La musica & la grande guerra.

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Arte,Musica,Guerra e Fotografia

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La Musica & la Grande Guerra

Una delle tante eredità che una guerra lascia ai posteri è quella delle canzoni.

Da sempre infatti la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia o nelle retrovie.

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• Le canzoni della prima guerra mondiale furono scritte e cantate nel periodo 1914-1918 ed avevano in qualche modo attinenza con gli eventi politici e militari della Grande Guerra.

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• Già prima che l'Italia partecipasse al conflitto, nei mesi fra l'inizio della guerra (28 luglio 1914) e la dichiarazione di guerra dell'Italia (24 maggio 1915) la querelle fra "neutralisti" e "interventisti" aveva invaso anche i café-chantant attraverso canzoni leggere e oggi quasi dimenticate.

Prima dell'entrata in Guerra

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• Esemplare del fronte neutralista è La ragazza neutrale, che rappresenta l'Italia come una signorina che resite alle avances dei corteggiatori francesi e tedeschi. Le canzoni della propaganda interventista andavano, invece, dalle marcette patriottiche alle feroci caricature di Cecco Beppe, Guglielmone e Maometto. Espressione dell'interventismo di sinistra fu, infine, la Canzone garibaldina.

Prima dell'entrata in Guerra

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• Son tanti i giovanotti a me d’intornoche ne potrei formare un reggimentoSon caldi tutti come il pan nel fornoE per avermi vengono a cimentoChi vuol farmi ballar valzer viennesiChi a Nizza poi m’invita a CarnevaleEd io rispondo a tutti, “Son neutrale!”Rigo-din-don-dàFinchè dureràLa neutralità.L’un dice, “Bella, vien con me a Berlino!”E l’altro, “Stella, io son parigino!”Io faccio a tutti un bell’inchinoPreferisco giàOh ouì, jes, ja, jaLa neutralità!

Lo so che sono bella come un fiore,che vale sei milioni il mio amore,che per avermi m'offron mari e montied io che sto a sentir poi faccio i conti.Sorrido a tutti e non rispondo malema tengo a tutti il “no” col mio stivalee dico: T'amo sì, ma son neutrale!»Rigo-din-don-dà finché durerà la neutralità!

La Ragazza Neutrale Parole di Giovanni Corvetto

(1887-1932),Torinese, cronista de La Stampa, autore di molte canzoni per riviste ed operette,

tra le quali “Le campane di San Giusto” e “Tripoli,

bel suol d’amore”.

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La Musica nelle Trincee• Durante i lunghi anni della guerra di trincea le

canzoni ebbero ben altro tono. I soldati soffrivano fisicamente e moralmente; e allora si diffuse un modo di dire entrato poi nella lingua corrente: "canta che ti passa".

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• In questi anni gli Alpini elaborarono alcune delle canzoni che oggi fanno parte del repertorio dei canti di montagna, come Tapum, Monte Canino, La tradotta che parte da Torino, Monte Rosso, Monte Nero e altre. La canzone più cantata dagli alpini fu però un brano che non ha relazione con la guerra, cioè “Quel mazzolin di fiori”, che divenne allora famoso in tutta l’Italia.

La Musica nelle Trincee

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Chi sono gli Alpini?• Gli Alpini sono le truppe da montagna dell'Esercito Italiano.Formatisi il 15 ottobre 1872, gli Alpini sono il più antico

corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i confini montani settentrionali dell'Italia con Francia, Impero austro-ungarico e Svizzera. Nel 1888 gli Alpini furono inviati alla loro prima missione all'estero, in Africa, continente nel quale sono tornati più volte nella loro storia, per combattere le guerre coloniali del Regno d'Italia.

• Si sono distinti durante la prima guerra mondiale, quando furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con l'Austria-Ungheria, dove per tre anni dovettero confrontarsi con le truppe regolari e da montagna austriache e tedesche, rispettivamente Kaiserschützen e Alpenkorps, lungo tutto il fronte fronte italiano.

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Tapum Venti giorni sull’Ortigarasenza il cambio per dismontà;

ta pum ta pum ta pum

Con la testa pien de peocisenza rancio da consumar

ta pum ta pum ta pum

Quando poi ti discendi al pianobattaglione non hai più soldà;

ta pum ta pum ta pum

Dietro al ponte c'è un cimiterocimitero di noi soldà;

ta pum ta pum ta pum

Quando sei dietro a quel murettosoldatino non puoi più parlarta pum ta pum ta pum

Cimitero di noi soldatiforse un giorno ti vengo a trovà;

ta pum ta pum ta pum

• Tapum è una delle più note canzoni nata nelle trincee italiane. Il ritornello è ispirato al rumore degli spari della fucileria austro-ungarica. L'attribuzione della paternità della canzone è tuttora irrisolta. Alcuni l'attribuiscono ai minatori durante il traforo della galleria del San Gottardo, mentre altri a Nino Piccinelli di Chiari.

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Monte Canino• Monte Canino è il titolo di un canto popolare che fa riferimento al Monte

Canin in provincia di Udine, teatro, durante la prima guerra mondiale, di aspri combattimenti tra l'esercito italiano e quello austriaco.

• Esso racconta e documenta ancor oggi le sofferenze degli alpini nel corso dell'estenuante guerra di posizione in cui gli eserciti contendevano palmo a palmo i terreni più impervi, costretti a combattere e a morire di ferite o di stenti a 2.500 metri di quota.

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Monte Canino (Testo)• Non ti ricordi quel mese d’Aprile,

quel lungo treno che andava al confine.Che trasportavano migliaia degli alpini:sù, sù correte: è l’ora di partir!Che trasportavano migliaia degli alpini:sù, sù correte: è l’ora di partir!

Dopo tre giorni di strada ferrata,ed altri due di lungo cammino,siamo arrivati sul Monte Caninoe a ciel sereno ci tocca riposar...siamo arrivati sul Monte Caninoe a ciel sereno ci tocca riposar..

Se avete fame guardate lontano,se avete sete la tazza alla mano.Se avete sete la tazza alla mano

che ci rinfresca la neve ci sarà.Se avete sete la tazza alla mano

che ci rinfresca la neve ci sarà.

Non pù coperte lenzuola pulite.Non più il sapore dei caldi tuoi baci.

Solo si sentono gli uccelli rapaci,tra la tormenta e il rombo del

cannon.Solo si sentono gli uccelli rapaci

ma la tormenta e il rombo del cannoni

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• Anche la canzone napoletana diede alla luce alcuni brani in cui il protagonista è un soldato, ad esempio Sentinella e 'O primmo reggimento. Il più famoso di essi è certamente 'O surdato 'nnammurato di Aniello Califano.

• Dopo l'interpretazione di Anna Magnani nel film per la televisione La sciantosa del 1971 questa canzone è diventata una sorta di inno dei pacifisti italiani.

Napoli,musica & 'O Surdato ‘Nnammurato

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'O Surdato ‘Nnammurato• 'O surdato 'nnammurato (in italiano: Il soldato innamorato) è una delle più famose canzoni in lingua napoletana, scritta dal poeta santegidiano Aniello Califano.

• Il testo fu scritto da Aniello Califano e musicato da Enrico Cannio nel 1915. La canzone descrive la tristezza di un soldato che combatte al fronte durante la Prima guerra mondiale e che soffre per la lontananza dalla donna di cui è innamorato.

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Staje luntana da stu core,a te volo cu 'o penzieroniente voglio e niente speroca tenerte sempe affianco a me!Si' sicura 'e chist'ammorecomm'je so' sicuro 'e te...

Oje vita, oje vita miaoje core 'e chistu coresi' stata 'o primmo ammoree 'o primmo e ll'urdemo sarraje pe' me! Quanta notte nun te veco,nun te sento 'int'a sti bbracce,nun te vaso chesta faccia,nun t'astregno forte 'mbraccio a mme.Ma scetannome 'a sti suonne,mme faje chiagnere pe' te...

Scrive sempe e sta' cuntenta:io nun penzo che a te solaNu penziero me cunzola,ca tu pienze sulamente a mme.'A cchiù bella 'e tutt'e bbelle,nun è maje cchiù bella 'e te...

'O Surdato ‘Nnammurato

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• Ma la frustrazione andò più in là. La durezza della guerra di trincea e l'enorme numero di vittime cadute per conquistare pochi metri di terreno suscitarono nei soldati sentimenti di rabbia che si espressero in canzoni come O Gorizia tu sei maledetta e La tradotta che parte da Novara.

• Dall'altra parte anche i soldati

trentini mandati a combattere in Romania cantavano testi antimilitaristi come Sui monti Scarpazi. Alcune di queste canzoni di protesta individuavano i responsabili del conflitto, che indicavano negli studenti (Ascoltate o popolo ignorante) e nei signori (E quei vigliacchi di quei signori).

La “Maledetta Guerra”

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O Gorizia tu sei maledetta La mattina del cinque d'agosto

si muovevan le truppe italianeper Gorizia, le terre lontanee dolente ognun si partì

Sotto l'acqua che cadeva al rovesciograndinavan le palle nemichesu quei monti, colline e gran vallisi moriva dicendo così:

O Gorizia tu sei maledettaper ogni cuore che sente coscienzadolorosa ci fu la partenzae il ritorno per molti non fu

O vigliacchi che voi ve ne statecon le mogli sui letto di lanaschernitori di noi carne umanaquesta guerra ci insegna a punirCara moglie che tu non mi sentiraccomando ai compagni vicinidi tenermi da conto i bambiniche io muoio col suo nome nel cuor

Traditori signori ufficialiChe la guerra l'avete volutaScannatori di carne vendutaE rovina della gioventù

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• Giovinezza fu una delle canzoni più diffuse della prima metà del XX secolo in Italia ed ebbe vasta eco anche all'estero. Fu composta, inizialmente come inno goliardico degli studenti universitari, nel 1909, da Nino Oxilia e Giuseppe Blanc, con il titolo Il commiato. Fu poi inno degli Arditi (1917, anonimo-Blanc), inno degli Squadristi (1919, Manni-Blanc) e, infine, inno trionfale del Partito Nazionale Fascista (1925, Gotta-Blanc).

Giovinezza

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<< Col pugnale e con le bombene la vita del terrore,

quando l'obice rimbombanon ci trema in petto il cuore

Nostra unica bandierasei di un unico colore,

sei una fiamma tutta nerache divampa in ogni cuor

Giovinezza, giovinezza,primavera di bellezza,

nel dolore e nell'ebbrezzail tuo canto esulterà!

Là sui campi di battagliacon indomito valore

quando fischia la mitragliaandre contro l'oppressore.

Col pugnale stretto ai dentiattacchiamo con furore

alla morte sorridentipria d'andar al disonor! >>

Giovinezza (testo)

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Dopo Caporetto• La rotta di Caporetto e il conseguente disordine hanno lasciato poche

tracce in musica. Si può ricordare Adio Venesia adio, cantata dai profughi che fuggivano dalle zone occupate dagli Austriaci (o che si temeva potessero esserlo, come appunto Venezia).

• Invece la successiva resistenza sulla linea del Piave e sul Monte Grappa contro l'invasione austriaca di una parte del territorio nazionale ispirarono canzoni patriottiche di successo come La canzone del Piave (E. A. Mario) e la Canzone del Grappa (Emilio De Bono). La leggenda del Piave, in particolare, fu così popolare che nel difficile periodo successivo all'8 settembre fu scelta come inno nazionale italiano, in cui tutti potessero riconoscersi al di sopra delle divisioni politiche.

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E. A. Mario• E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete

Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 – Napoli, 24 giugno 1961), è stato un paroliere e compositore italiano, autore di numerose canzoni di grande successo, come La canzone del Piave. Alcuni brani furono composti in lingua italiana, altri in lingua napoletana; di essi, quasi sempre, scriveva sia i testi che la musica.

• È sicuramente da annoverare, insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Libero Bovio, tra i massimi esponenti della canzone napoletana della prima metà del Novecento ed uno dei protagonisti indiscussi della canzone italiana dal primo dopoguerra agli anni cinquanta, sia per la grandissima produzione - dovuta alla sua felice ed inesauribile vena poetica - che alla qualità delle sue opere.

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Biografia• Il futuro E. A. Mario nacque da una modesta e povera

famiglia di Pellezzano il 5 maggio 1884, in un basso di Vico Tutti i Santi, in uno dei quartieri più popolari della città, quartiere Vicaria. Il padre, Michele Gaeta, era barbiere e la madre, Maria della Monica, una casalinga. Il retrobottega della barberia del padre era tutta la loro casa.

• In giovinezza frequentò un altro grande poeta e commediografo napoletano, da cui fu assai benvoluto, Eduardo Scarpetta, genitore dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Collaborò molto con il massimo editore napoletano dell'epoca; Ferdinando Bideri, che fu editore anche di Gabriele D'Annunzio.

• Non divenne mai ricco, poiché assai presto, per esigenze familiari e soprattutto a causa di una grave malattia della moglie, decise di vendere a una casa editrice di Milano i diritti di tutte le sue canzoni, dei quali ricevette, negli anni successivi, solo una piccolissima percentuale.

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La canzone del Piave• Una delle canzoni più famose di E. A. Mario è

La Canzone del Piave. Essa fu composta nel giugno 1918 subito dopo la

battaglia del solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma (Raffaele Gattordo). L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!».

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La canzone del Piave

• Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno l'andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell'ambiente del cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa Lucia luntana, Balocchi e profumi.

• La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l'avevano caratterizzata.

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Testo-La leggenda del Piave II Piave mormorava

calmo a placido al passaggiodei primi fanti, il ventiquattro maggio:l’esercito marciavaper raggiunger la frontiera,per far contro il nemico una barriera…Muti passaron quella notte i fanti:tacere bisognava, e andare avanti…S’udiva, intanto, dalle amate sponde,sommesso e lieve, il tripudiar dell’ onde.Era un presagio dolce e lusinghiero.Il Piave mormorò:“Non passa te straniero!”

Ma in una notte trista si parlò di tradimento,

e il Piave udiva l’ira a lo sgomento.Ah, quanta gente ha vistavenir giù, lasciare il tetto

per l’onta consumata a Caporetto…Profughi.ovunque dai lontani monti

venivano a gremir tutti i suoi ponti…S’udiva, allor, dalle violate sponde

sommesso e triste il mormorio dell’ onde:come un singhiozzo, in quell’autunno nero

il Piave mormorò:“Ritorna lo straniero!”

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E ritornò il nemicoper l’orgoglio e per la fame,volea sfogare tutte le sue brame…Vedeva il piano aprico,di lassù, voleva ancorasfamarsi e tripudiare come allora.“No! - disse il Piave – No! - dissero i fanti…-Mai più il nemico faccia un passo avanti…”Si vide il Piave rigonfiar le sponde,e come i fanti combattevan le onde…Rosso del sangue del nemico altero,il Piave comandò:“Indietro, va’, straniero!” Indietreggiò il nemico

fino a Trieste, fino a Trento…E la Vittoria sciolse le ali al vento!

Fu sacro il patto antico:tra le schiere furon visti

risorgere Oberdan, Sauro a Battisti…

Infranse, alfin, l’ italico valorele forche e l’armi dell’ Impiccatore.

Sicure l’Alpi… Libere le sponde…E tacque il Piave: si placaron le

ondesul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,

la Pace non trovònè oppressi, nè stranieri!

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• Le quattro strofe terminano tutte con la parola "straniero“e hanno quattro specifici argomenti:

1. La marcia dei soldati verso il fronte (appare come una marcia a difesa delle frontiere, mentre fu l'Italia ad attaccare l'impero asburgico)

2. La ritirata di Caporetto3. La difesa del fronte sulle sponde del Piave4. L'attacco finale e la conseguente vittoria

Analisi “La Legenda del Piave”

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• Nella prima strofa, il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data dell'inizio della Prima guerra mondiale per il Regio Esercito italiano. Ciò avvenne la notte tra il 23 e 24 maggio 1915, quando L'Italia dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico e sferrò il primo attacco contro l'Imperial regio. La strofa termina poi con l'ammonizione: Non passa lo straniero, riferita, appunto, agli austro-ungarici.

• Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo provoca sfollati, profughi da ogni parte.

Analisi “La Legenda del Piave”

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• La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici.

• Nell'ultima strofa si immagina che una volta respinto il nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.

Analisi “La Legenda del Piave”

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Fine