Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia...

9
Ivan Carozzi L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta, la sua voce soffia dal ventre dell’Auto-Tune, le sue gengive ospitano denti dorati. Chi è quella creatura fluore- scente in agguato ovunque, fra i mezzanini della metropo- litana e nelle piazze scintillanti del centro? Perché la trap e i suoi eroi di plastica si sono insinuati nei nostri discorsi e nei nostri sogni? Cosa ci dicono di noi? A chiederselo è uno scrittore smarrito, che per rispondere deve scoprire il vuoto tra la sua generazione e quella di chi oggi ha vent’anni. Provando ad abitare quel vuoto con la scrittura, finisce però per interrogare in modo sempre più intimo se stesso e il suo tempo; per vagare a caccia di un incontro rivelatore in una città doppiata dai social network, tra quartieri che sembrano rendering in cui pullulano figure a una dimensione e mercati multietnici simili a una deliran- te Vārānasī. L’età della tigre è una narrazione asimmetrica e randagia; il toccante resoconto di un tempo esausto e dei suoi inconsa- pevoli desideri. «L’editore ha invitato l’autore, qualora lo desiderasse, a dissociarsi dalla copertina pubblicando una breve nota. L’autore ne approfitta, apprezzando il gioco e lo spirito della proposta. Perciò dichiara che il soggetto ritratto in copertina, dal suo punto di vista, non rappresenta il libro né l’autore. Un libro che si occupa di un linguaggio chiamato trap non è per forza un libro pop, come la copertina sembra suggerire. Inoltre il libro non tratta esclusivamente di trap. Fosse stato per l’autore, in copertina ci sarebbe una foto della nonna o quella in bianco e nero di uno specchio impolverato, a cui si accenna a un certo punto nel testo, dove è scritta la parola “ SALARIO”.» Ivan Carozzi € 19,00 | pp. 224 Ivan Carozzi (1972) è stato caporedattore di Li- nus e autore di trasmissioni televisive come Le invasioni barbariche e Lessico famigliare. Scrive per diverse testate tra cui il Post, il Tascabile, che- Fare e minima&moralia, e ha pubblicato i libri I figli delle stelle. Cronache di un raduno raeliano (Baldini+Castoldi, 2014) e Teneri violenti (Einau- di Stile Libero, 2016). In libreria dal 5 settembre

Transcript of Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia...

Page 1: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Ivan CarozziL'età della tigreLa gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta, la sua voce soffia dal ventre dell’Auto-Tune, le sue gengive ospitano denti dorati. Chi è quella creatura fluore-scente in agguato ovunque, fra i mezzanini della metropo-litana e nelle piazze scintillanti del centro? Perché la trap e i suoi eroi di plastica si sono insinuati nei nostri discorsi e nei nostri sogni? Cosa ci dicono di noi?A chiederselo è uno scrittore smarrito, che per rispondere deve scoprire il vuoto tra la sua generazione e quella di chi oggi ha vent’anni. Provando ad abitare quel vuoto con la scrittura, finisce però per interrogare in modo sempre più intimo se stesso e il suo tempo; per vagare a caccia di un incontro rivelatore in una città doppiata dai social network, tra quartieri che sembrano rendering in cui pullulano figure a una dimensione e mercati multietnici simili a una deliran-te Vārānasī.L’età della tigre è una narrazione asimmetrica e randagia; il toccante resoconto di un tempo esausto e dei suoi inconsa-pevoli desideri.

«L’editore ha invitato l’autore, qualora lo desiderasse, a dissociarsi dalla copertina pubblicando una breve nota. L’autore ne approfitta, apprezzando il gioco e lo spirito

della proposta. Perciò dichiara che il soggetto ritratto in copertina, dal suo punto di vista, non rappresenta il libro

né l’autore. Un libro che si occupa di un linguaggio chiamato trap non è per forza un libro pop,

come la copertina sembra suggerire. Inoltre il libro non tratta esclusivamente di trap. Fosse stato per l’autore,

in copertina ci sarebbe una foto della nonna o quella in bianco e nero di uno specchio impolverato, a cui si accenna a un certo punto nel testo,

dove è scritta la parola “salario”.»Ivan Carozzi

€ 19,00 | pp. 224

Ivan Carozzi (1972) è stato caporedattore di Li-nus e autore di trasmissioni televisive come Le invasioni barbariche e Lessico famigliare. Scrive per diverse testate tra cui il Post, il Tascabile, che-Fare e minima&moralia, e ha pubblicato i libri I figli delle stelle. Cronache di un raduno raeliano (Baldini+Castoldi, 2014) e Teneri violenti (Einau-di Stile Libero, 2016).

In libreria dal 5 settembre

Page 2: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Victor SegalenPreghiera orientalePoesie

Cime irraggiungibili, disumani silenzi e vertigini solari. So-no questi i luoghi della poesia di Victor Segalen: preghiere dedicate al Vuoto e all’Altezza, all’Infinito e al Diverso, rag-grumate nelle sue due uniche raccolte in versi, Odes e Thibet, e consegnate per la prima volta al lettore italiano. Medico della Marina francese, viaggiatore e archeologo, Segalen è stato il naturale successore dei suoi connazionali e maestri Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud, con i quali condivi-de l’immaginario lirico e metrico e le mappe interiori di un voyage da consumarsi tra le geografie ignote della propria fantasia. Spirito inquieto – si spinse dalla Francia agli Stati Uniti, dal Giappone all’Africa, dalla Manciuria alla Polinesia –, Segalen viaggiava più per ossessione che per piacere, più per inerzia che per diletto: marinaio, odiava il mare; storico dell’arte, era convinto che la bellezza risiedesse nell’immagi-nazione e non nelle tracce dell’essere umano sulla Terra.Anche per questa sua smisurata e apolide sensibilità, arriva-to in Cina, dove le due raccolte sono ambientate, ciò che lo coinvolse non furono le miserie e lo splendore dell’Impero, ma la sottile, invisibile soglia che separa il regno degli uomi-ni da quello degli spiriti, di cui si odono canti nascosti tra le rocce che il poeta è convocato ad ascoltare.Con la traduzione e la cura di Federico Pietrobelli e un il-luminante scritto di Giorgio Agamben, Preghiera orientale è l’ultimo lascito di una delle voci più abissali della poesia mo-derna, e un invito commovente al silenzio e alla meditazione.

DAL LIBRO

D’un tratto, tu sei: ciò che sei, ecco:

la tua essenza vera e la tua multipla ipostasi:

contemplazione che si risolve in estasi.

€ 23,00 | pp. 208

A cura di Federico Pietrobelli Postfazione di Giorgio Agamben

Victor Segalen (1878-1919) è stato uno dei più importanti poeti francesi di inizio Novecento. Medico di Marina, archeologo e scrittore, ami-co e collaboratore di Claude Debussy, le sue due opere poetiche più importanti sono Odes e Thibet.

In libreria dal 5 settembre

Page 3: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Julio LlamazaresLa pioggia giallaNon è rimasto nessuno ad Ainielle. Se ne sono andati gli uo-mini e le donne, i pastori e i contadini, i giovani, i vecchi, gli animali. Rimangono i serpenti, nascosti sotto le rovine delle case. E rimane Andrés. Erano lui e sua moglie, prima, poi Sabina si è impiccata nel mulino abbandonato e ora, a fargli compagnia, non rimane che una cagna macilenta. Anche i villaggi vicini si stanno svuotando, dissanguati dalla guerra, prima, poi da un progresso senza nome e senza pietà, a cui nulla può scampare, nemmeno le rocce. Ma Andrés non ha intenzione di andarsene, nemmeno quando la pioggia gial-la del tempo comincia a cadere e cancellare la memoria di Ainielle e i fantasmi dei suoi morti tornano a visitare le sue ultime notti.La pioggia gialla è – nelle parole di Andrea Gentile, dalla postfazione che chiude il libro – romanzo della pura morte, poiché tutto – nella vicenda di Andrés – è fine, ma anche romanzo della pura vita, perché è il suo respiro, costante, affannato, mozzo, a pulsare dietro ogni parola, a imprimere alle pagine il ritmo precipitoso e slavinante di un postre-mo testamento che è, allo stesso tempo, un inno lancinante all’umana resistenza.

DAL LIBRO

Una notte, uno strano brusio mi fece svegliare di soprassal-to. Era una notte fredda di fine autunno e la pioggia gialla oscurava la finestra. All’inizio pensai che fosse il rumore del vento che trascinava le foglie morte. Ma mi stavo sbaglian-do. Quello strano brusio non proveniva dalla strada, ma da un punto imprecisato della casa. Era un mormorio di voci, di parole vicine.

€ 20,00 | pp. 168

Traduzione di Denise Zani Postfazione di Andrea Gentile

Julio Llamazares (León, 1955) è uno scrittore e poeta spagnolo, autore di sei romanzi, tre rac-colte di poesia e alcune di racconti. La pioggia gialla – ripubblicato oggi in una nuova tradu-zione – è stato scritto nel 1988.

In libreria dal 5 settembre

Page 4: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Eliseo AcanforaBajkonur, TerraIl deserto a un passo dal cosmo. Storia di una missione spaziale

Ogni cosa punta verso il cielo. Sogni e paure, dolori e gio-ie. Per quanto la Terra ci attragga non c’è essere umano che non abbia pensato, almeno una volta, a cosa succede sopra la nostra testa. Chi vive in quel continente sterminato che chiamiamo universo? Cosa accade nell’oscurità dello spa-zio? Domande che sembravano destinate a vivere solo nelle speculazioni dei filosofi e nelle fantasie degli artisti. Fino a quando, un giorno, nel luogo più inospitale del pianeta, il nostro sogno ha iniziato a prendere forma.Questo viaggio inizia in una terra che per secoli solo pochi mercanti hanno avuto il coraggio di attraversare, con timo-re; un oceano di erba secca, sabbia e detriti, troppo arido per costruirci qualcosa, troppo povero per essere conteso da qualcuno: è il deserto del Kazakistan, luogo dimenticato da Dio che l’essere umano ha fatto diventare il suo trampoli-no di lancio per l’eternità. Nel 1953, infatti, un pezzo senza nome di quel deserto, sulle rive del fiume Syr Darya, venne invaso da un manipolo di alieni, di cui tutti avevano senti-to parlare, ma che nessuno aveva mai visto: i russi. Furono loro a intravedere in quell’arsura, lontana da tutto ma vicina al cielo, il luogo più adatto a ospitare la «città delle stelle», il primo passo verso una straordinaria corsa allo spazio.Bajkonur, Terra – esordio letterario di Eliseo Acanfora, sce-neggiatore dell’omonimo film documentario presentato al Vancouver International Film Festival e realizzato dal Sag-giatore in partnership con Rai Cinema, Lux e The Piranesi Experience – racconta questa storia, fotografa i luoghi proi-biti, dà voce agli abitanti del posto. Una narrazione costru-ita per tempeste di sabbia, bandiere sovietiche, reliquie di scienziati, immagini marziane e ultrasuoni, attraverso i quali l’autore immortala la più antica e argonautica delle ambizio-ni: conquistare l’universo, rendere abitabile l’infinito.

€ 21,00 | pp. 224

Eliseo Acanfora (1986) è sceneggiatore di film, web series e documentari. Bajkonur, Terra è la sua prima opera letteraria.

In libreria dal 12 settembre

Page 5: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Fabio MauriScritti in mostra1958-2008. L’avanguardia come zona

Il corpo di Pier Paolo Pasolini usato come schermo per la proiezione del Vangelo secondo Matteo; una giovane donna con la stella di David tatuata sul petto che si taglia i capelli e li usa per formare lo stesso segno su uno specchio; un muro di vecchie valigie che racchiude ogni muro, ogni storia in-sanguinata del Novecento.Sono sufficienti poche opere a testimoniare la varietà e l’am-piezza semantica della produzione di Fabio Mauri, uno dei più grandi maestri dell’avanguardia italiana. All’origine del-la sua arte tragica ed eretica – eppure segnata da una ve-na di malinconia –, le esperienze esistenziali e politiche dei suoi primi diciotto anni di vita: la guerra, la conversione, gli amici ebrei mai più ritornati, la follia e l’internamento. Esperienze indagate e rimodulate attraverso i linguaggi e i materiali più diversi: dagli schermi degli anni cinquanta, fino alle più recenti installazioni degli anni zero; e ancora, dall’objet trouvé alla performance, dalle proiezioni alla scrit-tura. Scrittura che è centrale nella sua pratica artistica, come evidenzia il contributo alla fondazione delle riviste Il Setac-cio (con Pasolini), Quindici (con Eco, Sanguineti, Pagliara-ni, Balestrini, Porta, Arbasino, Manganelli), La città di Riga (con Kounellis).I testi raccolti in Scritti in mostra hanno accompagnato il percorso estetico di Fabio Mauri per cinquant’anni. Alcuni sono stati pensati come parte integrante di una mostra o co-me analisi di un’opera o di un autore, altri sono appunti in qualche modo autobiografici, legati ad accadimenti e inci-denti: istanti privati che diventano drammaticamente pub-blici. Ogni evento si trasforma in linguaggio, un linguaggio che non si limita a descrivere ma interpreta la realtà. E ce la restituisce attraverso la poetica di uno dei maggiori artisti del dopoguerra.

€ 35,00 | pp. 408

A cura di Francesca Alfano Miglietti

Fabio Mauri (1926-2009), artista, filosofo, edi-tore, è stato uno dei massimi esponenti dell’a-vanguardia italiana. Ha insegnato per vent’anni Estetica della sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e ha esposto in numerose edizioni della Biennale di Venezia. Tra i suoi li-bri ricordiamo Il benessere (con Franco Brusati; Bompiani, 1962), I 21 modi di non pubblicare un libro (il Mulino, 1990) e L’universo d’uso (Skira, 2009).

In libreria dal 12 settembre

Page 6: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Nick GroomVampiriUna nuova storia

Vampiri. Gli angoli di un sogghigno macchiato di sangue. Artigli avvolti in nuvole di pizzo. Svolazzi di mantelli neri nella notte vittoriana. Un paletto nel cuore, fasciato di seta. Vampiri. Crediamo di sapere tutto di loro: abbiamo letto Dracula e Intervista col vampiro; siamo stati vittime del lo-ro incanto nel buio di una sala cinematografica; ne distin-guiamo le fattezze emaciate, da Max Schreck a Bela Lugosi. Conosciamo i miti, le credenze, il potere del sangue che in-fonde forza sovrumana nelle loro vene. Non c’è creatura che abbia esercitato una presa più magnetica sull’immaginario occidentale. Che cos’altro rimane da dire del vampiro?Moltissimo, sostiene Nick Groom, o forse ancora tutto, per-ché quanto pensiamo di sapere non è che la punta emersa di un vasto continente sotterraneo, misterioso e inesplora-to, del quale solo la più rigorosa delle analisi storiografi-che può restituire una mappa attendibile; perché la fortuna del Dracula di Bram Stoker e delle sue infinite metamorfosi cinematografiche ci ha fatto dimenticare che la storia del vampiro ha origini antiche, radici che affondano nelle su-perstizioni dell’Europa orientale, cui l’Illuminismo ha dato sostanza, prima che il Romanticismo le trasformasse in so-gni e incubi. In romanzi.Occorre dunque una nuova storia del vampiro, che al vam-piro restituisca la pienezza di significati – storici, scienti-fici, culturali, religiosi, simbolici – che gli è propria, e che la mitografia hollywoodiana rischia altrimenti di appiattire, in favore di una sensualità che, a ogni nuovo adattamen-to, smarrisce qualcosa del sentimento perturbante da cui è scaturita. Una nuova storia, spaventosa ed eccitante, è stata salutata da più parti come la più autorevole mai scritta sui vampiri.

€ 25,00 | pp. 264

Traduzione di Denis Pitter

Nick Groom (1966) è professore di Letteratura inglese all’Università di Exeter. Fra i suoi libri, ri-cordiamo The Gothic: A Very Short Introduction e le curatele del Monaco di Matthew Gregory Lewis e Frankenstein di Mary Shelley.

In libreria dal 19 settembre

Page 7: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Jaron LanierL'alba del nuovo tuttoIl futuro della realtà virtuale

Il temine «realtà virtuale» forse vi farà pensare a vecchi film come Matrix, ai romanzi di Gibson o a enormi visori. In veri-tà questa tecnologia ha continuato a evolversi nel corso degli anni ed è attualmente alla base dei più importanti esperimen-ti in campo medico, informatico e dell’intrattenimento.Lo sviluppo della realtà virtuale è indissolubilmente legato alla vita dell’uomo che ne è stato padre e pioniere. A soli tre-dici anni Lanier riesce iscriversi all’università, studia mate-matica, musica e programmazione, vive in una cupola geo-detica che ha costruito col padre. All’inizio degli anni ottanta viaggia verso la California su una macchina mezza distrutta per approdare nell’epicentro creativo della Silicon Valley, do-ve fonda VPL Research, la prima compagnia informatica a sviluppare interfacce e software per la realtà virtuale.L’alba del nuovo tutto è un atto di amore totale nei confronti del progresso tecnologico e delle sue potenzialità. Per La-nier la realtà virtuale può essere paragonata a un sogno lu-cido condiviso da più individui, è lo spazio in cui possia-mo mettere a frutto la nostra creatività e, al tempo stesso, la chiave per amare ancora di più la nostra esistenza reale. I mondi virtuali che ci attendono nel futuro non saranno un luogo di fuga dove ottundere le nostre menti, ma un la-boratorio in continua evoluzione, dove sviluppare le nostre capacità e dove comunicare e interagire con gli altri. Nelle parole dell’autore, la creazione di tali mondi può essere con-siderata una vera e propria forma di espressione artistica che fonde i linguaggi della programmazione con quelli della musica e del cinema.In un’epoca segnata dall’ingerenza degli algoritmi nella no-stra vita e dai timori legati alle intelligenze artificiali, L’alba del nuovo tutto è una boccata di ottimismo, il manifesto di una visione radicalmente positiva della tecnologia che met-te al centro gli esseri umani e le loro emozioni.

€ 27,00 | pp. 464

Traduzione di Alessandro Vezzoli

Jaron Lanier (1960) è un informatico, giornali-sta e saggista statunitense, pioniere della realtà virtuale, che vive e lavora nella Silicon Valley. Delle sue opere, tradotte in tutto il mondo, il Saggiatore ha pubblicato La dignità ai tempi di Internet (2014) e Dieci ragioni per cancellare su-bito i tuoi account social (2018).

In libreria dal 26 settembre

Page 8: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Una patina gelida avvolge il confine del mondo. Un panorama meta sico di ghiaccio e silenzio che si estende senza interruzioni sotto un sole immobile come una sentenza. Dentro questa bianchezza – divina, pura, violenta – si schiudono energie primordiali, e fossili preisto-rici convivono assieme a microscopiche creatu-re che con la loro vita s dano l’eterno. Se esiste un luogo in cui cercare il futuro del pianeta e interrogarne la storia, questo è la Groenlandia, l’isola regina del Circolo polare artico.

Il glaciologo Marco Tedesco, uno dei massi-mi esperti mondiali del cambiamento climati-co, ci guida alla scoperta del paese dei ghiacci, tra lunghi tragitti nella neve, laghi che collas-sano sparendo nel blu in pochi minuti, impro-babili cammelli polari e giganteschi detriti meteoritici. Imbarcatosi in una spedizione di ri-cerca nel grande Nord, il suo è un avventuroso viaggio in prima persona sulle tracce di quel ri-scaldamento globale che assottiglia anno dopo anno il terreno sotto gli stivali, innalzando il livello delle acque e spingendo gli orsi polari in folli marce verso l’entroterra per la mancanza di cibo: una discesa nel cuore del futuro prossi-mo venturo percorrendo i segni spaventosi del presente, come l’apertura sempre più lunga di rotte artiche un tempo inviolabili come il leg-gendario «passaggio a nordovest», oggi battute persino da costose crociere turistiche.

Ghiaccio, scritto da Marco Tedesco con Al-berto Flores d’Arcais, è il racconto di una terra misteriosa e disabitata, nella quale il resocon-to delle operazioni dei ricercatori si alterna all’epopea dei grandi esploratori artici – e delle meno note esploratrici – e alle leggende del-le rare popolazioni locali. Un viaggio al limite dell’umano, alla ricerca di risposte su di noi che solo il muto ghiaccio sa custodire.

Marco Tedesco (1971) è professore alla Columbia University e ricercatore presso il Goddard Institute of Space Studies della Nasa. È responsabile della rubrica settimanale Terraper la Repubblica. Nel 2014 ha pubblicato Remo-te Sensing of the Cryosphere.

Alberto Flores d’Arcais (1951), giorna-lista, collabora con la Repubblica, l’Espresso, la Stampa, Grazia. È autore del libro New York(Giunti, 2007).

€ 14,00

ISBN 978-88-428-2576-0

Marco Tedescocon Alberto Flores d’Arcais

GhiaccioViaggio nel continente che scompareM

arco Tedesco con

Alberto Flores d

’Arcais

Gh

iaccio

In copertina: fotogra a © Marco Tedesco

«Ci guardiamo perplessi, increduli: il lago sta collas-sando, implodendo su se stesso. Vediamo blocchi di ghiaccio ruotare sulla super� cie mentre l’acqua vie-ne ingoiata. La ferita nel ghiaccio è troppo grande, non ha il tempo di cicatrizzarsi prima che la linfa vitale del lago, l’acqua, si perda in una sorta di emor-ragia glaciale.»

Marco Tedesco con Alberto Flores d'ArcaisGhiaccioViaggio nel continente che scompare

Una patina gelida avvolge il confine del mondo. Un pano-rama di ghiaccio e silenzio che si estende senza interruzioni sotto un sole immobile come una sentenza. Dentro questa bianchezza si schiudono energie primordiali, e fossili prei-storici convivono assieme a microscopiche creature che con la loro vita sfidano l’eterno. Se esiste un luogo in cui cercare il futuro del pianeta e interrogarne la storia, questo è la Gro-enlandia, l’isola regina del Circolo polare artico. Il glaciologo Marco Tedesco, uno dei massimi esperti mondiali dei Poli e del cambiamento climatico, ci guida alla scoperta del paese dei ghiacci, tra lunghi tragitti nella neve, laghi che collassano sparendo nel blu in pochi minuti, superfici immacolate che la natura ha scavato con decine di fori perfettamente regolari e giganteschi detriti meteoritici. Il suo è un racconto intimo che ripercorre le ventiquattr’ore da lui trascorse all’interno di una spedizione di ricerca nel grande Nord e svela, assieme al funzionamento dell’ecosistema dell’area, i danni compiuti dal riscaldamento globale: dalla diminuzione dei ghiacciai «eter-ni» all’apertura ormai sempre più lunga del leggendario «pas-saggio a nordovest», dall’innalzamento delle acque alle folli marce degli orsi polari, costretti a spostarsi verso l’entroter-ra per la mancanza di cibo. Ghiaccio, scritto da Tedesco con Alberto Flores d’Arcais, è l’abbacinante narrazione scientifica di una terra misteriosa e disabitata, nella quale il resoconto delle operazioni dei ricercatori si alterna all’epopea dei grandi esploratori artici e alle leggende delle rare popolazioni locali.

DAL LIBRO

Ci guardiamo perplessi, increduli: il lago sta collassando, imploden-do su se stesso. Vediamo blocchi di ghiaccio ruotare sulla superficie del lago mentre l’acqua viene ingoiata. La ferita nel ghiaccio è troppo grande, non ha il tempo di cicatrizzarsi prima che la linfa vitale del lago, l’acqua, si perda in una sorta di emorragia glaciale.

€ 15,00 | pp. 136

Marco Tedesco (1971) è professore presso la Columbia University e ricercatore presso il God-dard Institute of Space Studies della Nasa. È re-sponsabile della rubrica settimanale Terra per la Repubblica. Nel 2014 ha pubblicato Remote Sensing of the Cryosphere.

Alberto Flores d'Arcais (1951), giornalista, col-labora con la Repubblica, l’Espresso, la Stampa, Grazia. È autore del libro New York (Giunti, 2007).

In libreria dal 26 settembre

Page 9: Ivan Carozzi L'età della tigre · L'età della tigre La gigantografia di un individuo in pelliccia sintetica rosa appare un mattino sui muri di Milano. Il suo nome è Sfera Ebbasta,

Esther KinskyMacchiaIl romanzo dei luoghi

Quando il suo compagno muore, Esther Kinsky decide di partire comunque per il viaggio che avevano organizzato insieme, in Italia. Un’Italia lontana dagli stereotipi e dalle cartoline, dalle piazze affollate di turisti. Quella che Esther Kinsky visita, immergendosi in profondità nello spirito di ogni luogo per coglierne l’essenza recondita, è un’Italia, fat-ta di villaggi minuscoli e vigneti, di cimiteri, di vecchi ponti di pietra; un’Italia che vive nelle voci delle persone che la popolano e nei versi degli animali e dei fiumi che la attra-versano, descrivendo una geografia che è, insieme, fisica e interiore.Parte diario di viaggio e parte memoriale intimo che cerca nei luoghi un rispecchiamento dell’anima, Macchia – che non può non ricordare le peregrinazioni di W.G. Sebald o, in altro modo, quelle di Robert Macfarlane, senza scordare la lezione di Henry David Thoreau e del suo Walden – è la te-stimonianza lirica di un’anima nuda di fronte al dolore della perdita e alla bellezza della scoperta, un pellegrinag-gio e una catarsi, dal quale si esce con uno stupore sincero e profondo per la capacità di Kinsky di scovare l’universale nel più piccolo dei dettagli: un’arancia al mercato, una fo-glia, un ricciolo di nuvola.

DAL LIBRO

«Compravo arance e carciofi. La borsa era leggera, eppure sulla via del ritorno il cuore mi pesava così tanto che pensavo di non farcela più a riportarlo a casa. Mi fermavo di continuo, in imba-razzo per la mia debolezza, e guardavo il cielo e gli alberi. Allo-ra, nelle ramificazioni più alte di alcune conifere scoprivo grovigli biancastri, trame chiare, batuffoli che si assottigliavano legger-mente verso l’alto, bozzoli di resti di nuvola, in cui giungevano a maturazione rare farfalle, che sarebbero sgusciate fuori durante l’estate, per distendere le loro ali di chissà quanti colori e posarsi tremanti sui fornetti senza farsi vedere, accanto alle lampade per-petue, il cui bagliore si dissolveva nella luce accecante del sole.»

€ 23,00 | pp. 336

Traduzione di Silvia Albesano

Esther Kinsky è traduttrice e autrice di tre vo-lumi di poesia e due romanzi. Con Il fiume, di prossima pubblicazione presso il Saggiatore, ha vinto l’Adelbert von Chamisso Prize nel 2016, il Franz Hessel Prize nel 2014, il Kranichsteiner Literature Prize nel 2015 ed è stata finalista al Deutscher Buchpreis nel 2914.

In libreria dal 26 settembre