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Wake-UP PARK! Il parco che vorrei

taranto – 14 Luglio 2016  

Uomini e Parchi: I fondamenti della cultura progettuale delle aree protette e della politica del territorio Francesco Maiorano

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"Uomini e parchi", Valerio Giacomini e Valerio Romani, 1982.

il libro, ancora oggi, conserva una sua indiscutibile attualità

Se difatti la protezione attiva della natura non è confortata da motivazioni connesse al progredire della specie umana, essa perde ogni equilibrio scientifico, per avviarsi su strade incerte rispetto a quella di una "conservazione globale" attuabile soltanto con l'uomo e per l'uomo.

Dal testo emerge una nuova visione, emerge un’idea nuova di area protetta, intesa ora come strumento di tutela e valorizzazione di un territorio modellato nel corso dei secoli dall’opera dell’uomo. Il parco perde così la finalità puramente conservativa per acquisire un ruolo più complesso, di realtà che mette la propria visibilità al servizio di una strategia complessiva di sviluppo sostenibile del territorio.

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..includervi zone antropizzate, centri urbanizzati non soltanto non è più considerato una profanazione o un'eresia, ma diviene, al contrario, almeno nella maggior parte dei casi, una necessità. Al punto che può essere opportuno inserire anche aree non molto pregiate naturalisticamente o anche degradate, le quali potranno trarre giovamento da una maggiore tutela. (uomini e parchi, 1982)

TEMA 1. Si comincia dai confini, DALLA LORO PERIMETRAZIONE;

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Le attività economico-sociali, segno inconfondibile di p resenze umane , non sono p i ù pe r t an to pregiudizialmente da considerarsi incompatibili e quindi estranee, e da estromettere da un territorio protetto o, se eccezionalmente incluse, da contenere e comprimere; ma vanno anch'esse considerate come un valore, una risorsa da gestire con equilibrio attraverso semmai una loro graduale riconversione. L'uomo infatti con questa sua presenza "marca", potremmo dire, un territorio con segni, trasformazioni che costituiscono spesso un patrimonio da conservare e trasmettere alle generazioni future sotto il profilo paesaggistico e culturale. E' su questo terreno che deve operarsi, e si tratta, di impresa tutt'altro che facile: quella ricomposizione, oggi si direbbe pace o alleanza, tra uomo e natura, in cui il primo non sempre e comunque è un distruttore e la seconda non è sempre e solo meraviglia.

TEMA 2. …Anzi, bisogna evitare gli eccessi di un "vincolismo" fine a sé stesso per passare coraggiosamente alla pianificazione come momento della più generale gestione di un territorio. (uomini e parchi, 1982)

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Esso deve misurarsi con problemi e usare strumenti inediti: basti pensare al Piano, al nuovo rapporto con le istituzioni titolari di funzioni che si intersecano e in taluni casi si sovrappongono o confliggono con quelli del Parco (uomini e parchi, 1982)

Ma non cambia soltanto, ed abbiamo visto quanto, la fisionomia e la condizione, diciamo così "intema" al parco. Muta profondamente il rapporto tra il territorio del parco e il restante territorio. Quella netta cesura tra interno ed e s t e r n o c h e a l u n g o h a caratterizzato come un connotato (e un limite) peculiare l'area protetta, addensando al suo confine, "perenne trincea di una guerra combattuta a c o l p i d i c o m p r o m e s s i e d i prevaricazioni", un' inesauribi le conflittualità…

TEMA 3

Pensiamo ad esempi alle zone “D” di Parco

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"Il Parco - scrive Giacomini – è l'inizio di un'effettiva riconversione del territorio, o meglio dei costumi della sua trasformazione verso l'abolizione generalizzata di separazioni fra usi, consumi e tutela della risorsa, e come tale esso è quindi 'proiettato' verso l'esterno, è luogo di ricerca e di sperimentazione per il ripristino degli ecosistemi degradati e della difesa del suolo in generale, ma anche - si noti - di vere e proprie sperimentazioni urbanistiche, architettoniche, tecnologiche e persino giuridiche". ( Uomini e Parchi, 1982)

TEMA. 4 Il parco che "dialoga" e interagisce con il circostante territorio è un parco chiamato ad assolvere a compiti incomparabilmente più ambiziosi, complessi e impegnativi.

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Le “Gravine” sono tipiche dell'altopiano delle Murge, in un territorio molto esteso. Al loro interno è possibile trovare corsi d'acqua effimeri che diventano tumultuosi in occasione di abbondanti precipitazioni. Analoghe incisioni del terreno, costituite da pareti meno aspre e accidentate, vengono definite "lame". Prendono il nome di lame anche i tratti iniziali o terminali meno aspri di una gravina.

Il dialogo con l’ecosistema ambientale e paesaggistico

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Il dialogo con la storia dei luoghi e delle loro trasformazioni antropiche

Salvaguardare la natura e le sue risorse significa dunque non poter fare astrazione dalla realtà della storia passata e futura all’interno della natura medesima; l’uomo cui l’opera di conservazione è pur sempre finalizzata, attraverso il mantenimento degli equilibri ecologici….. Se illusoria e nefasta e la concenzione che vede l’uomo come unico riferimento di ogni processo naturale, altrettanto vana ed esiziale è la pretesa di consideralo subordinato alla stretta dinamica dei fatti biologici, dimenticandone le peculiarità creative e trasformatrici. La condizione umana…..riflette con impressionante precisione una caratteristica di unitarietà dei fenomeni biotici dalla quale non è possibile prescindere; le modificazioni antropogene sono essenzialmente delle modificazioni naturali

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Un Parco diceva Giacomini non si misura in base alla quantità e tipologia di vincoli e divieti vigenti.

Il Parco deve spostare l’attenzione da quello che con pignoleria viene scritto come è vietato, a quello che concretamente e con chiarezza è possibile e giusto fare.

Poste le cose in questi termini assolutamente "nuovi" ( 1982) la questione del consenso diviene fondamentale, risolutiva..

Giacomini sul punto insiste a lungo e vi torna ripetutamente nel corso di tutto il libro; •  sia quando si riferisce con espressioni di solidarietà e comprensione ai residenti e alle loro esigenze che il parco deve "rispettare", specialmente nei territori più emarginati e poveri…di quelle che oggi chiamiamo “Aree interne” (DPS)… •  sia quando ..”occorre anche che le iniziative che lo caratterizzano e lo sostengono, siano esse di natura economica, sociale, amministrativa o culturale, abbiano una matrice comune il più possibile endogena. Questo vuol dire che la concezione stessa di Parco, così come le attività e le normative

che ne permettano l’attuazione, debbono essere assimilate e promosse dalle popolazioni che vivono il territorio

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la legge sui parchi ( 394/91) accoglie l'idea di fondo del libro: il parco è il punto di incontro dell'uomo con l'ambiente per sperimentare

le scelte del futuro.

Parco come sperimentazione di una nuovo futuro sostenibile, che ricerca il benessere e la felicità dei suoi abitanti, ricerca

il senso di comunità

Per questo non vi è cosa più bella per un territorio che essere parte di una

area a Parco

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Grazie per l’attenzione