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Gruppo sulle T racce  1 Educare alla vita buona del Vangelo Educare alla vita buona del V angelo Riessioni sugli Orientamenti Pastorali CEI 2010-2020 a cura del Gruppo sulle T racce - Agesci I.R.

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Gruppo sulle Tracce   1

Educare alla vita buona del Vangelo

Educare alla vita buonadel Vangelo

Riessioni sugliOrientamenti PastoraliCEI 2010-2020a cura del Gruppo sulle Tracce - Agesci

I.R.

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  A  l  e  s  s  a  n  d  r  o  G  n  u  c  c  i

Il Gruppo sulle Tracce  (GsT) è

stato creato nel 1999 con l’obiettivo di

supportare il Comitato nazionale Age-

sci nel ripensare alle tematiche inerenti

la vita di fede in Associazione. Suo sco-

po è anche quello di porre le basi per

un approfondimento che coinvolga tutti

i capi su tali tematiche e che permetta

di riettere sull’identità di cristiani im-

pegnati in Agesci oggi.

Dopo il contributo “Decidersi per il

Vangelo”, pubblicato sulle pagine diProposta Educativa, il GsT ha collabo-

rato allo sviluppo della riessione tesa a

valorizzare la dimensione della narrazio-

ne nell’educazione alla fede, raccoglien-

do con ciò la provocazione lanciata dal

Progetto Nazionale dell’Associazione

approvato dal Consiglio generale 2007

e facendo seguito alla riessione avviataattraverso i Convegni Assistenti tenuti

ad Assisi nel 2008 e 2010. Frutto di tale

lavoro sono stati il sussidio “Narrare

l’esperienza di fede”, pubblicato

sulle pagine di Proposta Educativa, l’o-

mologa pubblicazione edita da Fiordali-

so nel giugno 2010, nonché i Cantieri

di Catechesi  svolti dal 2009 al 2012in collaborazione con le Branche na-

zionali.

Con il presente sussidio è stata svilup-

pata una riessione su alcuni dei prin-

cipali argomenti delineati dagli Orien-

tamenti Pastorali della CEI per il

2010-2020, che toccano da vicino la

nostra sensibilità di educatori. Pensia-

mo possa essere di utile supporto per

la riessione personale dei Capi o di

quella delle Comunità Capi.

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4 Proposta Educativa

Nell’omelia del 1° gennaio 2012 Bene-detto XVI puntualizzava che: «la Chiesa,negli ultimi tempi, si è fatta interpretedi una esigenza che coinvolge tutte lecoscienze più sensibili e responsabiliper le sorti dell’umanità: l’esigenza dirispondere a una sfida decisiva che èappunto quella educativa» (L’Osser-

 vatore Romano, 2-3 gennaio 2012, p.8). Parole, quelle del Santo Padre, checonfermano come nella società contem-poranea non sia tanto in crisi un mododi fare educazione, ma l’educazionestessa. Il dovere dell’impegno educativofu ribadito anche dai padri del concilio

 Vaticano II, che in un’apposita Dichia-razione riconobbero che il diritto all’e-ducazione era da annoverarsi fra i dirittiinalienabili dell’uomo. Fin da subito iltesto conciliare insisteva nell’affermareche la vera educazione deve promuove-

re la formazione della persona umana,col fine dichiarato di farla giungere allapienezza di sé e di renderla capace disantificare la società in cui vive (Gravissi-mum educationis, 1). Una puntualizza-zione utile alla comprensione dell’effet-tivo valore che per il cristiano riveste lascelta educativa.

Il fine primario dell’educazione è dun-que la crescita della persona, di quelsingolo essere dotato di un’unità psi-

co-fisica, che si determina nella libertà discelta, che è capace di intessere relazionisignificative con gli altri e con Dio. Purinsistendo in modo quasi esclusivo sulsistema educativo scolastico, la dichiara-zione conciliare ribadisce con fermezzache non si fa educazione senza un espli-cito rimando al Vangelo, senza cioè ave-re in Cristo il riferimento ultimo di ogniantropologia che voglia dirsi tale (Gra-

 vissimum educationis, 2). Una puntualiz-zazione importante, da tenere presenteper la capacità che ha di chiarire il nodoessenziale dell’agire educativo a cui siispira la Chiesa. Ma al di là delle tanteconsiderazioni che questi richiami po-trebbero suscitare, è la rinnovata atten-zione al tema dell’educazione che deveinterrogare chi, come noi, è chiamato alnobile servizio dell’educare.L’odierna emergenza educativa ha la sua

origine nell’elidersi di quel legame, chefino a non molto tempo fa teneva unito ilmessaggio evangelico con ciò che si con-

 viene chiamare “l’umano”. La culturacontemporanea, eccessivamente attrattada ciò che è storico e perciò immanente,sembra infatti disattendere alla naturaspirituale dell’uomo, recidendo del tut-

to il legame che lo lega all’Assoluto. Ècome se la fiducia illimitata, se non esclu-siva, nelle capacità umane, stesse metten-

Prefazione

Educare alla Parola del Vangelo:un invito sempre attuale

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Educare alla vita buona del Vangelo

do in sordina il messaggio evangelico,compreso il suo continuo richiamo allafragilità dell’uomo e la necessità che egliha di affidarsi alla Provvidenza divina. Sesant’Agostino era solito assegnare a Gesùil ruolo del “maestro” interiore, a pensar-lo come il pedagogo capace di insegnaread ognuno la via di una sapienza che hanell’incontro con Dio la sua meta, oggila figura del Dio fattosi uomo appare de-classata a quella di uno dei tanti modellidi eticità, buoni per ogni circostanza etalmente plastici da poterli modellare anostra immagine e somiglianza.

 Vivere in un ambiente sociale dove GesùCristo non è più il Dio che ispira la no-stra crescita, colora la crisi educativa del-la sfumatura “di una crisi di fiducia”. Un

frangente dove il valore dell’esempio edell’educazione non ha più alcuno sco-po e che immancabilmente conduce alcollasso delle domande sul senso di esi-stere, spingendo verso identità labili per-ché costruite attorno a variegati e nonnecessariamente coerenti centri attratti-

 vi. Un’epoca, la nostra, dove a domina-re sono la frammentazione dell’identitàpersonale e la fragilità delle relazioni.Bisognerà perciò tornare a suggerire aogni “uomo di buona volontà” il doveredi farsi carico del volto smarrito dell’uo-mo contemporaneo. Come non bastasseall’eclissi del divino si accompagna, nuo-

 va e inquietante figura dei nostri giorni,la scomparsa dell’adulto. L’aspetto chemaggiormente preoccupa in questo pro-

   C   l  a  u   d   i  o   G  a  s

  p  a  r  o

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6 Proposta Educativa

   D  a  r   i  o   C  a  n  c   i  a  n

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8 Proposta Educativa

ne ed educazione. verso una pastoralein chiave generativa, in Rivista del clero,2/2012, p. 117). Oltre a una scialba pro-posta valoriale, appiattita su un’etica chenon orienta nell’ottica di una gerarchiadi priorità, la società rischia di implode-re per mancanza di indici assoluti di ri-ferimento, o se si vuole per l’assenza diun orizzonte di senso per cui vivere e percui, se necessario, morire.Un inanellarsi di indicatori che gridanola crisi dell’educazione, ma che non fan-no suonare la ritirata a chi nell’educa-zione ha creduto e continua a credere. Va piuttosto ripetuto che l’educazione ècosa di Dio e non è tale se non conducea Dio. Quel grande educatore che fu sanGiovanni Bosco era convinto che l’educa-zione fosse una cosa intima, una «cosa delcuore, e che Dio solo ne è il padrone, enoi non potremmo riuscire a cosa alcu-na, se Dio non ce ne insegna l’arte e nonce ne mette in mano la chiave» (E. Ce-ria, Memorie biografiche di san Giovan-ni Bosco, vol. XVI, SEI, Torino,1935, p.447). Una convinzione che dà diritto adaffermare che «l’educazione fa parte del-la missione della Chiesa, visto il singolarerapporto che il cristianesimo instaura conl’uomo, a partire dal mistero dell’incarna-zione» (Mons. G. Ambrosio, Educare alla vita buona del Vangelo. Gli orientamentopastorali per il 2010-2020, in Rivista delClero, 11/2010, p. 728). Sarà perciò ne-

cessario partire da questo quadro se si vuole definire l’approccio che attende gliodierni “missionari” del vangelo.

testimonia che non si è persone auten-tiche e significative se non si vive concoerenza i valori che diciamo cristiani,se non si impara a morire a se stessi, senon si fa dell’amore la fonte e il culminedel proprio vivere. Questo e non altro èstato il suo messaggio educativo.L’educazione non può però prescin-dere dal contesto storico in cui vieneesercitata, e quello attuale non sembramolto in sintonia con la proposta evan-gelica. Questo inizio di terzo millenniosta componendo sotto i nostri occhi ilpuzzle di un mutamento reale e profon-do, di cui preoccupa il disorientamento.La sfida antropologica è sotto gli occhidi tutti, aggravata dal progressivo domi-nio dei mezzi tecnologici che forzandosull’informazione sembrano renderesuperflua l’educazione. L’aumento

 vertiginoso degli strumenti messi a di-sposizione dalla tecnologia alle nuovegenerazioni tende a oscurare i fini percui sono stati pensati, imponendo sem-mai l’addestramento di alcune abilitàcon la rinuncia a discernere il loro reale

 valore e il loro giusto utilizzo. Dall’e-ducazione sembra di stare regredendo

 verso l’istruzione. È stato giustamentericordato che: «Il discredito che investetutte le realtà destinate alla trasmissionedei significati vitali sotto il pretesto diaffrancare la libertà da ogni restrizionedelle sue potenzialità e possibilità tende

a prosciugare la religione e l’educazio-ne da ciò che più le caratterizza quali-tativamente» (R. Carelli, Evangelizzazio-

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Educare alla vita buona del Vangelo

   M  a  r   t   i  n  o   P  o   d  a

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10 Proposta Educativa

 valori e nei fini. Eppure, se anche il qua-dro potrebbe apparire a qualcuno fosco,non va dimenticato che non c’è crisitanto profonda che riusca a intaccare iltessuto interiore dell’uomo o a scalfire il“progetto” di amore che Dio ha riservatoalle sue creature. Niente e nessuno, perquanto aggressivo sia l’agente provoca-tore, potrà prescindere dal dato, quantomai reale, che siamo stati creati a “im-magine e somiglianza di Dio” (Genesi1,27). E che perciò l’uomo sarà sempree comunque un cercatore di senso, cheegli resterà un impareggiabile navigato-re nel mare della vita, il cui peregrinarenon potrà che concludersi nell’incontrocol Risorto, unica risposta significativa al“dramma” dell’esistenza.Preoccupata per lo scenario ora tratteg-giato, ma ancorata alla speranza che Cri-sto ha vinto il mondo, la Chiesa italianaha scelto di rimettere al centro del suoagire il tema dell’educazione. E lo hafatto intitolando gli Orientamenti pasto-rali per il decennio 2010-2020: Educarealla vita buona del vangelo. Approvati

dall’Assemblea dei vescovi nel maggiodel 2010, licenziati per la stesura defini-tiva dal Consiglio permanente della CEIa settembre dello stesso anno, sono sta-ti pubblicati per la diffusione nel mesesuccessivo. Con questi Orientamenti i

 vescovi italiani hanno inteso offrire allanostra riflessione delle linee orientative,

utili a tessere percorsi ecclesiali capacidi interconnettere la formazione umanae l’evangelizzazione cristiana. Il tutto in

La Chiesa non è mai stata indifferentealla sfida educativa e anche nella suastoria recente ha cercato di attuare stru-menti e metodi per offrire una rispostaefficace alla crisi di senso che attanagliala contemporaneità. È infatti ormaichiaro che la risposta alla sfida educa-tiva si configura sempre più come lacapacità di fornire un’identità forte, diimpronta personalista e cristiana, a deigiovani che vivono in una società or-mai multiforme e nella quale dominal’assenza di solidi punti di riferimento.

 Viviamo come sommersi in un tessutosociale sempre più privo di solidità nei

   C   l  a  u   d   i  o   G  a  s  p  a  r  o

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Educare alla vita buona del Vangelo

re alcun timore nel mettersi sulla stra-da mostrata da Gesù» (A. Bozzolo – R.Carelli, Per una pedagogia della fede: lagrazia, le sfide, il carisma, in A. Bozzolo– R. Carelli (a cura di), Evangelizzazio-ne ed educazione, LAS, Roma, 2011, p.474).Senza l’attento e vigile sguardo su GesùCristo, risulta impossibile indicare deipercorsi educativi che si facciano caricodell’uomo in tutta la sua realtà. Realtàfatta di speranze e di delusioni, di benee di male, di slanci verso il prossimo e dichiusura in se stesso, di intelletto e volon-tà, di ragione ragionante e irrazionalità.Nella sua prima enciclica Giovanni PaoloII ebbe a scrivere che: «Quest’uomo è laprima e fondamentale via della Chiesa,

 via tracciata da Cristo stesso, via che im-mutabilmente passa attraverso il misterodell’Incarnazione e della Redenzione»(Redemptor hominis, 14). Per questo emolto altro la Chiesa italiana ha sentitonuovamente l’urgenza di ribadire a sestessa e al mondo il compito missionariodell’educazione, di farsi carico carico

dell’uomo, di prenderlo per mano percondurlo a una rinnovata “adultità”, cheè come dire all’incontro fiducioso conCristo «via, verità e vita» (Gv 14,5).L’uomo è una storia che si concretizzanel tempo e l’educazione deve aiutarequesta storia a raggiungere la sua meta.In questa dinamica il Vangelo aiuta a

far sì che il processo educativo non sta-gni nella sociologia, non plasmi perso-ne incapaci di alzare lo sguardo a Colui

perfetta sintonia con l’ormai prossimoSinodo dei vescovi, dedicato all’evan-gelizzazione dell’Occidente, col motoproprio La Porta della fede con cui Be-nedetto XVI indice un anno di appro-fondimento sul nostro credere, che ini-zierà l’11 ottobre 2012 e si concluderàil 24 novembre 2013 e con la recenteistituzione del Pontificio Consiglio perl’Evangelizzazione dell’Occidente. Uninsieme di atti che all’unisono scandi-scono i percorsi di una risposta che vo-glia essere di aiuto alla fase di transizio-ne che interessa l’Occidente.

 Vista la crisi educativa che attanaglia lenostre società il cristiano non può cheassumere la sfida continuando a crederenell’uomo, nella sua capacità di amaree di trasfigurare se stesso in un beneche abbia valore universale. Per riusci-re nell’impresa dovrà però rimettere alcentro la figura di Cristo, offerto in tuttala sua pienezza, umana e divina. Infattinon si raggiungerà mai una formazionepienamente umana senza il perseve-rante rimando a Cristo. Evangelizzare

è educare ed educare è evangelizzare,questo lo schema che fa da sintesi agliOrientamenti pastorali, capaci in talmodo di superare la scissione che vienea generarsi ogni qual volta che separia-mo ciò che riguarda l’uomo da ciò cheriguarda Dio, come se il mistero dell’In-carnazione di Nostro Signore Gesù Cri-

sto non avesse per noi alcun significato.«Per questo l’azione educativo pastoraledella comunità cristiana non deve ave-

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12 Proposta Educativa

ta a vivere i valori che sono in linea conun’etica di servizio, ha in sé la possibilitàdi realizzare il destino a cui è chiamatase non in comunione di fede con GesùCristo. Ed è per questo i vescovi italianoribattono con forza, quasi in ogni pagi-na di questi Orientamenti pastorali, cheil Vangelo è pertinente all’educazione,grazie alla sua capacità di dire la veritàdi Cristo, la sola realtà di cui abbiamo unefficace bisogno.I pastori della Chiesa che è in Italia cihanno insomma consegnato una pista di

che tutto può. Per questo educare èimpegnarsi a formare persone libere,è insegnare la difficile arte che riescead armonizzare la libertà del singolocon quella di Dio. Educare è esercitareall’incontro e allo scontro con una Paro-la che è voce di Colui che è Sapienza eche meglio di noi stessi conosce ciò checi “edifica”. Educare è formare personedotate di senso, esseri che sperano con-tro ogni speranza, che credono che l’im-pegnarsi nel bene comune sia meglioche starsene a coltivare il proprio orti-cello. Educare è farsi altro, è sceglierela sfida del bene a tutti i costi, coscientiche è questo ciò che Cristo ha chiesto aisuoi fedeli (Gv 15,12).La fede in se stessa, non essendo riduci-bile alle categorie della sociologia reli-giosa, è rivestita del valore di un’azioneeducativa che è gravida di proposte disenso. È su questa strada che gli Orien-tamenti pastorali ci invitano a incammi-narsi con creatività, a plasmare la peda-gogia umana con quella divina, memoriche: «Dio medesimo, nel corso della sto-

ria sacra e soprattutto nel Vangelo, si èservito di una pedagogia che deve resta-re come modello per la pedagogia dellafede» (Giovanni Paolo II, Catechesi tra-dendae, 58). Niente di particolare dun-que se non quell’infaticabile rimettereal centro della nostra ricerca la dinami-ca essenziale e mai banale che lega Van-

gelo ed educazione. L’educazione ha acuore l’uomo e la donna di ogni tempo,ma nessuna persona per quanto atten-

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Educare alla vita buona del Vangelo

ha iniziato a farlo il “Gruppo delle Trac-ce”, che con i contributi che seguono

 vuole aiutare i capi dell’Agesci a metterein moto una riflessione che si faccia cari-co di una risposta la quale, fedele a Cri-sto e alla sua Chiesa, sia educativamentesignificativa per i tanti cercatori di Dio edella sua verità.

 p. Alessandro Salucci, op

Assistente Ecclesiastico GeneraleAGESCI 

lavoro che impegna chiunque sia coin- volto nella missione della Chiesa. Loscopo è riuscire a verificare quanto si èfatto nel campo educativo e come lo si èrealizzato in relazione ai propri mezzi eai propri fini. Si tratta adesso di attivareun confronto a tutto campo per com-prendere quali scelte nell’immediatofuturo dovranno essere prioritarie perle singole Chiese locali. Educare alla vitabuona del vangelo è un documento chechiede insomma di essere letto, analiz-zato e concretizzato (Cfr. n. 52). Per noi

   C   l  a  u   d   i  o   G  a  s  p  a  r  o

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14 Proposta Educativa

modello, l’educatore potrebbe confron-tarsi e verificare il suo modo di essere estabilire relazioni.Gesù è capace di scorgere, intravederee cogliere il bisogno inespresso dellapersona che incontra, si prende curadei bisogni concreti, se ne fa carico, silascia interpellare, si fa interprete delleattese profonde, suscita e riconosce undesiderio a cui risponde manifestandol’amore del Padre. In particolare, «Èlui a [...] prendere l’iniziativa del dia-logo con una domanda, [...] una primachiamata che incoraggia a interrogarsisul significato autentico della propria ri-cerca. È la domanda che Gesù rivolge achiunque desideri stabilire un rapportocon lui: è una “pro-vocazione” a chiarirea se stessi cosa si stia davvero cercandonella vita, a discernere ciò di cui si sentela mancanza, a scoprire cosa stia real-mente a cuore. Dalla domanda trasparel’atteggiamento educativo di Gesù: egliè il Maestro che fa appello alla libertà ea ciò che di più autentico abita nel cuo-re, facendone emergere il desiderio ine-spresso» (N. 25).Gesù mostra che «per stabilire un rap-porto educativo occorre un incontro

che susciti una relazione personale: nonsi tratta di trasmettere nozioni astratte,ma di offrire un’esperienza da condivi-

Davvero interessante risulta la lettu-ra degli Orientamenti Pastorali dellaChiesa italiana per il decennio 2010-‘20, Educare alla vita buona del Vangelo  inriferimento alla relazione educativa.I Vescovi sottolineano come in bambini,ragazzi, giovani è presente «una grandesete di significato, di verità e di amore.Da questa loro domanda, che talvoltarimane inespressa, può muovere il pro-cesso educativo» (N. 32). finalizzato ascoprire che solo Dio placa fino in fon-do la sete personale e dà senso a tutto.Si tratta, dunque, di aiutarli a dare unsenso profondo alla propria all’esisten-za avviandoli all’incontro ed all’ami-cizia con Gesù Cristo, a partire dal su-scitare e cogliere le loro domande edi loro desideri umani, dal conoscernei perenni interrogativi sul senso della

 vita presente e futura, comprendendo-ne le aspirazioni, interpretandone leattese, «cercando di riconoscere anchele domande inespresse e le potenzialitànascoste» (N. 7).

 A partire da vari episodi raccontati nei Vangeli il documento episcopale trat -teggia il volto di Gesù educatore deli-neando in particolare i tratti essenziali

della relazione educativa che instauracon chi si mette alla sua sequela (Cfr.in particolare i NN. 17-19). Con questo

Suscitare la relazione educativa

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Educare alla vita buona del Vangelo

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di parlare al bisogno di significato e difelicità delle persone. Il messaggio cri-stiano pone l’accento sulla forza e sullapienezza di gioia (cfr Gv 17,13 ) donatedalla fede, che sono infinitamente piùgrandi di ogni desiderio e attesa umani.Il compito dell’educatore cristiano è dif-fondere la buona notizia che il Vangelopuò trasformare il cuore dell’uomo, re-stituendogli ragioni di vita e di speran-

dere» (N. 25). L’educazione è, dunque,relazione tra due persone che si rappor-tano in un libero incontro che dà sensoall’esistenza.Chi sta con bambini, ragazzi e giovaniconosce bene la loro sete naturale: sco-prire il senso profondo dell’esistenza,riuscire ad attribuirle quel valore percui “val la pena” di vivere. «Un’auten-tica educazione deve essere in grado

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Educare alla vita buona del Vangelo

   A   l  e  s  s  a  n   d  r  o   G  n  u  c  c   i

za» (N. 8). Anche gli educatori scout sono chiamatiad annunciare la fede «testimoniandocon gioia la bellezza del dono ricevu-to, consapevoli che porta frutto soloquando è accolto nella libertà» (N. 4).Hanno la responsabilità «di educare algusto dell’autentica bellezza della vita,sia nell’orizzonte proprio della fede,che matura nel dono pasquale della vita

nuova» (N. 5). Non dovrebbero dimen-ticare che «Educare comporta la preoc-cupazione che siano formate in ciascu-no l’intelligenza, la volontà e la capacitàdi amare, perché ogni individuo abbiail coraggio di decisioni definitive» (N.5), «della continua ricerca della verità,dell’adesione al bene e della contempla-zione della bellezza» (N. 13).Obiettivo ultimo del cammino educa-tivo cristiano consiste nella perfezionedell’amore, nella pienezza della vita inGesù Cristo, nel quale «ogni uomo trovail senso ultimo del suo esistere e del suooperare» (N. 19). Pertanto, l’«azioneeducativa deve “riproporre a tutti conconvinzione questa ‘misura alta’ della

 vita cristiana ordinaria: tutta la vita del-la comunità ecclesiale e delle famigliecristiane deve portare in questa direzio-ne”» (N. 23).Come capi scout forse talvolta trascuria-mo il fatto che «Esiste un nesso strettotra educare e generare: la relazione edu-cativa s’innesta nell’atto generativo enell’esperienza di essere figli» (N. 27).Si è generati alla vita affettiva, relaziona-le e intellettuale, poiché «L’uomo non sidà la vita, ma la riceve» (N. 27). Si trattadi imparare «a riconoscere la vita comedono di Dio e ad accoglierla secondo ilsuo disegno d’amore» (N. 23). La vitacristiana va educata, perché, come ricor-da Tertulliano, «cristiani si diventa, non

si nasce» (N. 26).Paola Dal Toso

Gruppo sulle Tracce 

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nasce una grande speranza per l’uomo, perla sua vita, per la sua capacità di amare. Inquesto noi individuiamo il contributo specifi- co che dalla visione cristiana giunge all’edu- cazione ”.Scorgiamo in questo richiamo alla gran-de “speranza per l’uomo” una forte as-sonanza con le parole del Patto Associa-tivo dove si afferma che lo scopo stessodella nostra azione è “contribuire, secondoil principio dell’autoeducazione, alla crescitadei ragazzi come persone significative e felici ”.Come educatori scout dobbiamo sen-tire perciò la forte chiamata a vivere lospazio della relazione educativa comeoccasione di promozione umana, comeopportunità per liberare le qualità e lecaratteristiche positive di ogni ragazzo,contribuendo ad un percorso di libera-zione personale. Con le sagge parole delPatto Associativo, diciamo che “offriamoloro la possibilità di esprimere le proprie intu- izioni originali e di crescere così nella libertàinventando nuove risposte alla vita con l’ine- sauribile fantasia dell’amore ”.

L’educazione: un cammino

che viene da lontano

Ma l’educazione si improvvisa? Richiede

maturazione progressiva o salti di status? Attenzioni o stimoli?Gli Orientamenti affermano che “L’im- 

80 volte... tante ricorre la parola “educa-zione” negli Orientamenti Pastorali deinostri vescovi per gli anni 2010 – 2020.Il tema principale degli Orientamenti,infatti, è proprio quello educativo, allaluce della... “vita buona del Vangelo”.Ma qual è l’idea di educazione che tra-spare dal documento? Quali le chiavi dilettura che possono interessare il nostroservizio di capi? Quali le sfide che ven-gono colte e restituite a noi educatori?

Gesù il Maestro che educa

Innanzitutto gli Orientamenti partonoda una constatazione e cioè che “ Educarealla vita buona del Vangelo significa in primoluogo farci discepoli del Signore Gesù, il Mae- stro che non cessa di educare a una umanitànuova e piena. All’origine dell’essere cristia- no non c’è una decisione etica o una grandeidea, bensì l’incontro con un avvenimento,con una Persona, che dà alla vita un nuovoorizzonte e con ciò la direzione decisiva ”.Dunque è una persona (Gesù) che edu-ca: non un etica, non un ideale, ma l’in-contro con un’umanità piena. È dall’in-contro con un’altra persona che nasceil “germe” dell’educazione. Secondo i

 Vescovi italiani infatti “Anima dell’educa- 

zione, come dell’intera vita, può essere solouna speranza affidabile. La sua sorgente èCristo risuscitato da morte. Dalla fede in lui

L’educazione è cosa del cuore

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Educare alla vita buona del Vangelo

dell’altro e rispetto della sua storia.È nell’insieme delle esperienze di vitadei ragazzi, dunque, che si sviluppa l’a-zione educativa. Questo significa che è inquelle esperienze, in quelle dinamiche enon altrove che si sviluppa la ricerca disenso della propria esistenza: “I discepo- li di Gesù, che credono alla vita e la amano,si sentono interpellati a questo livello propriosulla loro identità. Evadere la ricerca di sensoo rassegnarsi a una mancanza di speranzavuol dire impoverire la qualità della vita persé e per gli altri ”.È nel vivere assieme le esperienze con iragazzi, come sappiamo bene noi scout,che trova senso e si sviluppa l’azioneeducativa. È voglia di mescolarsi conloro, di condividerne paure e speranze,è capacità di immettervi piccoli semi dirisurrezione , capaci di rendere “buona”la vita. Ecco perché l’educazione è da

 vedere “come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricercadi senso dei giovani ”.

La fgura dell’educatore

Quali allora le caratteristiche di chi pro-pone l’educazione? Quali i suoi compi-ti? Chi educa, secondo i nostri Vescovi“è sollecito verso una persona concreta,se ne fa carico con amore e premuracostante, perché sboccino, nella libertà,tutte le sue potenzialità. Educare comporta la

 preoccupazione che siano formate in ciascuno

l’intelligenza, la volontà e la capacità di ama- re, perché ogni individuo abbia il coraggio didecisioni definitive ”.

magine del cammino ci fa comprendere chel’educazione è un processo di crescita che ri- chiede pazienza. Progredire verso la maturitàimpegna la persona in una formazione per- manente, caratterizzata da alcuni elementichiave: il tempo, il coraggio, la meta ”.Dunque la pazienza è la virtù di chi edu-ca! Quante volte sentiamo ripetere nel-le riunioni tra capi che c’è chi “semina”e chi raccoglie i “frutti”... l’esempio diquesta virtù, secondo i Vescovi, ci vienedirettamente dalla grande storia biblica“nel corso dei secoli Dio ha educato il suo

 popolo, trasformando l’avvicendarsi dellestagioni dell’uomo in una storia di salvezza:«Egli lo trovò in una terra deserta, in unalanda di ululati solitari. Lo circondò, lo alle- vò, lo custodì come la pupilla del suo occhio.Come un’aquila che veglia la sua nidiata,che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali elo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, luisolo lo ha guidato, non c’era con lui alcundio straniero» (Dt 32,10-12)”.È di questa storia che noi ci sentiamopartecipi! E vogliamo farne partecipianche i nostri ragazzi.

Il senso dell’educazione

Ed arriviamo al cuore della tematicaeducativa: “L’opera educativa” secondogli Orientamenti “si gioca sempre all’inter- no delle relazioni fondamentali dell’esisten- za; è efficace nella misura in cui incontra la

 persona, nell’insieme delle sue esperienze ”.

Proprio perché incontro tra personeed esperienze l’educazione è “cosa del

cuore ”, e “arte ” insegnata da Dio, è cura

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sociali ”, affermano che “siamo di fronte auna grande ‘emergenza educativa’ ” e che“alla radice della crisi dell’educazione c’è in- 

 fatti una crisi di fiducia nella vita ”.Di qui la richiesta a tutte le componentidella Chiesa italiana di “un investimentoeducativo capace di rinnovare gli itinerari

 formativi, per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle perso- ne, con una nuova attenzione per gli adulti ”.E noi capi, siamo pronti a raccoglierequesto invito? Di fronte ai nodi che oggicaratterizzano la sfida educativa voglia-mo metterci anche noi, ancora una voltaalla scuola di Gesù: “lo facciamo con grande

 fiducia, sapendo che egli è il «Maestro buono»(Mc 10,17), che ha parlato e ha agito, mo- strando nella vita il suo insegnamento. Nelgesto della lavanda dei piedi dei suoi discepo- li, nell’ora in cui li amò sino alla fine, egli si

 presenta ancora come colui che ci educa con lasua stessa vita (cfr Gv 13,14)”.

Francesco Chiulli

Gruppo sulle Tracce 

Forte il richiamo per noi capi Agesci alPatto Associativo dove esplicitamente af-fermiamo di volerci rivolgere “ai giovanicome a persone capaci di rispondereliberamente alla chiamata di Dio e dipercorrere la strada che porta all’incon-tro ed alla comunione con Cristo”. Maquesta azione non è mai opera isolata,proprio i Vescovi ci ricordano come laresponsabilità della proposta educativasia tutta la comunità cristiana “il cui obiet- tivo fondamentale è promuovere lo sviluppodella persona nella sua totalità, in quantosoggetto in relazione, secondo la grandezzadella vocazione dell’uomo e la presenza in luidi un germe divino ”.

L’educazione come emergenza

e sfda

Da dove viene tutta questa attenzioneper l’educazione? E quali i riflessi per lanostra società? Gli Orientamenti ci dico-no che la scelta di dedicare un’attenzio-ne specifica al campo educativo affondale radici nel IV Convegno ecclesiale na-zionale, celebrato a Verona nell’ottobre2006. In quel Convegno e nelle riflessio-ni che ne seguirono emerse chiaramen-te come la tematica educativa fosse damettere nuovamente al centro delle at-tenzioni della Chiesa italiana, nella “con- sapevolezza che è proprio l’educazione la sfidache ci attende nei prossimi anni ”.I Vescovi, infatti, dopo aver ricordato

che “l’educazione è strutturalmente legata airapporti tra le generazioni, anzitutto all’in- terno della famiglia, quindi nelle relazioni

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Educare alla vita buona del Vangelo

   D  a  n   i  e   l  e   I  o  p  p

  a

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temporaneo, ma probabilmente l’uomodi sempre, ascolta più volentieri i testimoniche i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perchésono anche testimoni credibili e coerenti con ciòche annunciano e vivono .L’accoglienza della proposta di fede passa,infatti, attraverso relazioni di vicinanza, leal - tà e fiducia  che sono temi specifici di tut-ta la proposta metodologica scout. In untempo nel quale la grande tradizione delpassato rischia di rimanere lettera morta,siamo chiamati ad affiancarci a ciascuno condisponibilità sempre nuova, accompagnandolonel cammino di scoperta e assimilazione per - sonale della verità . La luminosità di questipercorsi risiede nel fatto che percorren-doli anche noi stessi possiamo riscoprirein modo nuovo le realtà fondamentali.

È l’incontro che genera il cammino“Cristiani si diventa, non si nasce”. Questonotissimo detto di Tertulliano sottolineala necessità della dimensione propriamen-te educativa nella vita cristiana. Si tratta diun itinerario condiviso, in cui capi e ra-gazzi intrecciano un’esperienza umana espirituale profonda e coinvolgente.Sappiamo bene come educare richiedaun impegno nel tempo, che non può ri-

dursi a interventi puramente funzionali eframmentari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti

 Ancora una volta ci troviamo davantiad uno specchio posto nelle profonditàdel sé: chiamati da noi stessi a chiederciche tipo di uomini e di donne siamo ecome camminiamo noi, prima di tutto,per avvicinarci alla Vita Buona, alla Buo-na Notizia, alla Felicità. Questo avvienenecessariamente quanto più diventiamoconsapevoli che in educazione passaprincipalmente ciò che si è, tanto più inun metodo attivo ed esperienziale comequello scout. Passa ciò che si è, non tantociò che si fa o si dice: passa la persona nel-la sua totalità, passa per lo più tramite di-namiche inconsce, passa nel non verbale,nel muoversi quotidiano nella vita, passa,quasi, la vita stessa. A partire da granditestimoni dell’educazione cristiana, gliOrientamenti mettono in evidenza alcu-ni tratti fondamentali dell’azione edu-cativa che sono in forte consonanza conquella che è la nostra proposta educativa:– l’autorevolezza dell’educatore,– la centralità della relazione personale,– l’educazione come atto di amore,– una visione di fede che dà fondamentoe orizzonte alla ricerca di senso,– la formazione integrale della persona,– la corresponsabilità per la costruzione

del bene comune.Nella società di oggi e nella stessa Chiesa,emerge con evidenza che l’uomo con-

Il ruolo dell’educatore

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Educare alla vita buona del Vangelo

pre più centrale perché pone l’educatoreuomo umile e in continua ricerca, dimensio-ni proprie del Camminante, dell’uomoche fa Strada, pellegrino su questa terra eal passo dei fratelli.

Tra autorevolezza e gratuità Educa chi è capace di dare ragione della spe- ranza che lo anima ed è sospinto dal desideriodi trasmetterla. La passione educativa è una vocazione, che si manifesta come un’artesapienziale acquisita nel tempo attraver-so un’esperienza maturata alla scuola dialtri maestri. Sappiamo bene che nessuntesto e nessuna teoria, per quanto illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo .Il capo educatore compie il suo mandatoanzitutto attraverso l’autorevolezza del-la sua persona, frutto di esperienza e dicompetenza, ma che si acquista soprattut-to con la coerenza della vita e con il coin- volgimento personale.Il senso di responsabilità si esplica nellamodalità con cui si svolge il proprio servi-zio: senza regole di comportamento, fatte valere giorno per giorno anche nelle pic-cole cose, e senza educazione della libertànon si forma la coscienza, non si allena adaffrontare le prove della vita, non si irro-bustisce il carattere.Se accostiamo a questo un educatore che siimpegna a servire nella gratuità , anche per-ché “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor9,7) sarà la presenza stessa ed il tempo de-

dicato che parleranno dell’amore gratuitodi Dio e della chiamata al servizio comeprospettiva di gioia per la vita.

della relazione educativa, prendono posizionee mettono in gioco la propria libertà . Essa siforma, cresce e matura solo nell’incontrocon un’altra libertà; si verifica solo nelle re - lazioni personali  e trova il suo fine adegua-to nella loro maturazione. L’educazionechiede pazienza e il coraggio della per-severanza: la proposta che lo scautismofa è già ottimamente impostata: nel per-corso organico che va dagli 8 ai 21 anni,nella Comunità Capi che ne garantiscela continuità e nella strutturazione del-la PPU. L’attenzione che probabilmentepiù siamo chiamati ad avere ora è, ancorauna volta, rivolta verso noi stessi: siamochiamati a metterci in gioco, a correggere e alasciarsi correggere, a modificare e a rivederele nostre scelte, a vincere la tentazione di do - minare l’altro .

Con la credibilità del testimoneGli Orientamenti mettono in forte evi-denza che non si rivolgono solamentealle agenzie educative: ogni adulto è chia- mato a prendersi cura delle nuove generazioni ,l’adulto poi diventa educatore quandone assume i compiti relativi con la dovuta preparazione e con senso di responsabilità . “Beprepared” sembrano mettere in evidenza(la dimensione della competenza e dellaresponsabilità), riprendendo poi alcuniconcetti che non possono non richia-marci la scelta della partenza: la Verità, ilBene ed il Bello: l’educatore è un testimone

della verità, della bellezza e del bene, coscienteche la propria umanità è insieme ricchezza elimite . Quest’ultimo aspetto diventa sem-

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prio cammino in vista di una personalequalità di vita e conseguentemente anchedi una qualità del proprio relazionarsi congli altri e del proprio servizio.La dimensione della formazione perma-nente non è così scontata come sembra e va scelta in modo consapevole, il rischio,infatti, è quello che ci si adatti ad un vitadi basso profilo, determinata dagli eventiesterni piuttosto che diretta dall’unicitàche siamo. Per questo sempre più è utileimparare a progettarsi senza rigidità maaperti al nuovo per cercare di maturareuna percezione di sé sempre più realisticae fiduciosa, con l’aiuto di relazioni pro-fonde che possano strutturarla.Un’attenzione particolare andrà riservata alla prima fase dell’età adulta, quando si assumo- no nuove responsabilità nel campo del lavoro,della famiglia e della società  e cioè nell’epocadelle scelte definitive, quelle che l’adultosarà chiamato a portare avanti e viverecome realtà belle, seppure non prive difatiche, di sé e della vita.

Tempo per nuovi iniziIlluminati dalla fede nel nostro Maestro e in- coraggiati dal suo esempio, noi abbiamo buoneragioni per ritenere di essere alle soglie di untempo opportuno per nuovi inizi . Occorre,però, ravvivare il coraggio, anzi la passio-ne per l’educare che comporta rinnovarela motivazione a livello personale e sociale, eriscoprire il significato e le condizioni dell’im- 

 pegno educativo . Infatti, la libertà dell’uomo èsempre nuova e quindi ciascuna persona e cia- scuna generazione deve prendere di nuovo, e in

Sempre più nella dimensioneaffettivaOggi più che in passato è venuto meno quelclima di relazioni che agevolava, con gradua- lità e rispetto del mondo interiore, il passaggioalle età successive : è in primo luogo espostauna sana maturazione affettiva. È neces-sario quindi curare in particolare relazio-ni aperte all’ascolto, al riconoscimento,alla stabilità dei legami e alla gratuità. Ciòsignifica:– cogliere il desiderio di relazioni pro-fonde che abita il cuore di ogni uomo,orientandole alla ricerca della verità ealla testimonianza della carità;– porre al centro della proposta educati- va il dono come compimento della matu-razione della persona;– far emergere la forza educativa dellafede verso la pienezza della relazione conCristo e nella comunione fraterna.Per noi capi scout significa cominciaredallo scegliere di vivere quanto più possi-bile relazioni trasparenti e profonde, nongiocate solo su aspetti di comunicazionebanali o semplicemente operativi, funzio-nali. Allo stesso tempo, significa crescereper vivere la relazione in maniera non ne-cessitante: liberarsi dai legacci di dipen-denza affettiva consente di stare in piediautonomamente così che la relazioneeducativa possa essere libera e liberante.

La cura della formazionepermanente

L’esperienza ci dice che è essenziale av- viare una attenzione prioritaria nel pro-

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Educare alla vita buona del Vangelo

 proprio, le sue decisioni. Possiamo qui intra- vedere una ulteriore frontiera sulla qualeporci: l’essere ancora una volta promoto-ri della centralità dell’educazione, facen-do da traino per altre realtà in cui spesso“i giovani” vengono citati tra le cose dicui occuparsi ma molto spesso non assu-mono la centralità di cui ci sarebbe biso-gno nell’azione pastorale... pena trovarsiqualche decina d’anni dopo con  figureadulte demotivate e poco autorevoli, incapaci

di testimoniare ragioni di vita che suscitinoamore e dedizione !Per noi capi significa essere capaci di assu- mere come scelta di vita la passione per i ragaz- zi, disposti ad ascoltarli, accoglierli e accom-  pagnarli, a far loro proposte esigenti anche incontrasto con la mentalità corrente .Infine non possiamo non ricordare come

l’educazione è cosa del cuore, e Dio solo neè il padrone, e noi non potremo riuscire a cosaalcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non

ce ne mette in mano la chiave . E probabil-mente una delle prime chiavi che ci è statamessa in mano come capi è il continuare acredere nella persona umana: testimoniarela nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nellasua ragione e nella sua capacità di amare .Il compito dell’educatore cristiano è diffonderela buona notizia che il Vangelo può trasforma- re il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni divita e di speranza. Siamo nel mondo con laconsapevolezza di essere portatori di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero al-ternativa al sentire comune e può costrui-re il mondo nuovo di domani.

Che essi in me vedano te,

e io in loro te solo cerchi:

così l’amore nostro sarà perfetto.

Daniele Boscaro

Gruppo sulle Tracce 

   M  a  r  c  o   C  o   l  o  n  n  a

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   M  a  r   t   i  n  o   P  o   d  a

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Educare alla vita buona del Vangelo

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gentes , l’impegno nella professione, nellacultura e nella politica» (n. 32).Noto a tutti noi è il detto “Semel scout,semper scout”, perché a lasciare il se-gno nella singola persona è l’autenticitàdell’esperienza. Tanto più quest’ultimalo è, tanto più incide, lascia quel segnoindelebile che dura per tutta l’esistenza.Basta anche un solo anno di esperienzaassociativa scout, ma se questa è davvero“doc”, beh, allora non si dimentica. Lacontroprova? Capita a tutti noi, in am-bito professionale di trovarci bene conun collega. Non sai perché, ma con luiti intendi al volo, c’è feeling, quel com-prendersi reciprocamente senza bisognodi tanti giri di parole. Poi, un giorno, inmodo del tutto casuale lo scopri: saltafuori che è stato scout. Sì, è vero: l’odoredi scautismo glielo avevi sentito addosso.Ed allora vai, con i ricordi, ci si racconta

di quel bel passato di cui ci si onora diaver fatto esperienza e che è custoditogelosamente nel cuore...Di certo il percorso educativo all’inter-no di un gruppo con finalità educativaè contrassegnato non solo da momentigioiosi, avventurosi, divertenti, ma «par-ticolarmente importanti risultano [...]

le esperienze di condivisione nei grup-pi parrocchiali, nelle associazioni e neimovimenti, nel volontariato, nel servizio

Nel piano pastorale per la Chiesa ita-liana i Vescovi non mancano di fare ri-ferimento all’azione educativa delle as-sociazioni proponendo al riguardo unasintesi molto efficace, che potrebbe es-sere riletta dalle aggregazioni stesse per

 verificare la propria identità.Nelle associazioni bambini, ragazzi, gio-

 vani hanno l’opportunità di vivere un’e-sperienza che consente loro di impara-re “a stimarsi non solo per quello chefanno, ma soprattutto per quello chesono» (n. 32). Il gruppo è una palestrenella quale ognuno è avviato non soloa svolgere attività, a “fare”, ma anchea scoprire se stesso. Nella vita comuni-taria prima o poi, cadono le maschereed ognuno si presenta per quello che è.Nella proposta educativa scout ognunoè accolto per quello che è ed allenatonell’itinerario personale di crescita, ed

insieme ad altri, a “fare del proprio me-glio”, cioè il massimo che gli è possibile

 Ancora in riferimento alle aggregazioni,al n. 32 si legge: «Spesso tali esperienzesi rivelano decisive per l’elaborazionedel proprio orientamento vocazionale,così da poter rispondere con coraggioe fiducia alle chiamate esigenti dell’esi-

stenza cristiana: il matrimonio e la fami-glia, il sacerdozio ministeriale, le varieforme di consacrazione, la missione ad

Valenza formativa dell’esperienza

associativa

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la formazione della coscienza credente;rappresenta nel territorio il riferimen-to immediato per l’educazione e la vitacristiana a un livello accessibile a tutti;favorisce lo scambio e il confronto tra lediverse generazioni; dialoga con le istitu-zioni locali e costruisce alleanze educa-tive per servire l’uomo» (n. 41). La par-rocchia – Chiesa che vive tra le case degliuomini – vicina al vissuto delle personee agli ambienti di vita, «la comunità edu-cante più completa in ordine alla fede»(n. 39), «rappresenta nel territorio il ri-ferimento immediato per l’educazione ela vita cristiana [...]; favorisce lo scambioe il confronto tra le diverse generazioni;dialoga con le istituzioni locali e costru-isce alleanze educative per servire l’uo-mo» (n. 41). Alla luce di queste conside-

sentano luoghi decisivi per realizzarequeste concrete modalità di alleanzaeducativa» (n. 54). Nell’attuale societàcomplessa, “suonare la medesima cam-pana” è strategico. Di fronte al disorien-tamento valoriale, è urgente e necessa-rio trovare convergenze educative. Eccoallora il senso della collaborazione tra lacomunità capi di un gruppo scout e lealtre agenzie del territorio, per condivi-dere obiettivi comuni.In particolare, va prestata attenzionealla dimensione ecclesiale dell’Agesci,una delle associazioni svolgono il servi-zio educativo per lo più, ma non solo,nell’ambito della parrocchia, definita ilcrocevia delle istanze educative. Questa«continua a essere il luogo fondamenta-le per la comunicazione del Vangelo e

   A   l  e  s  s  a  n   d  r  o   G

  n  u  c  c   i

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32 Proposta Educativa

come membra dell’unico Corpo di Cristo, inuna Chiesa in cui unità non significa uni- 

 formità ma comunione di ricchezze personali .In questo cammino, come Associazione,non siamo i soli e non siamo soli. Pro-

 viamo ad individuare alcuni compagni di viaggio.In primis la famiglia che “resta la prima edindispensabile comunità educante ”.Nel documento, se è ribadito il dovereessenziale, originale, primario, insosti-tuibile e inalienabile dell’educazione daparte dei genitori, viene anche eviden-ziato la solitudine, il senso di inadegua-tezza e impotenza che gli stessi genitorihanno nel ricoprire questo ruolo.Di fronte a tale scenario come capi, chehanno a cuore il bene dei ragazzi a noiaffidati, siamo chiamati a [...] curare ildialogo con le famiglie principali re-sponsabili dell’educazione dei figli.

Sia gli Orientamenti Pastorali che il Pat-to Associativo riconoscono alla famiglia ilruolo primario dell’educazione: noi sce-gliamo di metterci al servizio dei ragazzie quindi delle famiglie. Serve costruireun’alleanza, indispensabile per noi capi,ricercata dalla famiglie e necessaria per iragazzi. Per fare “alleanza” è necessario

partire da noi stessi, dal presentarci, daldire chi siamo e cosa proponiamo ai lorofigli e anche a loro, dobbiamo dire la

Mercoledì sera, riunione di consigliopastorale: i catechisti lamentano ladifficoltà di coinvolgere i genitori nelcammino di iniziazione cristiana deibambini......è urgente che i catechisti egli educatori delle diverse associazioniincontrino i genitori insieme in quanto iragazzi che frequentano le diverse realtàsono gli stessi...Giovedì sera, riunione di Co.Ca.: i Vec-chi Lupi lamentano l’intromissione deigenitori nella scelta di effettuare la cac-cia nonostante la previsione di forti ne-

 vicate... Avendo partecipato ad entrambe le riu-nioni di cui sopra, pensando alle diver-se, ma non tanto, istanze emerse mi è

 venuto spontaneo rifarmi e richiamare idiversi ambiti di educazione dei ragazzialle parole che i Vescovi ci hanno dona-to negli Orientamenti Pastorali per il

decennio 2010-2020 “Educare alla vitabuona del Vangelo”, in particolare aln.35 scrivono: La complessità dell’azioneeducativa sollecita i cristiani ad adoperarsiin ogni modo affinché si realizzi « un’allean- 

za educativa   tra tutti coloro che hanno re- sponsabilità in questo delicato ambito dellavita sociale ed ecclesiale» 

La parola chiave che andremo a decli-nare è quella di alleanza educativa, cheimplica la necessità di camminare insieme

L’alleanza educativa

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Educare alla vita buona del Vangelo

 Altro compagno di viaggio sono la par-rocchia e le altre realtà educative. Perla prima gli Orientamenti Pastorali in-dicano:  “Solo una comunità accogliente edialogante può trovare le vie per instaurarerapporti di amicizia e offrire risposte alla setedi Dio che è presente nel cuore di ogni uomo .”La parrocchia è una comunità in cuiconvivono percorsi di crescita nella fede(cammino di iniziazione cristiana), nellacarità e nell’accoglienza (caritas) e nellaproposta di aggregazione, musica, giocoe studio per ragazzi e giovani (oratorio).Con tutte queste realtà che hanno acuore la crescita dei bambini, ragazzie giovani, mettiamoci in cammino perun confronto sulla proposta educativache stiamo facendo, probabilmente aglistessi ragazzi, che frequentano il cate-chismo, che sono all’oratorio durante

nostra identità, dobbiamo dire a qualeuomo e donna vogliamo educare. Comepossiamo costruire questo rapporto conle famiglie?– Attraverso la condivisione del Proget-to Educativo, magari interpellando al-cuni genitori anche nell’elaborazionedi alcune fasi dello stesso e in sede di

 verifica.– Facendo conoscere la nostra intenzio-nalità educativa per far maturare allefamiglie la consapevolezza che sceglieredi “mandare i figli agli scout” è una scel-ta sul modello di persona a cui voglionoeducare i loro ragazzi.– Coinvolgendo i genitori nei momentisignificativi del cammino scout del ra-gazzo (promesse, passaggi, giornata deigenitori ai campi...).– Incontrando le famiglie e i ragazzinelle loro realtà quotidiane e non soloattraverso riunione assembleari.Non possiamo non sottoscrivere quantoevidenziato negli Orientamenti Pastora-li circa le difficoltà in cui trova oggi lafamiglia, avremmo ben più di un esem-

pio da fornire, ma nel riconoscere chela famiglia “è la principale responsabiledell’educazione dei ragazzi”, riconoscia-mo anche che il rapporto con la fami-glia non è funzionale a noi, ma siamonoi ad essere a servizio della famiglia, eche questo rapporto è imprescindibiledalla nostra azione educativa. Si tratta

pertanto di creare dei legami personalie di costruire dei rapporti di fiducia coni genitori.

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Gruppo sulle Tracce

Educare alla vita buona del Vangelo

   C   l  a  u   d   i  o   G  a  s

  p  a  r  o

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36 Proposta Educativa

te in evidenza, a proposito dei giovani,“il primato, riservato alle emozioni e alle sen- sazioni forti, che si consumano nell’esperienzaimmediata e sono facilmente slegate da ognisenso di responsabilità, con crescenti difficoltà per quanto concerne la perseveranza, la fedeltàe la relazione d’amore ”, per concludere poiche “il rapporto tra affettività e sessualità, larelazione tra i sessi, il modo di guardare alla paternità e alla maternità registrano un eviden- te scollamento dalla tradizione e dagli insegna- menti della Chiesa ” (p.49). È la condizionedi “analfabetismo affettivo ” (n°54,b Orienta-

menti pastorali) ossia la paura di stabilire“legami d’amore stabili e durevoli ” (Sintesi dei

contributi, p 49), il punto di partenza dalquale avviare il “ percorso di vita buona ”.La “ fragilità affettiva ” che sembra segna-re sempre più i nostri giovani, unita alla“mancanza di fiducia verso l’altro ” che spes-so sfocia in un atteggiamento di “chiusura

e di isolamento ”, fanno si che si determiniun processo di riduzione “degli affetti a beniche, in quanto tali, devono portare gratifica- zione immediata, sono a rischio di deperimentoveloce e quindi devono essere rapidamente sosti- tuiti ” (Sintesi dei contributi, p.50).Non è un caso che nella proposta di Pro-getto nazionale che l’Agesci discuterà nel

Consiglio Generale della prossima prima- vera 2012 il terzo degli ambiti in cui si ar-ticola il Progetto è tutto dedicato al tema

Il capitolo quinto degli Orientamenti pa-

storali dell’episcopato italiano al n°52 in-tende definire alcune linee di fondo “ per- ché ogni Chiesa particolare possa progettare il proprio cammino pastorale ”; tra gli obiettivie le scelte prioritarie vengono individuatialcuni “ percorsi di vita buona”   che ripren-dono gli ambiti del Convegno ecclesialenazionale che si tenne a Verona nel 2006“Testimoni di Gesù Risorto speranza del

mondo”.In questo contesto la riflessione sulla co - struzione dell’identità personale   costituisceun tema di particolare rilievo e ad essosi accompagna l’importanza e il valoredell’educazione alla vita affettiva.Già nel testo in cui si raccoglievano leSintesi dei contributi delle diverse diocesi

italiane e delle associazioni ecclesiali  ve-niva fatto notare che la vita affettiva “è illuogo in cui la persona diviene se stessa,un elemento che connota ogni relazione”per proseguire più avanti che “essa non ècircoscritta alle sole relazioni familiari, ma siallarga all’ampio raggio dei rapporti interper- sonali e alla complessa sfera dei sentimenti del- la vita interiore, ed è sottoposta oggi a profondimutamenti e influenze di ogni genere ”(p.48).Dopo aver analizzato le trasformazioni

culturali che in questi anni hanno pro-fondamente cambiato il modo d’esseredegli uomini e delle donne il testo met-

L’educazione alla vita affettiva

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Educare alla vita buona del Vangelo

“la vita quotidiana ‘alfabeto’ per comunicareil Vangelo ”, i Vescovi italiani concludevanoaffermando che “la dimensione degli affettinon è esclusiva della famiglia e del camminoche ad essa conduce;gli affetti innervano di séogni condizione umana e danno sapore amicalee spirituale a ogni relazione ecclesiale e sociale. Educare ad amare è parte integrante di ogni percorso formativo, per ogni vocazione di vitae di servizio ”.In questa ottica nel documento all’esamedel Consiglio Generale del 2012 si affermala necessità di “sostenere i soci adulti perchériescano ad essere testimoni positivi delle sceltelegate all’affettività, offrendo ai ragazzi esempidi relazioni solide e che maturano nel tempo ”.Questo è necessario perché, “l’adulto si tro - va in difficoltà davanti alla fragilità affettivadelle nuove generazioni e fatica a possedere quel- la ‘competenza emotiva’ che porta a riconoscerei sentimenti propri e degli altri e ad acquisire glistrumenti interpretativi della vita affettiva dei più giovani”   ( Sintesi dei contributi delle

diocesi p.49).Con questa consapevolezza la passioneeducativa dello scautismo cattolico, in untempo di grandi trasformazioni e cambia-menti, assume ancora una volta la “vitaquotidiana” come “alfabeto” col qualecomunicare la buona notizia del Vangelo,perché ancora oggi si possa dire con l’au-tore dei primi racconti di creazione, al se-sto giorno che “ Dio vide quanto aveva fatto,ed ecco, era cosa molto buona ”(Gen 1,21).

Stefano Pinna

 Equipe Campi Bibbia 

dell’affettività.  Ad una analisi che in ma-niera ancora più dettagliata fotografa lacondizione del mondo dei ragazzi e degliadulti, in cui sembrano prevalere le “re - lazioni liquide ” proprie della post-moder-nità, si accompagna una proposta che,fondandosi sul messaggio di B.P e dellatradizione metodologica dello scautismo,presenta la proposta dell’associazionecome un “ percorso di vita buona ”.Rimanendo fedeli al nostro mandato as-sociativo, nel momento in cui la “ fragili- tà antropologica ” rappresenta una sfida alprocesso educativo, emerge con forza lanatura profondamente ecclesiale dell’e-sperienza educativa dell’Agesci.Se infatti negli Orientamenti pastorali siribadisce che “è urgente accompagnare igiovani nella scoperta della loro vocazionecon una proposta che sappia presentaree motivare la bellezza dell’insegnamentoevangelico sull’amore sulla sessualitàumana contrastando così il diffuso analfabe- tismo affettivo ” (n°54,b); nel paragrafo delProgetto nazionale intitolato ‘sentinelle di positività’   il riferimento all’autoeducazio-ne, all’educazione del carattere, alla vitadi comunità, alla vita di fede, alla progres-sione personale, alla coeducazione sonotra i punti qualificanti di un progetto edu-cativo che è in grado di accompagnare la“costruzione dell’identità personale ”(Orienta-

menti,n°54,b).Nella Nota “Rigenerati per una speranza

 viva”della Conferenza episcopale italianadel 2007,a conclusione del Convegno di Verona, al paragrafo 12, nel riconoscere

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38 Proposta Educativa

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Gruppo sulle Tracce   39

Educare alla vita buona del Vangelo

   A   l  e  s

  s  a  n   d  r  o   G  n  u  c  c   i

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40 Proposta Educativa

Questa affermazione ci sfida sul nostrostesso terreno e ci costringe a verificare ilnostro stile di fare educazione, consape- voli che l’educazione non può mai essereneutrale e perciò sempre alla ricerca deldifficile equilibrio fra la proposta dei va-lori in cui crediamo e la libertà dei ragazziche ci sono affidati.

2. la dimensione personale“In una società caratterizzata dalla mol-

teplicità di messaggi e dalla grande of-

ferta di beni di consumo, il compito più

urgente diventa, dunque, educare a scelte

responsabili…la sfida di contrastare l’as-

similazione passiva di modelli ampiamen-

te divulgati e di superarne l’inconsisten-

za, promuovendo la capacità di pensare

e esercizio critico della ragione” (n. 10)

La nostra azione educativa cerca di rende-re liberi, nel pensare e nell’agire, da queimodelli culturali, economici e politici checondizionano ed opprimono, da ogni ac-cettazione passiva di proposte e di ideo-logie e da ogni ostacolo che all’internodella persona ne impedisca la crescita…ciimpegniamo ad educare al discernimen-to e alla scelta, perché una coscienza for-mata è capace di autentica libertà.

3. la dimensione comunitaria“Nella visione cristiana l’uomo non si

“Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’!No: l’impegno politico – cioè l’impegno direttoalla costruzione cristianamente ispirata dellasocietà in tutti i suoi ordinamenti a comincia- re dall’economico è un impegno di umanitàe di santità – è un impegno che deve potereconvogliare verso di sé gli sforzi di una vitatutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.” 

(Giorgio La Pira“La nostra vocazione sociale”)

1. il punto di partenzaEducare alla vita buona del Vangelo

Orientamenti pastorali dell’Episcopato

italiano per il decennio 2010-2020

Patto Associativo 

“Nell’educazione, la libertà è il presup-

 posto indispensabile per la crescita della

 persona”(n.8)

La nostra azione educativa cerca di ren-dere liberi, nel pensare e nell’agire, daquei modelli culturali, economici e poli-tici che condizionano ed opprimono, daogni accettazione passiva di proposte e diideologie e da ogni ostacolo che all’inter-no della persona ne impedisca la crescita.

Ci impegniamo ad educare al discerni-mento e alla scelta, perché una coscien-za formata è capace di autentica libertà.”

Educare alla libertà

per educare alla socialità e alla cittadinanzaresponsabile

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Gruppo sulle Tracce   41

Educare alla vita buona del Vangelo

4. i valori di riferimento“L’opera educativa deve … aiutare a su-

 perare paure, pregiudizi e diffidenze,

 promuovendo la mutua conoscenza , il

dialogo e la collaborazione. L’acquisizio-

ne di uno spirito critico e l’apertura al

dialogo, accompagnate da una maggiore

consapevolezza e testimonianza della pro-

 pria identità, storica, culturale e religiosa,

contribuiscono a far crescere personalità

solide, allo stesso tempo disponibili all’ac-

coglienza e capaci di favorire processi di

integrazione. La comunità cristiana educa

a riconoscere in ogni straniero una perso-

na dotata di dignità inviolabile, portatrice

di una propria spiritualità e di un’umanità

fatta di sogni, speranze e progetti”(n. 7)

Operiamo per la pace, che è rispet -to della vita e della dignità di ognipersona; fiducia nel bene che abita inciascuno; volontà di vedere l’altro comefratello; impegno per la giustizia…Ci im-pegniamo a spenderci particolarmentelà dove esistono situazioni di marginalitàe sfruttamento, che non rispettano la di-gnità della persona, e a promuovere una

cultura della legalità e del rispetto delle

realizza da solo, ma grazie alla collabo-

razione con gli altri e ricercando il bene

comune”(n. 54)

La persona sviluppa le proprie potenzia-lità vivendo con gli altri in un indispen-sabile rapporto di età e di generazione,che fa crescere Capi e ragazzi. In questomodo è possibile sperimentare una for-ma di vita fondata sull’accoglienza dellereciproche diversità e sulla fraternità,dove ciascuno è impegnato a mettersi aservizio degli altri.

“ Dal carattere sociale dell’uomo appare evi- dente come il perfezionamento della personaumana e lo sviluppo della stessa società sianotra loro interdipendenti” (Gaudium et Spes,25).Perciò, pur nella particolarità dei varicontesti territoriali e culturali nei qualisiamo chiamati ad operare, ci sforziamodi insegnare ai nostri ragazzi (e di ricor-dare sempre a noi stessi) la bellezza, dif-ficile e mai scontata, di riuscire a metterein pratica l’articolo della Legge Scoutche ci invita ad essere veramente amicidi tutti.

1. Patto Associativo2. “Il bene comune – cioè l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto aisingoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (Gaudium et Spes, 26)3. “Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l’ambiente, coscientiche i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle generazioni future”. Ciimpegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell’azione educativa iniziative di equa ridistribuzionedelle risorse e scelte di economia etica. ( Patto Associativo)4. “Amate questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa ein essa saranno piantate le generazioni future che avranno in voi radice. È un patrimonio prezioso che voi sietetenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno. Ogni città racchiudein sé una vocazione ed un mistero: ognuna è nel tempo una immagine lontana della città eterna. Amateladunque come si ama la casa comune destinata a voi e ai vostri figli.” (Giorgio La Pira, Discorso ai fiorentini6 novembre 1954)

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Proposta Educativa

regole della democrazia. Ci impegnia-mo a formare cittadini del mondo edoperatori di pace, in spirito di evange-lica nonviolenza, affinché il dialogo ed ilconfronto con ciò che è diverso da noidiventi forza promotrice di fratellanzauniversale.

Pace, rispetto della vita e della dignità di

ognuno, impegno per la giustizia, solida -

rietà e “com-passione” con gli ultimi e gli

emarginati, legalità, nonviolenza, dialo-

go: sono dunque queste le “parole mae-

stre” del nostro educare buoni cittadini,cioè persone capaci di vivere con auten-tico spirito di servizio la loro dimensionesociale (“Il valore educativo del servizio tendea portare l’uomo a realizzarsi nel “fare la feli- cità degli altri”. È impegno graduale, concre- to, disinteressato e costante ad accorgersi deglialtri, a mettersi al passo di chi fa più fatica eda condividere i doni che ciascuno porta. Laconoscenza della realtà e delle sue contraddi- zioni mostra come e dove operare, nello spiritodi Cristo, per il bene comune dei fratelli e peril cambiamento di tutto ciò che lo ostacola” 1).

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Gruppo sulle Tracce   45

Educare alla vita buona del Vangelo

consegue che un obiettivo strategico daraggiungere consiste nell’educare allaconoscenza di questi mezzi e dei loro lin-guaggi ed a una più diffusa competenzanell’uso. Dunque, un buon educatorenon può ignorare le innovazioni intro-dotte dalla cultura digitale, anzi, dovreb-be acquisirne una conoscenza, anche seminima, «al fine di sviluppare la capacitàdi valutarne il messaggio e gli influssi,nella consapevolezza della considerevoleforza di attrazione e di coinvolgimentodi cui essi dispongono».Sappiamo bene quale sia l’attrattiva affa-scinante del linguaggio dei nuovi media,che hanno una notevole incidenza inparticolare sui preadolescenti impegnatinella costruzione della propria identità.Navigando bambini e ragazzi possonotrovarsi di fronte a materiali e contenu-ti inadeguati per la loro età o trovarsi ainteragire con soggetti malintenziona-ti che possono ingannarli ed invitarlia comportamenti o azioni pericolose.Provvedere a proteggere dai contenutidannosi sollecita un maggiore impegno

per tutelare l’infanzia, obiettivo a cui dasempre l’Agesci è sensibile.Gli Orientamenti Pastorali   suggerisconoanche alcune azioni concrete, tra le qualinello spirito di creare alleanze educative,«aiutare le famiglie a interagire con i me-dia in modo corretto e costruttivo, e mo-strare alle giovani generazioni la bellezza

di relazioni umane dirette». Inoltre, inmodo molto chiaro sollecitano la comu-nità cristiana a valorizzare e promuovere

dipende in buona misura la percezionedi noi stessi, degli altri e del mondo».

 Anche noi sperimentiamo, ad esempio,le enormi potenzialità di avere a dispo-sizione informazioni consultando Inter-net, che può indubbiamente contribui-re ad aumentare le conoscenze presso-ché in qualsiasi ambito conoscitivo, ilche può generare in noi stessi l’illusionedi conoscere tutto, avere alla portata dimano tutto, poter accedere a tutto per-ché ormai niente ci è più segreto. Mal’enorme quantità di dati necessita diessere ordinati, organizzati ed a monte,come viene acquisita? Le ricerche sotto-lineano che i saperi caldi vengono ap-presi attraverso l’esperienza diretta del-la singola persona coinvolta anche dalpunto di vista emotivo-affettivo, mentrei saperi freddi finiscono per impoverirel’uso dei sensi.Come educatori scout il nostro sguardopositivo sulla realtà ci porta a stabilireun approccio che non demonizza glistrumenti della cultura digitale, ma acoglierne le opportunità per un loro

utilizzo “con la testa”! Questa è anchela linea sostenuta dai nostri Vescovi cheaffermano: «Essi vanno considerati posi-tivamente, senza pregiudizi, come dellerisorse, pur richiedendo uno sguardocritico e un uso sapiente e responsabi-le».Di fatto il ruolo del flusso mediatico è

sempre più rilevante nei processi educa-tivi, tanto da soppiantare in gran partele tradizionali agenzie educative. Ne

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46 Proposta Educativa

tv, radio, giornali, siti internet, sale dellacomunità, indicando che «L’impegnoeducativo sul versante della nuova cultu-ra mediatica dovrà costituire negli annia venire un ambito privilegiato per lamissione della Chiesa».Più avanti nel testo, nel capitolo 5, cheoffre alcune indicazioni per la progetta-zione pastorale, è ribadito che nell’am-pio ventaglio di forme in cui la Chiesaattua la responsabilità della trasmissionedel Vangelo, affinché ogni uomo possaincontrare il Risorto, «un aspetto parti-colarmente importante è l’educazionealla comunicazione, mediante la cono-scenza, la fruizione critica e la gestionedei media. Anche questa nuova frontie-ra passa attraverso le vie ordinarie dellapastorale delle parrocchie, delle asso-ciazioni e delle comunità religiose, avva-lendosi di apposite iniziative di forma-zione. Mentre resta necessario investirerisorse adeguate – di persone e mezzi– in questo ambito, occorre sostenerel’impegno di quanti operano da cristia-ni nell’universo della comunicazione».

Dunque, anche l’Agesci è invitata a con-frontarsi con la sfida di educare “ai” e“con i” media.

Paola Dal Toso

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Verso il Convegno Fede 2013

“A cinquanta anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, vogliamo raccoglierne

lo spirito: riscoprire la più profonda e autentica tradizione cristiana e trovare le forme

più capaci di comunicare questa tradizione agli uomini e alle donne di oggi.”

Con la Chiesa italiana vogliamo raccontare loro “La Vita Buona del Vangelo”,

per lasciare che lo Spirito susciti uomini e donne nuovi, capaci di una parlata nuova

che sappia narrare con credibilità il Vangelo di Gesù Cristo, iniziare alla vita cristiana,

far crescere nella fede, rispondere alla domanda che interroga noi,

come i discepoli stessi di Gesù: “Ma voi che dite che io sia ?”

Per questo l’Associazione ha deciso di impegnarsi in un Convegno Fede che ci vedrà

presenti in tre diverse città italiane, al Nord, al Centro, al Sud, nei giorni 15, 16 e 17

novembre 2013, riuniti sotto il motto evangelico: Ma voi chi dite che io sia? (Lc 9,20).”

Maggiori info su www.agesci.org