio in una sede di partito, nel momento incui la fiducia nelle istituzioni politiche è arriva-ta alle soglie del 2%. Purtroppo la burocraziaimmobilizzante di un partito formato da cor-renti e interessi personali ha di fatto negato lospazio del circolo per lo svolgimento del labora-torio. Abbiamo però preso questa difficoltà co-me opportunità per utilizzare diversi luoghi del-la città che ci hanno ospitato gratuitamente:una sala dell’università, la sede dell’associazioneper l’attuazione della riforma psichiatrica, unacomunità di reinserimento per carcerati, un tea-tro dei gesuiti e la sede regionale del partito cheha assicurato il suo appoggio all’iniziativa, no-nostante i mal di pancia di chi non ci ha volutoconcedere il circolo.Per due mesi e mezzo una settantina di giovani

cagliaritani si sono trovati tutti i sabati pomerig-gio a parlare di comunicazione politica e di parti-ti, di fiducia ed economia della felicità, di diritticivili dell’ultima Italia, di carceri e di immigrati,di giovani indignati e impegnati, delle possibilitàofferte all’Italia dal web e dall’agenda digitale eu-ropea, di lavoro e di precarietà. Ogni incontro havisto la partecipazione di relatori che hanno datoil proprio contributo senza percepire alcun com-penso (ci siamo limitati a rimborsare i costi deitrasporti e dell’eventuale pernottamento inb&b). Oltre agli incontri del sabato, grazie alcontributo volontario di alcuni esperti, abbiamoofferto ai ragazzi anche un corso di publicspeaking e uno di scrittura giornalistica.Il laboratorio si è concluso con un workshop cheha trattato due tematiche aperte nel dibattitopubblico comunale e che potranno essere porta-te avanti dall’amministrazione: la riqualificazio-ne degli spazi pubblici inutilizzati della periferiacittadina e il carcere nel suo rapporto con lacittà. In particolare, dal laboratorio è nata la po-sizione portata da me in consiglio comunale sulfuturo del carcere di Cagliari, che ha concreta-mente portato alla bocciatura della proposta ditrasformazione del carcere in hotel di lussoaprendo il dibattito su un suo possibile riutilizzoper migliorare il sistema rieducativo dell’attualecasa circondariale.Con questa esperienza di politica attiva ho vo-luto coinvolgere i giovani in una attività politi-ca che li ha portati a prendere confidenza congli spazi all’interno dei partiti, spesso visti solocome macchine di clientele per la spartizione dipotere, ma che hanno un estremo bisogno di es-sere invasi da quanti per un motivo o per l’altrofino ad ora ne sono stati lontani.Mi piace pensare infatti a una società in cui l’im-pegno politico, la partecipazione attiva alla vitadella polis, sia uno degli aspetti che entra a farparte degli interessi comuni e delle occupazioniper il numero più alto possibile di cittadini.

http://laboratoriopoliticacagliari.wordpress.com/

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 17

A Roma, la Cappella universitaria della Sapienza sta diventandoun punto di riferimento importante per la riflessione

intorno ai temi della politica, della legalità e della giustizia.La prossima estate è già programmata la terza edizione

del laboratorio di Calascio, dal 3 al 10 agosto

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Metto le mani avanti: alle prossime elezioni (pro-babile “election day” 10 marzo 2013), oltre a nonsapere per chi votare, dovrei trovare un senso almio “diritto di voto”.Prima di concentrarmi sul tema di questo arti-colo, apro e chiudo una parentesi di “stringenteattualità”, da cui forse non si più prescindere.Una, se vogliamo banale, considerazione sulla“realtà dei fatti” che si ripropone ogni volta chenella mia professione (di consulente per la co-municazione di aziende private e istituzionipubbliche - ma credo valga anche per altre pro-fessioni) accade di constatare che… qualunqueipotesi sul “cambiare, migliorare, ecc ecc le co-se…” s’infrange puntualmente sul solito, vec-chio, unico, inamovibile, totem: il lavoro. Pro-prio lui: il lavoro, non a caso (o ancora quasi in-credibilmente?) incipit e fondamento dellanostra Costituzione repubblicana.

Peccato che questo ormai desueto mantra di Par-titi Comunisti, sindacati e “leader” vari di unmondo forse relegato su qualche lontana galas-sia, distante anni luce dal nostro pianeta, non siapiù (tranne che a parole…) tra i “temi caldi” delcontendere politico/elettorale, in particolare trale possibili “idee, proposte, strategie” concrete,messe attualmente in campo da chicchessia.Faccio solo un esempio, senza dover per forzaricorrere alla “mitica” e per ora inarrivabile Re-gione Sicilia, emblema di Istituzione-filantropi-ca, principale “datore di lavoro” di un mondosurreale (in cui il lavoro non c’è più). Mi riferi-sco a Roma Capitale, ovvero quello che una vol-ta era il Comune di Roma: potrebbe funzionareperfettamente e meglio, con grande beneficio dicittadini e finanze pubbliche…, probabilmentecon “soli” 4/5 mila dipendenti, invece ne ha po-co meno di 30 mila (30.000!).

SCENARI

18 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Grillo e il M5S: l’Italia, il paradossodella democrazia e… del lavoroDI RAFFAELE MAGRONE

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In compenso… parecchie e vitali mansioni (es.informatica) sono affidate (sempre dalla politi-ca) a società esterne, per cifre da colpo al cuore.Ora sfido chiunque anche solo a pensare per unattimo di “farsi eleggere per andare lì a cambia-re le cose”. Aòhh: vvoi’ mica mette’ 25.000 famiglie ’n mezzoa ’na strada?

Ecco. Una prospettiva da cui è interessante av-viare un discorso serio sul fenomeno-Grillo aliasMoVimento 5 Stelle (M5S) è proprio a partireda come il movimento nato dal comico genove-se guardi al ruolo del politico. Per la prima volta,in poco più di 60 anni di storia repubblicana,qualcuno in Italia si permette di non considerarepiù la politica un lavoro a tempo indeterminato,con la possibile conseguenza di mettere (seria-mente) ’n mezzo a ’na strada un’intera (attuale)classe dirigente. All’inizio, ormai oltre 7 anni fa, Grillo introdus-se il concetto di nostri dipendenti riferendosi aiparlamentari. Successivamente passò al motto“massimo due mandati, poi a casa”. In un Paesecome l’Italia, ad alto tasso di criminalità orga-nizzata e cultura mafiosa radicata a ogni livello,persino in luoghi teoricamente “insospettabili”come l’università, è evidente che un attacco cosìdiretto alla “classe politica regnante” (quasi tut-ta composta di professionisti con minimo10/15, massimo 25/40 anni di Parlamento allespalle!!! - e i risultati sono sotto gli occhi di tut-ti… non può averli certo “falsificati” a suo pia-cimento Grillo…) non poteva restare diciamo“impunito”.Si è cominciato così a scavare (un po’ con lastessa ostinazione con cui oggi il ministro Passe-ra vorrebbe trivellare tutta l’Italia per trovare ilpetrolio…) nel passato e nel presente di Grillo edel suo attuale movimento per trovare dellepossibili crepe. Cosa si scopre su Grillo? Ahimè, con grande de-lusione dei cacciatori di scoop, è lo stesso beppe-grillo.it a informare gli affezionati lettori che il14 marzo 1985 Grillo fu condannato in appelloper omicidio colposo a quattordici mesi di re-clusione (col beneficio della condizionale e del-la non iscrizione) per un tragico incidente d’au-to avvenuto il 7 dicembre 1981 in cui il comicoera in montagna alla guida di un mezzo con al-tre 4 persone che persero la vita. La sentenza hastabilito che avrebbe dovuto far scendere i pas-seggeri per alleggerire il mezzo prima di affron-tare il tratto più pericoloso e ghiacciato. Forseanche per questo suo precedente, Grillo conti-nua a dichiarare che non si candiderà mai in

Parlamento, ponendosi piuttosto come garantepolitico del suo movimento.Cosa invece si scopre sul movimento? A partireda ottobre e con l’avvio di questa nuova stagionetelevisiva, propedeutica guarda caso alle prossi-me elezioni, scoppiano almeno due “bombe”che a detta dei mass media sembrano minaredalle fondamenta la credibilità del movimento:in un commento più o meno “rubato fuori on-da” dalla trasmissione di La7 “Piazza Pulita” diCorrado Formigli, un consigliere regionale del-l’Emilia Romagna del M5S, Giovanni Favia,ammette che “nel movimento non c’è democra-zia, decidono tutto Grillo e Casaleggio”. Pocodopo un mese, la presenza negli studi di Ballaròdella consigliera comunale di Bologna M5S Fe-derica Salsi viene criticata in maniera molto di-scussa da Grillo sul blog, riferendosi a una sortadi Punto G “televisivo” per il quale il solo appa-rire in TV sarebbe ormai fonte di orgasmo emassima soddisfazione di amici e familiari dacasa, culmine di carriera politica e celebrità.Credo serva a poco soffermarsi sui dibattiti tele-visivi che ne sono seguiti, con “ospitate” dellastessa Salsi in varie trasmissioni… (Per la crona-ca, via Facebook ho provato io stesso a chiederealla Salsi cosa realmente lei pensasse della strate-gia televisiva, finora di fatto rivelatasi vincente,di Grillo, ma non ho mai ricevuto risposta).Essendomi imposto negli ultimi mesi di ap-profondire e documentarmi “dal di dentro” sulM5S e la comunicazione sul sito di Grillo, devoinvece sottolineare la sempre più ampia divari-cazione tra la realtà raccontata da TV e mediageneralisti e il dibattito vero e ampiamente par-tecipato che ne è seguito sul sito del MoVimen-to 5 stelle e in generale sulla Rete. In TV Grilloè stato liquidato come: l’antipolitica, un nuovodittatore (fascista o leninista, a seconda dei gu-sti), addirittura un burattino mosso dal miste-rioso guru Casaleggio, sinistro uomo di marke-ting e profondo esperto su come “si influenza larete” (quasi come se nessun altro politico in Ita-lia avesse un consulente di comunicazione o po-tesse “usare/influenzare la rete”…), o tutt’al piùl’espressione (sterile) di una giustificata protestapopolare (senza considerare… che gli eletti conGrillo da ormai due anni di fatto operano in va-ri comuni e consigli regionali, e - essendoci oraanche dei sindaci tra loro - mi pare ingenuo eimprobabile pensare che possano dedicarsi “so-lo” alla protesta).In rete uno degli aspetti che invece più crea vivodibattito nel M5S è se accettare o meno le con-dizioni poste da Grillo sul non partecipare aitalk show TV, ritenuti inutili in quanto non

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fanno che “conservare l’esistente” (la politica “difatto” è ferma da 20 anni, ma le varie star deipartiti continuano a raccontare storie…), senon persino deleteri perché “gestiti dal sistemae controllati dai soliti partiti” che non voglionoestinguersi (almeno in TV… visto che nel mon-do reale sono scomparsi da tempo). Per Grillobisognerebbe limitarsi a rilasciare a stampa e TVdichiarazioni attinenti all’attività politica checiascuno porta realmente avanti. L’altro punto èil criterio di scelta dei prossimi candidati al Par-lamento e su questo sinceramente non credoche il M5S abbia problemi molto più grandi odiversi da quelli che da sempre si presentano, intempo di elezioni, in tutti i partiti.La conclusione a cui sono giunto è, non a caso,quella iniziale: il lavoro, inteso come l’occupa-zione politica (in un Paese in crisi di occupazio-ne). Probabilmente la visione che Grillo ha del-l’agire politico non è stata compresa a fondo, ol-tre che da gran parte degli italiani, neanche datutti gli “attivisti a 5 stelle”, proprio perché inItalia la politica è, o per ora resta, una professio-ne, non un servizio. Grillo invece la vorrebbecon meno soldi da gestire e più sensibilità civica,nonché a partecipazione diffusa.Questo è il punto: il mondo si divide tra 1) chipensa che la politica sia una professione, possi-bilmente a vita (o almeno “a vitalizio” :)) e a por-te chiuse, quindi nulla in più di una “delega inbianco” che il cittadino (occupare a fare altro)consegna per 4/5 anni al proprio eletto e 2) chiinvece lo considera un “servizio temporaneo” al-la collettività, come accade in ogni associazionedi persone, quando ad esempio per qualche an-no si sta nel comitato direttivo/esecutivo o si ri-veste un ruolo da coordinatore. In fondo la poli-tica dovrebbe essere “un garante, un regolatore,un facilitatore” della vita di una collettività, noncoincidere con la vita stessa di questa!!Qui ritengo vada fissato un primo biblico spar-tiacque tra il “pensare la politica” prima e dopoGrillo. E non certo perché Beppe Grillo sia in-teressato a chissà quale carica. La storia forse mi

smentirà… ma credo sia un fatto conclamatoche lui viva agiatamente senza urgenza di “oc-cuparsi di politica” (nell’accezione famiglia bos-siana, penatiana, lusiana, francofioritiana, ma-rucciana del termine, come di tutti gli altri e$ti-matori di $imili vedute), o non che lui abbiabisogno di modificare la giurisprudenza italianaper non intaccare suoi conflitti d’interesse, de-penalizzare reati o mandare su binari morti pro-cessi a suo carico.Forse giova ricordare che per anni, se non “dasempre”, il comico genovese ha fatto ampio la-voro di divulgazione o se vogliamo comunica-zione sociale, cultura generale, informazione,ecc. prima dalla TV pubblica (ero ancora bam-bino quando lui già parlava di ridurre gli imbal-laggi dei prodotti, per limitare i rifiuti…), poi –a seguito della scomunica craxiana – passò allapayTv (fino all’arrivo in Italia di Murdoch),quindi ai teatri, e da gennaio 2005 al suo fami-gerato beppegrillo.it (esattamente lo stesso eunico sito che almeno a oggi rappresenta uffi-cialmente in rete il M5S…), senza nessuna evi-dente intenzione di occuparsi personalmente odirettamente di politica. Nell’ottobre 2005 l’edi-zione europea del settimanale statunitense Timelo ha perfino eletto “tra gli eroi europei dell’an-no” per gli sforzi e il coraggio nel campo del-l’informazione pubblica. Nel 2009 la prestigio-sa rivista Forbes lo colloca al settimo posto nellalista mondiale delle Web Celebrity.Ma è solo dalla (che dite: comprensibile??) esa-sperazione per la costante e sempre più arrogan-te e indolente presenza di decine di “onorevoli”con precedenti penali nel Parlamento italiano,sentimento sempre più diffuso in Italia, non so-lo tra i lettori del blog di Grillo, che prese vita lamanifestazione Vday (il famoso Vaffa…) l’8 set-tembre 2007 e la conseguente operazione “Par-lamento Pulito”, culminata il 14 dicembre 2007con il deposito in Senato (con Romano Prodiallora Presidente del Consiglio fino alla crisi delfebbraio 2008), di una democratica proposta dilegge “di iniziativa popolare” con oltre 350.000

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firme regolarmente raccolte, con i seguentienunciati:1. nessun cittadino italiano può candidarsi in

Parlamento se condannato in via definitiva,o in primo e secondo grado in attesa di giu-dizio finale;

2. nessun cittadino italiano può essere eletto inParlamento per più di due legislature (10 an-ni). La regola è valida retroattivamente;

3. i candidati al Parlamento devono essere vo-tati dai cittadini con la preferenza diretta.

Naturalmente… sia Prodi che in seguito Berlu-sconi si sono ben guardati dal dare soddisfazionea quei 350.000 cittadini latori di una propostadi legge.

Non credo sia oggi intellettualmente onesto ocorretto pensare che, con quell’atto di fine2007, Grillo sia ufficialmente entrato in politi-ca. Anche i fatti e il calendario parlano chiaro:nel 2008 i “MeetUp” (primi gruppi di cittadinilegati dalla simpatia e dalla partecipazione/con-divisione di contenuti e commenti sul blog diGrillo) organizzano a Napoli una “giornata delrifiuto” per parlare di raccolta differenziata esmascherare il mito degli inceneritori (in Italiaaddirittura ribattezzati “termovalorizzatori”, an-che se di fatto non valorizzano nulla, anzi). Il 25aprile 2008 si tiene il V2-Day, dedicato questavolta al tema della “libera informazione in liberoStato” con la raccolta di firme su tre referendumabrogativi per abolire:

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• totale trasparenza della politica apartire da quella locale (webcamconsigli comunali e costi online);

• difesa della sovranità nazionale(contro le banche) e dello Stato So-ciale (reddito minimo garantito);

• abolizione del finanziamento pub-blico della stampa;

• no pensioni d’oro (tetto di 3 milaeuro alle pensioni italiane più alte);

• no finanziamenti pubblici ai parti-ti (a maggior ragione quando ipartiti che hanno distrutto l’Italiacontinuano a suddividersi, mime-tizzarsi e riciclarsi come “salvatoridella Patria”);

• consultazione popolare pro o con-tro Euro;

• difesa delle piccole e medie impre-se (politica fiscale più mirata);

• divieto per i concessionari di Statodi lucrare sui beni pubblici;

• no Grandi Opere inutili (indebi-tando i cittadini, es. NO TAV inValSusa, Ponte sullo Stretto...);

• no inceneritori, sì raccolta diffe-renziata (rifiuti zero);

• tutela dei rifugiati politici; • blocco acquisto cacciabombardieri

e partecipazione a guerre “altrui”(es. Afghanistan);

• realistico ridimensionamento de-gli stipendi per gli alti funzionaripubblici;

• ripristino delle pene per reato di“falso in bilancio”;

• seria legge anti-corruzione (in li-nea con l’Europa) e contro il con-flitto di interessi;

• consentire di cambiare la leggeelettorale solo attraverso referen-dum, no a discrezione dei partiti,medesimi beneficiari, anche a ri-dosso delle elezioni (contro pro-nunciamento commissione euro-pea a riguardo);

• liberare la RAI dai partiti;• la finanza non può sostituirsi alla

politica;• vietare ipoteca su prima casa per

tasse non pagate (compresa IMU);• interrompere la cementificazione

dell’Italia.

Alcune delle idee/proposte del Movimento 5 Stelle…

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– l’ordine dei giornalisti (istituito, giova ricor-darlo, nel ventennio fascista);

– i sussidi pubblici all’editoria;– la legge Gasparri sul sistema radiotelevisivo.

Solo nel 2009 si ha la svolta: una forte e diffusavolontà di impegno civico, non “partitico”. L’8marzo 2009 a Firenze si svolge il primo incontroufficiale delle liste civiche promosse da BeppeGrillo e viene redatta la “Carta di Firenze”, conla quale ogni lista si impegna a sostenere e pro-muovere in maniera trasparente i temi seguenti:– acqua pubblica;– impianti di depurazione obbligatori per ogni

abitazione non collegabile a un impianto fo-gnario, contributi/finanziamenti comunaliper impianti di depurazione privati;

– espansione del verde urbano;– concessioni di licenze edilizie solo per demo-

lizioni e ricostruzioni di edifici civili o percambi di destinazioni d’uso di aree indu-striali dismesse;

– piano di trasporti pubblici non inquinanti erete di piste ciclabili cittadine;

– piano di mobilità per i disabili;– connessione web gratuita per i residenti nel

Comune;– creazione di punti pubblici di telelavoro;– piano “rifiuti zero”;– sviluppo delle fonti rinnovabili come il foto-

voltaico e l’eolico con contributi/finanzia-menti comunali;

– efficienza energetica;– favorire le produzioni locali.

Non è questa la premessa per la creazione del“partito di Grillo”. Anzi!!Colpo di scena: il 12 luglio 2009 Grillo annun-cia di volersi candidare alle primarie del PD. So-lo due giorni dopo la Commissione Nazionaledi garanzia del PD risponde che non gli verràconcessa (!!!) l’iscrizione al partito, in quantoGrillo si riconosce “in movimenti” apertamenteopposti al PD.

Domanda, spero legittima: e… seppur così fos-se stato, come mai all’improvviso la politica (ha-bitat naturale di voltabandiera cronici e a volteanche clamorosi…) non accetta più che qualcu-no si redima e manifesti la volontà di entrare nelpartito, magari con la (utopistica??) idea dicambiarlo dall’interno e comunque sottopo-nendosi a una selezione democratica? anch’iomi sono spesso sentito in aperta opposizionecon il Pd, ma non credo che se all’occorrenzachiedessi domani mattina di “farmi la tessera”qualcuno me la rifiuterebbe e… forse neanchese avessi un passato meno anonimo del mio, di-ciamo da “oppositore doc”.Sulla lungimiranza politica del Pd che rinunciad’emblée ad accogliere un nuovo membro (colpiccolo dettaglio di inimicarsi per sempre unbacino elettorale potenziale di qualche milionedi onesti cittadini italiani - peccato poi che nonci siano state le stesse difficoltà a candidare benaltri personaggi… nella speranza di “influenzarealtri elettorati”…), e al tempo stesso contraddi-cendo in un sol colpo il senso stesso di quell’ag-gettivo democratico, forse è meglio calare unpietoso velo. Di fatto comicamente (…ma nontroppo??) Grillo riuscì persino a ottenere la tes-sera d’iscrizione al PD in una sezione di Pater-nopoli (AV). Ma questa fu (ovviamente?) inva-lidata.Solo allora, arriviamo al 2 agosto 2009, in segui-to all’impossibilità di candidarsi alle primarie delPD, Grillo annuncia di voler fondare un propriomovimento politico, il MoVimento 5 Stelle. Ilsuo programma sarà quello delle “Liste a CinqueStelle” e della Carta di Firenze. Il movimentoviene presentato ufficialmente al pubblico il 4ottobre 2009 al Teatro Smeraldo di Milano, an-nunciando la partecipazione in alcune regionialle elezioni regionali 2010. Il 25 e 26 settembre2010, i simpatizzanti del movimento si ritrova-no a Cesena in una grande kermesse musicale epolitica denominata “Woodstock 5 stelle” cheha visto la partecipazione di decine di migliaiadi persone provenienti da tutta Italia.

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Gli ultimi due anni, fino a oggi, sono di fattostoria recente: un’ascesa continua e impressio-nante del M5S, fino all’elezione dei primi sin-daci (tra cui il clamoroso successo a Parma, tra isempre più spiazzati “dinosauri” PD e PDL), divari consiglieri regionali e la definitiva consacra-zione/deflagrazione in Sicilia (quel boom chesolo il presidente della Repubblica Napolitano,lo stesso che ormai non fa mistero che dopoMonti in Italia non ci potrà che essere Monti…,fa ancora fatica a percepire), dove addirittura di-venta la singola forza politica più votata alle ul-time Regionali.Tornando al punto di partenza di questa mia ri-flessione, lavoro e democrazia, il dibattito cheattualmente sembra caratterizzare e quasi liqui-dare l’intero discorso su tutto ciò che “MoVi-mento 5 Stelle” ha finora significato e potrà infuturo rappresentare, si limita a due soli aspetti: – il M5S è destinato a implodere, essendo una

dittatura di Grillo e del suo fedele socio inaffari Gianroberto Casaleggio;

– con quali criteri sarà definita la nuova “classedirigente” interna al MoVimento?

Mentre concludo queste righe, le primarie delPd sembrano dimostrare che la gente ha ancoravoglia di democrazia… Speriamo davvero nonsia solo la gente a volerla.Ora credo che solo la storia dirà “chi aveva ra-gione”. La mia impressione è che, nonostantediscutibili aspetti come l’aggressività verbale, inparte spiegabile con la “maschera scenica” disempre del personaggio Grillo, e l’offesa gratui-ta nel linguaggio (dal celebre Cainano asfaltatoper Berlusconi e Tremorti per il suo ministrodell’economia, da Rigor Montis per l’attualepremier, Ovetto kinder Passera per il suo “sor-prendente” ministro dello Sviluppo economico,ebetino Renzi per la faccia da ebete del rampan-te politico toscano quando gli si chiede comemai non abbia finora mai portato a termine isuoi due precedenti incarichi politici, lasciandoanzitempo la Presidenza della Provincia di Fi-renze per candidarsi a Sindaco e allo stesso mo-do il governo di un’importante città per candi-darsi a premier…) mi viene da pensare che Gril-lo in questi ultimi anni abbia fatto molto di più,per la democrazia italiana, di quanto ci sia mairiuscito chiunque.Lo conferma anche quanto da lui ripetuto neitanti comizi in Sicilia: il ruolo del politico non èprovvedere al sostentamento del cittadino, magarantirgli la possibilità di essere realmente alcentro della vita e dello sviluppo collettivo. Alcontrario la politica ha abituato i cittadini (so-prattutto al sud, ma non solo…) a distribuire,più che democrazia, clientele e posti di lavorofittizi/socialmente inutili ai “fedeli seguaci”.

Il semplice fatto che in Italia, al contrario di altrenazioni europee di pari importanza, non vi sia unreddito minimo garantito per i cittadini senza la-voro, è un chiaro segno che, come detto per la re-gione Sicilia e per Roma Capitale, questa funzio-ne dev’essere chissà perché… demandata ai poli-tici (quando non ai mafiosi…) di turno.

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 23

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Lorenzo Pellerano è nato a Genova nel1983. È un ex alunno dei gesuiti dell’A-recco «fino a quando lo storico istituto

non ha chiuso». «Ho avuto la fortuna di cresce-re in un ambiente sano e nella mia formazione,oltre alla famiglia e alla scuola, contano le espe-rienze negli Scout, e con la Lega MissionariaStudenti a Sighet, in Romania».

Sul tuo blog esce fuori in modo nitido la tuapassione per Genova…Non sono un esperto di musica, ma sono cre-sciuto con una grande passione per Fabrizio DeAndré, per i suoi testi, per le immagini e le figu-re delle sue canzoni, spesso autenticamente edintimamente genovesi. E ancora, il porto. Por-tandoci a vedere le navi, i containers, le gru e ipiazzali enormi, mio padre mi ha trasmesso unamore quasi viscerale per il porto di Genova.Questi sono i miei principali punti di riferi-mento attraverso i quali coltivo la curiosità ver-so ciò che mi circonda, verso le persone ed imolti ambiti che alla fine sono il volto della miacittà. Quando guardo Genova, ne apprezzo labellezza e le potenzialità, spesso nascoste ed ine-spresse e inevitabilmente mi imbatto nei pro-blemi rilevanti che la assillano.

È dall’amore per la tua città che nasce il tuoimpegno politico sul territorio?Esatto. Tutto ha inizio nel 2007 quando micandido per la Lista civica Biasotti nel Munici-pio Centro-Est di Genova e a 24 anni ottengoun ottimo risultato di preferenze (più di 500)nei quartieri dove ho sempre vissuto. Cominciacosì il mio percorso nelle istituzioni. Mi è affi-data la Commissione Cultura, Sport e TempoLibero. Ho seguito la riqualificazione di alcunispazi degradati: la piazzetta a fianco della scuolaMazzini a Castelletto; l’area pubblica in Via Sa-pri tra Oregina e Lagaccio, che riesco a far ripri-stinare come spazio verde, con l’intervento dellaRegione. Porto il Municipio a sostenere una re-te di opere sociali, in particolare rivolte alle per-sone senza dimora.

Nel 2010 il grande salto…È l’anno delle elezioni regionali. Mi presento dinuovo con la Lista Biasotti e dopo una campa-gna elettorale fai da te - grandi sponsor i parentie gli amici di sempre - con quasi mille preferen-ze entro in Regione Liguria, dove sono il consi-gliere più giovane. È stata un po’ una scelta fuo-ri dagli schemi. Sulla carta sembrava un traguar-do insormontabile. Non ce l’avrei fatta senzal’esperienza maturata in Municipio. È stata unavera e propria palestra dal basso perché lì ho ca-pito come funziona la macchina politica e quel-la amministrativa. Chi fa politica deve anche sa-per amministrare.

Sei stato eletto in Regione senza una tesseradi partito in tasca. Come è possibile?Ho iniziato a far politica quando i contenitoridel centro destra erano Alleanza Nazionale, For-za Italia, Udc e Lega Nord. Onestamente nonmi ritrovavo in questi partiti. Di solito i venten-ni che vogliono far politica si avvicinano alle isti-tuzioni attraverso un consigliere comunale, pro-vinciale o regionale o perfino un parlamentare.A me è stata data la possibilità di stare in lista,ma il percorso che ho fatto è stato personale.

INTERVISTA

24 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

«In politica per amore di Genova».Intervista a Lorenzo PelleranoDI MAURIZIO DEBANNE

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Siedi comunque sui banchi del centro destra.Io mi considero una persona moderata di cen-tro destra. E mi arrabbio quando mi diconoche, data la mia formazione così attenta al so-ciale, dovrei militare nel centro sinistra. Dovesta scritto? Io sono convinto che anche nel cen-tro destra ci debbano essere persone con unaforte sensibilità al sociale. La mia si è tradotta inquesti ultimi anni in tante iniziative molto at-tente a queste tematiche. Perché quando ti troviad avere una responsabilità sociale, la politicacome tante altre, cerchi anche in situazionicomplicate, di portare avanti quelle istanze. A Genova governa il centro sinistra da decenni.Un blocco consistente e un po’ stanco. La classedirigente è sempre la stessa dal punto di vistapolitico e amministrativo, una città bloccata echiusa in se stessa che si piange anche un po’ ad-dosso. Ma lo stesso discorso vale per l’Italia. Lapolitica degli ultimi 30 anni non ha risolto iproblemi del paese

Se ti sentisse Matteo Renzi… La giovane età non è sinonimo di essere in gam-ba. Ma un fondo di verità in quello che diceRenzi c’è. In Italia si avverte fortemente l’esi-genza di un ricambio della classe politica cheperò deve essere solo in parte generazionale.Tantissimi sessantenni estranei alla politica po-trebbero dare una grandissima mano al nostropaese. Nella politica e nell’amministrazione ser-ve anche l’esperienza. Io spesso, soprattutto neiprimi tempi, prendo appunti in Consiglio re-gionale da chi è più esperto.

Prendi appunti, ma quando vuoi ti fai sentire.Dopo la tua denuncia del trucco – ben noto ebipartisan – dei rimborsi chilometrici, noncredo che i tuoi colleghi ti abbiano accoltocalorosamente.Ho denunciato delle piccole cose. E il mio nonè stato un atto di accusa, nessuno sta rubando.La Liguria non è il Lazio, ma non ci sono solole ostriche.

Continua…Noi consiglieri regionali abbiamo a disposizio-ne Telepass e Viacard senza tetto di spesa. Nonsono sicuro che il consiglio verifichi i percorsi evada a chiedere a ognuno di noi il rimborso del-le spese personali. Non voglio mettere nessunosul banco degli imputati ma francamente pensosia giunto il momento di dire basta a trucchettie sistemi legalmente inattaccabili che fanno lagioia del furbetto di turno. Chi ha governatonegli ultimi 20-30 anni vive il privilegio comeuna condizione acquisita, ma non si rende con-to che non si può andare avanti senza far fintadi nulla. Bisogna riconoscere che alcune cosenon hanno alcuna giustificazione logica. Nonstupiamoci se la gente si rifugia in Grillo.

Proprio qui volevo arrivare. Cosa pensi delfenomeno Grillo?È bravissimo a coinvolgere le persone utilizzan-do la rete, ma non condivido le proposte nelmerito. Sempre che si possano chiamare così. Isuoi sono solo slogan.

Progetti futuri?Fino al 2015 sarò in Consiglio regionale. Nelfrattempo spero che il quadro politico si delinei.Aspetto un partito di centro destra moderatoche restituisca dignità ai suoi elettori di riferi-mento sono stati rappresentati da un quadrospesso imbarazzante.

Ma non esiste già. È l’UDC di Casini?In Regione l’UDC è con la maggioranza il cen-tro sinistra, a Genova è all’opposizione con ilcentro destra.

Capito.

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 25

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Ho finito la scuola proprio nei giorni incui migliaia di persone si ritrovavano aGenova in occasione del G8 per dire ai

grandi della terra che un altro mondo era possi-bile, che la direzione che stava prendendo ilmondo non era obbligata ma che la politica po-teva prendere posizione rispetto a una globaliz-zazione figlia di interessi finanziari e poco socia-li. La politica è stata sorda di quei milioni di cit-tadini del mondo che proponevano forme dipartecipazione e di sviluppo che a distanza didieci anni sono state riprese e spiegate da stu-diosi e premi nobel.Cagliari era una città di provincia, in cui quelvento del cambiamento si sentiva di riflesso, lon-tano, attraverso i media e attraverso la rete. Unacittà in cui la crisi aveva iniziato a farsi sentirecon forza già prima che nel resto d’Italia con unadisoccupazione giovanile che oggi arriva a colpi-re un ragazzo su due. Una città come tante altrecittà del sud Italia, in cui un senso di sfiducia,impotenza e inadeguatezza hanno contribuitoad allontanare dall’impegno sociale e politicomolti giovani pre-occupati dalla ricerca di un la-voro retribuito che dia un senso agli anni di stu-dio e alla necessità di indipendenza. Non peregoismo o disinteresse, ma per sfiducia nella po-litica, molti dei giovani che dedicano parte dellaloro vita agli altri scelgono di impiegare il pocotempo a disposizione nelle associazioni culturali,sociali e di volontariato piuttosto che nelle sedidei partiti. Anche perché la politica, a tutti livel-li, ha dato l’impressione di voler aumentare sem-pre più la distanza tra i luoghi in cui le decisionivengono presi e le persone che tali decisioni sitrovano a subire. Nel bene e nel male.Viaggiare e vivere in altre città europee mi haaperto lo sguardo e rinfrancato nella convinzio-ne che l’idea comune sentita a Genova che “unmondo diverso è possibile” non è poi tanto pe-regrina, perché in mezzo all’inferno che viviamotutti i giorni, se ci si ferma a guardare con atten-zione, esistono tante piccole luci che è nostrocompito non far spegnere ma rinforzare con

passione ed entusiasmo. E spesso guardare larealtà con un po’ di distacco ci può aiutare ascorgerle più chiaramente. Fino a che la mia attività si è limitata alle asso-ciazioni e alla Comunità di vita cristiana (Cvx),tante sono state le iniziative positive portateavanti ma le scelte politiche spesso andavano inun’altra direzione ed era in agguato il rischio dirivivere una stagione come quella dei social fo-rum in cui il meglio dell’elaborazione socialenon trovava uno scambio fecondo con l’azionepolitica. Così ho iniziato a frequentare i circolidel partito che tra quelli in campo più mi sem-brava rappresentare la mia idea politica (senzala pretesa di trovare quello uguale in tutto e pertutto alle mie idee, che presumo non esista),consapevole di dover lavorare in prima personaper cambiare e rendere più umano il contesto incui mi son trovato a operare.

TESTIMONIANZA

26 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Il perché del mio impegno politico

DI MATTEO LECIS COCCO-ORTU

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La mia idea di politica è aperta, democratica ecoinvolgente, in cui la partecipazione a tutti i li-velli è criterio di azione fondante, e dentro unpartito che formalmente rispecchiava la mia vi-sione ma che nei fatti testimoniava altro ho cer-cato chi più di altri condivideva una visione si-mile alla mia, e ho cercato di frequentare spazi diconfronto, dibattito e discussione. In un mo-mento storico unico per Cagliari, dopo quattroconsiliature consecutive della stessa parte politi-ca, che anche a livello nazionale mostrava tutte lesue criticità, mi sono trovato a poter sperimenta-re davvero la possibilità di un cambiamento.Ancora ricordo i giorni in cui il segretario citta-dino mi ha chiesto la disponibilità a candidar-mi, avendomi sentito un giorno parlare in unaassemblea di partito, una assemblea dove dopotante titubanze avevo timidamente preso la pa-rola per dire la mia opinione sulle primarie ap-pena vinte da un giovane 36enne di un’altropartito e sulla reale possibilità di vincere le ele-zioni puntando su un vero rinnovamento nonsolo anagrafico ma nei modi di vivere la politi-ca. Quei giorni una frase di Italo Calvino mitornava ripetutamente in testa ricordandomiche anche negli ambienti che ci sembrano piùinquinati (e la politica oggi purtroppo rientratra questi) è nostro compito vedere le piccole lu-ci, che ci sono sicuramente, e lavorare per dareloro spazio e fiducia.

“L’inferno dei viventi non qualcosa che sarà; se cen’è uno è quello che è già’ qui, l’inferno che abi-tiamo tutti i giorni, che formiamo stando insie-me. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primoriesce facile a molti: accettare l’inferno e diventar-ne parte fino al punto di non vederlo più. Il secon-do è rischioso ed esige attenzione e apprendimentocontinui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa,in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo duraree dargli spazio.”

Ricordo il primo incontro con amici e parentiuna volta presa la decisione di candidarmi. Una

decisione ponderata e passata per il confrontocon tutte le persone che stimo, e che all’unani-mità di hanno consigliato di mettermi in gioco,assicurandomi il loro appoggio e il loro entusia-smo. Quel primo incontro eravamo oltre 40persone desiderose di fare qualcosa di buonoper la nostra città, riunite nella mansarda di miacugina che a fatica è riuscita a contenerci e incui abbiamo iniziato a ragionare insieme sull’or-ganizzazione di una campagna elettorale che sa-rebbe stata fresca e, soprattutto, lowcost. Unafrase ci ha accompagnato durante quei mesi,una frase dell’introduzione di un libro poco co-nosciuto ma che per me è molto importante,Wikicrazia, di Alberto Cottica, fondatore deiModena City Ramblers che ha lasciato il grup-po nel 2000 quando si è reso conto che con lamusica più che cambiamento stava iniziando aprodurre consolazione nelle persone, e che haripreso pertanto a fare il suo lavoro di economi-sta occupandosi di processi partecipati nellepubbliche amministrazioni.

“Se vuoi cambiare il mondo, devi attivare le per-sone. Soltanto il concorso di moltissime personemolto diverse tra loro, quando si incanala in unadirezione comune, riesce a produrre cambiamen-to. E il cambiamento sarà tanto più profondoquanto più queste persone saranno attive, moti-vate, creative, non semplici pedine manovrate daleader carismatici”.

Grazie al grande entusiasmo e alla freschezza deitanti partecipanti che volontariamente hannodeciso di darmi una mano, sono stato eletto inconsiglio comunale, ripromettendomi di conser-vare sempre la mia autonomia decisionale, lega-ta all’approfondimento delle singole questioni enon all’appartenenza. Durante la campagna elet-torale era stato abbastanza semplice coinvolgerepersone ed energie perché l’obiettivo era chiaroa tutti (farmi eleggere in consiglio comunale) eognuno poteva dare il proprio contributo perraggiungerlo. Più difficile è stato continuare a

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 27

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stimolare la partecipazione al momento di am-ministrare quotidianamente la città, con obietti-vi e temi sempre nuovi da approfondire e conte-stualizzare. Ho cercato da subito di farlo attra-verso la rete: il mio blog personale, il profilofacebook, una newsletter, la diretta twitter delconsiglio comunale #opencagliari. Tutti stru-menti apprezzati ma non ancora in grado dimettere in moto completamente l’entusiasmo ela creatività vissuta durante la campagna eletto-rale, patrimonio preziosissimo per il partito e perl’amministrazione di Cagliari.L’attività del consigliere comunale è complessae necessita di attenzione, studio ed esperienza.Il tempo da dedicare all’attività politica dentroil palazzo comunale, tra riunioni di gruppo, dimaggioranza, commissioni e consigli comunali

è tanto ed è strutturato in buona parte su con-suetudini nate per venire incontro ai tanti con-siglieri-dipendenti che, giustamente, usufrui-scono di permessi lavorativi per svolgere l’atti-vità politica, mentre non è semplice conciliarlocon un lavoro para-subardinato che, come tanteforme di lavoro oggi in Italia, non ha il minimodi tutele e garanzie. E le consuetudini consoli-date con il tempo, sono quelle che la politicaoggi dovrebbe lavorare per scardinare, consue-tudini legate alle spartizioni di piccoli e grandiprivilegi che si sono incrostate negli anni, dallenomine degli scrutatori a quella del soprinten-dente del teatro lirico, che sembrano provocarenei partiti una fibrillazione maggiore che le di-scussioni sul piano dei servizi sociali o sui can-tieri di lavoro.

TESTIMONIANZA

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A fianco al lavoro in consiglio comunale l’atti-vità politica si compone di incontri, confronti,studio e approfondimenti, nonché di seminariche ho la possibilità di frequentare. In particola-re durante il mio primo anno di attività ho par-tecipato a due esperienze di formazione politicaa livello nazionale molto importanti, una orga-nizzata dalla CVX dell’Aquila a Calascio (AQ) euna organizzata a Roma dal Partito Democrati-co, Officina Politica, entrambe molto utili percrescere nella consapevolezza del compito chesono chiamato a svolgere in questa parte dellamia vita, grazie all’esempio di testimoni laici difede e politica come Giorgi la Pira, GiuseppeLazzati, Giuseppe Dossetti. In particolare dall’e-sperienza in Abruzzo è nata l’esigenza di propor-re a Cagliari una occasione per riflettere di poli-tica, grazie all’organizzazione di un Laboratoriodi Partecipazione Politica che da febbraio adaprile 2012 hanno coinvolto oltre 200 persone,in gran parte giovani. Da quel laboratorio oggi è nato un circolo te-matico del partito, il circolo Copernico, chetenta di essere quel luogo libero, aperto e acco-gliente di confronto ed elaborazione politicache tanti sentivamo mancare nella nostra città.Un circolo che tra i suoi ambiziosi obiettivi haquelli di avvicinare i cittadini alla politica, spe-rimentare nuove forme di partecipazione attiva,colmare lo scollamento tra partito, rappresen-tanti eletti e cittadini rappresentati ed elaborareproposte per migliorare la qualità della vita perla città di Cagliari.

Come diceva Copernico in politica bisogna rove-sciare il quadro per cui al centro non ci sono ipartiti (la terra) ma c’è forse il sole, cioè il caloreproveniente dall’elettorato, cioè dai bisogni, esi-genze e speranze dei cittadini. Bisogna rovesciarecompletamente il quadro. O i partiti si rendonoconto di essere parziali rispetto al mondo, all’asso-ciazionismo, alla cultura alla società civile che cicirconda o non hanno futuro.

Un anno e mezzo davvero intenso, in cui non èmancato l’impegno nella comunità CVX anchese doverosamente ridotto rispetto agli anni pre-cedenti. E proprio rispetto alla CVX si apre lariflessione di come i membri della comunità im-pegnati attivamente in politica possano trovaredentro la comunità un luogo di condivisione econfronto rispetto alla propria attività di servi-zio. Tra i temi affrontati durante questo primoanno di attività il mio impegno è stato assorbitoda una parte nel cercare di capire le dinamiche eil funzionamento sia della macchina comunaleche delle logiche politiche che sottendono allescelte amministrative e dall’altro rivolto ad al-cuni temi per me anche simbolicamente impor-tanti come l’istituzione di una consulta elettivaper gli stranieri residenti in città che fino ad oranon erano mai stati considerati dall’ammini-strazione cittadina, la lotta contro alcuni piccoliprivilegi come la facoltà di nomina diretta degliscrutatori da parte dei consiglieri comunali, ilriconoscimento sociale delle unioni omosessualiattraverso l’istituzione del registro delle coppiedi fatto e, in particolare negli ultimi mesi, unariflessione più attenta sulle condizioni del carce-re di Buoncammino e del suo rapporto con lacittà, rapporto finora quasi assente e che la pia-nificazione penitenziaria nazionale ha in pro-gramma di allontanare dalla città.

Sono tanti i temi che toccano la coscienza e ilcammino di fede personale e comunitario di chisi occupa di politica e si trova a dover fare dellescelte che avranno ripercussioni sui singoli cit-tadini e in generale sulla società. Credo che siaimportante continuare a stimolare una riflessio-ne comune di come la Comunità di vita cristia-na possa accompagnare i propri membri nel vi-vere quotidianamente il proprio impegno poli-tico con un’opzione preferenziale per i poveri,in modo che sia vissuto come servizio alto e di-sinteressato e che possa contribuire realmentealla costruzione del Regno.

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 29

Viaggiare e vivere in altre città europee mi ha aperto lo sguardoe rinfrancato nella convinzione che l’idea comune sentita a Genova

che “un mondo diverso è possibile” non è poi tanto peregrina,perché in mezzo all’inferno che viviamo tutti i giorni,

se ci si ferma a guardare con attenzione, esistono tante piccole luciche è nostro compito non far spegnere

ma rinforzare con passione ed entusiasmo.

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Il “partito demografico” di Barack Obama èil vincitore delle elezioni presidenziali statu-nitensi. Ha trovato casa sotto la grande ten-

da del glorioso Partito democratico. Grazie an-che a una sofisticata regia organizzativa di testegeniali come “i due David”, Plouffe e Axelrod,una nuova coalizione che miracolosamente tieneinsieme pezzi di società e lobby che più diversinon si può. È composta da una varietà ampia diconstituencies etniche, religiose, di genere e da unventaglio di svariati aggregati di interesse, in sin-tonia con il nuovo caleidoscopio sociale e cultu-rale americano: i latinos, che con il 69 per cento

delle preferenze per Obama mai come in questovoto hanno così contato; gli africano-americani;gli asiatici; i caraibici; gli immigrati dall’Africa edal Medio Oriente. E le donne, spaventate da lo-schi politici come Todd Akin e Richard Mour-doch, non estremisti impazziti con le loro teoriesul “legittimo stupro”, ma in linea con il candi-dato alla vicepresidenza, Paul Ryan. I gay, che vedono avanzare i loro diritti, grazieanche a questa stagione obamiana. E poi i gio-vani, specie quelli che votano per la prima vol-ta, la cosiddetta Millennial Generation, che se-condo i sociologi, credono ancora nel futuro,

E IN AMERICA?

30 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Negli Stati Unitiha vinto il partito demograficoDI GUIDO MOLTEDO, giornalista e scrittore

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nonostante tutto, e non si sono fatti catturaredal messaggio disfattista di Romney e che certonon lo seguono sui temi dei gay o del rigore re-strittivo contro l’immigrazione. Questo arcoba-leno poggia sul vecchio zoccolo duro della basedemocratica, disillusa e delusa finché si vuoledal presidente del “change” tradito eppure disci-plinatamente alle urne per scongiurare la detro-nizzazione di Obama da parte di un pericolosogrumo di vecchio e nuovo estremismo di destra.Anche molti dei referendum, su temi come ilmatrimonio gay e la marijuana libera, che si te-nevano in diversi stati parallelamente alle elezio-ni, rafforzano questo processo trasformativo delPartito democratico rispetto alla sua fisionomianovecentesca, molto legata alla classe operaiabianca e alle vecchie minoranze ormai parte del-la maggioranza bianca, gli irlandesi, gli italiani,gli ebrei, i neri, l’intellettualità liberal.Questo nuovo “partito” che emerge è più gran-de della somma delle sue parti, è un’aggregazio-ne che si tiene insieme intorno alla figura cari-smatica, sia pure un po’ stinta rispetto a quattroanni fa, di Barack Obama. Infatti, il “vecchio”Partito democratico, come tale, ha fatto fatica atenere la maggioranza al senato, e se c’è riuscito

è stato grazie a figure “obamiane”, cioè di rottu-ra, come le tre donne che hanno fatto più noti-zia, insieme al presidente, in queste elezioni:Elizabeth Warren, che ha riconquistato in Mas-sachusetts il seggio storico dei Kennedy, e duecandidate simboli di battaglie che trascendonola loro pur importante sfida locale, Claire Mc-Caskill che ha battuto Todd Akin, e TammyBaldwin, la prima persona apertamente gay aentrare al senato.Obama, come Bill Clinton negli anni Novanta,ha ora il doppio mandato di governare il paeseper i prossimi quattro anni ma anche quello ditraghettare il Partito democratico nella nuovaera americana. Clinton intuì la portata dei cam-biamenti in corso, ma ebbe la fortuna che an-ch’egli però assecondò, di vivere tempi di vac-che grasse. E riuscì a “modernizzare” il Partitodemocratico, emarginando la vecchia anima li-beral di stampo kennediano (i dissapori con ladinastia bostoniana sono durati nel tempo) espostando l’asse politico verso un centro prag-matico ma anche cercando sponde in una sini-stra europea allora sul solco della Terza Via edell’Ulivo.La parola d’ordine di Obama – Forward!, Avan-ti! – è socialista, hanno notato i suoi avversari didestra per metterlo in imbarazzo accostandolo aquell’epiteto per giunta europeo. C’è qualcosa diquesto nell’Obama che si appresta a intrapren-dere il secondo mandato? Certo, la sua insisten-

CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 · 31

Obama, come Bill Clinton negli anni Novanta,ha ora il doppio mandato di governare

il paese per i prossimi quattro anni ma anchequello di traghettare il Partito democratico

nella nuova era americana

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za su antichi termini cari ai liberal e alla sinistraeuropea, come education, equità, solidarietà,possono far pensare che nella nuova coalizione“demografica” il collante sia di vecchio stampo.Si vedrà se la direzione è quella, o se prevarrà, co-me nel primo mandato, l’assillo di trovare sem-pre e comunque un accordo con l’opposizionerepubblicana, il che, ammesso che la destra siadisposta alla trattativa, comporterebbe l’inevita-bile diluizione di ogni idea riformatrice.Ma se Obama non saprà trasferire nel Partitodemocratico il capitale di consensi acquisiti orafforzati con la sua rielezione, difficilmente, tradue anni, nelle elezioni di medio termine, l’asi-no riuscirà a dare i calci che merita all’elefanterepubblicano, cercando di riconquistare la mag-gioranza alla camera dei rappresentanti e a con-solidare quella oggi striminzita al senato.Se il presidente resterà anche nel prossimo qua-driennio la figura ammirata ma politicamente

solitaria che abbiamo visto in azione nel primomandato, non lascerà alla fine dietro di sé l’ere-dità dei grandi presidenti progressisti che, conla loro azione riformatrice, hanno anche via viadato forza e nuovo impulso al Partito democra-tico: il New Deal di Roosevelt, negli anni Tren-ta dopo la Grande depressione, la Nuova Fron-tiera di Kennedy e la Grande Società di Johnsonnegli anni Sessanta, il Putting People First diClinton negli anni Novanta. E tra quattro anni,chi sarà chiamato a succedergli, come aspirantedemocratico alla presidenza avrà al suo fiancoun partito senza un’identità definita ma posatosu una coalizione pronta, in alcune sue parti, atrasmigrare nel Partito repubblicano (se essosarà in grado di liberarsi dal condizionamentodella destra più conservatrice e tornare a esserela forza politica plurale che pure anch’essa eraprima del reaganismo e delle sue più recenti de-rive estremistiche).

E IN AMERICA?

32 · CRISTIANI NEL MONDO · NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Ma se Obama non saprà trasferire nel Partito democraticoil capitale di consensi acquisiti o rafforzati con la sua rielezione,difficilmente, tra due anni, nelle elezioni di medio termine,l’asino riuscirà a dare i calci che merita all’elefante repubblicano,cercando di riconquistare la maggioranza alla camera dei rappresentanti e a consolidare quella oggi striminzita al senato

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cristiani nel mondo

Rivista della CVX Comunità di Vita Cristiana

Anno XXVI · Gennaio/Febbraio 2011 · Nº 1

La sceltaLa scelta

In questo numero � Intervista a Padre Pietro

Schiavone S.I. � L’approccio ignaziano alla

decisione professionale � Speciale Consiglio

Nazionale di Sassone

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cristiani nel mondoRivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXVI · Marzo/Aprile 2011 · Nº 2

“E disse è molto bello”Lo stato dell’arte in Italia

“E disse è molto bello”Lo stato dell’arte in Italia

In questo numero � L’Italia con gli occhi di Boris �Alla scoperta del Centro San Fedele e di “Pietre vive”� Siamo ancora il Bel Paese?

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cristiani nel mondoRivista della CVX Comunità di Vita Cristiana

Anno XXVI · Maggio/Luglio 2011 · Nº 3

La barca di NoèLa barca di NoèIn questo numero � I rifugiati del Centro Astalli

di Catania � L’Egitto e la primavera araba �

Dove muoiono i cristiani?In questo numero � I rifugiati del Centro Astalli

di Catania � L’Egitto e la primavera araba �

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cristiani nel mondoRivista della CVX Comunità di Vita CristianaAnno XXVI · Agosto/Ottobre 2011 · Nº 4

E ora?E ora?In questo numero � Italia 2011, rischi e virtù.Interviste ad Aldo Cazzullo e Bruno Pizzul �L’Italia multiecnica nel parmigiano e nel vino

In questo numero � Italia 2011, rischi e virtù.Interviste ad Aldo Cazzullo e Bruno Pizzul �L’Italia multiecnica nel parmigiano e nel vino

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cristiani nel mondoRivista della CVX Comunità di Vita Cristiana

Anno XXVII · Gennaio/Febbraio 2012 · Nº 1

Abbassarsiall’incontro con DioIn questo numero � La normalità dell’impegno � La forza della

fragilità � Il microcredito � Quale politica per il bene comune?

Abbassarsiall’incontro con DioIn questo numero � La normalità dell’impegno � La forza della

fragilità � Il microcredito � Quale politica per il bene comune?

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Le notizie della Comunità di Vita Cristiana, dei Gesuitie i fatti del mondo ogni bimestre direttamente a casa tuagrazie ai contributi degli associati.

Cristiani nel mondo è la Rivista della CVX italiana.La Comunità di Vita Cristiana, presente in 62 paesi,riunisce adulti e giovani di ogni condizione.Seguendo più da vicino Gesù Cristo,ogni membro CVX cerca di armonizzare la fedecon la vita quotidiana, e di rendersi disponibilea ciò che è più urgente e universale.

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Una nascita, un bambino.Intorno, silenzio.

Una giovane coppiasenza parole

con negli occhi domande stupitee gioia e dolore.

Non disturbare il silenzio,fissa i tuoi occhi nei loro.

Contempla questo bambinoe chiedigli:“chi sei?”.

Fatti silenzio e accogli la parola.

Auguri a ciascuno di voi perché possiate essere testimonidi silenzio nel deserto del mondo.

P.Vincenzo Sibilio S.I.

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