Strade del Meridione 2015

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S trade del M eridione Dialogo tra capo e sindrome Lo scoutismo e la disabilità Il caso e l’esperienza A partire dalla nostra esperienza BES: PROVE DI DIALOGO CON GENITORI E SCUOLA La Carta dei diritti e il Progetto Regionale Ratha Periodico trimestrale - n. 1/2015 pubblicato a Lamezia Terme L’esperienza … “insegnata” Maestri di specialità Servire a Lourdes Orgogliosi di essere calabresi La tecnica per la competenza o la competenza per la tecnica? Buona Caccia e dintorni tra pozzanghere e cellulari! Un Jamboree che chiede di essere raccontato 1 2015 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 u. e 3, Aut: 983/ATSUD/CZ UN MONDO MIGLIORE È ADESSO! Se ci prenderemo cura dell’oggi Dio si prenderà cura del domani Rivista dei Capi Calabresi dell’AGESCI

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Numero unico di Strade del Meridione del 2015

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Lo scoutismoe la disabilità

Il casoe l’esperienza

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La carta deidiritti e ilprogetto

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Periodico trimestrale - n. 1/2015 pubblicato a Lamezia Terme

L’esperienza …“insegnata”

Maestridi specialità

Servire a Lourdes

Orgogliosidi essere calabresi

La tecnica per la competenzao la competenza per la tecnica?

Buona Caccia e dintornitra pozzanghere e cellulari!

Un Jamboree che chiededi essere raccontato

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Un mondo miglioreè adesso!

Se ci prenderemo cura dell’oggi Dio si prenderà cura del domani

Rivista dei Capi Calabresi dell’AGESCI

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2 SdM 1/2015Reg. Trib. di Lamezia Terme n° 68/87C/o AGESCI CalabriaVia Trento, 47 Lamezia Terme ( CZ)

Direttore Responsabile:Luigi (Gino) Arcudi

Redazione:Antonio D’Augello (web)Vincenzo Baglio (foto)Angelo GalloSara JacopettaGiovanni MazzaRoberta MafriciPietro AgapitoJason RuelloVincenzo BaglioRoberta Milardi (foto)Mimmo Caridi (foto)

StampaRubbettino print88049 Soveria Mannelli (Catanzaro)

Hanno collaborato a questo numero:Marika MicalizziFrancesco PerriTiziana AmodeoAntonio ValeriotiSergio GuglielmelliNino Di SalvoSara CipollaDaniele CampoloAnna TalaricoFranco CataldiFrancesca De LeoConni AietaPasquale RomeoAngela ChiricoNinoGraziella

Strade del Meridione viene spedito:- ai capi e agli assistenti dell’Agesci Calabria,- alla rete nazionale dell’Agesci,- alle altre realtà scout presenti in regione,- ai diversi soggetti che compongono il tessutosociale (civile ed ecclesiale) della regione Calabria.Qualsiasi comunicazione utile va inviata a:

Comitato Regionale Agesci CalabriaVia Trento, 5188046 Lamezia Terme (CZ)Tel. e Fax: 0968 / 23249Sito http://www.agescicalabria.ithttp://www.agescicalabria.ithttp://www.agescicalabria.ithttp://www.agescicalabria.itE-mail [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected]@[email protected]@calabria.agesci.it

Questo numerodi Strade del Meridioneè stato stampato in 2.000 copie

Festeggiare vuol dire celebrare, salutare, santificare, onorare, acclamare, bagna-re, solennizzare e anche commemorare, ricordare, osannare, ossequiare, riverire,osservare, venerare, adorare, coprire, degnare, esaltare, illustrare, lodare, pagare,regolare, rispettare, soddisfare, temere, applaudire, eleggere, predicare, vantare.Questo numero di Strade del Meridione vuole abbracciare questo termine e coniugarloin altrettante esperienze che gli scout calabresi hanno vissuto durante l’anno 2015.I 25 anni, celebrati dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, ha ispirato questonumero (mettendo l’accento su quei ragazzi che fanno fatica ad essere accolti perle loro diverse capacità) ed a seguire si sono succeduti i 100 anni dello ScoutismoCattolico Italiano e del Lupettismo, la ricorrenza del Jamboree, i 40 di Giochiamoe di Avventura (le nostre riviste associative), ma anche gli anni che i Gruppi scoutdella nostra Regione hanno compiuto durante il 2015 o che compiranno nel 2016.Qualsiasi “FESTA” noi celebriamo è la FESTA di ognuno di noi. Sia che ci troviamoa 100 metri di distanza che a 400 chilometri. I nostri Gruppi sono nati, favoriti esostenuti dalle strutture associative, dalla fiducia delle famiglie … non è mai e solola nostra festa e invitare tutti significa “onorare” gli uomini e le donne che ci hannoconsegnato questa bella “storia” che produce “bene” sui nostri territori.Le candeline di ogni torta vengono spente dal soffio di respiri condivisi nei rifugidi montagne, nelle canoniche di chiese di piccoli paesi, nelle tende piantate neiboschi di Calabria, nei Campi di formazione, nella sede della Segreteria regionaleed in tutte le sedi scout. Nessuno pensi di spegnere, da solo, le candeline acceseda tutti gli scout e le guide della nostra Calabria. Nessuno potrà mai festeggiare dasolo gli anni compiuti insieme.Ci serviva una torta da mettere in copertina che raccogliesse le“candeline”di tutti edabbiamo scelto la torta di Mattia, Lupetto di un Branco calabrese, al quale gli è statafatta una festa a “sorpresa” dai suoi fratellini per il compimento dei suoi 10 anni.Gli Auguri che Strade del Meridione fa sono indirizzati ai nuovi propositi, ai desideridi ognuno di noi (quando si spengono le candeline c’è sempre qualcuno che invitaad esprimere un desiderio), ma soprattutto è l’augurio di riconoscerci capaci disaper e voler costruire un mondo migliore già da sempre.Buoni compleanni a tutti.

Gino Arcudi

EDITORIALE

Le foto presenti in queste pagine non si riconducono a nessuno deiragazzi a cui si fa riferimento negli articoli ma sono foto di repertorioricevute da alcuni Gruppi scout o scattate durante le attività da Capiscout che collaborano con la rivista Strade del Meridione.

La citazione di copertina è di Ramòn Gòmez de la Serna.

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3Un mondo migliore è adesso!

negli occhi mi abbraccia dicendomi“Baghy, ti voglio tanto bene”.

Marika MicalizziDove vive il valoredell’Accoglienza?Tutto incominciònel 1994 quandoun caposquadriglia del reparto portòcon se un suo amico un po’ ciondo-lone che aveva bisogno di stare conaltri ragazzi e si prese la briga di ba-darlo in tutto, anche accudirlo quan-do andava in latrina;ora quel ragazzoè in Comunità Capi ed ha preso lapartenza condividendola con il suoamico ed altri Rover/Scolte, parteci-pa ai campi sbucciando patate e nonmanca mai alla celebrazione dellaS.Messa con cui il Gruppo scout Ren-de 2 termina le riunioni del sabato.Poi si avvicinarono ragazzi difficili,mandatici anche dagli operatori ASPsu sollecitazione del Tribunale dei mi-nori di Catanzaro, una ragazza down,un ragazzo paraplegico con problemifisici e motori ma regolarmente laure-ato presso l’Unical che il clan si portòinroute spingendo la carrozzella perla pista sterrata che da Marano Mar-chersato scende verso la Crocetta.

Dal taccuino di Bagheera…“Il diritto del branco è il dirittodel più debole”Le storie di Mowgly, R. Kipling

Vacanze di Branco 2012, penultimogiorno di campo. Il giorno dopo ci sa-rebbero state ben sette promesse dipiccoli lupetti che non aspettavanoaltro. Come di consueto abbiamo fat-to le “prove” per evitare che i bambiniarrivassero impreparati o che vivesserola cosa con eccessivo carico emotivofinendo col rendere una cosa così bel-la e importante una vera tragedia fat-ta di pianti, blocchi e quant’altro. Unmomento molto intimo in cui il capobranco, Bagheera in quel caso, spiegacon estrema naturalezza nel dettagliociò che avverrà durante la cerimoniafacendo una vera e propria simulazioneper ogni lupetto che si presterà a viverequel momento. L’ultima di quel giornoè una bimba di 8 anni per la quale eroparticolarmente preoccupata. Avevopaura che dimenticasse le parole o chenon riconoscesse la giusta importanzadel momento. Scelsi quindi di chiamar-la per ultima affinché vedesse ciò chefacevano gli altri bambini e li imitassefacendo di quei gesti, dei gesti natura-li e consapevoli. “Sara, adesso è il tuomomento” e lei, sempre fiera di quell’u-niforme che porta, fa il giro di tuttoil cerchio preceduta dal suo caposestiglia. Giunta davanti a me cer-co di tranquillizzarla spiegando perla settima volta, nel dettaglio e conchiarezza, tutta la procedura e lei, conquell’aria da saputella e “prima donna”che la caratterizza, mi zittisce dicendo“Ho capito tutto, dai Baghy, chiedimi lalegge!”. Ascolto con attenzione la legge,il motto e il significato del saluto che,so non vede l’ora di fare davanti all’in-tero gruppo, e concludo chiedendole lapromessa. Mi guarda con quel sorrisodi chi sa esattamente cosa sta dicendoe comincia, con una mano sul totem econ le due dita della mano destra por-tate alla tempia, a pronunciare quelleparole a me tanto familiari: “Promettocon l’aiuto e l’esempio di Gesù di faredel mio meglio…”. Conclude e una voltache il totem si alza lei rimane li davantia me e guardandomi insistentemente

Un Mondo MIGlIoRE è AdESSo!

zati e confessati durante i campi delgruppo, ed i figli di una guida ora spo-sata con un percussionista del Mali,liberissimi di partecipare alle celebra-zioni liturgiche del gruppo. La Comu-nità Capi non ha potuto far altro cheprendere coscienza della potenzialitàdel metodo scout, della funzione so-ciale ed educativa che il gruppo scoutsvolge in parrocchia ed inserire la pro-blematica fra le priorità e gli obiettividel Progetto educativo elaborato peril triennio 2014\2016. Personalmentesono molto soddisfatto che il P.E. delgruppo scout in cui ora sono tornatoa fare il capogruppo dopo 10 anni diservizio come aiuto nelle unità ten-ga in buon conto il valore educativodel gruppo scout nella parrocchia enell’ambito sociale in cui è inserito edabbia inserito fra gli obiettivi educati-vi ed i valori quelli legati allo stile, alrapporto con le famiglie, alla testimo-nianza del Vangelo e della vita scout,delle cose semplici,del contatto con lanatura,dell’appartenenza ed all’atten-zione dei fratelli diversamente abili.

Francesco Perri

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Offrire suggerimenti per ottimizzare laproposta educativa scout nei confron-ti di ragazzi/e con sindrome di Down:questo il bisogno nato da un’esperien-za personale vissuta negli ultimi mieitre anni di servizio associativo scoutcon una bambina con sindrome diDown.Il punto di partenza deve essere un’a-deguata conoscenza della sindromecol fine di individuare e incrementarequelli che sono i punti di forza del ra-gazzo tenendo sempre conto delle sueparticolari esigenze e necessità.Di fronte alle particolarità dei soggetticon Sindrome di Down è opportunoproporre un percorso adeguato perl’incremento dell’autonomia, dellecompetenze sociali e un programmache stimoli le facoltà cognitive-com-portamentali.La teoria cognitivo comportamentaleha ispirato numerose tipologie di ap-proccio rivelatesi utili nel trattamentodelle abilità intellettive di soggetti conSindrome di Down e dei problemi re-lativi alla loro integrazione sociale elavorativa.Educare i ragazzi, aiutarli a crescere,essere attenti alle loro necessità, soste-nerli nella scoperta delle loro capacitàe nell’accettazione dei loro limiti è ilcarisma che caratterizza lo scautismo.Esso propone un’educazione che ponele sue fondamenta nei quattro puntiproposti da Baden Powell che mirano

dIAloGo tRA CApo E SIndRoME

lo SCAUtISMo E lA dISAbIlItà: SCAUtISMo d’EStEnSIonEDa sempre l’interesse di Baden Powellè stato rivolto alle persone con autono-mia limitata o con condizioni fisiche opsichiche destabilizzanti: “L’educazionescout attira ragazzi di tutte le classi, alte ebasse, ricche e povere, e si estende perfinoa coloro che hanno handicap fisici, ai sor-di, ai muti e ai ciechi, ispirando in ciascunoil desiderio di imparare” (Baden Powell).Nasce così quello che viene definitoScautismo d’estensione o “Malgrè Tout”per indicare quella proposta rivolta a

alla formazione globale della persona.La proposta educativa scout affiancataai cardini del modello cognitivo-com-portamentale risulta essere funzionale

per ottimizzare lo sviluppo delle per-sone con Sindrome di Down.

Marika Micalizzi

soggetti con disabilità di diversa naturacredendo fortemente nei benefici delloScautismo su di essi. I primi tentativi fu-rono avviati nel 1910 quando una scuo-la inglese che ospitava ragazzi sordo-muti decise di applicare la metodologiascout come strumento di formazione eeducazione. Il successo ottenuto spinsealtre scuole e istituzione a seguirne l’e-sempio.Lo scautismo d’estensione si basasull’idea che i soggetti con disabilità

possono, realizzare il loro progetto divita puntando sui valori dell’accetta-zione di sé, di fratellanza, autonomia erispetto e, soprattutto, di uguaglianza.In un’ottica educativa, in cui lo svilup-po avviene anche sul fronte comuni-tario, le peculiarità di ogni individuo,che siano di tipo fisico, caratteriale,psichico, ecc… diventano la base dellaproposta.In questo contesto matura lentamenteil valore etico e pedagogico dell’unità

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nella valorizzazione delledifferenze, dell’educazioneper tutti, attraverso una ri-lettura dei cardini educativia cui la proposta AGESCI at-tinge.Dal 1970 in poi sono statieffettuati numerosi conve-gni e campi, tavole rotondee centri di discussione sultema giungendo alla con-clusione che lo Scautismodeve proporsi come asso-ciazione non emarginante,accogliente e valorizzante.Già il Progetto Educativo na-zionale del 1992 fissa comeobiettivo dell’Associazione“educare all’unità attraversola valorizzazione della diversità”.La validità “terapeutica”dell’esperienzascout è oggi riconosciuta da numerosimedici e professionisti che spesso invi-tano il bambino/ragazzo a sperimen-tare la proposta. Quindi ciò che spingeun genitore o un ragazzo ad aderire alloscautismo da un lato sono i valori asso-ciativi, ma dall’altro le valenze educati-ve che esso ha (Anna Contardi).L’importanza di questa scelta è ricono-sciuta sia per il bambino/ragazzo di-sabile in quanto lo Scautismo si ponecome strumento importante per lapromozione dello sviluppo relazionalee dell’autonomia e responsabilità; siaper la comunità che lo accoglie in quan-to sperimenterà nuovi e diversi puntidi vista arricchendosi. Lo scautismovanta poi una molteplicità di linguaggi(linguaggio parlato, attività manuale,espressione del corpo) consentendoquindi al soggetto con disabilità libertàdi espressione secondo le modalità piùadeguate alle sue esigenze. La richiestadi ingressi in Associazione di soggetticon disabilità è quindi notevolmenteaumentata negli ultimi anni.Nell’ultima Route Regionale per Comu-nità Capi svoltasi in Calabria ad Agosto2013, è emersa un’omogenea esigenzada parte dei capi di maggiore formazio-ne in ambito della disabilità, col fine diriuscire a elaborare un’adeguata pro-posta educativa in relazione al singolocaso che si presenta. Tale necessità tro-verà presto forma concreta nel pros-simo Progetto Educativo Regionale,adesso in costruzione.Il mondo Scout è sempre più attento aibisogni e alle esigenze di questa realtàponendo particolare attenzione alla

formazione dei capi.Di fronte ad un caso di disabilità il capoeducatore può commettere due tipidi errore: assumere un atteggiamentoiperprotettivo riempiendo il ragazzodi attenzioni particolari non facendoaltro che enfatizzare la diversità fra luie gli altri compagni; oppure ipersem-plificando il lavoro del ragazzo duranteun’attività (“Questo lo faccio io”), antici-pandolo con i tempi perché “è incapa-ce”. È importante non dimenticare mai icardini della proposta AGESCI e guarda-re il soggetto disabile in ottica di “nonemarginazione” e crescita personale enon di “compassione”(Anna Contardi).È necessario far sentire il bambino/ra-gazzo parte integrante della comunitàperché la comunità racchiude tutte lepersonalità dei bambini/ragazzi e tutte leloro particolarità. Il programma di Unitàverrà quindi elaborato per quella partico-lare comunità, per quel particolare bran-co in cui vi è Lorenzo con ADHD, per quelparticolare reparto in cui vi è Fabiana cheè ipovedente grave o per quel particolareclan in cui vi è Roberto che ha la sindro-me di Down. La selezione degli strumentipiù adatti spetterà ovviamente agli Staffdi Unità che solo dopo un’accurata analisidell’unità, stenderà il programma a misu-ra della propria unità.Il capo deve riuscire a guardare al sog-getto con disabilità nella sua interezzanon connotandolo semplicemente conil suo handicap.Esattamente come per gli altri ragazzi,deve scavare a fondo per comprende-re tutta la personalità che si cela dietroquel disagio.Deve essere categoricamente esclusal’idea del “capo di sostegno”: sarebbeun modo per far accentuare la diversità

e la disabilità del bambino/ragazzo sia ai propri occhiche agli occhi dei compa-gni di avventura. Inoltre varicordato che il capo “è ditutti”, si concede allo stessomodo, in maniera paritaria atutti i suoi educandi.All’arrivo di un caso di disa-bilità in unità è opportunoevitare di enfatizzare troppotale avvenimento (non è ne-cessario spiegare ai propriragazzi che “sabato arriveràLucia con Autismo”) si correil rischio di puntualizzare ladiversità del bambino/ra-gazzo disabile: il capo nonspiega, educa e il suo com-

pito, in questo caso, è quello di educarealla diversità utilizzando gli opportunistrumenti che le tre branche offrono.Le difficoltà di fronte ad una situazio-ne del genere sono notevoli e capitaspesso di chiedersi se si è all’altezza ose “vale la pena” fare la proposta ad unragazzo che non potrà svolgere tutte leattività. La risposta è: sempre e comun-que vale la pena. Si tratta di offrire un’a-zione educativa volta a promuovere losviluppo, nelle sue capacità, e la forma-zione globale della persona. Ma soprat-tutto è importante tenere presente chetutte le attività che vengono proposte de-vono poter essere svolte da ogni membrodell’unità. Ai capi, poi, non viene chiestodi essere educatori professionali, medi-ci, psicologici o neuropsichiatri. Ai capiviene chiesto di fare la cosa in cui me-glio riescono: fare servizio. Se si hannodifficoltà nell’elaborare una propostaadeguata o se non si conosce il distur-bo, è bene che ci si informi con dei pro-fessionisti, magari quelli che seguonola riabilitazione (psicologica o fisica) delragazzo che ha scelto di essere educatoa determinati valori secondo le meto-dologie scout.È importante, poi, tenere sempre con-tatti con tutte le realtà del soggettodisabile: famiglia, scuola, centro riedu-cativo… col fine di utilizzare strategiecomuni e coerenti e proporre un per-corso di crescita lineare e unitaria.

M.M.

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Si chiama S.R. ed entra in branco a di-cembre del 2011. Il branco aveva co-minciato le attività da due mesi e lesestiglie erano già state formate, i nuoviingressi sia erano pienamente inseritiall’interno dell’unità.Il primo impatto con il capo branco èstato freddo e distaccato, non si mostra-va disponibile all’interazione.Il momento della sua accoglienza hascaturito tanta curiosità da parte deglialtri bambini sebbene lei si mostrassepiuttosto diffidente. I primi mesi sonostati caratterizzati da comportamentidisfunzionali e talvolta violenti nei con-fronti degli altri lupetti e dei capi: tiravacapelli, spingeva con forza, lanciava erompeva oggetti. L’acquisizione delleregole del branco è stata graduale e dif-ficoltosa, la strategia educativa utilizza-ta è stata quella della token economy,ricorrendo all’utilizzo di bollini di diver-so colore corrispondente a un diversopunteggio in base al comportamentofunzionale o disfunzionale emesso. AS. è stato accuratamente spiegato lafunzione del “tabellone di merito” cheha subito suscitato il suo interesse. Dif-ficilmente si lasciava coinvolgere neigiochi. Ha mostrato stretta dipendenzaaffettiva dai capi branco, in particolaredalle figure femminili, mostrando inve-ce atteggiamenti di “sfida” e provoca-zione giocosa nei confronti delle duefigure maschili, non nascondendo maiil profondo affetto provato per tutti iVecchi Lupi. L’integrazione nel brancoè stata molto difficoltosa, è stata inse-rita nella sestiglia ritenuta più stabilecomposta dai bambini più responsabi-li. Il momento della sua accettazione èstato vissuto con consapevolezza dopoun notevole percorso con i capi brancoi quali hanno spiegato passo dopo pas-so ciò che sarebbe successo e perché.L’uniforme ha suscitato in lei parecchiostupore e soddisfazione. Col tempo,dopo le varie attività proposte, miratesoprattutto alla solidificazione dell’uni-tà e nello specifico delle sestiglie, S. hainiziato a collaborare e interagire inten-zionalmente emettendo sempre menocomportamenti disfunzionali.I primi tempi si mostrava terrorizzatadelle urla improvvise e mostrava note-

Il CASo E l’ESpERIEnZA

voli difficoltà nel comprendere le sce-nette proposte mostrando timore difronte alle figure travestite. Impegnodei Vecchi Lupi era quello di spiegare aS. ciò che sarebbe successo in manierachiara: in tal modo non veniva colta disorpresa potendo divertirsi insieme aglialtri bambini. Tale percorso di scissionedella finzione della realtà è stato moltograduale.È stata proposta un’uscita con pernottoper verificare le capacità di S. nel fronteg-giare una situazione nuova di distaccodall’ambiente familiare. Tale esperienzafu per i capi branco di notevole aiuto percomprendere meglio la personalità dellabambina e conoscere le sue particolariesigenze sia fisiche che psichiche. Nellascelta delle prede di S., i capi branco han-no consultato la famiglia col fine di aiu-tarla a individuare quelle maggiormenteadeguate a lei, partendo da impegnisemplici e concreti come la gestione delQuaderno di Caccia.Momento decisivo del primo anno di S.è stato quello delle Vacanze di Branco.A seguito di numerose riflessioni e veri-ficando quanto emerso durante l’anno,i capi branco hanno deciso di coinvol-gere la madre per l’intera durata delcampo, svolgendo mansioni di utilitàgenerale, affiancando i vecchi lupi nella

cura personale di S.(vestirla, addormen-tarla, lavarla). S. hamostrato diffidenzae voglia di distaccodalla figura mater-na, prediligendo ilcontatto continuocon gli altri bambiniin particolare conquelli più grandi.L’intero campo èstato progettato colfine di educare l’u-nità all’accettazionedella diversità, guar-dando ad essa comericchezza. La fase piùimportante dell’in-tero campo è stataquella della promes-sa, preceduta da unpercorso di cono-

scenza e interiorizzazione dei valori dellastessa. Tale momento di preparazione èstato per lei molto stimolante e ha mo-strato notevole entusiasmo e coinvolgi-mento emotivo.L’anno successivo, S. ha sviluppato unamaturità maggiore mostrando un di-stacco dalle figure adulte e prediligendomomenti di collaborazione con gli altribambini. Ha sviluppato un buon sensodi appartenenza alla comunità di branco,sentendosi parte integrante dello stes-so. Ha mostrato spesso atteggiamenti diimitazione delle figure dei Vecchi Lupi,richiamando spesso l’attenzione e rim-proverando i lupetti più vivaci.Ha iniziato a lavorare sulle specialità dalei scelte, prefissando con il proprio ma-estro di specialità degli obiettivi chiari econcreti e nelle attività manuali è statasupportata dalla sua sestiglia e dai capiche le spiegavano passo passo le azionida svolgere finché non giungeva a svol-gerle autonomamente, seppur a modosuo. Le strategie più efficaci si sono ri-velate quelle di Imitazione: S. osservavaed eseguiva le stesse azioni della lupettacon la quale aveva un rapporto più stret-to e i capi branco femmina. La scelta del-le prede è stata effettuata con maggioreconsapevolezza e in maniera più auto-noma. Ha iniziato a prendere l’iniziativa

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Un AltRo pUnto dI vIStA…

proponendo spesso il suo gioco preferito“Lo sparviero”, divertendosi a rincorreregli altri lupetti insieme al Vecchio Lupoche lei vedeva come il più divertente egiocherellone.In determinati momenti, mostrava deicomportamenti stereotipati (giocava coni lacci delle scarpe, o con legnetti o matitefacendoli oscillare nelle mani) isolandosi.Non appena qualcuno notava tale com-portamento si preoccupava di allontana-re l’oggetto dalle sue mani e S. tornava adinteressarsi delle attività comuni.S. ha sempre vissuto le uscite con mol-to entusiasmo e curiosità. Durantequest’ultimo anno il branco ha vissutoun evento di zona relativo all’ambitocivitas. S. si è mostrata non solo estre-mamente entusiasta ma anche moltoincuriosita di quei oltre cento lupetti.L’intero branco ha sostenuto S. nellapartecipazione a tale evento mostran-dosi unito e compatto, mostrando unnotevole senso di fratellanza.La seconda esperienza di Vacanze diBranco è stata molto soddisfacente ve-dendola pienamente coinvolta nell’atti-vità a tema di tipo espressivo alla qualeil branco ha lavorato per l’intera setti-mana: la realizzazione di un musical. S.ha scelto il suo ruolo, decidendo di de-dicarsi alle danze rispondendo all’attivi-tà in maniera molto positiva, mostran-dosi entusiasta.A causa di problematiche familiari, lamadre non ha partecipato a questaesperienza, coinvolgendo i Vecchi Lupiinteramente nella sua cura personale.La pulizia personale veniva effettua-ta seguendo i suggerimenti delle duecapo branco. Si occupava della puliziae dell’ordine della propria gavetta, par-tecipando, seppur in maniera ridotta, aiturni di pulizia.Prima di partire, S. ha preparato da sé ilproprio zaino insieme ad Akela, la qualepasso passo le ha spiegato come è op-portuno sistemare le cose all’interno.In questi due anni di branco S. è cresciu-ta molto e si è conquistata il suo postoall’interno del branco sentendosi piena-mente parte di esso. Ha sviluppato unamaggiore autonomia e nuove forme direlazioni con i coetanei e con le figureadulte, iniziando ad approcciarsi al ge-nere opposto, al di fuori del suo am-biente familiare.L’unità si è arricchita di un nuovo e uni-co punto di vista, i bambini del brancovivono serenamente la disabilità ve-dendola come qualcosa di “alternativo”,

non come un limite ma come una risor-sa. S. è ormai una loro sorellina a tutti glieffetti di cui si prendono cura e con laquale crescono insieme.

M.M.

S. ha sviluppato senso di appartenen-za al gruppo scout, in primis nei con-fronti dei capi, soggetti adulti dai qualisi è sentita protetta ed accolta e permezzo dei quali ha creato un rappor-to, dapprima mediato con il resto delgruppo, ed in seguito divenuto sem-pre più autonomo e personale.Durante questa fase S. ha potenziatoautonomie già esistenti, e ne ha acqui-site nuove, che nel tempo si consoli-deranno (mangiare e lavarsi autono-mamente, vestirsi sia pure con guida,giocare ed interagire con altri bambi-ni, relazionarsi con loro e farsi capire,dormire lontano dalla famiglia, cono-scere luoghi nuovi e diversi, abituarsi adiverse situazioni, volti nuovi, suoni orumori che un tempo le incutevano ti-more, prendere contatto con la naturae gli animali…).S. ha colmato il senso di solitudine chespesso circonda le persone con disabilità; èfelice di avere nuovi amici, di avere impegnied appuntamenti settimanali, aspettative emete analoghe a quelle degli altri bambini.A casa richiede ai familiari di poter invi-tare i suoi amici per trascorrere il tempo

“Ricordati che Bagheera ti ha volutobene - esclamò, e balzò via.Ai piedi della collina, gridò ancora a lun-go e con voce terribile:- Buona caccia su una strada nuova, Pa-drone della Jungla!Ricordati che Bagheera ti ha voluto bene!”

R. Kipling

libero con loro e manifesta contentezzaper il fatto di avere amici.Sebbene all’inizio la presenza di S. nelgruppo abbia destato stupore ed in-certezza, in considerazione della no-vità della situazione, tuttavia in brevetempo, con tanto impegno e buonavolontà da parte del gruppo scout eda parte dei familiari della bimba, S. siè perfettamente inserita nel gruppo, ene è divenuta parte integrante, tantoda essere spesso al centro dell’atten-zione e delle cure da parte di tutti,grandi e piccoli amici di avventura.S. è divenuta una perfetta lupetta!È questo lo scambio di amore che si è ve-rificato nel gruppo scout Reggio Calabria8 grazie a S. ed alla sua disabilità.È questa la ricchezza che è nata dalla di-sabilità di S.I piccoli scout così come i vecchi lupibeneficeranno a lungo del contributoderivante dalla piccola S., avendo ormaiappreso che non esistono limiti che nonsiano superabili, né barriere invalicabili esoprattutto che con la forza dell’amore èpossibile superare ostacoli e preclusio-ni mentali, dando vita a gruppi

eterogenei nei qualile differenze raffor-zano l’unione deimembri stessi delgruppo, nei qualila diversità è fontedi arricchimentoper tutti, tanto dapoter urlare: TUTTIDIVERSI…TUTTIEGUALI!!!

TizianaAmodeo

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8 Un mondo migliore è adesso!

Alcune considerazioni sulla relazioneCapi – Genitori nate dalla nostra espe-rienza1. È importante una relazione/alle-

anza con i genitoria) Non è pensabile impostare un

buon lavoro senza un costan-te e proficuo incontro con igenitori,

b) è importante incontrarsi perinterrogarci sul nostro ruolodi educatori (scout e genitori)e quindi parlare del ragazzoma anche del nostro modo dirapportarci a loro della nostrarelazione educativa.

c) È importante non dare nullaper scontato per non incor-rere in facili equivoci, cosa cichiedono concretamente i ge-nitori, quali sono le aspettati-ve? Cosa possiamo offrire noicon la nostra esperienza? Sitratta di fare un vero e propriocontratto educativo (questodovrebbe avvenire con tutti iragazzi) ancor di più con sog-getti più deboli.

d) C’è bisogno di far co-noscere la nostraesperienza,specialmente laparte riguardante la vita all’a-perto, pensiamo alla brancaE/G o alla branca R/S, comeè impostata, cosa facciamoquotidianamente e comepossiamo adattare alcune si-tuazioni che per i ragazzi condisabilità sono difficili da af-frontare.

e) La vita all’aperto che ci carat-terizza è anche quella che ingenere crea più difficoltà lamancanza di comodità peresempio a volte è causa di for-ti disagi.

2. L’esperienza nelle tre unità offredifficoltà diverse forse crescentia secondo dell’età, sicuramentedifferenti e quindi c’è bisogno diaiutare ragazzi e genitori a capirela gradualità della proposta.

3. È importante farsi aiutare da chiha più esperienza, bisogna inve-stire un po’ del nostro tempo nel

confronto con chi ci può aiutareinsieme sempre ai genitori.

4. L’esperienza in E/G ci ha fatto ri-flettere per esempio su una figu-ra molto importante, quella delCapo Sq. sul quale a volte si correil rischio di dare responsabilità chefanno fatica a reggere. È una figu-ra quella del capo sq. fondamen-

tale, basti pensare al fatto che èchiamato a gestire la quotidianitàdella vita di sq. con tutti i risvolti,relazionali ma anche di stimolo, dicoinvolgimento, motivazionali. Bi-sogna sostenerli adeguatamente.Metterli anche in relazione con igenitori dei ragazzi.

Sergio Guglielmelli

HAndICAp E SCAUtISMoIl nostro gruppo AGESCI PALMI 2, che quest’anno ha celebrato il diciottesi-mo anno di attività senza interruzioni (e già questo è un risultato importantese confrontato all’andazzo altalenante che di solito caratterizza i gruppi scoutdella nostra diocesi-zona), da sempre è stato sensibile al tema dell’accoglienzadi ragazzi e ragazze con disabilità (fisica, psichica e sociale).La continuità è sicuramente una garanzia di serietà e solidità, che permettedi assicurare un’esperienza educativa e di integrazione sociale ai ragazzi piùsfortunati della parrocchia.Inoltre, da diversi anni ormai, la nostra Co.Ca. ha instaurato un rapporto di con-fronto e collaborazione con i servizi sociali del comune. Questa relazione èmolto utile nelle prime fasi di elaborazione (analisi) del PEG, ed ha consentitoin passato di accogliere, su segnalazione degli assistenti sociali, ragazzi consituazioni di disagio sociale (legale) e familiare.Diversi, dunque, sono stati i ragazzi e le ragazze con disabilità o disagio (evi-denti) che hanno frequentato le nostre branche, alcuni solo per un periodo piùo meno breve, altri hanno seguito la pista per periodi più lunghi.Ci preme però sottolineare che il disagio o l’handicap molte volte è nascosto,o perlomeno non apparente (separazione dei genitori, orfanilità, obesità, al-lergia, timidezza….)

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oltRE I ConFInI dEl SolIto

La Esserci Tutti è una cooperativa so-ciale ad oggetto plurimo (AB) ai sensidella Legge 381/1991, concretizzatanel “Progetto Policoro” della Chiesacattolica italiana, divenendone ungesto concreto nel sud Italia, quasitutti i soci provengono dall’AGESCI(Associazione Guide Italiane Cattolicie Scout) Cetraro2. La cooperativa hacome obiettivo la ricerca di un posti dilavoro per coloro che sono ai marginidella comunità, ritenendo come prin-cipio fondante, che tutti nella societàha un posto per mettere a disposizio-ne degli altri i il proprio talento. I socivogliono lavorare insieme al fine di sal-vaguardare i diritti fondamentali dellapersona umana e la dignità dell’uomo,per promuovere l’indipendenza, la cre-scita, l’inclusione sociale il benesseree contribuire a migliorare la qualitàdella vita, lavorando per la persona, lafamiglia e la comunità che li circonda.Costruire tra i membri, insieme allacomunità, contribuire ad una crescitacostruttiva e concreta per tutte le per-

sone in difficoltà. Collaborare con leistituzioni, le imprese e gli uomini e ledonne che sostengono la dignità uma-na, dando la priorità al benessere degliindividui, perché si rifletta su tutta lasocietà.• In particolare, il progetto “Esserci

TUTTI” è diviso in diversi segmentiintrecciati:

• Gestire la struttura produttiva alservizio del sociale: i ricavi sarannoreinvestiti un utile opere a personeemarginate.

• Fondare l’azione quotidiana sulrapporto umano e relazionale congli utenti che utilizzano i servizi so-ciali e i clienti e fornitori che ruota-no intorno alle attività produttive.

• Considerare la cooperativa comeun luogo per intrecciare “nodi” trauomini e donne di buona volontà.

• Le attività lavorative vengono svol-te in un laboratorio di produzionee di trasformazione di frutta e ver-dura con il marchio “DelizioSì’”.

• Sarà presto lanciato un centro gio-

vanile dove svolgere le attività perbambini e famiglie denominato“arti”. Il centro sarà un luogo dove ibambini con problemi sociali o af-fidati alla cooperativa da parte delTribunale dei minor che, con l’aiu-to dei membri delle loro rispettivefamiglie, sarà in grado di provarel’artigianato e magari scoprire unanuova opportunità di vita con unlavoro basato su un “sapere benecome fare.”

• È presente un laboratorio culina-rio, dove fare assaporare la cucinae il gusto dei sapori, sia per i bam-bini che già frequentano la coope-rativa, ma anche per gli amici dellastessa.

Legare tutto attraverso il sito web isti-tuzionale concepito come una finestranon solo sulle attività della società, maaperta al mondo circostante. Attual-mente la cooperativa è impegnata,insieme ad altri partner, nel progetto“parentesi aperta” al fine di sperimen-tare nuovi percorsi per l’inclusione deibambini oggetto di procedimenti pe-nali.

Dal WEB http://www.essercitutti.it/

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E se nascesse un pro-getto per offrire sup-porto e sostegno a tuttii gruppi ai quali vienechiesto di fare servizioeducativo con soggetticon disabilità?Le difficoltà di frontead una situazione delgenere sono notevoli,soprattutto perché ilpiù delle volte “non sisa che fare” o si crededi non avere le capacitàadeguate e ciò, inevita-bilmente, porta a chiu-dere le porte del pro-prio gruppo privando un ragazzo, che hafatto la sua scelta di vivere lo scautismo o,d’altra parte, si corre il rischio di fare unaproposta standardizzata senza conside-rare le reali esigenze dell’individuo checi troviamo davanti, non permettendogliquindi di vivere in modo ottimale la pro-posta che viene fatta.Il principio che sorregge questo progettoè quello per il quale lo scautismo deveessere “un gioco” al quale tutti possonogiocare e tutti possono e devono avereil diritto di far parte della nostra Associa-zione.La proposta educativa deve essere mo-dulata e plasmata in base a coloro i qualiabbiamo di fronte, deve essere fatta amisura dei bambini del nostro branco/cerchio, dei ragazzi del nostro reparto oclan, desiderosi di essere educati proprioda noi, che non siamo altro che strumentidell’AGESCI e, soprattutto, di Dio.La proposta educativa che elaboriamonon può quindi essere una proposta

procedura oltre ad essere funzionalediventa estremamente necessaria.Le esigenze di un ragazzo disabilesono maggiori e spesso inquadrare isuoi punti di forza è un lavoro piut-tosto difficile e non sempre si hannogli occhi giusti per osservare, non permancanza di capacità ma piuttostoper mancanza delle giuste lenti cheaiutino a inquadrare meglio i com-portamenti target, quelli sui quali ènecessario focalizzarsi per creare unquadro più preciso del ragazzo conqueldeterminato handicap.

La validità “terapeutica” dell’esperienzascout è oggi riconosciuta da numerosimedici e professionisti che spesso invita-no il bambino/ragazzo a sperimentarnela proposta.Pertanto, risulterebbe utile fare una sortadi “frullato” di conoscenze e competenzein ambito metodologico e in ambito “cli-nico”, in modo tale da poter ottimizzareal massimo la proposta educativa cheviene fatta ad un ragazzo: conoscendoil problema e conoscendo il metodo sipuò elaborare un progetto educativo“a misura di” quel particolare ragazzo obambino.Da queste riflessioni può nascere l’ideadi un “organo”(pattuglia?!?!) che svolgaquesta mansione, composto da capicompetenti nel settore psicologico/cli-nico/sociale con buona conoscenza delmetodo, messo al servizio di chiunqueabbia bisogno di supporto, sostegno,consiglio, suggerimenti e spunti educati-vi. L’equipe/Lo staff procederà tramite os-servazione indiretta (resoconti dei capi,dati raccolti ecc…) e/o diretta se esplici-tamente richiesto ed estremamente ne-cessario, col fine di individuare strategieeducative e gli strumenti del metodo piùefficaci per ottimizzare la proposta perquel particolare ragazzo e, quindi, per l’u-nità intera in cui egli è inserito.Una proposta ottimizzata permetterà alragazzo con disabilità di partecipare atutte le attività proposte all’unità (perchésaranno strutturate in modo che tutti glielementi dell’unità stessa possano parte-ciparvi), di svolgere il suo percorso in as-sociazione, e, in sostanza, quindi di edu-carlo, in fede all’etimologia del terminestesso, secondo i valori portanti la nostraassociazione.

Marika MicalizziPasquale Romeo

Angela Chirico

ovvero: come lo scautismo si organizzaper rispondere alle fragilità dei ragazzi

tica e universal-te valida che pre-

tuosamente si im-

antare un eccellentee metodologico

de importanza, soprattutto, potere

tivo quando none

agazzici sono stati affida-

Ma tutto ciò prescin-esenza di unon disabilità

’interno della nostra

’ottica, il servi-isponde

pienamente al termine di “missione”: leorecchie del capo, come quelle del lupet-to, devono essere sempre tese pronte acaptare ogni cambiamento e ogni situa-zione che fa da sfondo al lavoro educati-vo, sensibili ai punti di forza e debolezzadi ogni singolo ragazzo (Osservazione).Sulla base di questa attenta e accurataanalisi il capo capirà in che modo devestrutturare la sua proposta educativa esu cosa lavorare, dare quindi un sensofinalizzato logicamente all’educazione(Deduzione) e infine metterà in atto il suoprogetto educativo con gli strumentidella propria branca che sono sufficien-ti, elaborati ed estremamente funzionaliper dare forma a qualsiasi fine educativonoi vogliamo perseguire (Azione). Questoè il modello standard per una progettua-lità, in particolare tali fasi sono necessarieper dare un senso al nostro agire educa-tivo e per produrre dei cambiamenti con-creti e reali nei nostri ragazzi.Di fronte ad un ragazzo con disabilità, tale

Il tasso si fermò di colpo, affascinato: sulleali si vedevano sfumature, linee lunghe e

corte,insomma un quadro astratto disegnato,però, da una goccia d’acqua, su una tela di

farfalla. […].”Guarda le tue ali, guardale, ti prego! Non c’è

niente qui nel bosco che sia più bello!”

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In questa pagina la dimostrazione che “fare del bene è meglio che essere buoni (B.P.)”. Il nostro Progetto regionale e il Ma-nifesto culturale a confronto con la Convenzione sui diritti dell’infanzia rivelano una grande sintonia di valori e di intenti adimostrazione che l’impegno di “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato” è una azione scout che vive sulnostro territorio.

Progetto regionale Manifesto culturale Convenzione sui dirittidell’infanzia e dell’adolescenza

Condivisione delle scelte sociali ed edu-cative dell’Associazione, affinché diventisegno tangibile di cambiamento

Educare, ma prima ancora testimoniare, alvalore della vita, della cura e del rispetto delproprio corpo, contro il dilagare del facileconsumo di alcol, fumo e droga e contro ilculto dell’immagine e dell’apparire. Tutto ciòporta, in particolare, gli adolescenti a turbedi personalità, a disordini alimentari (ano-ressia e bulimia) ed, alla fine, alla perdita dicontatto con la realtà e con il proprio essere;

Articolo 27 – commi 1 e 2Articolo 28Articolo 29Articolo 31Articolo 33

Articolo 40 - comma 1

Promuove una nuova cultura dell’inclu-sività attraverso azioni capaci di offrirerisposte concrete a tutte le situazioni dimarginalità ed esclusione osservate neinostri territori

Annunciare, con più forza, la ricchezza delladiversità e testimoniare la nostra capacità diaccoglienza, elemento che dovrebbe con-traddistinguere il nostro essere calabresi. Unpopolo che trae la sua identitàdall’incontro tra culture diverse e che ha spe-rimentato sulla propria pelle la sofferenzadell’emigrazione e che tutt’ora vive la soffe-renza della mancanza di lavoro;

Articolo 2Articolo 15

Articolo 23 – commi 1,2 e 3Articolo 29

Promuove la valenza educativa del Me-todo nei luoghi di frontiera, mettendo incircolo risorse ed esperienze significati-ve in situazioni sociali e giovanili difficili.

Progettare una solida proposta educativache tenda al confronto basato sul dialogo eche punti alla conoscenza ed all’incontro conl’altro (il diverso da me) come presuppostiimprescindibili affinché la società multietni-ca che si va delineando si realizzi non attra-verso la diffidenza, la paura e la percezione diun pericolo per la nostra identità ed i nostrivalori, quanto attraverso la consapevolezzadella bellezza e della ricchezza per il futuroche questo incontro può generare.

Articolo 12 – comma 1Articolo 13 – comma 1Articolo 14 – comma 1

Articolo 30

Valorizzare nelle nostre attività quellerealtà territoriali calabresi nelle quali,con coraggio e passione, si affrontanosituazioni particolarmente difficili (cri-minalità, degrado, abbandono, …)

Abitare la terra con fede, sporcandosi le mani,non sottraendosi alle sfide, che vanno dalcontesto locale in cui viviamo a quelle – ine-stricabilmente connesse - della società e delmondo globalizzato, cui pure apparteniamo.Abitare la terra con un impegno di servizioconcreto, con un progetto che a mano a manosi precisa. […] Ma il salmo ci ricorda anche chela terra va abitata nella gioia che viene dalSignore, confidando in Lui, senza sentirsi “ilsalvatore del mondo”, ma d’altra parte senzaneppure sottrarsi alle sfide che ci circondano.

Articolo 32Articolo 36

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12 Un mondo migliore è adesso!

Quando osserviamo i nostri ragazzi durante le attività succe-de che notiamo i loro successi nel superare un limite ma puòcapitare che l’osservazione ci restituisca delle difficoltà dei ra-gazzi a compiere anche un banale movimento. Comincia daqui un dialogo con i genitori per approfondire e correggerequel nuovo limite e forse non tutti sanno che possiamo ancheentrare in dialogo con la Scuola (con il permesso dei genitori)per segnalare delle difficoltà e operare per costruire un am-biente più accogliente che faciliti l’apprendimento. Il riferi-mento normativo è una Legge (n. 170 del 2010) che tutela iragazzi che presentano specifici problemi all’apprendimento.Anche così rendiamo questo mondo migliore. Di seguito al-cune domande che potrebbero aiutare il dialogo tra noi e igenitori e tra i genitori e la scuola.

Cosa fare con la scuola in caso di diagnosi di DSA (Di-sturbo Specifico dell’Apprendimento)?Dovrete consegnare subito la diagnosi alla scuola (sia chesia stata rilasciata da un privato che dalla Asl), farla proto-collare e richiedere il PDP.Controllate che la diagnosi rispetti criteri adeguati. Per ri-sultare utile alla scuola e alla famiglia, infatti, il documentodovrà contenere l’esatta dicitura dei disturbi caratterizzantil’apprendimento del bambino/ragazzo (dislessia, disgrafia,disortografia, discalculia), i punteggi ottenuti dal bambi-no/ragazzo ai test, gli strumenti compensativi e le misu-re dispensative di cui ha bisogno per essere messo nellemedesime condizioni di apprendimento dei compagni. Tragli esempi di strumenti compensativi ci sono il computercon la sintesi vocale, la calcolatrice, le mappe concettualio mentali, la tabella delle formule, i dizionari digitali,il re-gistratore etc. Tra le misure dispensative potrà essere in-dicato un minore carico di compiti a casa, la concessionedi tempi aggiuntivi per l’esecuzione delle verifiche scritte(o, in alternativa e comunque nell’ambito degli obietti-vi disciplinari, verifiche con minori richieste), la dispensadalla lettura a voce alta, la limitazione dell’apprendimentoesclusivamente mnemonico.

Cos’è il PDP?È il Piano Didattico Personalizzato, previsto dalla legge170/2010 e nel decreto attuativo 5669/2011. Serve a ga-rantire il diritto allo studio di alunni e studenti con DSA.IlPDP è un “contratto condiviso” fra docenti, istituzione sco-lastiche, istituzioni socio-sanitarie e famiglia utile a indivi-duare e organizzare un percorso personalizzato. All’internodel PDP devono essere definiti tutti i supporti e gli accor-gimenti necessari a realizzare il successo scolastico deglialunni con DSA. Si tratta, quindi, di un progetto educativoe didattico personalizzato, cioè di un intervento commisu-rato alle potenzialità dell’alunno che rispetti i suoi tempi diapprendimento e ne valuti i progressi rispetto alle abilità dipartenza. Deve essere redatto dal Consiglio di Classe entrola fine del primo trimestre, coinvolgendo la famiglia e, sepossibile, il tecnico che ha rilasciato la diagnosi. Deve con-tenere indicazioni sugli strumenti con cui si intende soste-nere il ragazzo nel percorso di studio (comprese le misuredispensative e gli strumenti compensativi). La valutazione

periodica, in corso d’anno, e quella finale, in sede d’esame,deve essere coerente con gli interventi pedagogico-didat-tici previsti nel PDP. È preferibile che la famiglia richieda lastesura del Piano Didattico Personalizzato con una lettera,da consegnare assieme alla diagnosi.

Cosa fare se la scuola rifiuta di compilare il PDP o se laprassi quotidiana non rispetta quanto è stato stabilito?Fate presente al Dirigente Scolastico (garante del diritto allostudio nell’istituto di appartenenza), al Coordinatore di clas-se ed al Referente per la dislessia della scuola (qualora siapresente) che la scuola sta violando la legge e che vi vedretecostretti a rivolgervi all’Ufficio Scolastico Regionale. Even-tualmente si possono intraprendere anche le vie legali. Sedopo l’incontro con il Dirigente non ci saranno modifiche dicomportamento, consigliamo di rivolgersi al servizio legaledell’AID per una consulenza.Potete inoltre rivolgervi all’Uffi-cio Integrazione/Sostegno alla Persona dell’Ufficio Scolasti-co Provinciale e/o all’Ufficio Scolastico Regionale, facendopresente la violazione dei diritti del ragazzo.

Che rapporti avere con i professori?È sempre opportuno avere un atteggiamento collaborati-vo e presentarsi frequentemente ai colloqui. Le linee gui-da del Decreto Attuativo 5669/2011 della legge 170/2010prevedono incontri a cadenza mensile o bimestrale. Dimo-strate ai professori che tenete molto all’andamento scola-stico di vostro figlio e che lo seguite nel lavoro a casa. Ac-cettate tutti i suggerimenti offerti e cercate a vostra voltadi spiegare sempre meglio quali sono le principali difficol-tà di vostro figlio.

Un ragazzo con DSA ha diritto all’insegnante di sostegno?No, secondo la legge 170 i ragazzi con DSA vengono se-guiti dagli stessi insegnanti della classe. Il sostegno è previ-sto dalla legge 104 che non comprende i disturbi specificidell’apprendimento, a meno che questi non siano associa-ti ad una patologia o a un disturbo di altro tipo.

Fonte: http://www.aiditalia.org/

prove di dialogo con genitori e scuola

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Fonte: http://www.aiditalia.org/

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L’ESPERIENZA…“INSEGNATA”(cronaca semi seria di un’esperienza ripetibilissima)

Ma che razza di co.ca. che mi ritrovo, pre-tende di farmi fare il Capo Gruppo av-visandomi in anticipo, programmandodicono loro, dandomi il tempo di prepa-rarmi, studiare ed entrare nel ruolo.Ma si…facciamo finta di essere d’accor-do…sto campo me lo vado a fare…unfine settimana a“panza all’aria”. E poi nonsarò solo, ci sarà Mimma, la capo gruppodi nuova nomina…se po’ fa!E così in un bel pomeriggio di dicembre(in effetti piove) ci avviamo verso la “fa-migerata” Domus, luogo di perdizioneconosciuto un po’ da tutti i capi scoutdella regione. Per strada carichiamo an-che Ioanda, condan…hem…destinataanche lei al ruolo di CG.Il viaggio avviene piacevolmente, chiac-chierando di…scout…ovviamente.Appena giunti entriamo e becchiamoMaria, Teresa e Nuccia che, con ariacolpevole, stanno addentando vorace-mente alcuni incolpevoli pezzi di pizza.Prendiamo possesso dei posti letto, ri-gorosamente nella zona“Non Russatori”,scopriremo più tardi la presenza di diver-si infiltrati. Alla spicciolata la camerata sipopola. Facce conosciute e facce nuove,in comune ilsorriso.Ci rendiamo conto che il campo ha vera-mente inizio quando spuntano i…cartel-loni, specie destinata a dominare la terra,sempre onnipresenti. Si comincia… ilCG è capo, il CG è formatore, è quadro,non è eletto dalla co.ca. ma è “espresso”,

gode di autorevolezza, ha competenzemetodologiche acquisite grazie al ser-vizio “effettivo” con i bambi/ragazzi/gio-vani, partecipa “attivamente” alla vita diCo.Ca., vive le dinamiche dell’Associazio-ne grazie agli eventi di zona e di regione,ha capacità relazionali, di mediazione edi animazione, è “riconosciuto” autore-vole. Scopro, con vergogna e rossore diguance, l’esistenza dei “profili” e tra que-sti quello del capo edel CG.Simuliamo due co.ca. alle prese con pro-blematiche e criticità varie ma, aimè, nonsconosciute in quanto già provate. Se-gue il “confronto” guidato dallo staff chesi fa interessante quando ci si rende con-to (dalle espressioni pare che non sonosolo io!) che molte delle nostre convin-zioni vengono letteralmente demolitein quanto errate o distorte. Finalmenteè ora di cena, in condivisione natural-mente. L’indomani colazione con i restidei dolci avanzati e poi subito a studiare,simulare, apprendere, sperimentare. Lasera (sordi i capi campo alle nostre acco-rate richieste di pietà!) ci lanciamo nellanostra particolare interpretazione dellaCarta del Coraggio utilizzando tecnicheespressive di rara bellezza e complessità.La mattina dopo il pensiero dominanteè “È finita!!!”. Mica vero, ancora simula-zioni, confronto e verifica…ma prima sifa colazione con i “rimasugli” dei dolci.Una notazione a margine delle simula-zioni, molto realistiche visto che in que-

ste co.ca. di formazione si sono vissutile stesse dinamiche delle co.ca. reali…ed anche qualche “reale” attrito…nulladi preoccupante ma molto, molto istrut-tivo. Segue un accenno alle cose un po’più terrene, tipo la responsabilità civile epenale dei CG, accenno che ha godutodell’apporto di esperienze reali e perso-nali e qui si sono sentiti denti e ginocchiasbattere e tremare e non per il freddo. LaMessa, i saluti, gli abbracci, qualche pa-rola di scuse, le foto, i motori che romba-no per tornare “a casa” più velocemente,sono scene già viste in ogni campo masempre nuove e cariche di mozioni. …efuori NON piove più, però fa freddo.Alla fine cosa mi porto a casa? Un peso,un grande peso che posso anche chia-mare consapevolezza di essere stato“espresso” a rivestire un incarico noncerto facile e semplice. Molti dubbi sonostati fugati ma molti ne restano e questiultimi potrebbero essere anch’essi sciolticontinuando la formazione, continuan-do ad incontrare fratelli scout di piùgrande o diversa esperienza, continuan-do a confrontarmi in co.ca. ed in ognialtro ambiente formativo, scout o menoche sia.In conclusione l’idea (ma dovrebbe es-sere un’abitudine mentale collaudata)di “programmare” gli incarichi, non soloquello di CG, non è poi così peregrina.In questa maniera si da la possibilità diimmedesimarsi nell’incarico per tempo,dando l’opportunità di prepararsi, leg-gere, studiare e quant’altro, FORMARSIin conclusione. Si spezzerebbe inoltrequella catena dei CG “d’annata” del tipo“Faccio il CG da 42 anni…ma lo facciocon piacere” oppure l’affannosa ricercadel volontario che si ritrova l’incarico tracapo e collo perché “altrimenti chiudia-mo” oppure “resti solo tu”. L’Associazioneripone grandi speranze e fiducia nei CGed i CG hanno quasi il dovere di fare delproprio meglio per rispondere a questeaspettative.Ringrazio Maria, abile dispensatrice diconoscenze, Gigi, elargitore di conoscen-ze e buon vino e Nuccia, grande espertadi allegria e legna per il caminetto,e DonVincenzo, oratore dalla grande e simpati-ca presa sulle“folle”.Il cronista potrebbe chiedere:“Consiglie-resti questa esperienza ai CG di nuovanomina o che in futuro lo saranno?” Larisposta è “Sicuramente si, assolutamen-te si…”

Buona StradaNino Di Salvo

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LA TECNICAPER LA COMPETENZA

O LA COMPETENZAPER LA TECNICA

Una mongolfiera!Questa è l’immagine che per noi rap-presenta la competenza! Un qualco-sa che viene costruito con sapienzae tecnica, pensando al prevedibile eall’imprevedibile, e che ti permette divolare in alto (anche semplicementemetaforicamente) e superare qualsiasiostacolo.Quest’anno abbiamo voluto realizzareil “multi stage” per capi con una formu-la un po’ particolare: abbiamo pensatoche la tecnica da sola non fosse “ab-bastanza” ma che, assieme a una bre-ve riflessione metodologica, potesseessere trasformata in competenza …educativa.E proprio da questa riflessione sonousciti alcuni interessanti spunti di ri-flessione, forse non tutti originali oquanto meno NON nuovi, ma utili datenere a mente nel nostro ruolo dieducatori della branca che mette lacompetenza al centro del suo metodoeducativo.La Tecnica scout è, infatti, lo strumen-to principe della pedagogia di B.P. chevuole rendere il ragazzo protagonistacome essere “progettante”, personache costruisce la propria esperienza divita e quindi la sua storia. Ma il concet-to fondante è che le singole tecnicheutilizzate nello scoutismo non devonoessere applicate come fini a se stesse,quasi fossero nozioni scolastiche daacquisire e conservare in un cassetto,ma servono per “risolvere problemi”e/o per far “realizzare esperienze esi-stenziali”, le cui motivazioni sono fon-date nella conoscenza che l’educatoreha della progressione personale delragazzo. Al di fuori di quei problemi darisolvere o sganciate da quelle espe-rienze perdono qualsiasi qualificazio-ne educativa.In altre parole le tecniche proposte daB.P. devono diventare, per il ragazzo,un’occasione per progettare l’autono-mo soddisfacimento dei suoi bisogni,esercizio per prepararsi alla vita, chepossano supportare il processo edu-cativo nelle tre dimensioni: impararead avere cura di cose, cura di sé stessi,cura degli altri, anche in circostanzeeccezionali.Le tecniche educative suggerite da B.P.possono essere suddivise fondamen-talmente in 4 tipologie:1. le tecniche di esplorazione della

natura;2. il lavoro manuale e di servizio civi-

co (intendendo anche la prepara-zione al lavoro e alla prestazionesociale specializzata);

3. le attività sportive e sensoriali;4. le tecniche di espressione.

Tutto sotto la forma del gioco con in-terazioni tra le differenti tipologie: unacostruzione manuale diventa atto arti-stico, una rappresentazione mimica di-venta prestazione atletica, una ricercanaturalistica diventa disciplina senso-riale.Ma, ad essere realisti, sono ben pochele occasioni concrete di un’utilizza-zione immediata delle tecniche scoutnella vita di tutti i giorni: accendere unfuoco sotto la pioggia, strisciare tra icespugli, cucinare senza alcuno stru-mento se non un coltellino, guadareun fiume, seguire una traccia, costruireun rifugio con materiale improvvisato… sono tutte abilità che probabilmen-te non verranno mai utilizzate nellavita del XXI secolo!Proprio per questo motivo spesso ven-gono sottovalutate da alcuni capi, inquanto, ragionando con la psicologia

di un adulto, vengono ritenute inutili,senza pensare che oltre a soddisfarepienamente la psicologia adolescen-ziale, rappresentano una risposta effi-cace alle difficoltà della vita nella natu-ra e un mezzo adeguato per superarle.Le tecniche scout vanno, perciò, vissu-te in un clima di gioia e divertimento,esse sono utili (e “devono” esserlo nelsenso etimologico: si possono usareper soddisfare un bisogno, servono perrisolvere un problema contingente)ma non necessariamente professiona-lizzanti (non pretendiamo dai ragazziche siano maestri d’arte), va rivalutatala dimensione dell’imparare facendo edel trapasso nozioni (in cui la responsa-bilità del capo gioca un ruolo decisivo).Se utilizzate correttamente aiutano adeducare alla progettualità, quindi de-vono essere vissute nello stile proget-tuale e nello stile dell’impresa.

Sara e DanieleIncaricati Regionali alla Branca E/G

Vita Regionale

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Noi Maestri di specialità, ovvero esplo-ratori e guide più grandi, ci siamo in-contrati per parlare e organizzare icampi di specialità 2015che si terran-nonei giorni 19, 20 e 21 Giugno, rivoltialle prime e seconde tappe.Ognuno di noi è stato inserito comeMaestro di Specialità in un ambitospecifico in base alle specialità ed allecompetenze possedute, di cui poi fareil Maestro.Gli ambiti su cui saranno realizzati icampi di specialità sono:• Mani abili• Esplorazione in ambiente acqua• Animazione espressiva• Esplorazione e SherpaOgnuno di noi in questi due giorniha imparato a fare anche cose nuoveche comunque potranno servire alcampo di Giugno. Io e altri ragazzi dianimazione espressiva con Santo, un“pagliaccio clandestino”,abbiamo im-parato cosa significa recitare, salire suun palco e dare le giuste emozioni reci-tando. Abbiamo espresso la felicità e latristezza, abbiamo notato che l’unionefa la forza, che comunque ognuno dinoi ha un suo spazio e possiamo pro-vare disagio quando un’altra personalo invade. Dopo abbiamo anche prova-to a interpretare personaggi diversi danoi quindi:una camminata diversa, unavoce diversa, un nome diverso e anche

MAEStRI dI SpECIAlItà 2015

…un diverso modo di comportarsi equesto utilizzando tutto quello che ciaveva insegnato prima.I ragazzi che si sono sperimentati inambito nautico invece hanno impa-rato come si nuota e come si salvauna persona in caso di annegamen-to. Hanno sperimentato due tecnichesono di “salvamento”: per prima cosasempre tranquillizzare la persona, perpoi prenderla sotto leascelle e trascinarla ariva, questo quando latesta è sopra l’acqua;quando invece si vedeche la testa è anche leisott’acqua si prendedal mento e con l’altramano si nuotafino ariva.I ragazzi che hannoprogettato il cam-po di esplorazioneinvece,sono stati inuna palestra attrezzatadove hanno sperimen-tato le loro capacità dimantenere l’equilibrio,e dove hanno impara-to le tecniche dell’ar-rampicatain sicurezzache è anche molto uti-le oltre che per il cam-po di Sherpa ancheper uscite di reparto odi sq.

L’ultimo gruppo è quello di mani abiliche ha costruito delle“Bolas”: nastri at-taccati a un sacchetto pieno di farinacon intorno un po’ di stoffa per abbel-lirlo e con un cordino che permette diruotarle velocemente con due o tredita. Ci hanno fatto vedere come siusano e come si costruiscono. Tuttoquesto grazie agli insegnamenti di-Chiara un’altra“pagliaccia clandestina”.Due giorni per imparare e organizzarequesti quattro campi, esperienze nuoveche arricchiranno sia noi che i più piccoli.

Anna Talarico sq. Gazzelle L.T.6

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È finita finalmente…le schede per lapartecipazione dei ragazzi ai campettidi specialità sono state ultimate e tra-smesse tramite Buona Caccia. Oltre aqueste abbiamo mandato anche dueschede cartacee alla segreteria per unaragazza ed un ragazzo censiti ma noninserite in Cambusa a causa di non me-glio capiti (da me) problemi di sito…“Mi raccomando, Vercingetorige, fai ilversamento, non dimenticare”.“Si Nino, non ti preoccupare” ed invecesono preoccupato…eccome se sonopreoccupato...Due giorni dopo Vercingetorige arrivatutto pimpante con la liberatoria com-pilata…e non firmata…acc…porc…maled…“Riportala a casa e falla firmare a mam-ma o papà…e portami anche la ricevu-ta del versamento!!!”“Va bene Nino, scusami, a domani”Il domani non si preannuncia per nien-te bene. Vercingertorige mi porta la li-beratoria firmata e si scorda la ricevuta.Ok, si risolve con un altro “Ci vediamodomani” condito da improperi variall’indirizzo del ragazzo. Finalmentericevo le carte e riesco a scannerizzar-le (Mi raccomando…in .pdf sennò ilsistema non le accetta). Il pomeriggioseguente…“Dai Nino vedrai che stavolta ci riuscia-mo”“Si, non ti preoccupare…”Finalmente il domani si concretizzacon un bel sole pomeridiano e rico-minciamo, compilazione scheda…OK,upload (ma che vuol dire?) della libe-ratoria…OK, upload (ancora…!) dellaricevuta…mi tremano le dita, speria-mo di non aver fatto anche stavoltaun strr…dimenticanza…OK!!! Verifica,OK, iscrizione BC0000000001 comple-

Buona Caccia e dintornitra pozzanghere e cellulari!

tata…hurrà…hurrà…e naturalmentesolo ora mi accorgo che la scheda e l’u-pload dei documenti si possono fare indue momenti separati!Mi restano i due orfani di codice so-cio. Reperisco due schede cartaceedei campetti dell’anno scorso nel mioarchivio, le modifico e le consegno airagazzi per far firmare l’autorizzazionealla partecipazione da parte dei geni-tori (quale??? Genitore 1 o genitore 2?).Ho la cattiva e reale impressione cheanche noi, con l’alea della semplifi-cazione, ci stiamo “burocratizzando”.Bene avrei visto, invece, che la compi-lazione della scheda, anche elettroni-ca, venisse fatta dal ragazzo INSIEMEal suo Capo Squadriglia e che quest’ul-timo fornisse le notizie che dovevanoessere inserite dal Capo (quelle possi-bili naturalmente), lasciando natural-mente al quest’ultimo l’onere di ope-rare un controllo su quanto scritto edeventualmente integrare/modificare.Noi non avremmo certo risparmiatotempo ma il Capo Squadriglia si sa-rebbe responsabilizzato e sarebbe cre-sciuto agli occhi del suo squadrigliere.C’è un’altra cosa che mi sconvolge e mifa rizzare i capelli…la maggioranza deiCapi e dei soci adulti con cui ho avutomodo di confrontarmi è restia (ed iosono tra questi) a far usare internet o iltelefonino senza regole e noi che fac-ciamo??? Incentiviamo i ragazzi al lorouso…e questo è un trend che è iniziato,

credo, con “ReturnToDreamland” incen-trato quasi esclusivamente su dialoghicon…uno schermo. Persino al lancioi ragazzi sono stati invitati a portare iltelefonino o il tablet per fare l’iscrizionedirettamente durante l’evento. Un flopcompleto ma si è assistito allo spetta-colo sconcertante di ragazzi muti e ra-piti dallo schermo del cellulare…avetepresente una tavolata di adolescentiin pizzeria? Non parlano…sono tutti acapo chino sui cellulari, da un estremoall’altro del tavolo non si grida più…si manda un “uazzapp”!. In merito alladurata di quest’evento aggiungo cheun vecchio Capo mi disse una volta cheun ragazzo è in grado di sopportare ungrosso impegno per poco tempo manon un piccolo impegno per un lungoperiodo. Ed è proprio quello che è suc-cesso, cinque o sei mesi di “ReturnTo-Dreamland” non sono stati sopportaticol risultato di un quasi rifiuto dell’i-niziativa oppure iscrizioni in ritardo edopo tante e tante insistenze e senzaseguito. E non mi si dica che i ragazzisono “tecnologici”, sono piuttosto dei“pigiabottoni” estasiati dalla “strada fa-cile” che, come ben sanno gli R/S, nonporta da nessuna parte. E la strada facilenoi la stiamo appunto proponendo… Ela famosa pozzanghera in cui il ragazzodovrebbe vedere l’avventura? Che fineha fatto? Personalmente credo che ingiro si vedano sempre meno pozzan-ghere e sino a che il buon Dio mi daràla forza continuerò a proporre ai ragazzidi saltarci dentro a piedi uniti…per ve-dere l’effetto che fa. Bah…non mi ci ri-trovo…meglio una notte all’addiaccio efuochi reali piuttosto che le ore piccoledavanti al computer o al telefonino allaricerca dell’upload perduto. Non chia-matemi più “Orso” ma “Vecchio” e nesarò contento.Buona Strada.

Nino

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Un Jamboree che chiededi essere raccontatoEcco i nomi di chi è andato al Jamboree in Giappone.Strade del Meridione attende di riempire questa pagstro racconto. Vi aspettiamo.

Cognome Nome Gruppo Zona

ALI SIMONE GIOIOSA JONICA 1 C.Z. COSTA GELSOMINI

ALOISI MARGHERITA CATANZARO 9 C.Z. CZ TRE COLLI

ALVARO ELISA ROCCELLA JONICA 1 C.Z. COSTA GELSOMINI

ARCURI FRANCESCO LAMEZIA TERME 7 C.Z. REVENTINO

ARFUSO NOEMI VILLA SAN GIOVANNI 2 C.Z. DEI DUE MARI

ATTACHI LORENZO GIOIOSA JONICA 1 C.Z. COSTA GELSOMINI

BENVENUTO GIULIANA SCALEA 1 C.Z. COSTA DEI CEDRI

CAMBARERI DOMENICO CAMPO CALABRO 1 C.Z. DEI DUE MARI

CASELLA ALESSIA DIAMANTE 1 C.Z. COSTA DEI CEDRI

DE FAZIO AURORA LAMEZIA TERME 1 C.Z. REVENTINO

GALLETTA MARTINA PALMI 1 C.Z. PIANA DEGLI ULIVI

ITALIANO BENEDETTA ROSARNO 1 C.Z. PIANA DEGLI ULIVI

MARRAMAO LEONARDO VIBO VALENTIA 1 C.Z. DEI NORMANNI

NISTICO EMANUELE CATANZARO 9 C.Z. CZ TRE COLLI

PASCALE ANTONIO DIAMANTE 1 C.Z. COSTA DEI CEDRI

RAMPULLA ARIANNA VIBO VALENTIA 2 C.Z. DEI NORMANNI

RIZZELLO FRANCESCO MAIERATO 1 C.Z. DEI NORMANNI

RIZZO VALERIA MAIERATO 1 C.Z. DEI NORMANNI

SAPONE ILARIA CAMPO CALABRO 1 C.Z. DEI DUE MARI

SCALISE PASQUALE CATANZARO 4 C.Z. CZ TRE COLLI

SOLLAZZO ANDREA REGGIO CALABRIA 17 C.Z. DEI DUE MARI

TUNDIS ANGELO BELVEDERE 1 C.Z. COSTA DEI CEDRI

VETERE GABRIELE VILLA SAN GIOVANNI 2 C.Z. DEI DUE MARI

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“SERvIRE A loURdES, Il FoUlARd bIAnCo:Un IMpEGno, lA pRoMESSA”“Con l’aiuto di Dio e laVergine di Lourdes,prometto sul mio onore di fare del miomeglio per compiere il mio dovere versoDio e verso il mio Paese, per aiutare gli al-tri in ogni circostanza e per osservare lalegge scout. Mi impegno inoltre a servirei giovani e gli ammalati a Lourdes e ovun-que nello spirito dell’Hospitalitè NotreDame di Lourdes”.Così recita il Foulard bianco novizio chesceglie di confermare il suo impegno diservizio, diventando Foulard bianco Tito-lare; e anche quest’anno i Foulard bianchicalabresi si sono recati a Lourdes in pelle-grinaggio con l’Opfb una parte e con laFondazione Ualsi, l’altra, un unico treno,un’unica destinazione. Quest’anno al pel-legrinaggio dell’Ualsi hanno preso parteS.E. Monsignor Francesco Milito che haconcelebrato la S. Messa alla Grotta eDon Antonino Pangallo, responsabile de-legazione regionale Caritas, che è statocon noi alla fiesta.Un’esperienza unica come sempre, unintreccio di spiritualità, fede, carità e ser-vizio che insieme risultano essere il filoconduttore di questa attività unica nelsuo genere.Il pellegrinaggio dell’Opfb ha visto prota-gonisti circa 250 persone che tra malati,personale, scout e pellegrini ha portato acompimento l’impegno. I Foulard bianchihanno svolto il proprio servizio nei varisettori di riferimento: chi è stato in ospe-dale, chi in refettorio, chi nell’animazionee chi si è dedicato ai 60 rover e scolte diprimo anno. Da qualche anno anche al-cuni seminaristi del Seminario Arcivesco-vile Pio XI di Reggio Calabria, salgono sultreno per vivere l’esperienza di servizio edi fede: quotidianamente sperimentanole diverse tipologie di servizio affinchéanche questa esperienza sia per loro for-mazione. La struttura di questo pellegri-naggio è caratterizzata da una specificitàrivolta agli scout, in particolar modo, aiclan/fuoco che scelgono di vivere que-sta esperienza di route, rispettando lecaratteristiche proprie della branca rs.Ed è stato 22 anni fa Don Peppe Diana,insieme ad altri scout, a fondare l’OperaPellegrinaggi Foulard Bianchi, perché iltreno potesse avere la specificità dellaspiritualità mariana intrecciata con il me-todo scout. I Clan che decidono di salire

su questo treno vivranno l’esperienza diLourdes facendo un servizio che da lapossibilità di “conoscere” i luoghi e nellostesso tempo di vivere la route; i Clan diprovenienza non sono smembrati, bensìsi costituiscono dei clan di formazione aseconda del numero dei partecipanti e siinizia sin da subito, sul treno a fare servi-zio ai pellegrini e ai malati.La statua della Madonna incastonata nel-la grotta fa memoria del miracolo avve-nuto nel 1858 con la prima apparizionel’11 febbraio a Santa Bernadette; Lourdesè un luogo dove il servizio ai giovani, aipellegrini e agli ammalati si svolge inun’atmosfera di silenzio e di contempla-zione“entrando in punta di piedi”perchési vive in modo naturale il significato del-la gratuità del servizio dove dare e rice-vere si contemplano allo stato puro pren-dendo il posto della sofferenza e delladisperazione: non si piange a Lourdes, siprega, si contempla, si risponde “eccomi”in silenzio, perché a Lourdes non è im-portante fare tanto, ma è bene fare, fareun sorriso, fare una chiacchierata; le paro-le, le spiegazioni e i perché non servono

ma scambi di sorrisi e abbracci rendonomagico quel luogo in cui milioni di perso-ne si recano ogni anno in pellegrinaggio.«Ritorna qui ogni 15 giorni», aveva dettola Madonna a Bernadette: per lo scoutil servizio al prossimo è un impegno divita e a Lourdes il servizio al malato è lapossibilità di toccare con mano la soffe-renza. La Madonna non ha promesso ditogliere la sofferenza, ha detto di tornarea cercare di condividerla e per gli scout èdiventato un gesto stabile e così Lourdesper gli scout è un’occasione di servire imalati poiché la sofferenza è un richiamocostante al servizio della carità e gli scout,coerenti con la propria promessa, nonpotevano non impegnarsi anzi per unoscout foulard bianco l’impegno, oltre aquello promesso nella propria associa-zione di appartenenza, è di “servire i gio-vani e gli ammalati a Lourdes e ovunquenello spirito dell’Hospitalitè Notre Damede Lourdes”.

Franco CataldiResponsabile regionaleComunità F.B. Calabria

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SIATE ORGOGLIOSI DI ESSERE CALABRESIVita Associativa

“EDUCHIAMOCI ALLA POSITIVITÀ nongeneralizzare, non semplificare, nonetichettare LA CULTURA SVEGLIA LECOSCIENZE democrazia e respon-sabilità LA LIBERTÀ NON È UN BENEPRIVATO i politici servitori del benecomune SENZA VERITÀ NON C’È GIU-STIZIA uguali come cittadini e diversicome persone ESSERE MOTORI DELCAMBIAMENTO i dubbi sono più sanidelle certezze DOBBIAMO IMPARAREIL CORAGGIO DI AVERE PIÙ CORAGGIOnon sentiamoci mai a posto. “È questol’alfabeto del futuro, titolo dell’omoni-mo libro curato da don Ennio Stamilee dalla comunità capi del Cetraro 2 epubblicato dalla casa editrice cosenti-na Progetto 2000. Il volume,presentatolo scorso 20 novembre all’Unical con laspeciale presenza di don Luigi Ciotti,contiene la presentazione di don En-nio Stamile.“Una sfida da vincere“, il di-scorso pronunciato da don Luigi Ciottidurante un incontro a Cetraro nell’ot-tobre 2014, oltre che dei brani dell’en-ciclica di Papa Francesco “Laudato sì”,le ultime due note pastorali dei vesco-vi calabresi sulla ‘ndrangheta e l’inter-vento in appendice “La ‘ndrangheta èil nostro disastro sociale, morale, persi-no ambientale“dell’economista socialeKatia Stancato. Perché questo titolo?!?Perché dobbiamo imparare un nuovoalfabeto, recitarlo come una cantilena,se vogliamo essere testimoni veri e au-tentici, se vogliamo essere dei buonicittadini e dei buoni cristiani che fannouna scelta politica chiara, senza chiaz-ze di grigio, volta ad un unico obietti-vo: il bene comune.Prima di condividerela ricchezza del-le emozioni e dei contenuti vissuti inquesta giornata così importante pertutti i giovani della nostra terra, vorreisoffermarmi sul significato di Calabria,Καλόν βρύοη: ”Sorga il bello “! E allora,carissimi capi calabresi, facciamo sor-gere questo “bello “spesso schiaccia-to, sepolto dalle tante contraddizioni,dalle maldicenze, dalla corruzione, dalmalaffare, da quel devastante maleche prende il nome di ‘ndrangheta. Es-sere in prima linea per nutrire i nostriocchi e le nostre anime di BELLEZZA èun dovere da assumere come capi te-stimoni che decidono di schierarsi, dimetterci la faccia! Usciamo dal nostroorticello, dalle nostre case, dalle no-stre sedi per seguire le tracce di quelle

donne e di quegli uomini che si ribel-lano, che si rifiutano di ritenere quellamafiosa l’unica organizzazione socialepossibile, che hanno dato la vita purdi salvare la dignità e la libertà.” Se siinsegnasse la bellezza, la si fornirebbedi un’arma contro la rassegnazione, lapaura e l’omertà “! L’esortazione allabellezza di Peppino Impastato dovreb-be essere da monito per educarci ededucare i nostri ragazzi alla bellezza,affinché siano sempre vivi la curiositàe lo stupore e non si ceda a conviverecon la bruttezza. Sarebbe davvero ungrande traguardo se in tutte le scuole,fra le materie da insegnare, ci fosse an-che l’educazione alla bellezza!È stata una cornice speciale quella cheha ospitato la presentazione de “L’alfa-beto del futuro”: l’aula magna dell’Uni-versità della Calabria, gremita di giova-ni desiderosi di ascoltare, di coltivaresperanza, di accogliere una sfida. Pale-se è l’emozione di Don Ciottinel condi-videre il suo pensiero nel luogo dovesi educano le coscienze e le menti adapprendere: “È la cultura che sveglia lecoscienze. La lotta alla mafia passa soloattraverso il lavoro e la scuola.“Ed è perquesto che dobbiamo alimentare ilnostro bisogno di conoscenza, di scen-dere in profondità, di sorvolare l’infor-mazione del“copia e incolla“per diven-tare persone più responsabili, in nomedella verità che prima dell’intelligenzachiama in gioco la nostra coscienza.Abbiamo la responsabilità delle paroleche usiamo, delle azioni che compia-mo e, diretta conseguenza, dei ragaz-zi che ci vengono affidati. Don Ciotti,

con voce spezzata dalla commozione,ricorda il sacrificio non vano di Lea Ga-rofalo e di tutte quelle donne calabresi,e non solo, che hanno avuto il corag-gio di avere più coraggio, che si sonoribellate, che hanno chiesto aiuto, chehanno trasformato il dolore in volontàdi cambiamento: “Lea oggi è viva! Ilriscatto della dignità è più forte deltimore delle ritorsioni… Sono le don-ne la punta più avanzata del risveglioantimafia del nostro Paese. “Giovanni Falcone ripeteva spesso chenon dobbiamo considerare la mafiacome un mostro da sconfiggere, macome qualcosa che ci appartiene, checi rassomiglia. E tutte le volte che ri-maniamo in silenzio e non denuncia-mo, che non ci opponiamo alle ingiu-stizie per paura e codardia, che nonpremiamo il merito, ma la logica delleappartenenze, che non votiamo libera-mente, ci vestiamo di quella mafiositàtipica dei peggiori mafiosi, piegandocicosì al subdolo sistema delle CO.CO.CO., collusioni, corruzioni, conniven-ze. È qui che deve entrare in gioco ilsenso di responsabilità in quanto sia-mo chiamati a rispondere della nostraterra, della custodia della sua bellezza,di quel bene comune che è di tutti equindi di ciascuno. Solo attraversoquesto senso di responsabilità riusci-remo a saldare la terra con il cielo. “C’èuno straordinario fermento sotterra-neo che fa onore a questa terra di Ca-labria! SIATE ORGOGLIOSI DI ESSERECALABRESI “: con queste parole di donCiotti, che risuonano chiare e scanditenell’aula magna dell’università dellaCalabria, si chiude un momento di unapotenza travolgente!

Conni AietaCetraro 2

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La nuova Responsabile Regionale?Conosciamola meglio: Eletta nell’Assemblea di Novembre2015 è capo storico del Lamezia Terme 2, nel quale si è forma-ta, Carmelina Muraca svolge da molti anni un servizio educa-tivo nel Gruppo unitamente ad un servizio formativo a livelloregionale sia nei Campi di Formazione al Tirocinio che a quelliMetodologici.Ha ricoperto il ruolo di Incaricata regionale al Coordinamentometodologico per sei anni. Ha una significativa capacità rela-zionale che favorisce il dialogo e alimenta un ottimo rapportocollaborativo con chi si trova a lavorare insieme a lei.Siamo certi che la sua competenza e la sua fede saranno messein gioco per il bene dell’associazione tutta le auguriamo, attra-verso Strade del Meridione, Buona strada.

Grazie a Concetta.Concetta Greco ha finito il suo mandato di Responsabile regio-nale nell’Assemblea di Novembre 2015. Un“Grazie”per il serviziorealizzato con entusiasmo, passione e molta attenzione nei rap-porti umani. Ha saputo trasferire la sua capacità imprenditorialenelle faccende associative schivando campanilismi e pregiudizied ha interpretato il ruolo di Responsabile regionale guardandoalla Calabria nel suo insieme. Fiducia è il valore che meglio la rap-presenta. Buona Strada e Grazie per il servizio offerto.

Auguri all’Assistente Ecclesiastico regionale.

Quando la bella notizia del Vangelo arde nel cuore,…non si riesce a tenerla per se… si sente l’urgenzadi comunicarla.… come avrebbero potuto gli Apostoli, dopo l’in-contro con Gesù risorto, restarsene tranquilli nelleloro case?

Cattedrale di Locri 27 Gennaio 1991

Così scriveva nel bigliettino che annunciava la sua or-dinazione sacerdotale:Grazie Don Massimo per averci donato parte di questi

25 anni offrendo il tuo servizio ministeriale abitando nei nostri Campi, nelle nostre sedi, nellenostre svariate e innumerevoli attività anche formative. Grazie per la giovialità con cui trasfe-risci, anche attraverso i selfie, il tuo amore per la vita che cresce e per la Chiesa. Auguri per glianni successivi a questo 25° perché siano altrettanto proficui e pieni di Dio.

Vita di Comitato

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i23Hanno detto di noi

Suggeriamola lettura✍

UNA CAPOSQUADRIGLIA RACCONTACiao mi chiamo Graziella, sono caposquadriglia degli Scoiattoli e faccio par-te del Reparto “Stella Polare” di Salice.Il nostro è un gruppo nuovo, abbiamoaperto quest’anno, tutti siamo partitida zero, ma abbiamo sempre avutotanta buona volontà. Piano piano i no-stri capi stanno cercando di farci capi-re la bellezza dello scoutismo, stannoprovando a insegnarci tutto ciò che cipuò servire, e soprattutto stanno cre-dendo in noi, sperando che un giornopossiamo diventare delle brave perso-ne da inserire nella nostra comunità.Quest’anno abbiamo avuto la possibilitàdi fare un San Giorgio insieme a un altroreparto, il reparto Krobos di Arghillà. Ini-zialmentetutti noi non sapevamo cosa cipotesse regalare questa esperienza, alcu-ni avevano paura di fare brutte figure congli altri ragazzi di un reparto già esistente,altri volevano vincere il San Giorgio, altrimagari si volevano solo divertire.Da capo squadriglia, ho accoltoquest’opportunità non come unacompetizione, ma come un campodi insegnamento per approfondire econoscere nuovi metodi e tecniche.Infatti, le mie aspettative erano quel-

le di apprendere vari metodi e trucchiper accendere un fuoco ed alimentar-lo, cucinare,fare delle buone legature,tutto ciò che serve a uno scout.... Inol-tre tenevo molto all’apprendimentodelle mie squadrigliere e il far capireloro le difficoltà, la gioia e la passionenel fare le cose. Veder loro contente nelscoprire nuovi modi e nuove cose mirendeva felice, perché se anche eranodifficili, loro mettevano tutta la buo-na volontà nel svolgerli. Sono rimastasoddisfatta dal loro comportamento,non l’avevo mai visto in loro e speropossano sempre averlo dentro per es-sere migliori.Alla fine del campo ho capito che tuttele paure e i dubbi non dovevano nem-meno esistere, così come ci dicevanosempre in ns capi reparto; il campoha superato tutte le mie aspettative,perché oltre ad imparare i vari metodie tecniche,ho imparato quanto è im-portante l’amicizia, l’umiltà, la lealtáe il rispetto verso il prossimo. È statobello lavorare con i vicini di Arghillà esoprattutto fare coppia con le Pantere,ci hanno insegnato molte cose semprenell’allegria, sono stati e sono degli

ottimi amici. Nessuno di loro ha maimostrato rivalità, ne egoismo...Questaè la vera amicizia: il rispetto,la lealtà ela fiducia nei confronti di una persona;sono le prime cose che ho imparatoentrando a far parte della grande fami-glia degli Scout.difficilmente dimenticherò, anzi di-menticheremo, questo nostro primoSan Giorgio, non solo perché è stata laprima volta, e la prima volta non si cor-da mai, ma soprattutto perché ho capi-to che bisogna fare sempre del propriomeglio. Sempre.

GraziellaCapo squadriglia Scoiattoli

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“Giubileo Regionale”dei Capi dell’Agesci

16 e 17 aprile 2016http://www.agescicalabria.it/portale/giubileomisericordia/

santuario di paola (cs)

giubileo della misericordiamisericordiosi come il padre