Le donne del primo imperatore

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LE ORIGINI DI OTTAVIANO

Ottaviano nasce da una famiglia di media importanza a Velitrae, borgo a 30 km da Roma. Il padre Gaio Ottavio, originario di quel borgo, era un eques "promosso" a membro del Senato. Ebbe una promettente carriera politica, tanto da essere acclamato imperator dopo avere vinto contro i Bessi, una tribù della Tracia(intorno al 60 a.C.), ma la morte prematura non gli permise di completare questa scalata al successo

Più decisiva per le sorti politiche di Ottaviano fu la madre Azia, perchè era nipote di Gaio Giulio Cesare attraverso la propria madre Giulia, sorella di Cesare. Altri motivi di buona sorte furono il fatto che Cesare non avesse figli maschi e che Ottaviano fosse uno dei tre eredi maschi della famiglia

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LA SUCCESSIONE DI CESARE

Cesare ragionava secondo l'approccio tipico della nobilitas romana: la posizione di altissimo potere da lui raggiunta doveva essere trasmessa ai consanguinei, rigidamente dentro la propria famiglia. Per motivi prettamente dinastici, Ottaviano fu adottato da Cesare, che gli conferì tre quarti del suo patrimonio e così lo rese suo erede principale. Al giovane Ottaviano furono conferiti onori pubblici e fu cooptato nella nobilitas: ciò significava che Cesare aveva già deciso a chi trasmettere il suo "ambiguo" potere, monocratico, ma formalmente ancora repubblicano. Il testamento fu redatto il 13 settembre 45 a. C.

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USO POLITICO DEI MATRIMONI Ottaviano utilizzò i propri matrimoni secondo la tradizione romana, come strumento per consolidare la sua scalata al potere. Si sposò tre volte: tra il 42-40 con Clodia, figlia di primo letto di Fulvia, moglie del suo alleato-rivale Antonio, e del nemico di Cicerone, Clodio.

Il matrimonio, anche per la giovanissima età della ragazza (vixdum nubilem, 12 o 14 anni) non fu mai consumato e essa fu rimandata a casa dal marito.

Il secondo matrimonio risale al 40,in una fase acuta della rivalità con Antonio, che si stava accordando con Sesto Pompeo per eliminarlo. La prescelta fu Scribonia, non a caso la figlia di Scribonio Libone, seguace e suocero di Sesto Pompeo. Durato poco più di un anno, il matrimonio portò a Ottaviano l'unica figlia della sua vita, Giulia, che nacque il medesimo giorno in cui il figlio di Cesare sposò la sua terza moglie, Livia Drusilla, (58 a.C.-29 d.C.) incinta del precedente marito (38 a. C.)

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IL MATRIMONIO SCANDALOSO Il matrimonio con Livia Drusilla, della nobile gens Claudia ebbe caratteri "scandalosi": in primo luogo perchè la giovane donna era sposata con Tiberio Nerone, seguace di Antonio; in secondo luogo perchè era incinta del primo marito dal quale aspettava il secondo figlio, cosa che per la legge romana le avrebbe impedito di sposare un altro uomo.

Ottaviano riuscì a ottenere una licenza straordinaria dal collegio sacerdotale dei pontefici per arrivare al suo obiettivo.

I motivi che stavano alla base del matrimonio furono due: 1. uno "personale", una forte attrazione del giovane politico rampante verso Livia.

2. Il secondo era una motivazione politica e "dinastica": sposare Livia significava legarsi a due delle gens più importanti e rispettate a Roma, Claudia e Flavia, dalle quali la donna era discendente. Questo legittimava definitivamente Ottaviano, che, nonostante l'adozione di Cesare, era pur sempre originario di una famiglia di equites

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LIVIA: DONNA DI POTERE TRA DIMENSIONE PUBBLICA E PRIVATA

Quando Ottaviano ottenne il potere assoluto, il nuovo regime si identificò con la persona del princeps e con la sua domus, che diventò il centro del potere.

L'identificazione tra domus e potere aprì spazi di manovra importanti per le donne della famiglia imperiale, perchè la dimensione domestica e privata riservata per tradizione alle feminae si trasformò in uno spazio pubblico.

Livia, in primo luogo, dentro questa dimensione in cui il privato era pubblico e quindi politico, aveva un ruolo simile a quello degli amici principis, un concilium di di persone influenti che circondavano il princeps, ma senza un ruolo definito istituzionalmente. La domus Augusta diventava così un circolo chiuso dentro il quale si poteva entrare solo attraverso la mediazione determinante delle feminae augustinae.

Ottaviano diventato Augusto e Livia non ebbero eredi maschi, e solo il matrimonio con una principessa di sangue imperiale avrebbe reso legittima la trasmissione e la discendenza del potere. Il centro della domus Augusta è Livia: nel suo testamento Augusto la adotterà e le cambierà il nome, diventerà Iulia Augusta, cioè colei che crea e trasmette la domus

Ritratto di Livia dalMuseo archeologicoNazionale di Paestum

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LIVIA E OTTAVIA: I MODELLI DI MULIER ROMANA IMPERIALE

Livia e Ottavia, moglie e sorella del princeps, dovevano essere i nuovi modelli di mulier, quindi a esse Augusto accordò onori, privilegi e concessioni inedite per le donne romane:

1. la sacrosanctitas: ottenuta in primo luogo da Augusto era un diritto fino allora riservato esclusivamente ai tribuni eletti. Il princeps volle che fosse esteso anche a sua moglie e sua sorella e rendeva perseguibile per legge chi le insultasse verbalmente. Chi violava la sacrosanctitas prevaricava il popolo romano: ciò significava che la famiglia dominante rappresentava l'intero popolo romano.

2. lo svincolo dalla tutela maschile: fino allora diritto condiviso solo dalle vergini vestali, con annesso il messaggio chiaro per cui Ottavia e Livia dovevano essere onorate tanto quanto le vergini supreme della società romana

3. la committenza di statue delle due donne destinate alla pubblica esposizione: una forma di onore inedita e malvista dalla mentalità senatoria, perchè simbolicamente significava che le donne assumevano visivamente un ruolo pubblico, quindi politico

Statua di Livia,da Paestum, ora a Madrid, MuseoArcheologico nazionale

Ottavia, sorella di Augusto, già moglie di Marco Antonio dal Museo dell’Ara Pacis

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LA DOMUS AUGUSTA: «TEMPIO» DELLA FAMIGLIA E LUOGO

SACRO VERO E PROPRIO Livia, Ottavia e Giulia, e poi le nipoti avevano il compito di filare le toghe di lana dell'imperatore: filare la lana era l'attività ideale per una matrona romana. I telai erano situati nell'atrio della domus che Augusto si era fatto costruire sul colle Palatino. Chi passava lungo la strada appena fuori dell'abitazione imperiale poteva vedere attraverso le porte, che erano tenute sempre aperte, l'imperatrice e le sue cortigiane che svolgevano l'attività più degna di una donna romana.

Livia deve rappresentare la tradizione femminile della Romana mulier senza più gli eccessi delle donne troppo libere dell’ultima età repubblicana

La domus Augusta assunse un valore definitivamente pubblico diventando la sede del pontifex maximus quando nel 12 a.C. Augusto assunse anche questa carica: nella sua domus il princeps fece allestire un santuario per la dea Vesta. Livia anche in questo caso contribuì incisivamente alla riuscita dell'operazione politico-religiosa, rivestendo il compito di sorvegliare il focolare sacro della dea e rafforzando il proprio ruolo di principale collaboratrice della politica tradizionalista del maritosi degli ultimi giorni della repubblica

Ricostruzione grafica dellaDomus augusta

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LIVIA, PRINCIPALE COLLABORATRICE DI AUGUSTO

Durante il periodo nel quale Augusto, tra 27 e 19 a.C. trascorse molto tempo all'estero, Livia lo accompagnò, rivestendo un ruolo pubblico mai visto nella tradizione romana, per la quale era disdicevole che la moglie seguisse il marito nei suoi viaggi oltremare.

Questa novità dimostra quale ruolo attribuisse il princeps alla consorte per costruire la propria immagine all'estero. Livia compì numerose dediche cerimoniali, ma non ebbe un ruolo solo di facciata. Si sa che fu determinante perchè gli abitanti dell'isola di Samo ottenessero l'indipendenza dal controllo imperiale.

La moglie di Augusto faceva quello che consorti di uomini importanti fecero spesso nella storia di Roma: mediare tra il marito e le terze parti che cercavano un contatto con lui. Ma Livia faceva questo in un contesto pubblico e in questo modo ottenne onori e visibilità come intermediaria tra leader supremo e sudditi.

Il ruolo politicamente importante rivestito dalla moglie del princeps le fece guadagnare il poco elegante soprannome, datogli secondo Svetonio dal nipote Caligola, di Ulixes stolatam, "Ulisse con la gonna", per sottolinearne l'atteggiamento intrigante di mestatrice al fianco dell'imperatore.

Dal 35 a.C., Livia gestì le finanze personali dell'imperatore e negli anni successivi ebbe la possibilità di radunare intorno a sè un circolo di clientes , che potevano essere raccomandati da lei per occupare posti pubblici

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L’ARA PACIS, APOTEOSI DELLA FAMILIA AUGUSTA

Il ruolo pubblico di Livia ottenne la sanzione più spettacolare il 30 gennaio del 9 a.C., giorno del suo cinquantesimo anno: in quel giorno fu inaugurata l' Ara Pacis, il monumento edificato per celebrare il ritorno di Augusto da campagne militari vittoriose in Gallia e Spagna. L'opera esaltava l'avvento di Augusto come l'inizio di un periodo di pace e rappresentava la familia Augusta al centro della quale si trovano Livia e Augusto.

L'Ara Pacis fu il primo monumento di stato a Roma in cui comparivano donne e bambini e rappresentò un segno della fiducia con cui Augusto affidava alle donne della sua famiglia un ruolo pubblico. Essa si inseriva anche nella politica del princeps finalizzata a presentarsi come uomo di famiglia, vero pater patriae, titolo che gli verrà assegnato dal Senato nel 2 a. C.

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LIVIA RAFFIGURATA SULL’ARA PACIS

Ara Pacis, fregio sud, Agrippa (sn), Livia (centro) e Tiberio (dx)

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IL PORTICUM LIVIAE E GLI ALTRI EDIFICI PATROCINATI

DALL’IMPERATRICE Livia collaborò alla restaurazione religiosa e civile di Roma voluta da Augusto sopraintendendo, almeno nominalmente alla ricostruzione di templi e santuari in disuso: i templi che furono patrocinati da lei onoravano le dee collegate alle donne e alla famiglia: Bona Dea Subsaxana e Fortuna Muliebris, Pudicitia Plebeia e Pudicitia Patricia.

Significativo fu inoltre il patrocinio del Macellum Liviae, un mercato pubblico, che, pur non avendo carattere religioso, era però legato all'attività domestica, cioè il lavoro delle donne romane.

L'edificio di maggior importanza che porta il nome della moglie del princeps fu però il Porticus Liviae, un luogo composto da giardini, opere d'arte e colonnati su cui crescevano le viti rampicanti: inaugurato nel 7 a. C. con dedicazione a cura di Livia stessa, diventò uno dei luoghi pubblici più popolari a Roma. la futura Iulia Augusta volle che nel complesso fosse aggiunto, in onore del marito, un santuario in onore della dea Concordia, che proteggeva l'armonia coniugale. Fu inaugurato il 7 giugno, che a Roma era l'equivalente dell'odierna Festa della mamma. Nei territori imperiali furono numerose le statue che raffiguravano Livia come dea Concordia.

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L’IMPORTANZA POLITICA E DEMOGRAFICA DELLA FAMILIA

Augusto insisteva molto sulla questione della famiglia perchè proprio la famiglia era l'istituto sociale in maggiore cambiamento durante gli anni in cui egli andò al potere.

Gli uomini romani non avevano mai amato particolarmente il matrimonio, che era considerato da molti di loro solo un male necessario motivato da questioni di alleanze famigliari e di riproduzione.

Quando Augusto divenne princeps il matrimonio, perno di una vita sociale ordinata, era in crisi: un numero crescente di cittadini non si sposava più e i tassi di natalità calavano notevolmente. La missione che Augusto si propose era di ribadire la santità del mos maiorum dentro il quale la vita matrimoniale era essenziale (politicamente e moralmente): quindi sposarsi era un dovere dei cives .

Tre plebisciti proposti da Augusto in base alla tribunicia potestas stabilirono che tutti gli uomini tra venticinque e sessanta anni e tutte le donne tra venti e cinquanta dovevano sposarsi. Chi non lo avesse fatto, non avrebbe potuto ricevere eredità e legati e chi non procreava poteva ottenere solo metà del proprio testamento. Alle donne di condizione libera che partorivano tre o più figli era concessa l'esenzione dalla tutela maschile

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UNA LEGGE DRACONIANA CONTRO GLI ADULTERII FEMMINILI

La Lex Iulia de adulteriis puniva le donne di condizione libera per tutte le relazioni non matrimoniali, anche se queste donne erano vergini o vedove.

La legge voleva moralizzare la società cambiando la prospettiva sui reati sessuali delle donne: questi diventavano un crimen, cioè un reato pubblico, giudicato da un tribunale apposito.

Il marito o il padre doveva denunciare la moglie o la figlia adultera entro sessanta giorni dalla scoperta del tradimento. Il marito altrimenti sarebbe stato accusato di sfruttare la prostituzione. Senza denuncia dei congiunti, scattava la possibilità di denuncia da parte di un comune cittadino entro quattro mesi. La pena prevista era la relegatio in insulam per gli amanti e forti perdite patrimoniali

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GIULIA, TRA POLITICA E «LIBERTINAGGIO»

Giulia, unica figlia di Augusto, (39 a.C.-14 d.C.) si era prestata ai tentativi del padre per cercare un erede a cui trasmettere il retaggio imperiale, vista la sterilità del matrimonio con Livia: aveva sposato il cugino Marcello, morto prematuramente; Agrippa, braccio destro di Augusto, anch'egli morto, ma con cui generò cinque figli, due dei quali il padre adottò con l'intenzione di renderli suoi eredi: Gaio e Lucio; infine Tiberio, primo figlio di Livia.

Tuttavia nel 2 a.C. giunse per lei la denuncia di adulterio e ubriachezza: fu accusata di avere avuto diverse relazioni extraconiugali (da moglie di Tiberio).

Augusto decise che il processo contro la figlia avesse un carattere esemplare: fu tenuto in Senato.

Venne relegata nell'isola di Pandataria, secondo quanto previsto dalla lex Iulia de adulteriis. Il fatto che il processo si svolgesse di fronte al Senato, anche perchè erano implicati dei giovani senatori, ha fatto sospettare che dietro le accuse di adulterio si nascondesse un progetto di congiura a cui Giulia non era estranea.

Busto di Giulia, figlia di Augusto, dal Museo NazionaleRomano, Roma

M.ClaudioMarcello M.Vipsanio

Agrippa

Tiberio

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GLORIA POSTUMA DI LIVIA

Totalmente contrario rispetto agli eccessi di Giulia fu l'atteggiamento di Livia, che ormai anziana, secondo Cassio Dione, rispose così a chi gli chiedeva come avesse ottenuto tanta influenza su Augusto: "Essendo casta, facendo con piacere tutto ciò che lui desiderava, non immischiandosi nelle sue relazioni, e, soprattutto, fingendo di non sentire e di non notare le favorite che erano oggetto della sua passione".

Quando il senato decise, dopo la morte di Augusto, di dedicarle il titolo di mater patriae, il figlio Tiberio, diventato imperatore, pose il veto a questa deliberazione, probabilmente irritato dall'eccessivo ruolo pubblico di Livia.

Livia raffiguratacome Ceres o Fortuna,Museo del Louvre, Parigi