Quadro nel quadro

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II volume della collana Le Betulle, edito Versinvena, un forum di poesia contemporanea. La raccolta contiene opere inedite degli autori del sito.

Transcript of Quadro nel quadro

In copertina: “La condizione umana” – Magritte

Autori vari

Quadro nel quadro Poesie

A cura di Leda Moncalieri e Roberta D’Aquino

Introduzione

Marzo. L'opera di Magritte scelta come copertina di questo volume, “La condizione umana”, subito ci introduce

nell'essenza di questo mese come è stata vissuta dagli autori. Marzo è mese di transizione, di rinascita anche, un ponte fra

le rigidità dell'inverno e le luci a schiudersi novelle, promesse dell'estate. L'artista surrealista sembra cogliere il dualismo di

questi giorni: la vista è su un prato fresco di primavera, il verde ancora opaco, appena qualche nuvola leggera, ma siamo

ancora in un interno. E vi è una tela di pittore, davanti a quella finestra, quasi come a dire che tutto è perchè rappresentato

da una coscienza, da un io, perchè filtrato -nulla è più calzante in questo caso- da una sensibilità, da un sentire. Da

quell'interno le anime degli autori hanno spiccato il volo su quei cieli, riuscendo ad accarezzarne ogni vento.

“Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne e i capelli di grano,

che paura che voglia che ti prenda per mano, che paura che voglia che ti porti lontano” canta De Andrè. E la potenza della

primavera splende in controluce, nei versi di Sebastiano “riempiamo le cisterne di catrame per tutte le ferite, se non

bastassero le dita, correggiamo i punti di sutura e versiamo nelle valli cardinali le chiome e le condanne mariane, le pietà e le

sinistre fede”, nel perdersi di Mirella che “ha riflessi di mare sul vetro (…) sapori di un viaggio che scompiglia pensieri, segreti

che accadono d'insensata bellezza” -già sete e riflesso d'estate- , nella freschezza di Francesca che sa di rintocchi di

campane, di una ri-scoperta delle gioie semplici della vita, chè “la bellezza sta in una manciata di fave”, di una familiarità

che si rinnova e rassicura. Ma primavera scocca il 21, e l'ombra dell'inverno ancora si staglia su gran parte di questo mese.

Abbiamo ancora un piede sulla neve, l'anima confusa dalle luci che mutano, -lo sento io nella mia- guardiamo indietro,

l'estate che desideriamo è ancora lontana, soprattutto nel marzo di questo 2010 su cui ancora la pioggia si sofferma e che le

poesie qui raccolte testimoniano. E così Leda sente ancora l'eco della neve, i giorni di Sebastiano sono tesi verso la forma

delle calle. E la primavera paradossalmente sembra arrivare troppo in fretta -sul calendario, almeno, nell'anima, perchè

essa possa starle al passo - come i compleanni di Roberta, evocati nei suoi versi pregni di triste stupore, per le rincorse

storpie dei giorni, l'assenza dei prati, quei giorni lunghi in cui ancora non è stata spazzata via una bruma che sa d'assenzio,

come è andato a incidersi sul volto della donna di Degas.

E Clodia consuma la sua inutile attesa nel buio; nell'umido incavo del suolo mormora la vena fertile, ma è un'Attesa Inerte

come quella dell'omonimo brano de Le Orme, che altrove (“Sorona”) ci attestano che “la vita non può uscire, dal buio”.

Non è ancora tempo, per quel fiume evocato nell'attacco dei versi, del “congiungersi per cui nasceva lì sulle colline annose”.

Quella che spinge la notte è una piena misteriosa, e non può dirsi quando quel tempo sarà.

Ma primavera non è solo rinascita e attardarsi nel buio. Marzo è anche Pasqua e prima di questa passione. Non solo in

senso religioso ma anche culturale, chè sono parte della nostra storia, e in diverse delle poesie sono disseminati riferimenti

in tal senso. Le poesie di Leda e Sebastiano sono le più rappresentative di questo aspetto di marzo. “Alla solita curva, il

solito Cristo assolve di strade l'agonia”. Vuole la poetessa denunciare l'abitudine in cui sonnecchiamo come in un limbo?

Ed inerpica campanelli il braccio che ancora sa di fumo, con troppa facilità dimentichiamo ingiustizie e affamati di giustizia,

e passiamo oltre, con troppa disinvoltura ci macchiamo di ipocrisia. “cresca nelle voci le betulle e s'addormenti il giorno”,

invece il mondarsi la coscienza è un processo lento, fatto di pazienza ed umiltà. Sembra farle eco Sebastiano che punta il

dito sui futuri manomessi da fiorai e pasticcieri, eppure una vita non basta per scoprire l'alchimia che renda manifesto il

mistero di Cristo, l'incontro del falò e dell'agnello lungo la piatta che precede i lutti e la gloria dei gialli. Non è chiaro

neanche il sacrificio di una creatura che ancora permane.

Primavera è anche, nell'immaginario collettivo e nella natura che si risveglia, amore, e Mirella lo dipinge con colori

vibranti in squarci vividi di natura, Giusy lo invita a sé con accenti accorati ed eleganti -mentre la primavera rosseggia e

già offre un assaggio d'estate, in quella promessa del vento di scirocco, in quelle dita che già profumavano la gonna di

cicale- e consapevoli, chè la radice sapeva di scorrere nel vento, e tuttavia ti legai in un battito: marzo dura poco, è quasi un

miraggio nel suo cedere il passo alla primavera alla sua fine, l'amore va colto, pur lacerandosi e spezzandosi, e goduto nel

suo presente. E che marzo sia pur sempre un arco di tempo che resta teso per 31 giorni e quindi scocca la sua freccia ce lo

ricorda Rosario, in una girandola vorticosa dei mesi in cui l'io poetico è del tutto al centro della scena: alzarsi in un maggio

giovane dopo una lunga notte dicembrina ed accorgersi dei capelli bigi che sbiancano in un meriggio di giugno, la realtà è ciò

che ne fa il nostro sguardo, e così si chiude il nostro cerchio;“a mezzogiorno in punto è già sera” anche per lui la luce può

arrivare più tardi nell'anima. Ma il tempo che fugge, nel suo sorprenderci, nel suo non arrestarsi mai e andare per i fatti

suoi, nel suo non farsi mai trattenere è sempre bravo ad avere ragione di noi: è in questo luglio l'imbroglio: appena mi sono

assopito è nevicato!

Chiara Catanese

Poesie

il marzo ricomincia dove essere preghiera diventa sinistro come la neve che inghiotte di sangue e di collane i numeri cambiati all’indirizzo alla solita curva, il solito Cristo assolve di strade l’agonia al 12 mancava marzo, il vagito d’una vita che muore come ambasciata ai piedi della croce inerpica campanelli il braccio che ancora sa di fumo cresca nelle voci le betulle e s’addormenti il giorno

Led

a

ho seguito sul filo che mi ha dato la prima lettura e cioè l’avvento Pasquale con tutti i suoi dettagli, dalla Passione alla gloria della Resurrezione, ma anche dell’esplosione della primavera coi suoi gialli. (Sebastiano) è struggente questa tua poesia, ci sono passaggi che li sento sulla pelle, come tracce indelebili di qualcosa che rimane dentro... (Mirella)

Alberto Burri - Sacco (Composizione)-1953

sacco, tela e pietra pomice su tela, cm 44 x 36

Mart, Collezione privata, Rovereto

Su una pianta a croce, è il precipizio

verticale del nero che s’allarga a pala,

come da sepoltura. La materia è

friabile, quanto più si scava. Scivola

nella buca un agglomerato compresso,

come fil di ferro e di lamiera. O forse è

l’organico di un affetto, raccolto

senza vita sulla carreggiata.

Tesi verso la forma delle calle

i giorni di marzo, consapevoli del pianto, coraggiosi

prima delle chiese o degli androni ridipinti, con le piante

ai lati, nei futuri manomessi da fiorai e pasticcieri.

Riempiamo le cisterne di catrame per tutte le ferite

se non bastassero le dita, correggiamo i punti

di sutura e versiamo nelle valli cardinali

le chiome e le condanne mariane, le pietà e le sinistre fedi

Cinquantasettesimo marzo eppure non è chiaro

l’incontro del falò e dell’agnello lungo la piatta

che precede i lutti e la gloria dei gialli

Marzo ha tinte forti per l'autore, appare

essere legato a ricordi tristi, pensieri

indecifrabili, misteri irrisolti. Quegli stessi

ricordi che smaniano nel ritornare furiosi,

come fiotti di lacrime indelebili.

Pensieri che si annidano in tutti i risvolti

manomessi da circostanze, ricorrenze,

perturbazioni.

Infine, nei misteri che odorano di interesse,

di stupore, forse nascosti nelle pieghe delle

foglie che non cadono più, nelle fedi anche

d'oro, o in quel grande punto interrogativo

che è la stessa vita. (Francesca)

Seb

ast

iano

Lorenzo Antognetti - Fiori gialli (olio su tela)

Anche se non si intravvede alcuna esplosione primaverile il dipinto da l'idea di quella "gloria dei gialli" e, attraverso il movimento e la profondità del velo, una idea di resurrezione o comunque di rinnovamento.

quali macchie stinge la bocca di marzo

al venire di pioggia, il tacere la quiete

come fosse molestia

e l'amore uno squarcio, una curva

boccheggia la voce, accampa cospetto

a cascate

perdersi ha riflessi di mare sul vetro

imprime la forma del viola alle gambe

l'attesa che induce congedi, il contare confini

tra foglie d'ortensia e intuizioni di fianchi

i sapori di un viaggio che scompiglia

pensieri, segreti che accadono

d'insensata bellezza

Mirel

la

Marzo è una bocca, l’amore uno squarcio. Lo

sfondo è cascata, è mare che si duplica. Il corpo

viaggia tra i colori della natura assorbendone

tutte le atmosfere. E l’attesa ne conta i confini.

Una compenetrazione quasi pittorica, che

imprime alla figura i riflessi dell’ambiente,

sovrapponendo e togliendo velature. Se essa si

allontana, se essa si avvicina. (Leda)

Milo Manara – Omaggio a Gustav Klimt

Manara e Klimt, il loro amore per le donne, l'eros che le ammanta di bellezza e colore. Un viaggio nella natura femminile, così vicina a quella delle stagioni, alla primavera e al suo risveglio, alla scoperta rigogliosa e prorompente della vita, con i suoi simbolismi, il mistero...

ed è sempre più marzo tra i rivoli di sabato

si appende al panico il rosario affollato

come bambini di cioccolato in barba a san Giuseppe

apre i fiocchi alle campane, sì vale chicchi

di qualche amore, biglietto volante,

paglia da saltare, occhiello da svestire

e la bellezza sta in una manciata di fave

molliche ai piedi di un marciapiede, quattro colombi

dal fare brigante. Se puoi spingere l'altalena

l'orologio sbarca sulla scrivania,

pioggia che pesca

il rosso della sera

Quasi una Sacra Famiglia narrata nella gabbia del

consumismo.

Come certi richiami biblici che sfiorano le emarginazioni.

Ma la fratellanza si esercita solo a tavolino, perché manca

sempre un tempo concreto da dedicare. - e la bellezza sta in

una manciata di fave - E' l’esortazione a ritrovarla. (Leda)

Fra

nce

sca

Tom Chambers - Il realismo magico, Prom Dress #3, © 2005

Costruire faticosamente una

spiritualità e contraddirsi nell'attimo

in cui la senti vicino e ti afferra.

E' il realismo magico di Tom

Chambers quello a cui aspiro in

scrittura: trasmettere verità al tempo

stesso suggestive e dure. Come

guardare in un punto e vedere

multidimensioni, vie che si aprono ed

ogni direzione è una scoperta, un

istinto, una sensazione, sillabe di

ricerca interiore.

È in questo Marzo affannoso

che risplende il paltò già smesso

ma è il colore di quest'aprile

che brilla e sfavilla tra la bruma…

Alzarsi in un maggio giovane

dopo una lunga notte dicembrina

ed accorgersi dei capelli bigi

che sbiancano in un meriggio di giugno…

Che stupido stupore m'arraffa

nel mio fine agosto afoso e falso

quando giorno dopo giorno s'intorbida

quest'aria autunnale così banale.

Non ha tempo questo mio solstizio

perché ad ogni plenilunio nuovo

si rinnova il buio più profondo

e a mezzogiorno in punto è già "sera"…

Ma è in questo luglio l'imbroglio:

appena mi sono assopito è nevicato!

Vengono ribaltati i luoghi comuni, per

cui la primavera sia una stagione di

rinascita sì, ma lenta con pause di

pigrizia e torpore. Qui pare incalzare

un marzo affannoso addosso a un

tempo che si apre in mille direzioni.

(Leda)

Ros

ario

Fasi lunari – foto da web

una sequenza lunare di più fasi e più

colori e più tempi, messe insieme,

perché:

non ho più il tempo (per la sola

lunazione di marzo ...)

La luna delle lune ...

Tutte le lune della luna ...

Le lune storte di marzo si mostrano ...

Luna tu, luna io, luna noi: luna tutti ...

mi chiedo se basterà ritagliare angoli di tempo

alle guance, per non balbettare più di croci

in questo marzo di compleanni arrivati troppo in fretta

tu mi guardi

puoi dedurre sedimenti e l'undici s'affanna

di rincorse storpie, come quei bambini con una gamba sola

e le mutilazioni delle molotov, i campi minati

dove sono finiti i prati. Incontaminati. Le mutazioni

appese alle finestre di giorni lunghi. Destinati alle cancrene

sono i miei pensieri grigi e non ritrovo scampoli…

offrimi un bicchiere e l'assenzio cancellerà ogni colpa

ogni dimenticanza, le betulle in cima, mentre disegnano il profilo delle Ande

s'allungano a raschiare appena un po' d'azzurro. l e n t e z z a

che mi uccide

Una scrittura di conflitto, che sviluppa un

transito dall’esterno all’interno e viceversa,

senza tirare la spoletta che la faccia

esplodere in entrambe le direzioni. Il nucleo

è forte, ma troppo il contrasto sopito della

campitura attorno. Una gouache di assenzio

lo sfondo. Una coltre annacquata, ma

ancora così invulnerabile, da contenere nei

minimi termini ogni spinta di propagazione.

(Leda)

Rob

erta

N R Farbman - Graham Sutherland Painting

foto 17.8 x 13.7 inches

Foto di un quadro, arte nell’arte,

capovolta.

Una pittura di contrasto, in cui allo

sfondo quasi omogeneo si

contrappone un nucleo centrale che

esplode come una guerra di croci e

bombe. Nel detonare del proprio

conflitto interiore, l’immagine di un

uomo ormai rassegnato si staglia al

centro, disteso. Chissà se riposa o

muore, e se si accorgerà dell’onda

rossa che lo raggiunge.

Il mio interesse si è concentrato su

quest’opera che non ho trovato nella

sua versione originale ma che mi

affascina sia per il colore della

pellicola sia per le possibilità

interpretative cui dà luogo, giocando

di fantasia e di posizione.

C'è qualcosa nella luce

che muta a marzo,

e le strade sono fiammiferi

che s'accendono di nuovo

di figure e cicaleccio

di cicale e ragazzi leggeri

pescare tutto questo nella mia anima

è un desiderio che s'esprime al tramonto

quando la bruma si scontra col sole

perchè questo marzo sa d'assenza,

di mimose appassite,

di arancio annacquato

-e non nel tramonto-

e d'un profumo che non passa?

(ci sarà un maggio?)

Chia

ra

Contrasti e speranze incerte di un

marzo che ancora non recita albe

decise a iniziare il giorno. Conflitti tra

il mutare dei suoni, delle atmosfere e

l'energia che sfoca nelle assenze. Nel

rallentare entusiasmi che precipitano

in abusati luoghi comuni. (Leda)

L’arte di Felix Mas

Mi affascina la capacità della poesia di

comunicare oltre ciò che è detto, non

solo per emozioni, ma in modo

sotterraneo, in un gioco di immagini,

parole e sensazioni che prende vita nel

profondo e di cui non sempre e non

subito prendiamo coscienza, un

richiamo continuo a ciò che siamo e

siamo stati, come un'eco misterica, un

canto di sirena. Anche questo è ciò che

cerco di fare quando scrivo. In questo

caso il dipinto che ho scelto è stato

parte del gioco.

Forse che il fiume sceglie dove muore

e quanto tempo sia

prima del congiungersi per cui nasceva

sulle colline annose?

E' la piena che spinge la notte,

la piena misteriosa.

A ogni insenatura si prepara il letto

e mani d'acqua stendono lenzuola.

Nell'umido incavo del suolo

mormora la vena fertile.

Ma svia il percorso e gli occhi stanchi

posano sul fondo.

Com'è lontano il balenio di un viso.

Tutto è questo perdersi,

inutilmente attesa

nel buio.

Clo

dia

Sembra pervasa da una vena fatalista e malinconica.

Quasi che le cose non possano andare diversamnete

da come vanno. Un disegno già tracciato, dal quale

non ci si può sottrarre, si può solo seguire "la piena",

che per il solo fatto di essere "ricolma" mi fa pensare

che alla fine ci sia speranza che raggiunga qualcuno,

magari non chi attende nel buio, ma qualcuno sì...

E poi c'è quella "vena fertile". l'acqua, energia

ingovernabile, mi fa pensare a quante volte delusi in

qualche nostra attesa, veniamo poi raggiunti,

travolti, conquistati da occasioni impreviste e

impensate, mentre "inutilmente" attendevamo altro.

(Giusy)

Gustav Klimt - Danae

olio su tela 1907 - 1908 (Collezione privata)

Danae fu fecondata nel sonno da Zeus,

trasformatosi in pioggia d'oro.

La donna viene qui rappresentata come

in attesa del proprio compimento,

persa nella dimensione del sogno,

totalmente svelata e priva di difese. Ho

scelto quest’opera perché la mia poesia

vuole esprimere la stessa dimensione

onirica dell’abbandono femminile nella

realizzazione del ciclo vitale.

Resta, spingiamoci oltre il buio di lato agli occhi della finestre in fiore il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita mi profumavano la gonna di cicale ti ho mai parlato del vento di scirocco? io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo e già mutava il cardine delle ginocchia in cima alle mani l’abisso, ti dissi ha la forma dell’acqua in un catino di parole appese alle giunture, le pale dimenticano a volte di postare il frutto dal succo della spina, così ti legai in un battito ma era Marzo e la radice sapeva di scorrere nel vento

Giu

sy

Una macchina da presa, che fissa immagini ai lati

degli occhi, ai fior della pelle. Dai disegni della

gonna, alla lacerazioni delle giunture. E noi sempre

un po' fuori, nei catini di parole. Da qui la riflessione,

quasi genuflessa a tutto quel che scaturisce dalla

Passione "viva" e un vento, che propaga primordi

assai lontani, come radici, sempre... (Leda)

Lempicka - Donna in Rosso con calle (olio su tela)

Danae fu fecondata nel sonno da Zeus,

trasformatosi in pioggia d'oro.

La donna viene qui rappresentata come

in attesa del proprio compimento,

persa nella dimensione del sogno,

totalmente svelata e priva di difese. Ho

scelto quest’opera perché la mia poesia

vuole esprimere la stessa dimensione

onirica dell’abbandono femminile nella

realizzazione del ciclo vitale.

Il ritratto riprende in pieno l’aria

rarefatta e malinconica del testo. Il

drappo che ondeggia e i fiori, emblema

di quella caducità dell’esistenza che

può essere goduta solo nell’istante,

vengono offerti e trattenuti al tempo

stesso, quasi a “legarsi in quell’unico

battito” che dà senso all’intero

scorrere. Un fiore senza radice non è

destinato a portare frutto e gli occhi

della donna, ammalianti e seducenti,

sembrano avere colto in pieno questo

significato della vita, al punto da

attirare a sé e contenere nel suo

magnetico sguardo la lezione appresa

dal vento.

Indice

Introduzione a cura di Chiara Catanese – Diotima…

Poesie di:

Leda Moncalieri - Lunasepolta

Sebastiano A. Patanè - Al_quatar

Mirella Crapanzano - Ecat Mel

Francesca Coppola - Francesca Coppola

Rosario Albano - _RA_

Roberta D’Aquino - Maredinotte

Chiara Catanese – Diotima…

Clodia – Clodiaf0904

Giusy Di Fato – Ginevra76

Contributi ai testi: Francesca Coppola, Mirella Crapanzano, Sebastiano Patanè, Giusy Di Fato, Leda Moncalieri

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Le Betulle, vol. II –Quadro nel quadro (Marzo) contaminazioni poetiche

Una produzione Versinvena 2010

Tutti i diritti riservati

Contenuto e contenitore di divino, Arte nell’Arte. È così che mi piace definire l’essere umano nella sua concezione più alta. Un

assemblato di intuizione, conoscenza, essenza spirituale e fisicità che diventa mezzo attraverso cui la bellezza riesce a propagarsi.

Il titolo Quadro nel quadro nasce per caso da un messaggio che accompagnava la copertina ma infondo, cosa rappresenta questa

raccolta se non un autoritratto di ciascun autore? Per il mese di Marzo la scelta si è orientata verso il racconto di se stessi

attraverso le parole e le immagini. Ognuno si è impegnato nella scelta di un’opera che accompagnasse al meglio la propria poesia e

che, in qualche modo, lo rappresentasse. Un viaggio nell’intimità del poeta che speriamo vi affascini…

Roberta

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